politico italiano (1970-) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Alberto Airola (1970 – vivente), politico italiano.
Citazioni in ordine temporale.
[Rivolto ai colleghi senatori contrari alle unioni civili] Accogliere una trasformazione dei modelli di genere e di famiglia, o meglio riconoscere i cambiamenti già in atto nel paese, intacca i rapporti di potere tra uomini e donne: questo è il punto centrale. Per dirla più semplicemente, riconoscere gli omosessuali e i transessuali significa, non mettere in crisi il modello di famiglia, ma quello di superiorità dell'uomo sulla donna, mettere in crisi il maschilismo imperante che ancora appesta profondamente la nostra società dove «un uomo può essere tutto ciò che vuole e una donna solo ciò che gli uomini hanno deciso per lei». (da un intervento al Senato durante la discussione del ddl Cirinnà, 9 febbraio 2016[1])
[...] i diritti di cui stiamo parlando [...] sono quelli sanciti dagli articoli 2 e 3 della Costituzione: ossia, siamo uguali davanti alla legge e con pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, razza, religione, lingua, opinione politica e di condizioni personali e sociali. Il sesso viene per primo e c'è una ragione ben specifica. Tutto ciò che si doveva dire in quest'Aula doveva partire proprio da questi principi di uguaglianza e pari dignità sociale. Invece no: si è andati esattamente in senso opposto, costruendo una cittadinanza di serie B, perché gli omosessuali non possono sposarsi, non possono essere troppo congiunti, ma neanche essere troppo disgiunti. Si può esistere, ma solo in uno spazio legislativo ridotto e ipocrita: uno spazio in cui si è costretti a riconoscere gli stessi diritti, ma a chiamarli con un nome diverso. [...] possiamo anche accettare l'umiliazione di definirla una «formazione sociale specifica», tanto per chiamare in modo diverso le stesse cose, che affrontano due persone che vivono una vita quotidiana identica a quelle di tutte le altre famiglie, tra mutuo, lavoro, figli, scuola e spesa. Una vita identica e problemi identici, per cittadini uguali davanti alla legge, ma senza gli stessi diritti. Magari potete scrivere una Costituzione a parte per loro, con diritti più contenuti, striminziti, calati dall'alto. (da un intervento al Senato durante la discussione del ddl Cirinnà, 9 febbraio 2016[2])
[L'emendamento cosiddetto "canguro"[3] del senatore PD Andrea Marcucci] Non è legittimo, non è una cosa ammissibile e, aggiungo, è uno strumento distruttivo della democrazia, ancor più sadico e inutile a fronte di 500 emendamenti! È uno strumento con cui vi hanno tolto il diritto di scegliere i senatori in quest'Aula. Ci avete tolto i diritti dei lavoratori, ci avete tolto la possibilità di modificare la legge elettorale (su cui avete messo di nuovo la fiducia) e con cui da domani potreste fare di tutto: togliere il voto o la libertà di parola! Ma io dico, ancora pensate, cittadini, di poter rinunciare a questo per delle formazioni sociali specifiche? Io credo di no. Credo che, passata quest'ondata emotiva – chi di voi non l'ha già fatto capirà – che non si poteva proprio accettare questo osceno baratto e che noi non abbiamo tradito il nostro impegno e continueremo a lottare coerentemente per la libertà e l'uguaglianza. Milioni di italiani sono stati depistati: Renzi e il PD hanno ancora usato la macchina del fango e della menzogna! Il Movimento 5 Stelle e tanti nostri simpatizzanti attivisti LGBT sono passati per traditori e omofobi; e avete fatto passare me come un bugiardo cinico politico. Ahimè, in questa storia se ho qualcosa da rimproverarmi è proprio il contrario: un mio coinvolgimento totale, anche emotivo, nel tentativo di portare a casa questi diritti. Ho vacillato, lo ammetto, di fronte alla minaccia di paralisi dell'Aula, all'impossibilità di votare per le unioni e ho vacillato di fronte a quel maledetto canguro[3] quando si prospettavano 7.000 emendamenti. Ringrazio la coerenza e la lucidità del Gruppo. Ma poi questa situazione è svanita. È svanita. Questo stallo messicano con, da una parte, le pistole puntate dei 5.000 emendamenti e, dall'altra, quella dell'emendamento Marcucci, il super canguro, la pistola tenuta in mano da Zanda. Venuti meno i 5.000 emendamenti, bisognava abbassare anche quella pistola. E invece no. Cos'ha fatto Zanda? Ha alzato il bazooka della fiducia! Peccato! Pensate, si poteva avere oggi una legge integra. Ognuno avrebbe mostrato, votando qua in aula, palesemente la propria volontà e il proprio impegno e stasera sarei con voi, cittadini, a brindare in strada. E invece no, invece mi tocca stare qui a rigettare l'ennesima fiducia, guardarvi in faccia e ammettere che questo non è un Paese libero e non lo sarà fino a quando voi governerete. Non abbiamo fatto un solo voto su questa legge, ricordatevelo per sempre. Non abbiamo fatto un solo voto. Alla senatrice Monica Cirinnà le dico che non le porto rancore. Lei ha già la sua croce: il suo nome sarà sulla legge di Alfano e Schifani. Ringrazio tutti coloro che ci hanno creduto, che sono stati e sono tutt'ora al nostro fianco e anche tutti gli altri, che il giorno prima mi scrivevano sui social che volevano sposarmi e il giorno dopo che sarei dovuto morire. Quando ci si deve occupare di amore, lo si mette in conto. E quello che non ci ammazza ci rende più forti. Alla fine ho capito due cose: la prima è che con certi truffatori non si può trattare neanche sui diritti civili e si finisce male. L'unica via d'uscita è governare. L'unica soluzione vera è l'uguaglianza totale dei diritti, senza se e senza ma e senza unioni. La seconda cosa è che Renzi ha fatto la mossa peggiore. Ha preferito fare una legge immonda sui diritti con Alfano e ha fatto entrare in maggioranza Verdini. E per questo la pagherà. E se ne pentirà amaramente, mentre sta già imboccando il viale del tramonto. Volevo dirvi un'ultima cosa: avete tolto l'obbligo della fedeltà, quindi avete reso libere le corna. State attenti, perché questo – questo sì – è troppo simile al matrimonio e poi magari potrebbe risultare incostituzionale, come tutta questa schifezza che state per approvare. Andate affanculo! (da un intervento al Senato durante la discussione del maxi-emendamento del ddl Cirinnà, 25 febbraio 2016[4])