Chernobyl, miniserie televisiva statunitense e britannica del 2019, ideata e scritta da Craig Mazin e diretta da Johan Renck.
[Ultime parole] Qual è il prezzo delle bugie? Non che le confondiamo con la verità. Il vero pericolo è che abbiamo ascoltato tante di quelle bugie da non riconoscere più la verità. Cosa fare allora? Non resta che abbandonare anche solo l'idea della verità e accontentarci delle storie. In queste storie non importa chi siano gli eroi. Quello che vogliamo sapere è a chi dare la colpa. In questa storia è toccato ad Anatolij Djatlov. Era la scelta migliore. Un uomo arrogante, sgradevole. Era lui al comando quella notte, lui diede gli ordini... e non aveva amici. O almeno, non ne aveva di importanti. E ora Djatlov passerà i prossimi 10 anni in un campo di detenzione. Ovviamente la sentenza è doppiamente ingiusta. C'erano criminali di gran lunga peggiori di lui al lavoro. E per quello che ha fatto Djatlov l'uomo non merita la prigione... merita la morte. "10 anni per negligenza criminale. Che cosa vuol dire? Nessuno lo sa, non ha importanza. Quello che importa è che per loro giustizia è stata fatta. Si perchè, per loro, un mondo giusto è un mondo sano. Non c'è stato niente di sano a Černobyl'. Né allora, né dopo, né in quello che abbiamo fatto di buono. Tutto quanto. Tutto... follia. Bene... ti ho detto tutto quello che so, loro negheranno ovvio, lo fanno sempre. Io so che farai del tuo meglio" (Legasov)
Ulana Čomyuk: Iodio 131. Non è militare, è decadimento dell'uranio. U 235. Dmitri: Combustibile nucleare. Ignalina, quanto sarà, 240 chilometri? Ulana Čomyuk[al telefono]: Sì, sono Ulana Čomyuk dell'istituto di energia nucl… Sto cercando… Va bene, però ora si calmi… [abbassa la cornetta] Sono a 4, non sono loro. Qual è l'altro più vicino? Dmitri: Černobyl', ma non è possibile, è a 400 chilometri. Ulana Čomyuk: Troppo lontano per 8 milliröentgen, dovrebbe essersi spaccato in due. Forse però sanno qualcosa.[chiama Černobyl'] Dmitri: Un deposito di scorie? Ulana Čomyuk: No, avremmo visto altri isotopi. Dmitri: Un test nucleare? Un nuovo tipo dei bomba? Ulana Čomyuk: L'avremmo rilevato, la metà di noi non fa altro. Dmitri: Magari c'entra il programma spaziale, un satellite… Ulana Čomyuk: Qui non risponde nessuno…
Ščerbina: Sono lieto di riferire che la situazione a Černobyl' è stabile. Forze militari e civili garantiscono la sicurezza della regione e il colonnello generale Pikalov, che comanda le truppe specializzate in rischio chimico, è stato appena inviato sul posto. Quanto alle radiazioni il direttore Brukanov mi riferisce non essere superiori a 3.6 röentgen, che mi dicono essere l'equivalente di una radiografia al torace, quindi, se per caso siete in attesa di un esame. Gorbačëv: La stampa estera? Ščerbina: Del tutto ignara. Il primo direttore del KGB Čarkov mi assicura che abbiamo protetto con successo la nostra sicurezza. Gorbačëv: Bene, molto bene. Sembra sia tutto sotto controllo, quindi, se non c'è altro, la riunione è aggiornata. Legasov: No! Gorbačëv: Mi scusi? Legasov: Non possiamo aggiornarla… Ščerbina: È il professor Legasov, dell'istituto Kurkatov. Professore, se ha delle perplessità può parlarne con me più tardi. Legasov: Non posso. Mi dispiace, mi dispiace davvero. Pagina 3, sezione riguardante le vittime: un vigile del fuoco è stato ustionato gravemente alla mano da un minerale nero liscio raccolto sul terreno all'esterno del reattore nucleare. Un minerale nero e liscio: grafite. C'è grafite sul terreno. Ščerbina: Ma è pur sempre esploso un serbatoio, ci sono dei detriti, che importanza può mai avere? Legasov: C'è soltanto un posto nell'intero impianto in cui può trovare la grafite: all'interno del nocciolo! Se c'è grafite sul terreno, all'esterno, vuol dire che non è stato un serbatoio a esplodere, ma il nocciolo è scoperto!
Legasov: Un reattore RBMK usa l'uranio 235 come combustibile. Ogni atomo di U235 è come un proiettile, che viaggia quasi alla velocità della luce penetrando ogni cosa che incontra: legno, metallo, cemento, organi… Ogni grammo di U235 contiene un miliardo di trilioni di questi proiettili, questo in un solo grammo. Ora a Černobyl' ce ne sono oltre 3 milioni di grammi e ora stanno bruciando. Il vento trasporterà particelle radioattive attraverso l'intero continente, la pioggia ce le rovescerà addosso. Sono 3 milioni di miliardi di trilioni di proiettili, nell'aria che respiriamo, nell'acqua che beviamo, nel cibo che mangiamo. La maggior parte di questi proiettili non scomparirà per almeno 100 anni. Alcuni di loro per 50.000 anni.
