It was a bright cold day in April, and the clocks were striking thirteen. Winston Smith, his chin nuzzled into his breast in an effort to escape the vile wind, slipped quickly through the glass doors of Victory Mansions, though not quickly enough to prevent a swirl of gritty dust from entering along with him.
The hallway smelt of boiled cabbage and old rag mats. At one end of it a coloured poster, too large for indoor display, had been tacked to the wall.
It depicted simply an enormous face, more than a metre wide: the face of a man of about forty-five, with a heavy black moustache and ruggedly handsome features.
Gabriele Baldini
Era una fresca limpida giornata d'aprile e gli orologi segnavano l'una. Winston Smith, col mento sprofondato nel bavero del cappotto per non esporlo al rigore del vento, scivolò lento fra i battenti di vetro dell'ingresso agli Appartamenti della Vittoria, ma non tanto lesto da impedire che una folata di polvere e sabbia entrasse con lui.
L'ingresso rimandava odore di cavoli bolliti e di vecchi tappeti sfilacciati. Nel fondo, un cartellone a colori, troppo grande per essere affisso all'interno, era stato inchiodato al muro. Rappresentava una faccia enorme, più larga d'un metro: la faccia d'un uomo di circa quarantacinque anni, con grossi baffi neri e lineamenti rudi ma non sgradevoli.
Stefano Manferlotti
Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.
L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per poter essere messo all'interno. Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli.
Enrico Terrinoni
Era una rigida e luminosa giornata di aprile, e gli orologi segnavano le tredici. Winston Smith, con il mento premuto contro il petto nel tentativo di proteggersi da quel vento orribile, s'intrufolò in fretta e furia attraverso le porte a vetri delle Victory Mansions, ma non abbastanza velocemente da evitare che un turbinio di polvere del selciato entrasse assieme a lui.
L'androne puzzava di cavolo bollito e di vecchi zerbini cenciosi. Alla parete in fondo era attaccato un poster a colori, troppo grande per essere affisso all'interno. Raffigurava soltanto una faccia enorme, larga più di un metro: il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con baffi folti e neri, e lineamenti gradevoli ma rozzi.
Edizione di riferimento: Mondadori, 2020.
«È bella» mormorò Winston. «Ha i fianchi larghi almeno un metro» disse Julia. «È il suo modo di essere bella.»
Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero sia libero, gli uomini siano gli uni diversi dagli altri e non vivano in solitudine... a un tempo in cui la verità esista e non sia possibile disfare ciò che è stato fatto: Dall'età dell'uniformità, dall'età della solitudine, dall'età del Grande Fratello, dall'età del bipensiero... Salve![1]
Nessuno sapeva che cosa accadeva nel Ministero dell'Amore, ma lo si poteva immaginare: torture, droghe, strumenti sofisticati che registravano le reazioni nervose, un cedimento graduale indotto dalla mancanza di sonno e dagli interrogatori continui. I fatti, certamente, non si potevano tenere nascosti. Li si poteva ricostruire per mezzo degli interrogatori, li si poteva estorcere con la tortura. Se però l'obiettivo non era la sopravvivenza, ma la conservazione della propria sostanza umana, che importanza aveva tutto ciò? Non potevano cambiare i sentimenti. Anzi, neppure voi potevate cambiarli, neanche volendo. Potevano portare allo scoperto, fino all'ultimo dettaglio, tutto ciò che avevate detto, fatto o pensato, ma ciò che giaceva in fondo al cuore e che seguiva percorsi sconosciuti anche a voi stessi, restava inespugnabile.
Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato. (Winston)[2]
Who controls the past controls the future: who controls the present controls the past.
Ci incontreremo là dove non c'è tenebra. (O'Brien, in sogno a Winston Smith)
D'altra parte, non nutrivano per gli eventi pubblici neanche quell'interesse minimo per capire che cosa stava succedendo. L'incapacità di comprendere salvaguardava la loro integrità mentale. Ingoiavano tutto, senza batter ciglio, e ciò che ingoiavano non le faceva soffrire perché non lasciava traccia alcuna, allo stesso modo in cui un chicco di grano passa indigerito attraverso il corpo di un uccello.
«E tu, adesso che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?»
