Dipendeva tutto da lui, da quel matto di Tanner. Aspettavo quelle battute a centocinquanta miglia, delle quali una spezzò addirittura il tirante della rete. Non capivo quasi mai dove sarebbero atterrate. Quando pensavo di avere poche chances, mi fece omaggio di due o tre punti. Bastarono.[fonte 1]
Federer è il ragazzo migliore e il miglior campione a cui cedere il mio record[1]. E sono sincero: i record sono fatti per essere battuti. Per me è il più forte di tutti e, se non perderà le motivazioni, non vedo perché non dovrebbe ancora vincere e vincere ancora Wimbledon, altre 3-4 volte. Certo la rivalità Federer-Nadal è fondamentale, ancor di più per il loro contrasto di stile. I loro match mi divertono sempre.[fonte 2]
Ho deciso che non venderò mai trofei e racchette e per questo le ho ritirate dall'asta. Ho capito che questi oggetti mi legano troppo alle mie vittorie; ero solo stufo di vedere troppi trofei in casa, avrebbero fatto felice un super-fan del tennis.[2][fonte 3]
[Sulla rivalità con John McEnroe] Io forse ero appena un po' più calmo. Veniamo da due culture diverse, ma in realtà eravamo più simili di quanto sembrava: tutti due detestavamo perdere e volevamo essere i migliori del mondo.[fonte 4]
Nel 1977 l'ho visto qui a Wimbledon per la prima volta, l'anno dopo mi ha battuto facile a Stoccolma, a casa mia. Poi in America giocammo un paio di grandi match, e iniziammo a rispettarci. A quei tempi John in campo dava fuori di matto, un giorno lo presi da parte gli dissi: "Ehi, prenditela calma, dovresti divertirti a giocare."[fonte 4]
Nessuno ha un senso dell'amicizia come John. Ed è anche bravissimo come marito e come padre. E credo che ancora oggi molti apprezzino quello che noi due abbiamo dato al tennis.[fonte 4]
Se hai paura di perdere, non oserai vincere.[fonte 5]
[Nel 2007] Semplicemente lui non ha punti deboli. È davvero un piacere vederlo giocare. Per me, Roger Federer è il modello giusto per chiunque voglia diventare un giocatore di tennis. È un piacere vederlo giocare. La sua esecuzione dei colpi è migliorata e dubito che esista un colpo che lui non possa fare, in qualsiasi parte del campo... Quando tocca a Roger, tutti i record crolleranno. Lui è un giocatore davvero completo e credo che nessuno potrà fare meglio di lui per molto tempo.
He simply does not have any more weaknesses left in him. It is such a pleasure to see him play. To me, Roger Federer is the right model for anyone aspiring to be a tennis player. It is such a pleasure to just watch him play. His shot-making has got better and I doubt there is any shot he cannot make in any part of the court... All records will tumble when it comes to Roger. He is such a complete player that I do not see anyone getting better than him for a long time from now.[fonte 6]
[Nel 1974 riferito agli US Open] Si sbarazzeranno dell'erba qui l'anno prossimo. Quello sarà il momento in cui dovranno stare veramente attenti a me.[fonte 7]
Un'altra somiglianza che mi accomuna a Nadal è che gli altri giocatori sanno di dover giocare il loro miglior tennis contro di lui. Parte quindi già avvantaggiato, perché nessuno lo ha mai visto giocare una brutta partita sulla terra. Lo sto guardando da tre, quattro anni. E mentalmente è molto forte. Perché sulla terra, gioca ogni punto come fosse un match point. È questo il punto.[fonte 8]
Di Malcolm Folley, traduzione di Chiara Basso, Effepi Libri, 2006. ISBN 0-7553-1360-7
[Sulla finale di Wimbledon 1981] A dire il vero non ero poi così deluso. Di tutte le finali che avevo giocato a Wimbledon, quella è l'unica che avrei dovuto vincere. John non aveva giocato bene e se io fossi stato un po' più concentrato, avrei vinto tutti i set. Ma in fin dei conti non me la presi molto a cuore. Non me ne importava. Era strano... Avevo sempre puntato in alto. Tutti i giocatori volevano battermi e la gente si aspettava molto da me. Non c'era giorno della settimana che mi potessi permettere di non sentirmi motivato. Ero quello che non poteva perdere mai. (p. 39)