Garanin: Ecco spiegato perché nessuno ama gli scienziati: quando abbiamo una malattia da curare, dove sono? In laboratorio e sui libri, e intanto la nonna muore. Ma se non c'è un problema sono dovunque a spargere paure. Ulana Čomyuk: So di Černobyl'. Garanin: Eh? Ulana Čomyuk: So che il nocciolo è scoperto almeno in parte, se non del tutto. Garanin[sarcastico]: Ah, tutto molto chiaro... Ulana Čomyuk: E se non distribuisce immediatamente pasticche di iodio e non fa evacuare la città centinaia di migliaia di persone contrarranno il cancro. E Dio solo sa quante ne moriranno. Garanin: Sì, molto bene. C'è stato un incidente a Černobyl', ma mi assicurano che non ci sono problemi. Ulana Čomyuk: E io le sto dicendo che ce ne sono. Garanin: Preferisco la mia opinione alla sua. Ulana Čomyuk: Se permette io sono un fisico nucleare. Prima di essere vicesegretario lei lavorava in una fabbrica di scarpe. Garanin: Sì, lavoravo in una fabbrica di scarpe. E ora sono qui al comando! [brinda] Ai lavoratori del mondo.
Pilota: Ci avviciniamo alla centrale Legasov: Cosa hanno fatto! Ščerbina: Riesci a vedere dentro? Legasov: Non è necessario, guardi: grafite, là, sul tetto. L'intero blocco è esploso. Il nocciolo è scoperto. Ščerbina: Non so come faccia a dirlo da qui. Legasov: O per l'amor del cielo! Guardi la luminescenza! Quella è l'aria ionizzata dalle radiazioni! Ščerbina: Bè, se non vediamo non possiamo saperlo. Portaci sopra l'edificio. Legasov: Boris… Ščerbina: Non chiamarmi per nome! Legasov: Se sorvoliamo un reattore scoperto saremo morti entro una settimana, morti! Pilota: Signore? Ščerbina: Portaci sopra l'edificio, o ti dovrò sparare. Legasov: Vola sopra quel nocciolo e ti garantisco che domani supplicherai che ti sparino!
Pikalov: Non sono 3 röentgen. Sono 15.000. Ščerbina: Cosa significa quel numero? Legasov: Significa che il nocciolo è scoperto. Significa che il fuoco che stiamo vedendo sta rilasciando quasi il doppio di radiazioni rilasciate dalla bomba di Hiroshima. E questo ogni singola ora. Ora dopo ora. Venti ore dall'esplosione, pari a quaranta bombe fino adesso. Altre quarantotto entro domani e non smetterà né tra una settimana né tra un mese. Brucerà e rilascerà veleno finché l'intero continente non sarà morto.
Legasov: Siamo di fronte a qualcosa che non é mai accaduto su questo pianeta prima ad ora.
Ščerbina: Un impianto nucleare in Svezia ha rilevato le radiazioni, identificate come derivati del nostro combustibile. Gli americani hanno scattato delle foto dal satellite: l'edificio del reattore, il fumo, l'incendio. Tutto il mondo lo sa. Il vento soffia verso la Germania. Non fanno uscire i bambini a giocare, a Francoforte. [guarda dalla finestra dei ragazzi che camminano per Pryp"jat' con il fumo dell'incendio sullo sfondo]
Comunicato diffuso dagli altoparlanti: Attenzione, attenzione! Fidati compagni, il Consiglio Comunale dei Deputati del Popolo informa che in seguito a un incidente alla centrale elettronucleare di Černobyl' nella città di Pryp"jat', la quantità di radiazioni nell'aria è aumentata sopra la norma. Grazie agli organi del Partito Comunista e alle forze di polizia sovietiche sono state adottate tutte le misure di emergenza necessarie.Tuttavia, allo scopo di garantire la completa sicurezza delle persone, e prima di tutto dei bambini, si rende necessaria una evacuazione temporanea dei residenti negli insediamenti della oblast di Kiev. Per questo, per ogni condominio, oggi, 27 Aprile, a partire dalle ore 14 zero zero, saranno a disposizione degli autobus sotto la supervisione della polizia e del Comitato Esecutivo. Si raccomanda di portare con sé documenti, effetti personali essenziali, e, solo per la prima volta, qualcosa da mangiare. I dirigenti delle industrie e delle istituzioni della città hanno già stilato la lista di quei lavoratori che rimarranno sul posto per garantire il normale funzionamento della città. Tutti gli appartamenti, durante l'evacuazione, saranno sorvegliati da agenti della polizia. Compagni, nel lasciare temporaneamente le vostre case, non dimenticate di chiudere tutte le finestre, di spegnere gli impianti elettrici e del gas, e di chiudere i rubinetti. Per favore mantenente la calma. Siate organizzati e ordinati durante l'evacuazione temporanea.
