storico italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Andrea Graziosi (1954 – vivente), storico e accademico italiano.
La fortissima componente ideologica della visione putiniana era già visibile 15 o 20 anni fa. Nel 2009 Putin aveva per esempio celebrato l'elezione di Kirill a patriarca di una Chiesa ortodossa russa che, come lui, esaltava la "Santa Russia" come unione inscindibile di Russia, Ucraina e Bielorussia. E nel 2007 Putin aveva istituito la Fondazione "Mondo russo", incaricata di elaborare il programma politico e culturale di quella Russia eterna.[1]
È da almeno quindici anni che [Vladimir Putin] va teorizzando la ricostruzione di una grande potenza slava dominata dalla Russia e fondata su ordine, gerarchia, ideologia illiberale e disprezzo per l'Occidente corrotto. La sua retorica si nutre di pezzi di storia molto diversi. Da una parte risale al nazionalismo grande-russo precedente il 1914, dall'altra recupera l'eredità di Stalin scegliendo come evento legittimante del nuovo Stato russo la vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale: una guerra di liberazione dai nazisti, certo; ma anche - come ci ha raccontato Vasilij Grossman - una guerra di oppressione dei popoli dell'Europa orientale. A queste radici storiche s'aggiunga la retorica dell'umiliazione che il popolo russo avrebbe subito dopo il crollo dell'Urss. Quello della nazione umiliata è un mito che muove le guerre. Basti pensare all'uso che ne fece Hitler.
Per settant'anni la Russia ha vissuto separata dall'Europa. Quando è crollata l'Urss abbiamo sperato che ci potesse essere una riconvergenza con l'Europa e i valori dell'Occidente. Ma questo processo è per ora fallito: la ferita impressa dal Diciassette [la Rivoluzione d'ottobre] non è stata ricomposta.
Stalin nel 1932 aveva usato la carestia per stroncare la costruzione nazionale ucraina avviata negli anni Venti. E nella memoria contemporanea degli ucraini l'Holodomor è l'esperienza che definisce il loro Novecento, oltre che fondamento della ricostruzione statuale del 1991.
Oggi dobbiamo prendere atto che l'Occidente nato nel 1945 da un'Europa piccola e dal gigante americano non esiste più: è un oggetto storico deperito. E allora occorre inventare un nuovo Occidente.