politico e religioso iraniano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Ali Khamenei (1939 – vivente), politico e religioso iraniano.
Dove arriva la nostra parola, e dove i musulmani ci ascoltano, non sarà consentito agli Usa di avere basi militari, soprattutto in prossimità di luoghi santi come la Mecca. [...] Ma se i governi hanno dato questo permesso, i popoli non lo danno.[1]
I taleban sono un branco di pazzi e ignorano l'Islam e gli interessi politici nazionali. [...] Non sono riusciti a metterci in difficoltà gli americani, figuriamoci un branco di persone di cui non abbiamo il minimo rispetto.[2]
Diciamo grazie a Trump perché ci facilita nel compito di rendere evidente il vero volto degli Usa. Tutto ciò che noi da trent'anni diciamo a proposito della corruzione politica, economica, morale e sociale all'interno del potere americano, quest'uomo l'ha messo a nudo nella campagna elettorale e subito dopo. Con quello che fa mette in chiaro la realtà americana: hanno messo le manette a un bimbo di 5 anni.[3]
[Sulla proibizione dell'insegnamento d'inglese nelle scuole elementari] Questo non significa opporsi all'apprendimento di una lingua straniera, ma qui si tratta di promuovere una cultura straniera nel paese tra bambini, giovani adulti e giovani. I pensatori occidentali hanno ripetuto più e più volte che invece di dire: espansionismo colonialista... la via migliore e meno costosa sarebbe inculcare il pensiero e la cultura alle generazioni più giovani.[4]
Donald Trump è un clown che finge di sostenere il popolo iraniano, ma poi lo colpirà alle spalle con un pugnale velenoso.[5]
Le nazioni occidentali hanno fallito nella loro lotta al coronavirus e cercano di nascondere la loro sconfitta.[6]
[Rifiutando aiuti americani durante la pandemia di COVID-19 del 2019-2020] Sono accusati di aver creato il virus. Io non so se sia vero. Ma quando c'è una simile accusa un uomo saggio può affidarsi e accettare l'offerta?[7]
[Sulla seconda guerra del Nagorno Karabakh] Certo, i territori occupati dall'Armenia devono essere restituiti e liberati. Questo è un prerequisito. Questi territori appartengono all'Azerbaigian, che ne ha pieni diritti.[8]
[Sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2020] Che spettacolo! Qualcuno dice che sono le elezioni più fraudolente della storia degli Stati Uniti. Chi lo dice? Il presidente attualmente in carica. Il suo rivale dice che Trump ha intenzione di truccare le elezioni! Ecco come sono le elezioni americane e la democrazia negli Stati Uniti.[9]
[Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini] La morte della giovane ragazza è un incidente tragico che ha rattristato tutti. Ma la giusta reazione non è creare insicurezza, bruciare il Corano, le moschee, le banche, le auto e togliere il velo alle donne. Queste non sono azioni normali. Sono azioni pianificate.[10]
[Sulle proteste per la morte di Mahsa Amini] Il presidente degli Stati Uniti e le altre autorità americane e i loro Stati mercenari nella regione, tra cui l'Arabia Saudita, e i loro media affiliati hanno sostenuto i rivoltosi, e in una mossa senza precedenti gli americani hanno detto che forniranno strutture soft e hardware per l'accesso a Internet degli iraniani. [...] Quindi, ogni persona saggia sa che dietro gli incidenti ci sono mani straniere.[11]
Pochi anni fa, quando immagini di missili avanzati e droni furono pubblicate, dicevano che erano modificate con photoshop. Ora dicono che i droni iraniani sono pericolosi e chiedono perché li vendiamo a questo o a quello. Queste imprese sono state compiute dalle élite iraniane, portano onore al nostro Paese.[12]
L'Occidente non ha alcuna dignità per parlare di diritti umani. Sono i nemici del genere umano[13]
[Sul conflitto Gaza-Israele del 2023] A Dio piacendo, il cancro del regime usurpatore sionista sarà sradicato per mano del popolo palestinese e delle forze della Resistenza in tutta la regione. (tweet del 7 ottobre 2023)[14]
Consegnateci Rushdie perché possa essere eseguita la sua condanna a morte, che è irrevocabile.
La sentenza contro l'apostata traditore deve essere eseguita e lo sarà. È dovere di ogni musulmano rimuovere questo essere mercenario dal cammino dell'Islam. Ce lo devono consegnare perché ha commesso un crimine e un tradimento. Nessuna pressione ci piegherà.
Rushdie ci deve essere consegnato perché questa è la soluzione più logica. Non ci interessa che gli altri esprimano contrarietà davanti alla nostra volontà di giustizia, tante loro azioni hanno già suscitato la nostra ira.
A lui spetta l'ultima parola. Si racconta che un giorno alla domanda «Chi comanda in Iran?», abbia risposto: «Dio». Indubbiamente, la volontà divina svolge una funzione nell'esercizio di un potere assoluto e indiviso. E lui si ritiene ovviamente il rappresentante di Dio sulla terra. (Tahar Ben Jelloun)
Il leader spirituale Ali Khamenei controlla tutte le leve del potere. Il Presidente, il parlamento e qualsiasi altra istituzione possono approvare anche le leggi più giuste e più democratiche, ma fin quando Khamenei avrà il diritto di veto, nulla potrà cambiare. (Reza Ciro Pahlavi)
La guida suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenej ha dichiarato più volte di non fidarsi degli Stati Uniti e che gli stessi resteranno sempre un nemico tanto che i chierici iraniani sostengono che l'inimicizia dell'America sia la base su cui è stata costruita la rivoluzione. Tutti coloro che come me conoscono molto bene questo governo sanno che gli aspetti della Repubblica islamica possono modificarsi dall'oggi al domani. (Shirin Ebadi)
Una cappa di piombo soffoca il Paese i cui destini vengono decisi da un superuomo annidato nel suo palazzo, che si crede un piccolo dio. Lui è la "Guida Suprema". Non è stato eletto, ma designato o meglio si è autodesignato. Ali Khamenei è al di sopra della mischia. Al di sopra di tutto, inarrivabile, intoccabile. (Tahar Ben Jelloun)
Egli ha predicato l'apertura dell'Iran al mondo esterno, ma internamente è fautore di un'economia centralizzata. Tutti i suoi viaggi all'estero sono avvenuti in paesi comunisti o progressisti: non è mai stato in Occidente.