Legasov: Ci sono buone notizie: i lanci aerei stanno contenendo l'incendio. C'è una riduzione delle emissioni di radionuclidi, ma l'incendio non sarà estinto prima di almeno due settimane. C'è però un problema ulteriore: il combustibile nucleare non si raffredda semplicemente perché non brucia più, al contrario la temperatura aumenterà come risultato della coltre di sabbia che abbiamo steso. L'uranio scioglierà la sabbia andando a creare una sorta di lava che a sua volta andrà a sciogliere lo scudo sottostante. Gorbačëv: Ha creato lei la lava. Legasov: L'avevo messo in conto. Credevo ci fosse tempo per rinforzare il cemento sottostante prima che la lava raggiungesse il terreno e contaminasse le falde acquifere, ma a quanto pare mi preoccupavo del problema sbagliato. Era mia convinzione che questi grandi serbatoi di acqua sotto il reattore fossero essenzialmente vuoti. Ah, lei è Ulana Čomyuk, dell'istituto Bielorusso. Grazie alla sua intuizione sappiamo ora che quei serbatoi sono in realtà pieni. Gorbačëv: Di acqua, sì, perché questo è un problema, professore? Ulana Čomyuk: Quando la lava entrerà nei serbatoi accadrà che all'istante il calore vaporizzerà approssimativamente 7.000 metri cubi di acqua, causando una significativa esplosione termica. Gorbačëv: Quanto significativa? Ulana Čomyuk: Approssimativamente fra i due e i quattro megatoni. Ogni cosa nel raggio di 30 chilometri verrà completamente distrutta, inclusi i restanti tre reattori di Černobyl'. La totalità del materiale radioattivo di tutti i noccioli sarà proiettata all'esterno e dispersa da una violentissima onda d'urto, la quale si estenderà approssimativamente per 200 chilometri, risultando fatale per l'intera popolazione di Kiev, così come per una parte di Minsk. La quantità di radiazioni rilasciate sarà enorme, e avrà un impatto sulla totalità di Ucraina, Lettonia, Lituania, Bielorussia, così come Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e gran parte della Germania Est. Gorbačëv: Cosa intende per impatto? Legasov: Per molta parte dell'area un azzeramento quasi permanente delle scorte di cibo e acqua, un forte incremento di cancro e malformazioni fetali, non so quantificare i decessi, ma molti. Per Bielorussia e Ucraina impatto significa totale inabitabilità per un minimo di cento anni. Gorbačëv: Ci sono più di cinquanta milioni di persone che vivono in Bielorussia e Ucraina. Legasov: Sessanta, sì. Gorbačëv: Quanto prima che questo accada? Legasov: Più o meno tra le quarantotto e le settantadue ore. Ma potremmo avere una soluzione: pompare l'acqua fuori dai serbatoi. Purtroppo le cisterne sono protette da una paratia e la paratia può essere aperta solo manualmente dall'interno del condotto stesso, quindi servirebbero tre addetti al'impanto che conoscano la struttura abbastanza da entrare nel seminterrato, riuscire a districarsi tra tutti questi condotti, arrivare alla valvola della paratia e consentire l'accesso che serve per svuotare i serbatoi. Ovviamente serve il suo permesso. Gorbačëv: Il mio permesso per cosa? Legasov: L'acqua di questi condotti, il livello di contaminazione radioattiva… Ulana Čomyuk: Moriranno, entro una settimana. Legasov: Le chiediamo il permesso di uccidere tre uomini.
Ščerbina: Lo farete perché deve essere fatto. Lo farete perché nessun altro può farlo. E se non lo farete moriranno a milioni. E se dite che non vi basta, non vi credo. Questo è quello che ha sempre contraddistinto il nostro popolo. Mille anni di sacrifici nelle vene e ogni generazione deve conoscere la propria sofferenza. Sputo su quelli che hanno portato a questo e maledico il prezzo che dobbiamo pagare. Ma io devo fare la mia parte e voi farete la vostra e andrete in quell'acqua, perché deve essere fatto.
Legasov: Come?! Insomma, come è potuto succedere, chi gli ha dato l'idea? Ščerbina: Insinua che sia stato io? Legasov: Qualcuno è stato. Qualcuno ha deciso che il raggio di evacuazione doveva essere di 30 chilometri, quando, noi lo sappiamo, qui, Cesio-137, nel distretto di Homel, distante 200 chilometri! Ščerbina: È stato deciso... Legasov: Sulla base di cosa?! Ščerbina: Non lo so! Legasov: Mi perdoni, forse ho passato troppo tempo in un laboratorio, o magari sono solo stupido. È davvero così che funziona? Una decisione arbitraria che alla fine costerà chissà quante vite presa da qualche burocrate disinformato, da qualche membro dell'apparato? Ščerbina: Io sono un membro dell'apparato. Moderi i suoi toni compagno Legasov.
Ščerbina: Che cosa accadrà ai nostri ragazzi? Legasov: Quali ragazzi? I volontari? Ščerbina: I tre della vasca, i vigili del fuoco, gli uomini della sala controllo. Che cosa gli faranno le radiazioni di preciso? Legasov: Ai livelli di esposizione di alcuni? La radiazione ionizzante distrugge la struttura cellulare. La pelle forma delle bolle, prima rosse poi nere. Segue un periodo di latenza. Gli effetti immediati si attenuano. Il paziente sembra migliorare. In salute, perfino. Ma non è così. La cosa dura, di solito, non più di un giorno o due. Ščerbina: Continui. Legasov: Poi il danno cellulare inizia a manifestarsi. Il midollo osseo muore, il sistema immunitario crolla, organi e tessuti iniziano a decomporsi. Arterie e vene si bucano come setacci, al punto che non si può somministrare dose di morfina per alleviare il dolore, che è inimmaginabile. E da tre giorni a tre settimane si muore. Questo è ciò che accadrà a quei ragazzi. Ščerbina: E noi? Legasov: Beh abbiamo assorbito una dose discreta di radiazione ma non cosi forte. Non cosi forte da uccidere le cellule, ma sufficiente a danneggiare il nostro DNA. Quindi, col tempo, cancro. O anemia aplastica. In ogni caso, fatale. Ščerbina: Beh tutto sommato sembra che ci è andata bene, Valerij.
Ščerbina: L'incendio è quasi spento, le vasche sono state svuotate. Possiamo dire eliminato il rischio di un esplosione termica. Gorbačëv: E...? Ščerbina: La situazione nel nocciolo sta peggiorando più in fretta di quanto previsto. La base di cemento resisterà per sei, otto settimane, dopodiché Legasov stima un 50% di possibilità che il combustibile faccia breccia nella base e finisca nella falda acquifera. Gorbačëv: E dove finisce quest'acqua sotterranea? Ščerbina: Nel fiume Pryp"jat', che sfocia nel Dnepr. La principale fonte di acqua per 50 milioni di persone, oltre a colture e allevamenti, sarebbe inutilizzabile. Proponiamo di installare uno scambiatore di calore sotto la base per abbassare la temperatura e fermare la fusione, e a questo scopo mi si dice che servirà… tutto l'azoto liquido reperibile nell'unione sovietica.
