Alfeo fiume d'Arcadia.
Se per antica, e forse
Da voi negletta, e non creduta fama,
Havete mai d'innamorato fiume
Le maraviglie udite,
Che, per seguir l'onda fugace, e schiva
De l'amata Aretusa,
Corse (o forza d'amor) le più profonde
Viscere de la terra,
E del mar penetrando;
La dove sotto à la gran mole Etnea,
Non so sò se fulminato ò fulminante,
Vibra il fiero gigante
Contra 'l nemico ciel fiamme di sdegno,
Quel son'io: già l'udiste: hor ne vedete
Prova tal, ch'a voi stessi
Fede negar non lice.
Citazioni
Chi ben comincia, ha la metà de l'opra, Né si comincia ben se non dal cielo. (Silvio: Atto I, scena I)
Lodo ben, Silvio, il venerar gli Dei, Ma il dar noia à coloro, Che son ministri degli Dei, non lodo. (Linco: Atto I, scena I)
O Silvio Silvio, à che ti diè natura Ne più begli anni tuoi Fior di beltà si delicato e vago, Se tu cotanto à calpestarlo intento? (Linco: Atto I, scena I)
Uomo sono, e mi pregio D'esser humano; e teco, che sè huomo, O che più tosto esser dovresti, parlo Di cosa humana; e, se di cotal nome Forse ti sdegni, guarda Che nel dishumanarti Non divenghi una fera, anzi che un Dio. (Linco: Atto I, scena I)
Son veramente i sogni De le nostre speranze, Più che de l'avvenir, vane sembianze; Imagini del dì guaste e corrotte Da l'ombra de la notte. (Titiro: Atto I, scena IV)
O primavera, gioventù dell'anno, Bella madre di fiori, D'herbe novelle e di novelli amori, Tu torni ben, ma teco Non tornano i sereni E fortunati dì de le mie gioie; Tu torni ben, tu torni, Ma teco altro non torna Che del perduto mio caro tesoro La rimembranza misera, e dolente. Tu quella sè, tu quella Ch'eri pur dianzi sì vezzosa e bella; Ma non son io già quel ch'un tempo fui Sì caro à gli occhi altrui. (Mirtillo: Atto III, scena I)
O dolcezze amarissime d'Amore, Quanto è più duro perdervi, che mai Non v'haver ò provate ò possedute. (Mirtillo: Atto III, scena I)
Quì pur vedrò colei Ch'è 'l sol degli occhi miei: E, s'altri non m'inganna, Qui pur vedrolla al suon de miei sospiri Fermar il piè fugace. Quì pur da le dolcezze Di quel bel volto havrà soave cibo Nel suo lungo digiun l'avida vista; Quì pur vedrò quell'empia Girar inverso me le luci altere, Se non dolci, almen fere, E, se non carche d'amorosa gioia, Sì crude almen, ch'i' moia. (Mirtillo: Atto III, scena I)
La lontananza ogni gran piaga salda. (Amarilli: Atto III, scena III)
Citazioni sull'opera
La volgar poesia non ha una favola più delicata ed amabile del Pastor fido. Cesso dal lodarlo, perché ricomincio a leggerlo. (Andrea Rubbi)
Questa rappresentazione pastorale, detta tragicommedia, eccitò fama e contrasti. ll plauso de' contemporanei e de' posteri, le traduzioni, l'edizioni hanno giustificato la sua causa, ed estinto per fino il nome de' suoi impugnatori. (Andrea Rubbi)