Dal punto di vista emotivo per me sarebbe stato molto duro tornare a Wimbledon prima. [...] Molti hanno detto che io ce l'avevo con Wimbledon. Non era affatto vero. Adoro quel torneo. Adoro il suo pubblico. È un torneo tutto speciale, è come la terra benedetta. (p. 42)
[Spiegando il precoce ritiro] La mia vita è stata tennis, tennis e poi tennis. A un certo punto non sono stato più in grado di sopportare la cosa. Non so se ero stanco di giocare o se mi avesse stancato tutto quello che ruotava attorno al tennis, quel che è certo è che volevo una vita mia. (p. 47)
Per i primi tre anni, non ho mai avuto un allenatore. È per questo forse che ho dei colpi così poco convenzionali – il rovescio a due mani, e così via. Tutti mi dicevano di smetterla di giocare in quel modo, ma io sentivo che era così che dovevo giocare. Quello che importa non è come colpisci la palla, ma se la palla passa o meno al di là della rete. E quando ci riesci, è bellissimo. Se ti inventi un colpo tutto tuo, un colpo che funziona, e se ti piace giocare così, continua a tirarlo nello stesso modo, anche se non è "classico". Non cercare di cambiarlo. (p. 56)
Tra gli undici e i dodici anni imprecavo e sbattevo per terra le racchette. Ero quanto di peggio un ragazzino poteva essere su un campo da tennis. (p. 57)
A diciotto o diciannove anni era difficile giocare con Nastase. Io non avevo esperienza e mi innervosiva starmene là ad aspettare che lui finisse di dire cazzate al pubblico, al giudice di sedia e persino a me. L'inizio della partita fu particolarmente duro poiché non capivo mai cosa avesse intenzione di fare. Forse non lo sapeva nemmeno lui. Potevo aspettarmi ogni genere di colpo. Mi arrivavano palle da tutte le parti, e ognuna con un effetto diverso. (p. 71)
Non riesco a prendermela con Nastase quando lui dà i numeri. Quando usciamo dal campo ogni cosa torna al suo posto e siamo amici come prima. (p. 71)
Panatta [...] è un giocatore che potrebbe rappresentare un incubo costante per Jimmy Connors, John McEnroe e me. Lo è invece solo raramente. (p. 33)
Sento spesso la nostalgia dell'ambiente e degli amici che mi sono fatto in tanti anni, intensificherò le esibizioni e disputerò qualche torneo minore. (p. 92)
[Dopo il ritiro] So che mi potrà effettivamente capitare di sentire voglia di ricominciare, ma non lo farò mai. So che significa giocare ad alto livello, quali sforzi si debbano affrontare. (p. 92)
[Sulla finale di Wimbledon 1981] Borg non aveva più lo stesso fuoco, era come se avesse bisogno di togliersi la pressione di dosso. Dopo cinque anni doveva averne abbastanza. sembrava che nella sua testa avesse accettato di farsi sconfiggere da me. (John McEnroe)
Dacché Robin Soderling si è fermato per via della sua mononucleosi il tennista svedese più forte oggi è decisamente Enqvist nonostante i suoi 38 anni e forse Edberg è il n. 2 e metterei Wilander a n. 3. Se mi allenassi seriamente penso che potrei essere il n. 4 e forse Bjorn Borg potrebbe essere il n. 5![3] (Thomas Johansson)
Dovrebbero spedire Borg in un altro pianeta. Noi giochiamo a tennis. Lui gioca qualcos'altro. (Ilie Năstase)
[Dopo averci perso 6-0 6-1 6-0 nella semifinale del Roland Garros nel 1978] Grazie per il il game che mi hai fatto fare! (Corrado Barazzutti)
Ho visto giocare Bjorn Borg soprattutto nei video e da allora tutto è cambiato, materiali, preparazion fisica, palle, ma certo è che mentalmente e fisicamente Borg, che tutti hanno sempre definito come il più grande tennista della storia sulla terra rossa, ha in Nadal il tennista che più gli si può avvicinare. Io adesso penso che Rafa sia ancora più grande, che il Roland Garros sia davvero un suo... territorio. (Carlos Moyá)