Gorbačëv: Mi ascolti professor Legasov, lei è lì per una ragione soltanto, ha capito? Risolvere il problema. Il resto non mi interessa. Voglio sapere quando sarà tutto finito. Legasov: Se intende quando Černobyl' sarà al sicuro, il tempo di dimezzamento del plutonio-239 è 24.000 anni, quindi mi sento di dire “non mentre siamo in vita!”.
Andrei Glukhov: Cos'è grande coma una casa, brucia venti litri di benzina all'ora, ti affoga di fumo, fa un rumore del cazzo e spacca una mela in tre pezzi? Un macchinario sovietico fatto per spaccare una mela in quattro pezzi!
Legasov: Non sono a mio agio Boris, con le bugie. Ščerbina: Mai passato del tempo con i minatori? Il mio consiglio? Di la verità. Questi uomini lavorano al buio, vedono tutto.
Andrei Glukhov: Queste funzionano? [getta sul tavolo una maschera di protezione] Legasov: Fino a un certo punto. Andrei Glukhov: Allora qual è il lavoro? Legasov: Dobbiamo installare uno scambiatore di calore ad azoto liquido al di sotto di questa base di cemento. Non c'è modo di intervenire dall'interno dell'edificio, quindi dovrete arrivarci da sottoterra. Andrei Glukhov: E che c'è sopra la base? Legasov: Il nocciolo del reattore nucleare, che ora… si sta fondendo. Andrei Glukhov: Cioè proprio… Legasov: Essenzialmente. Andrei Glukhov: E non è che ci cade in testa? Legasov: Non se finite in sei settimane. Andrei Glukhov: Dimensioni? Legasov: Entrerete da qui. Scaverete una galleria di 150 metri fin qui. Scaverete quindi una camera di 30 per 30 per lo scambiatore di calore. Dovremo tenere le vibrazioni del terreno sovrastante al minimo, non potete utilizzare macchinari pesanti, dovrà essere fatto a mano. Andrei Glukhov: Servono più uomini. 400 almeno. Dovremo lavorare 24 ore. A che profondità la galleria, sei metri Legasov: Dodici. Andrei Glukhov: Dodici? Perché? Legasov: Per proteggervi. A quella profondità sarete schermati dalla maggior parte delle radiazioni. Andrei Glukhov: L'ingresso della galleria non sarà a dodici metri sotto terra. Legasov: No Andrei Glukhov: Io non sono dodici metri sotto ora. Legasov: No. No infatti. Ščerbina: Abbiamo dell'equipaggiamento qui sul posto. Ne arriverà dell'altro entro mezzanotte. Potete cominciare domattina. Andrei Glukhov: No. Cominciamo ora. I miei uomini non devono rimanere qui un secondo più del necessario. Se queste funzionano, dovreste indossarle.
Andrei Glukhov[nudo]: Cosa c'è? Non ci date i ventilatori, si bolle con i vestiti. Si scava alla vecchia maniera, come facevano i nostri vecchi. Aspettiamo ancora quei cazzo di caschi! Cosa volete? Legasov: Non siete protetti senza… Andrei Glukhov: Perché? Vuole dirmi che fa differenza? Finito qui ce l'hanno qualche tipo di assistenza? Ščerbina: Non lo so. Andrei Glukhov: Non lo sa.
Ščerbina: Dopo migliaia di voli, i nostri prodi elicotteristi hanno estinto con successo l'incendio. I minatori lavorano eroicamente affinché il combustibile non raggiunga il sottosuolo e aggiungo inoltre che non c'è più la minaccia di un'altra esplosione. Il popolo sovietico ha affrontato la sfida e raggiunto l'obbiettivo. Ad esso e a tutti i qui presenti va il nostro plauso. Il professor Legasov e io abbiamo vigilato e protetto gli interessi della sicurezza dello stato, e parte la malaugurata fuga di notizie seguita direttamente l'incidente, non riteniamo ci siano state altre falle. Compagno Čarkov, speriamo di essere stati all'altezza delle efficienza del KGB. Čarkov: Così è stato. Ščerbina: Grazie. il professor Legasov parlerà ora del lavoro che resta da fare. Legasov: Grazie. Il vice segretario scherbina vi ha dato le buone notizie, e questo è giusto. Il pericolo immediato è scongiurato, ma ora temo che una lunga guerra debba iniziare. C'è una quantità enorme di detriti radioattivi e di contaminazione che investe una zona di circa 2.600 chilometri quadrati. Ora, tutta questa regione va completamente evacuata. Dobbiamo andare in ogni città, in ogni villaggio per assicurarcene, e tutti gli animali che ancora sopravvivono in questa zona, siano essi domestici o selvatici, dobbiamo presumerli contaminati e dovranno essere abbattuti per prevenire il diffondersi di radiazioni e di malattie. Nell'area che circonda più da vicino Černobyl' ogni roccia, ogni albero, lo stesso terreno, tutto ha assorbito una pericolosa quantità di radionuclidi, che saranno trasportati da vento e pioggia se saranno lasciati allo scoperto, quindi dovremo cancellare intere foreste, togliere lo strano superficiale del terreno e seppellirlo al di sotto per un'estensione di circa 100 chilometri quadrati. E, infine, sarà necessario costruire una struttura di contenimento intorno all'impianto stesso, il che è ovvio sarà ancora estremamente… ci saranno vittime. Generale: Quanto tempo richiede. Quanti uomini vi servono? Ščerbina: Calcoliamo che lo sforzo di liquidazione prenderà tre anni e all'incirca 750.000 uomini incluso un certo numero di medici e di ingegneri strutturali. Gorbačëv: Quante vittime? Legasov: Migliaia, decine di migliaia forse. Gorbačëv: Cominciate subito.