Era curioso pensare che tutti, in Oceania come in Estasia, erano sotto il medesimo cielo. E anche le persone sotto il cielo erano più o meno le stesse in ogni luogo – ovunque, in tutto il mondo, centinaia o migliaia di milioni di persone come questa, che non sapevano nulla delle rispettive esistenze, separate com'erano da mura di odio e di menzogne, eppure affatto simili – persone che non avevano mai appreso a pensare ma che racchiudevano nei loro cuori e ventri e muscoli il potere che un giorno avrebbe messo il mondo sottosopra.
Egli era un fantasma isolato, che proclamava una verità che nessuno avrebbe mai udito, ma finché avesse continuato a proclamarla, in un qualche misterioso modo l'umana catena non si sarebbe spezzata. Non era facendosi udire che si salvaguardava il retaggio degli uomini, ma conservando la propria integrità mentale.
Finché non diverranno coscienti della loro forza, non si ribelleranno e, finché non si ribelleranno, non diverranno coscienti della loro forza.[Scrivendo dei prolet][1]
I libri migliori [...] sono quelli che vi dicono ciò che sapete già.
In filosofia, nella religione, nell'etica o nella politica, poteva anche accadere che due più due facesse cinque, ma quando si trattava di progettare un fucile o un aeroplano, due più due doveva fare quattro.
In fin dei conti, come facciamo a sapere che due più due fa quattro? O che la forza di gravità esiste davvero? O che il passato è immutabile? Che cosa succede, se il passato e il mondo esterno esistono solo nella vostra mente e la vostra mente è sotto controllo?
Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione proprio per instaurare la dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere.
Il terzo giorno il dolore agli occhi era diventato insopportabile. Ogni cinque minuti, inoltre, doveva ripulirsi gli occhiali. Era come doversi impegnare in una fatica immane, che si aveva il diritto di rifiutare e che tuttavia si desiderava ardentemente e nevroticamente portare a termine.
WAR IS PEACE FREEDOM IS SLAVERY IGNORANCE IS STRENGTH
Libertà è la libertà di dire che due più due fa quattro. Garantito ciò, tutto il resto ne consegue naturalmente.[1]
Lo psicoreato non comporta la morte, esso è la morte.[1]
«Non devi neanche pensare, Winston, che i posteri ti renderanno giustizia. I posteri non sapranno mai nulla di te. Tu sarai cancellato totalmente dal corso della storia. Noi ti vaporizzeremo, disperdendoti nella stratosfera. Di te non resterà nulla, né il nome in un qualche archivio, né il ricordo nella mente di qualche essere vivente. Tu sarai annientato sia nel passato che nel futuro. Sarà come se tu non fossi mai esistito.»
Sapere e non sapere; credere fermamente di dire verità sacrosante mentre si pronunciavano le menzogne più artefatte; ritenere contemporaneamente valide due opinioni che si annullavano a vicenda; sapendole contraddittorie fra di loro e tuttavia credendo in entrambe, fare uso della logica contro la logica; rinnegare la morale proprio nell'atto di rivendicarla; credere che la democrazia sia impossibile e nello stesso tempo vedere nel Partito l'unico suo garante; dimenticare tutto ciò che era necessario dimenticare ma, all'occorrenza, essere pronti a richiamarlo alla memoria, per poi eventualmente dimenticarlo di nuovo. Soprattutto, saper applicare il medesimo procedimento al procedimento stesso. Era questa, la sottigliezza estrema: essere pienamente consapevoli nell'indurre l'inconsapevolezza e diventare poi inconsapevoli della pratica ipnotica che avevate appena posto in atto. Anche la sola comprensione della parola "bipensiero" ne implicava l'utilizzazione.
Se tutti quanti accettavano la menzogna imposta dal Partito, se tutti i documenti raccontavano la stessa favola, ecco che la menzogna diventava un fatto storico, quindi vera.
Sotto il castagno, chissà perché, Io ti ho venduto, e tu hai venduto me: sotto i suoi rami alti e forti, essi sono defunti e noi siam morti.[5]
Sotto i larghi rami del castagno. T'ho venduto e mi hai venduto: Là giaccion loro, qui giacciamo noi. Sotto i larghi rami del castagno. (Baldini, 1950)
La storia era un palinsesto che poteva essere raschiato e riscritto tutte le volte che si voleva.