Il suo nome, tradotto, significa Orso e Roccaforte, e rende bene l'idea di un difensore inattaccabile, se non da geni della rete, quali McEnroe, o il nostro Panatta. Bjorn fu il primo ad usare racchette composite, legno mescolato a plastica, con uno scheletro di grafite. Pesantissime, oltre le 14 once, che gli consentirono di sviluppare per primo un movimento rotatorio sul diritto, mentre il rovescio gli fu gentilmente offerto dalla pratica giovanile dell'hockey su ghiaccio. Atleta capace di emergere in qualsiasi altro sport, Borg dominò dal 1975 all'81, vincendo non solo 6 Roland Garros, ma 5 Wimbledon, con sbalorditivo adattamento dei suoi gesti a prati. La fine della sua carriera fu causata, al di là di sfortunate scelte umane, dall'arrivo di McEnroe, che lo scoraggiò nella finale di Wimbledon 1981. (Gianni Clerici)
Io penso che io e Borg abbiamo portato ogni giocatore ad allenarsi più duramente, a preparasi fisicamente per sopportare partite lunghe. Io penso che noi abbiamo cambiato il gioco in questo senso. (Guillermo Vilas)
La decisione di Borg di ritirarsi è stato uno dei grandi dolori della mia carriera. [...] Giocare quando Bjorn e Jimmy Connors erano numero uno e numero due e far parte del giro è stato, in un certo senso, come vivere un sogno. Non parlo del resto, il tennis era indubbiamente al massimo del suo splendore. (John McEnroe)
Ma perché rimediando compagni di follia a Maradona cita anche Borg, autentico manovale del tennis? Vedendolo, non mi ha mai stupito per un'invenzione degna di questo nome. Egli maneggiava la racchetta come avrei potuto io la roncola, andando a potare salici nel bosco ceduo al mio paese. (Gianni Brera)
[Lei ha avuto alcuni tra gli uomini più affascinanti della sua generazione. Che cosa le hanno lasciato?] Niente. [Come niente? Neanche Borg?] Borg mi ha lasciato una crema idratante per il viso, invece di fare il suo dovere e farmi fare dei figli. Credo di aver capito troppo tardi di non averlo mai veramente amato. (Loredana Berté)
No, era il mitico Bjorn Borg il tennista che mi sconfiggeva sempre e che, in qualche modo, mi ha impedito i traguardi più grandi. Al Roland Garros l'ho incontrato troppo presto in due occasioni e a Parigi almeno una finale me la sarei meritata... ma Bjorn era un muro umano. (Corrado Barazzutti)
Quando giocavi con Bjorn, qualunque cosa facevi in campo, finivi sempre tu in cattiva luce. Ho sempre mitigato la mia irruenza quando giocavo con lui. In ogni modo, entrare nella testa di Bjorn era impossibile. (Jimmy Connors)
Quando il piccolo Bjorn Borg iniziò a giocare, trovò fortuitamente un insegnante che lo lasciò colpire quel suo colpo diritto che ancora non si chiamava arrotata perché nemmeno io ne avevo mai visto uno simile. E anche gli lasciò impugnare, quel Maestro intelligente, il rovescio come Borghetto aveva appreso giocando ad hockey. E il risultato fu l' immenso Borg. Mentre, con alcuni maestri canini che conosco io, Borg non sarebbe diventato Borg, ma al più un giocatore di Serie B, dotato di uno stile superatissimo e soprattutto disadatto alla sua struttura osteomuscolare. (Gianni Clerici)
[Nel 1982] Sta per imbattersi nell'unico grande ostacolo sulla sua via e sono io... Stiamo andando incontro di nuovo a una rivalità del diavolo. (Jimmy Connors)
Abbandonando il suo adorato hockey per il tennis non aveva scelto il suo divertimento preferito, ma aveva abbracciato una fede. Bjorn in svedese vuol dire orso. Come soprannome parve poco, allora gliene aggiunsero altri: Ice Borg, Computer, Robot. Veniva dal profondo nord quindi nessuno si preoccupò della sua scarsa loquacità, della sua fredda umanità, e del fatto che fuori campo pareva sempre un po' assente. Quando gli parlavano del mondo, delle cose che succedevano, lui ringraziava. Con molta educazione.