Legasov: Compagno Čarkov! Ščerbina: Valerij! Čarkov: Si professore? Legasov: La mia collega è stata arrestata ieri. Čarkov: Ah. Legasov: Non per mancarle di rispetto, ma potrebbe dirmi perché? Čarkov: Mi dispiace, non so di che sta parlando. Legasov: È stata arrestata dal KGB. Lei è primo vicedirettore del KGB. Čarkov: È così, ecco perché non mi preoccupo più di arrestare persone. Legasov: Ma si preoccupa di farci pedinare. Ščerbina: Credo che il vicedirettore abbia da fare ora. Čarkov: No, no, è del tutto comprensibile. Compagno, so che si raccontano molte storie su di noi. Quando le ascolto, perfino io ne sono scioccato, ma noi non siamo quello che raccontano. Si, delle persone vi stanno seguendo, persone seguono quelle persone e, vede quegli uomini? Loro seguono me. Il KGB è un cerchio di garanzie reciproche, niente di più. Legasov: Lei sa cosa stiamo facendo. Davvero non si fida di noi? Čarkov: Certo che mi fido. Ma conosce il vecchio proverbio russo? “Fidati, ma verifica”. Gli americani credono che sia stato Ronald Regan a inventarlo, se lo immagina? È stato bello conversare. Legasov: Ho bisogno di lei. Čarkov: Quindi è disposto a farsene garante? Allora va bene. Legasov: Il suo nome è… Čarkov: So chi è. Buondì professore. Ščerbina: No, è andata incredibilmente bene. Ora sei l'idiota ingenuo. E l'idiota ingenuo non è una minaccia.
Legasov: I numeri dicono la stessa cosa: può darsi. Può darsi che il combustibile arrivi alla falda, può darsi che i minatori che scavano sotto il reattore salvino milioni di vite, può darsi che mi stia uccidendo per niente. Non voglio continuare più. Voglio smettere, ma non posso.
Vecchia: Lo sai quanti anni ho? 82. Ho vissuto qui tutta la mia vita. Proprio qui, in questa casa, in questo posto, cosa vuoi che mi importi se è sicuro o no. […] Non sei il primo soldato a passare da qui con un fucile. Quando avevo dodici anni è arrivata la rivoluzione, gli uomini dello Zar, poi i bolscevichi, ragazzi come te che marciavano in riga. Mi dissero di andarmene. No. Poi c'è stato Stalin con la sua carestia, l'Holodomor. I miei genitori morirono, due delle mie sorelle morirono, al resto di noi dissero di andarsene. No. Poi è arrivata la guerra, giovani tedeschi, giovani russi, ancora soldati, ancora carestia, ancora morti. I miei fratelli non sono più tornati, ma io sono ancora qui, non me ne sono andata, dopo tutto quello che ho visto. e dovrei andarmene ora, per qualcosa che neanche posso vedere? No.
Legasov: L'atomo è una cosa frustrante. Generale Tarakanov: Non frustrante, umiliante. Perché il nocciolo è ancora esposto all'aria, perché non l'abbiamo ancora coperto? Legasov: Quella è l'intenzione, ma non possiamo avvicinarci abbastanza. I detriti sul tetto sono grafite del nocciolo stesso. Finché non la togliamo dal tetto, gettandola di nuovo nel reattore, ucciderà chiunque le si avvicini. Può vedere che il tetto, qui, è su tre livelli. Il piccolo qui è Katia. Registriamo mille roentgen ogni ora. Un'esposizione di due ore si presume sia fatale. Quello di lato è Nina, duemila roentgen, un'ora è fatale. Generale Tarakanov: Usiamo bulldozer comandati a distanza in Afganistan. Ščerbina: Troppo pesanti, sprofonderebbero. Generale Tarakanov: E allora? Legasov: Rover Lunari. Il Lunakohd STR-1 è leggero, schermato col piombo, può resistere alle radiazioni. Ščerbina: Non abbiamo messo piede sulla luna, almeno teniamo un uomo lontano da un tetto. Legasov: La cosa più importante è questa generale, in nessuna circostanza un uomo può salire lassù. Solo un robot. Generale Tarakanov: E che mi dice di questa sezione qui. Ščerbina: Masha. Legasov: Dodicimila roentgen. Con un equipaggiamento protettivo dalla testa ai piedi, per due minuti l'aspettativa di vita è dimezzata. Dai tre minuti, morte in pochi mesi. Neanche un rover lunare può sopravvivere su Masha, quella mole di raggi gamma penetra qualunque cosa, le particelle ridurrebbero letteralmente in briciole i microcircuiti. Qualunque cosa più complicata di un interruttore, Masha la distrugge. Ščerbina: Sarebbe esatto dire che quel pezzo di tetto è il posto più pericoloso della terra. Generale Tarakanov: E quindi cosa facciamo? Ščerbina: E' quello che volevamo chiederle.
Djatlov:Crede che la domanda giusta la porterà alla verità? Non c'è nessuna verità. Chieda ai capi quello che vuole, avrà solo bugie. E io avrò una pallottola.
Ščerbina:[urlando al telefono] Lo so che stanno ascoltando! Voglio che sentano, voglio che sentano tutto! Lo sai cosa stiamo facendo qui? Diglielo a quegli idioti che cosa hanno fatto! Non me ne frega un cazzo! Diglielo! Devi dirglielo! Dillo a Ryžkov! Dillo a Čarkov! Dillo al fottuto Gorbačëv! Diglielo! [distrugge il telefono] La posizione ufficiale dello stato è che una catastrofe nucleare globale non è possibile in Unione Sovietica. Hanno raccontato ai tedeschi che il livello massimo di radiazioni era di duemila roentgen. Gli hanno dato i numeri della propaganda.