Khamenei, una personalità religiosa di rango medio (è un hojatolislam, carica gerarchica inferiore all'ayatollah), costituzionalmente non potrebbe accedere alla carica di guida, perché non è un marja, un dottore della legge a cui si fa riferimento per risolvere le dispute teologiche. Inoltre egli non gode né di carisma né di seguito popolare tali da farne un'autorità religiosa accettabile da personalità a lui superiori e dall'intera comunità sciita iraniana. Sul piano politico, Khamenei è un personaggio in declino, dopo aver perso il comando delle Forze armate e mentre si appresta a cedere la sua attuale carica a Rafsanjani. La nomina di Khamenei, se sul piano politico rappresenta una soluzione di compromesso provvisoria tra i due uomini forti del regime, Ahmad Khomeini e Rafsanjani, sul piano istituzionale conferma la scelta di svuotare la carica della guida della rivoluzione dei poteri assoluti e divini attribuiti a Khomeini.
La nomina di Khamenei è un primo passo verso la separazione di fatto del potere religioso da quello politico, con l'attribuzione al successore di Khomeini di un ruolo puramente simbolico. Prevedibilmente Khamenei potrà essere considerato come un imam joumaa, ovvero il coordinatore tra tutti i religiosi che pronunciano dei sermoni nella preghiera collettiva del venerdì in tutte le moschee dell'Iran. Ora bisognerà vedere se questa metamorfosi ideologica e politica potrà avvenire in modo indolore, soffocando senza traumi le istanze dell'opposizione per un autentico e radicale rinnovamento.
La difficile situazione del regime si può vedere dai fallimenti di Khamenei e dall'erosione della sua posizione. Khamenei non è riuscito a unificare la cricca al potere. La sua acquiescenza alla presidenza di Rouhani rispecchia questo fallimento.
Oggi, i politici occidentali e del mondo arabo sottolineano che l'ISIS e Bashar Assad sono le due facce di una stessa medaglia. Io aggiungo che il Califfo di Tehran è il padrino di entrambi.
Spero che [...] Khamenei si unirà ad Assad davanti alla Corte Penale Internazionale che li giudicherà per il massacro di 300.000 uomini, donne e bambini siriani.
Il regime Komeinista è il primo nella storia dell'Iran ad aver giustiziato tanti poeti. Implicitamente o esplicitamente, alcuni regnanti fecero chiaramente capire ciò che i poeti non potevano scrivere. Ma nessuno si sognò mai di dire al poeta ciò che doveva scrivere. Khamenei è il primo che cerca di dare ordini ai poeti, accusandoli di "crimine" e di "tradimento" se ignoravano le sue ingiunzioni.
Khamenei è certamente più istruito del defunto Khomeyni. Perlomeno può parlare e scrivere in persiano e arabo correttamente, qualcosa che al defunto Ayatollah non riuscì mai. Dai dati disponibili, Khamenei ha inoltre una conoscenza superiore dell'Islam e della sua storia rispetto a Khomeyni. Ciononostante, Khamenei non è mai stato accettato come teologo o accademico islamico, ma come leader politico, conferendogli un livello di ambiguità pericolosa. Quella ambiguità gli permette di colpire oltre il suo peso servendosi della sua posizione politica finché la situazione è favorevole. Il minimo segno, però, che il suo potere politico possa essere in declino o seriamente minacciato potrebbe smascherarlo come un profeta senza armatura. E questo, nel contesto della politica violenta dell'Iran, creato dalla stessa sostanza degli angeli o no, è come minimo una situazione rischiosa in cui trovarsi.
Malgrado gli sforzi di mascherare il suo odio per l'Israele in termini islamici [...] Khamenei è più influenzato dall'anti-semitismo di stile occidentale che dalle relazioni burrascose con gli ebrei dell'Islam classico. La sua tesi su come i territori diventino "irrevocabilmente islamici" non convince, non fosse altro che per la sua incoerenza. Non ha niente da dire sui vasti pezzi di ex-territorio islamico, inclusi alcuni che appartennero all'Iran per millenni, ora governati dalla Russia. Non è nemmeno pronto a intraprendere la Jihad per cacciare i cinesi via dallo Xinjiang, un khanato musulmano fino all'ultima parte degli anni quaranta. Israele, che in termini territoriali, rappresenta solo l'uno per cento dell'Arabia Saudita, non ha molta rilevanza. Le lacrime versate da Khamenei per "le sofferenze dei musulmani palestinesi" sono anch'esse poco convincenti. Tanto per cominciare, non tutti i palestinesi sono musulmani. E, se i musulmani che soffrono fossero i soli a meritare solidarietà, come mai la "guida suprema" non si batte il petto per i Rohingya della Birmania e i ceceni massacrati e incatenati da Vladimir Putin, per non dire dei musulmani uccisi quotidianamente da altri musulmani in tutto il mondo?