Forse furono i suoi occhi un po' strabici, forse fu colpa dei suoi lunghi capelli biondi: ma il passo da ragazzo a mito fu breve. [...] Era diventato cittadino del mondo, aveva abbandonato per questione di tasse la Svezia nel '75 e si era stabilito a Montecarlo. Era diventato il padrone del tennis mondiale. Aveva inventato e vinto con uno stile inedito: il rovescio a due mani. Aveva rivoluzionato tutte le regole del gioco, erigendo tra sé e l'avversario una linea Maginot. Borg non sbagliava mai, Borg ribatteva tutte le palle, Borg restava ore sul campo piuttosto che uscirne vinto, Borg usava fino alla noia e fino all'usura la rotazione chiamata top spin. Uccise tutti i pronostici.
Il suo corpo diventò un investimento per 60 prodotti industriali. Il nome Borg faceva vendere racchette, scarpe, maglie, cereali, occhiali da sole, lozioni abbronzanti, blue-jeans, liquori, radio, registratori, macchine da cucire.
La vita un po' fa sempre male. Borg l'ha incontrata tardi, verso i ventisette anni. Solo allora si è accorto che il mondo non era più riducibile a quel rettangolo che per tanto tempo gli aveva fatto da casa. Fino a quel momento un omone con gli occhi azzurri, Lennart Bergelin, aveva fatto da paraurti tra il giovane Bjorn e l'esistenza.
E così giochi anche a hockey, ecco spiegato il tuo rovescio a due mani: sembra una fucilata. (Lennart Bergelin)
McEnroe ha più talento ma giocare con Borg è come farsi prendere a martellate. [...] Borg è un martello pneumatico. (Arthur Ashe)
Non esistono vie di mezzo per Björn, arrivare secondo o terzo per lui è come arrivare dodicesimo o centododicesimo. Se comincia a perdere è la fine. (Lennart Bergelin)
Senti lo sai che starà facendo Björn adesso? [...] È nel suo letto. Fa un freddo cane nella sua stanza, così il battito cardiaco scende sotto le cinquanta pulsazioni. [...] No invece, è superstizioso. È un rituale. [...] Quest'anno non ha fatto venire i genitori, mi segui? Li lascia venire solo ogni due anni e quando vengono devono indossare gli stessi vestiti per tutto il torneo. [...] È vero, giuro. Ogni anno si allena nello stesso campo, alloggia nello stesso albergo, noleggia la stessa auto e dorme nella stessa stanza. Il suo allenatore porta sempre cinquanta racchette con l'incordatura tiratissima. Ogni sera, prima della partita, si vedono in camera di Lennart per controllare ogni racchetta, le selezionano una a una, a seconda della tensione delle corde. È un cazzo di rito religioso! Mariana, la sua fidanzata, si occupa di preparargli la borsa: stesso ordine meticoloso, sempre tutto uguale. Ti rendi conto? E quando scende in campo si siede sempre sulla sessa sedia e si porta due asciugamani. Non uno. Non tre. Due. E non calpesta mai la linea di fondo. [...] Perché porta sfortuna. Dicono sia un iceberg ma in realtà è un vulcano che si tiene tutto dentro finché non esplode. (Vitas Gerulaitis)
Avevamo subito il lavaggio del cervello ed eravamo convinti che Borg avrebbe vinto ancora a Wimbledon. Era impossibile per noi immaginare che potesse perdere.[4]
In uno sport come il tennis Bjorn con i suoi capelli lunghi e la sua fascia stretta attorno al capo, ti faceva venir voglia di assomigliare a lui. Il tennis è uno sport molto piacevole da guardare in televisione, ma prima di Bjorn i giocatori ricordavano ai telespettatori il padre o lo zio, o avevano l'aspetto dei figli di papà. Bjorn non aveva l'aspetto di un figlio di papà, né sarebbe passato per lo zio di chicchesia.