Ščerbina: E se non lo ripuliamo? Legasov: Va ripulito. Se non ripuliamo il tetto non possiamo costruirci il coperchio. Senza il coperchio sono dodicimila roentgen. Quasi il doppio delle radiazioni della bomba di Hiroshima. Ogni ora, ora dopo ora… Ščerbina: Lo so, lo so, lo so! E usando il piombo? Potremmo, non lo so, scioglierlo e versarlo da sopra, come un rivestimento. Generale Tarakanov: Prima di tutto abbiamo già usato la maggior parte del piombo disponibile. Ščerbina: C'è sempre il piombo che scherma la strumentazione negli altri tre reattori. I soldati lo prendono per farci delle protezioni. Generale Tarakanov: Dici sul serio? Se anche fosse stiamo parlando di metallo fuso in un elicottero. Ed è piombo, Boris, peserà una tonnellata. E se spingessimo giù i detriti di grafite sparandoci contro. Proiettili esplosivi di grosso calibro per frantumarli e buttarli di sotto. Ščerbina: Sparare proiettili esplosivi su un reattore nucleare scoperto? No, no. Riaccendiamo il fuoco su quel terrazzo, è stato facile spegnerlo la prima volta… ma di che cosa stiamo parlando. Ci serve un altro robot, uno che possa resistere alle radiazioni. Generale Tarakanov: Ho chiesto, non c'è niente. Ščerbina: Gli americani? Generale Tarakanov: Se gli americani avessero quel tipo di tecnologia credi che la darebbero a noi? E anche fosse, il comitato centrale non glielo chiederebbe mai. Non c'è nessun robot. Legasov: Biorobot. Ščerbina: Che cos'è? Legasov: Usiamo… i biorobot. Uomini.
Generale Tarakanov: Compagni soldati, il popolo sovietico ne ha abbastanza di questo incidente. Ci chiede di rimuovere i detriti, e questo grave compito è ora affidato a voi. Data la natura del luogo, ognuno di voi avrà non più di novanta secondi per risolvere questo problema. Ascoltate punto per punto le mie istruzioni e fate esattamente quello che vi verrà detto, per la vostra sicurezza e per quella dei vostri compagni. Entrerete nell'edificio del reattore tre, salirete le scale ma non accederete immediatamente al tetto. Una volta in cima aspetterete all'interno dietro l'apertura che da sul tetto e riprenderete fiato, vi servirà per ciò che avverrà dopo. Questa è la zona di lavoro, dobbiamo rimuovere la grafite. Parte di questa ripresenta in blocchi di quaranta, cinquanta chilogrammi circa. Va gettata oltre il bordo qui. Attenti ai vostri compagni. Uscite in fretta da questa apertura, girate a sinistra e vi troverete qui, nella zona di lavoro. Attenti a non inciampare. C'è un buco sul tetto. Attenti a non cadere. Dovrete muovervi rapidamente e facendo grande attenzione. Avete compreso la vostra missione così come l'ho descritta? Questo sono i novanta secondi più importanti della vostra vita. Memorizzate ogni movimento e fate il vostro lavoro.
Ulana Čomyuk: Ho redatto una sequenza temporale, minuto per minuto, secondo per secondo, in vari comparti. Ogni decisione, ogni pulsante premuto, ogni giro d'interruttore. Ščerbina:E...? Sono colpevoli? Ulana Čomyuk: Si, di colossale incompetenza, violazione delle norme di sicurezza, incoscienza oltre l'inverosimile, ma dell'esplosione, non ne sono sicura. Ščerbina: Come sarebbe non ne è sicura? Ulana Čomyuk: Ho analizzato i dati. Torptunov diceva la verità: hanno spento il reattore poi questo è esploso. In questo articolo penso possa esserci la risposta, ma due pagine sono state rimosse. Tu già lo conoscevi… Legasov: Ti prego, credimi se ti dico che… non avevo idea che potesse causare un'esplosione, nessuno di noi lo sapeva. Ulana Čomyuk: Nessuno di voi sapeva cosa? Legasov: Nel '75 in un reattore RBMK a Leningrado si ruppe un condotto di alimentazione. Gli operatori premettero l'AZ-5, ma la potenza anziché diminuire immediatamente, per un breve momento, ebbe un picco. Ulana Čomyuk: Come è possibile? Legasov: Oh, è esattamente la domanda posta dal mio collega Volkov, ha scritto lui l'articolo. Un reattore RBMK che opera a bassa potenza è instabile, incline a oscillazioni nella reattività. In normali circostanze le barre di controllo riescono a compensare… Ulana Čomyuk: In normali circostanze? Il personale di Černobyl' rallentò il reattore durante in test. Estrassero quasi tutte le barre per riportare su la potenza. Legasov: Quello che Volkov aveva imparato da Leningrado: se le barre di controllo di boro sono completamente fuori dal reattore, quando vengono reinserite la prima cosa che entra nel nocciolo non è il boro, è la grafite. Le barre di controllo hanno punte di grafite, che vanno a prendere il posto di acqua e vapore, così la reattività non si abbassa, si alza, considerevolmente! Ščerbina: Perché diavolo hanno premuto quel pulsante? Ulana Čomyuk: Non lo sapevano! Legasov: Volkov avvertì il Cremlino, dieci anni fa. Ma non potevano esserci dubbi sulla supremazia dell'industria nucleare sovietica. Ščerbina:Ah... Il KGB l'ha classificato come segreto di stato.
Ščerbina: Quindi è loro la colpa? Legasov: Si. Ulana Čomyuk: Ma non soltanto loro. Legasov: No.