Lo colpì il fatto che ciò che veramente caratterizzava la vita moderna non era tanto la sua crudeltà, né il generale senso d'insicurezza che si avvertiva, quanto quel vuoto, quell'apatia incolore.
Ti rendi conto che il passato, compreso quello più recente, è stato abolito?
Obbediva al Partito, ma lo odiava ancora. In passato aveva occultato una mente eretica sotto una coltre di conformismo. Adesso aveva compiuto un passo indietro: aveva ceduto con la mente, ma conservando la speranza di mantenere inviolata la profondità del cuore.
Per la prima volta si rese conto che chi vuole tenere un segreto deve celarlo innanzitutto a se stesso. Deve sempre sapere che è lì, ma finché non sia indispensabile, non deve farlo affiorare alla coscienza in una forma alla quale sia possibile conferire un nome. D'ora in avanti non doveva limitarsi ad avere pensieri corretti, doveva sentire in maniera corretta, sognare in maniera corretta. E doveva tenere il suo odio serrato come un globo di materia che fosse a un tempo parte di lui ed estraneo a lui, come una specie di cisti.
«Sei lento nell'apprendere, Winston» disse O'Brien con dolcezza. «Ma come posso fare a meno…» piagnucolò «come posso fare a meno di vedere quello che ho davanti agli occhi? Due più due fa quattro.» «A volte, Winston. A volte fa cinque, a volte tre. A volte fa cinque, quattro e tre contemporaneamente. Devi sforzarti di più. Non è facile diventare sani di mente.»
Se vuoi un'immagine del futuro, pensa a uno stivale che calpesti un volto umano in eterno. (O'Brien)
Si chiese, come aveva fatto parecchie volte in passato, se per caso non fosse pazzo. Forse, a ben pensarci, un pazzo non era che una minoranza formata da una sola persona. Un tempo era segno di follia credere che la terra girasse intorno al sole, oggi lo era il ritenere che il passato fosse immutabile. Poteva darsi che lui fosse il solo ad avere una simile convinzione, ed essendo il solo doveva per forza di cose essere pazzo. Tuttavia non lo disturbava granché il pensiero di essere pazzo: più orribile ancora era la possibilità che non lo fosse.
Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall'oblio per tutto il tempo che serva, negare l'esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile. (da Teoria e prassi del collettivismo oligarchico di Emmanuel Goldstein, Capitolo I: L'ignoranza è forza)
Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l'esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata... tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto. (da La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico di Emmanuel Goldstein; 1950)
«[...] Ortodossia vuol dire non pensare, non aver bisogno di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa.»
Quasi inconsciamente, [Winston] scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere: 2 + 2 = 5.[6]
«[...] Io so che fallirete. C'è qualcosa nell'universo… non so, uno spirito, un principio… che voi non riuscirete mai a dominare.» «Tu credi in Dio, Winston?» «No.» «E allora che cos'è questo principio che ci sconfiggerà?» «Non lo so. Lo spirito dell'Uomo.» «E tu ti consideri un uomo, Winston?» «Sì.» «Se è vero che sei un uomo, Winston, tu sei l'ultimo uomo. La tua specie si è estinta e noi ne siamo gli eredi. Non capisci che sei solo? Tu sei fuori della storia, tu non esisti.» (Winston e O'Brien)
Tirare avanti giorno dopo giorno e settimana dopo settimana, dilatare il più possibile un presente che non aveva futuro, sembrava a entrambi un istinto incontrollabile, come fanno i polmoni, che continuano a inspirare aria finché ce n'è.
Il Partito vi diceva che non dovevate credere né ai vostri occhi né alle vostre orecchie. Era, questa, l'ingiunzione essenziale e definitiva. Winston si sentì assalire dallo sconforto al pensiero dell'enorme potere dispiegato contro di lui, alla facilità con cui un qualsiasi intellettuale del Partito avrebbe demolito le sue tesi in un eventuale dibattito, le sottigliezze argomentative che lui non sarebbe neanche riuscito a capire, figuriamoci a contrastare. Eppure era lui a essere nel giusto! Lui aveva ragione e loro avevano torto. Bisognava difendere tutto ciò che era ovvio, sciocco e vero. I truismi sono veri, era una cosa da tenere per fermo! Il mondo reale esiste e le sue leggi sono immutabili. Le pietre sono dure, l'acqua è bagnata e gli oggetti lasciati senza sostegno cadono verso il centro della Terra.