Non sono Borg due, sono Wilander uno!
Per noi Bjorn era la persona più famosa al mondo e forse, a un certo momento, lo fu davvero. Solo Mohammed Alì poteva vantare una fama altrettanto grande – e la lista comprende i presidenti degli Stati Uniti e tutti i primi ministri.
Quando McEnroe fece la sua comparsa, Borg si rese conto che c'era qualcuno in grado di batterlo e non fu facile per lui. A Bjorn, naturalmente, piaceva giocare, ma giocare per vincere. Non credo che giocasse semplicemente per migliorare. Lui faceva quello che sapeva fare ed era semplicemente migliore di chiunque altro.
Secondo me è fuori discussione che Borg vada posto in una categoria superiore. Io lo metto più in alto di tutti; per me è lui il numero uno di tutti i tempi. [...] Borg resta il migliore perché per un periodo il suo dominio fu incontrastato. Nessuno ha mai dominato uno sport come ha fatto lui o almeno è così che io vedo le cose. Lui perdeva raramente, davvero raramente e quando perdeva c'era una ragione, una buona ragione.
Borg era un fenomeno paranormale. Dicevo sempre di lui che era «un matto calmo». La sua era una pazzia ben mascherata. Stava tutto il giorno a registrare la tensione delle corde delle racchette. Un giorno o l'altro schioppi, gli dicevo, ti esplode il cervello. Gli è esploso un giorno, dopo aver perso con McEnroe a Wimbledon. Si è ritirato a 26 anni, quando era ancora il più forte di tutti. Si era rotto le palle. Era un uomo molto buffo Björn. Non aveva mai un soldo in tasca. Girava con l'American Express, ma allora in Italia le carte di credito non esistevano.
Che tipo, Bjorn: capace di vuotare due bottiglie di vodka, restare steso fino al mattino, e poi giocare come se niente fosse.
Un uomo di ghiaccio? Date retta, solo all'apparenza. In campo però era una macchina, però. Con quel suo tennis di rimbalzo, con quei pallonetti che prendevano velocità quando toccavano terra, ha finito per dare una nuova dimensione al campo.
Forse Borg è stato il più grande atleta che abbia mai giocato a tennis. Ci sono stati, prima e dopo di lui, molti tennisti che servivano meglio e che potevano giocare la volée con maggiore disinvoltura ed efficacia ma che contro Borg andavano in campo con pochissime probabilità di vittoria.
La carriera di Borg è stata straordinaria perché costruita su qualità atletiche e mentali, che sono le più difficili da conservare. A trentacinque (o quasi) anni non si corre come a ventisei, inoltre si pensa molto di più. [...] Perdute queste armi, a Borg è rimasto soltanto il tennis, ed il suo è stato eccezionale per i risultati. Spogliato della corsa, della resistenza, della concentrazione, il tennis di Borg non va oltre i limiti di una modesta regolarità, che sparisce non appena il ritmo raggiunge livelli medi.
Praticamente imbattibile sulla terra battuta, Borg ha sorpreso tutti vincendo per cinque anni di fila il torneo di Wimbledon. Ha potuto farlo sfruttando due intelligenti adattamenti tecnici. Il più importante è stato il nuovo modo di usare il rovescio anticipato e tagliato che gli ha permesso di prendere la rete senza perdere equilibrio. Inoltre Borg è diventato devastante a rete perché sull'erba non c'è bisogno di giocare una volèe tradizionale ma è sufficiente mettere la palla oltre la rete per fare il punto.
↑ Riferimento al primato di cinque vittorie a Wimbledon consecutive, conseguito prima da Borg tra il 1976 e il 1980 e poi eguagliato da Federer tra il 2003 e il 2007.
↑ Dichiarazione rilasciata dopo aver inizialmente deciso di vendere all'asta i suoi trofei e i suoi cimeli per via di problemi economici.
↑ Al momento dell'intervista, Edberg ha 46 anni, Wilander 48 e Borg 56. Johansson vuole sottolineare così la crisi del tennis svedese.
↑ Riferimento a Wimbledon 1981 quando Borg perse con McEnroe.