Ulana Čomyuk: Ci sono 16 reattori RBMK operativi in unione Sovietica, al momento. Dobbiamo correggere l'errore. L'unico modo per farlo è rendere la cosa pubblica. Forzare il comitato centrale ad agire. Ščerbina: Quello che sta proponendo è che Legasov umili una nazione che è ossessionata dalla paura di essere umiliata. Possiamo fare un accordo col KGB: tu non riveli queste informazioni a Vienna e loro in silenzio ci lasciano riparare gli altri reattori. Ulana Čomyuk: Un accordo con il KGB. E sarei io quella ingenua. Ščerbina: Se la prenderanno con la tua famiglia, con i tuoi amici. Ulana Čomyuk: Hai l'occasione di parlare al mondo Valerij. Se avessi io quell'occasione. Ščerbina: Ma non è così, giusto? Ho conosciuto spiriti più coraggiosi di lei Čomyuk, hanno avuto il loro momento e non hanno fatto niente. Perché quando è in gioco la tua vita, quella delle persone che ami, le tue convinzioni morali non significano niente. Ti lasciano. E tutto quello che vuoi in quel momento è non essere fucilato. Ulana Čomyuk: Le dice niente il nome Vasilij Ignatenko? Ščerbina: No. Ulana Čomyuk: Era un vigile del fuoco. E' morto due settimane dopo l'incidente. Sono andata a trovare la vedova. Ha partorito, una bambina, è vissuta quattro ore. Dicevano che la radiazione avrebbe ucciso la madre, invece l'ha assorbita la bambina, la sua bambina. Viviamo in un paese dove i figli devono morire per salvare le madri. All'inferno il suo accordo e all'inferno la nostra vita. Qualcuno deve dire la verità.
Generale Tarakanov: Congratulazioni compagni! Voi siete gli ultimi dei 3828 uomini. Avete assolto al vostro dovere alla perfezione. Vi auguro buon salute e lunga vita. tutti voi sarete ricompensati con un premio di 800 rubli. Grazie.
Ščerbina: Paradossalmente cominciò con un test di sicurezza. Ma perché la necessità di un test di sicurezza? Il reattore n. 4 non era nuovo quando avvenne l'incidente. Infatti era entrato in funzione il 20 dicembre del 1983. E 11 giorni dopo, l'ultimo giorno dell'anno, il direttore dell'impianto Viktor Brjuchanov firmò questo documento, certificando il completamento della costruzione del reattore. Per aver portato a termine il lavoro prima della fine dell'anno il compagno Brjukanov fu nominato Eroe del Lavoro Socialista, il compagno Fomin ebbe la Medaglia al Valore del Lavoro, il compagno Djatlov fu insignito dell'Ordine della Bandiera Rossa. Ma il lavoro non era finito. E questo documento era una bugia. La certificazione poteva essere firmata solo una volta che tutti i test di sicurezza fossero stati completati con successo, ma ne restava ancora uno. Un reattore nucleare genera calore nel nocciolo, qui; una serie di pompe, qui e qui, mandano un flusso costante di acqua refrigerante nel nocciolo. Il calore del nocciolo trasforma l'acqua in vapore e il vapore fa girare la turbina, qui, e il risultato è l'elettricità. Ma se un impianto che produce energia non ha più energia, se l'energia che alimenta l'impianto stesso viene a mancare, un blackout, un guasto alle apparecchiature, un attacco da un nemico straniero... Se non c'è corrente le pompe non spingono più acqua attraverso il nocciolo e senz'acqua il nocciolo si surriscalda, il combustibile si fonde. In breve: disastro nucleare. La soluzione? Tre generatori ausiliari alimentati a gasolio, qui. Quindi problema risolto. No, Brjuchanov sapeva che il problema non era affatto risolto. I generatori ausiliari impiegavano all'incirca un minuto per raggiungere la velocità richiesta per azionare le pompe e prevenire la fusione. E a quel punto sarebbe stato troppo tardi. E si arriva così al test di sicurezza. La teoria era questa: poniamo che venga a mancare la corrente, la turbina impiegherebbe del tempo per rallentare e fermarsi; se si potesse prendere l'elettricità che sta ancora generando e trasferirla alle pompe, se la turbina, per inerzia, continuasse ad azionare le pompe quanto basta per colmare il vuoto dei 60 secondi necessari ai generatori... [tossisce] Qualche domanda? Giudice: No. Continui, prego. Ščerbina: Per testare questa teoria la potenza del reattore viene ridotta e portata a 700 megawatt per simulare una mancanza di corrente. Le turbine poi vengono spente, e mentre rallentano si misura la loro produzione di elettricità per vedere se è sufficiente a dare energia alle pompe. La teoria è solida, ma un test è valido solo se sono validi gli uomini che lo conducono. E la prima volta che tentarono fallirono, la seconda volta che tentarono fallirono, la terza volta che tentarono fallirono e la quarta volta che tentarono fu il 26 aprile 1986.
Legasov: Non occorre essere un fisico nucleare per capire cosa accadde a Chernobyl. Vi serve sapere solo questo, ci sono essenzialmente due cose che accadono all'interno di un reattore nucleare: la reattività che genera potenza o può aumentare [mostra una placca rossa] o può diminuire [mostra una placca blu]. Tutto qui. Quello che fa un operatore è mantenerla in equilibrio. “Il combustibile”, l'uranio [prende una placca rossa e la posizione su una lavagna]. Come gli atomi di uranio si dividono e collidono la reattività aumenta, ma se non si bilancia la reattività questa non smette mai di crescere, quindi [prende una placca blu]: “barre di controllo di boro”. Esse riducono la reattività come i freni di un auto. Ma c'è un terzo fattore da considerare [prende una placca blu]: “l'acqua”. L'acqua refrigerante toglie calore dal sistema, nel farlo si trasforma in vapore o ciò che chiamiamo “un vuoto”. In un reattore RBMK del tipo usato a Chernobyl c'è una cosa che noi chiamiamo “coefficiente di vuoto positivo” [prende una placca rossa]. Che cosa significa? Significa che più vapore è presente nel sistema, più alta è la reattività. Il che vuol dire più calore, il che vuol dire più vapore, il che vuol dire… [prende una placca rossa] si direbbe a prima vista che abbiamo a che fare con un circolo vizioso, e così sarebbe se non fosse per questo [prende una placca blu che gli scivola di mano](…): “il coefficiente di temperatura negativo”. Quando il combustibile nucleare si fa più caldo diventa meno reattivo. Quindi: il combustibile incrementa la reattività, le barre di controllo e l'acqua la riducono, il vapore la accresce, l'aumento di temperatura la diminuisce. Questa è l'invisibile danza che alimenta intere città senza fumo e fiamma e… e è bellissima… quando le cose sono normali. Quando l'uranio si scinde per rilasciare energia si scompone in un nuovo elemento [prende una placca blu]: “lo Xeno”. Lo Xeno riduce la reattività. Questo è il veleno di cui parlava compagna Čomyuk. Quando il nocciolo lavora a piena potenza brucia lo Xeno prima che questo possa causare problemi, ma per via del ritardo il reattore 4 di Chernobyl viene tenuto a metà della potenza per 10 ore. Lo Xeno non è stato bruciato. Si è accumulato, avvelenando il nocciolo. Stiamo cominciando a perdere l'equilibiro. A ventotto minuti dopo la mezzanotte il reattore è ora pronto a rallentare. Eppure, tra meno di un'ora esploderà. Se non riuscite a comprendere come un reattore nucleare in stallo possa portare a un esplosione non vi biasimo, dopotutto voi non lavorate in una sala di controllo di un impianto nucleare. Ma da quanto risulta, non l'hanno capito neanche colore che lavoravano lì.
Ščerbina: Ricordi quella mattina, la mia prima telefonata? Non ero per niente preoccupato. Non credo molto a quello che viene dal Cremlino. Quando mi dissero che mi avevano messo a capo… della bonifica, mi dissero che non c'era pericolo e io gli avevo creduto. Lo sai perché? Legasov: Perché ti avevano messo a capo? Ščerbina: Si. Sono un uomo insignificante Valerij. Lo sono sempre stato. Speravo un giorno di poter contare, ma niente. Sono solo rimasto accanto a chi contava. Legasov: Ci sono altre scienziati come me, ognuno di loro poteva fare quello che ho fatto io. Ma tu… tutto quello che chiedevamo, tutto quello che ci serviva, uomini, materiale, i rover lunari, chi altri avrebbe potuto farlo? Loro sentivano me ma ascoltavano te. Di tutti i ministri, di tutti i viceministri, dell'intera congregazione di buffoni ossequianti, sbagliando hanno mandato l'unica brava persona. Santo Dio, Boris. tu sei quello che ha contato più di tutti.
Legasov: Quella testimonianza era una bugia. Ho mentito, al mondo. Non sono l'unico ad aver tenuto questo segreto, sono molti. Eseguivamo gli ordini. Del KGB, del Comitato Centrale, e ora ci sono 16 reattori in Unione Sovietica con lo stesso fatale difetto. Tre di loro stanno tuttora operando a meno di 20 km da qui a Chernobyl. Giudice: Professor Legasov, se vuole lasciar intendere che lo stato sovietico è in qualche modo responsabile dell'accaduto la avverto che si avvia su un terreno pericoloso. Legasov: Ci sono già stato su un terreno pericoloso, siamo tuttora su un terreno pericoloso, per i nostri segreti, le nostre menzogne. Sono esattamente ciò che ci definisce. Quando la verità ci offende noi mentiamo e mentiamo finché neanche ricordiamo più che ci fosse una verità, ma c'è, è ancora là. Ogni menzogna che diciamo contraiamo un debito con la verità. Presto o tardi quel debito va pagato. Ecco cosa fa esplodere il nocciolo di un reattore RBMK: le bugie.
Aleksandr Carkov:Perché preoccuparsi di qualcosa che non accadrà mai? Legasov: "Perché preoccuparsi di qualcosa che non accadrà mai"... Ah, è perfetta. Dovrebbero metterla su una moneta.
Essere uno scienziato vuol dire essere un ingenuo. Siamo così presi dalla nostra ricerca della verità da non considerare, quanto pochi siano quelli che vogliono che la scopriamo, ma la verità è sempre lì, che la vediamo o no, che scegliamo di vederla o no. Alla verità non interessano i nostri bisogni, ciò che vogliamo. Non le interessano i governi, le ideologie, le religioni. Lei rimarrà lì, in attesa tutto il tempo. E questo alla fine è il dono di Černobyl'. Se una volta temevo il costo della verità, ora chiedo solo: qual è il costo delle bugie? (Legasov)
Negli ultimi giorni i leader cinesi si sono preoccupati per i riferimenti alla serie televisiva Chernobyl che circolano sui social network, tanto che la serie sulla catastrofe sovietica è stata ritirata da un sito specializzato dopo aver fatto nascere un intenso dibattito con inevitabili riferimenti alle menzogne di stato e ai fallimenti del sistema. (Pierre Haski)
Siamo testimoni di come stiano cambiando la natura e il clima. Capiamo che non sempre riusciamo a controllare le tecnologie di cui disponiamo. Non sappiamo neppure quanto a lungo dureranno gli effetti dell'esplosione di Chernobyl: c'è chi dice decine di anni, chi centinaia. La gente comincia a capirlo. Il merito della serie è avere risvegliato questa coscienza e di parlarne con un linguaggio moderno. (Svjatlana Aleksievič)