Tutti i documenti sono stati distrutti o falsificati, tutti i libri riscritti, tutti i quadri dipinti da capo, tutte le statue, le strade e gli edifici cambiati di nome, tutte le date alterate, e questo processo è ancora in corso, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto. La storia si è fermata. Non esiste altro che un eterno presente nel quale il Partito ha sempre ragione.
«Quando fai l'amore, consumi energia. Dopo ti senti felice e te ne freghi di tutto il resto, e questo loro non possono permetterlo. Loro vogliono che tu stia sempre lì a scoppiare d'energia: tutte queste marce, queste grida di acclamazione, questo sventolio di bandiere, non sono altro che sesso andato a male. Se dentro di te ti senti felice, perché mai ti dovresti entusiasmare per il Grande Fratello, i Piani Triennali, i Due Minuti d'Odio e tutta quella merda?»
Forse non si desiderava tanto essere amati quanto essere capiti.
Una volta, pensò Winston, un uomo guardava il corpo di una ragazza, lo desiderava, e questo era tutto; ora non vi era spazio né per il puro amore né per la pura lussuria. Non esistevano emozioni allo stato puro, perché tutto si mescolava alla paura e all'odio. Il loro amplesso era stato una battaglia, l'orgasmo una vittoria. Era un colpo inferto al Partito. Era un atto politico.
«Tu sei una ribelle solo dalla cintola in giù». (Winston a Julia)
Se [...] il benessere e la sicurezza fossero divenuti un bene comune, la massima parte delle persone che di norma sono come immobilizzate dalla povertà si sarebbero alfabetizzate, apprendendo così a pensare autonomamente; e una volta che questo fosse successo, avrebbero compreso prima o poi che la minoranza privilegiata non aveva alcuna funzione e l'avrebbero spazzata via. Sul lungo termine, una società gerarchizzata poteva aversi solo basandosi sulla povertà e sull'ignoranza.
A parte i prigionieri di guerra, il cittadino qualunque dell'Oceania non vede mai un abitante dell'Eurasia o dell'Estasia, e gli è interdetto l'apprendimento delle lingue straniere. Se gli si consentisse di avere contatti con stranieri, scoprirebbe che sono persone come lui e che la maggior parte di quanto gli è stato detto di loro è pura menzogna.
O'Brien sorrise debolmente. «Non sei un metafisico, caro Winston» disse. «Fino a questo momento non hai mai riflettuto su che cosa si intenda per esistenza. Mi esprimerò quindi in termini più precisi. Il passato esiste concretamente, entro lo spazio? Esiste da qualche parte, in qualche luogo, un mondo di oggetti solidi nel quale il passato stia ancora accadendo?» «No.» «E allora dov'è che il passato esiste, ammesso che esista?» «Nei documenti. Sta scritto.» «Nei documenti. E poi?» «Nella mente, nella memoria degli uomini.» «Nella memoria. Noi, il Partito, controlliamo tutti i documenti e la memoria di ogni singolo individuo, pertanto controlliamo il passato.»
«Le cose esistono solo in quanto se ne ha coscienza.» (O'Brien a Winston)
«Se volessi» aveva detto O'Brien, «potrei sollevarmi da questo pavimento come una bolla di sapone.» Winston sviluppò e risolse il senso di quest'affermazione: "Se lui pensa di potersi sollevare in volo e contemporaneamente io penso di vederglielo fare, allora questa cosa accade". D'un tratto, come un rottame sommerso che emerge dall'acqua, gli affiorò alla mente questo pensiero: "Ma non accade veramente, siamo noi che l'immaginiamo. È un'allucinazione". Subito risospinse giù questa riflessione. L'errore era palese. La sua riflessione muoveva dal presupposto che da qualche parte, al di fuori di noi, esistesse un mondo "reale", nel quale si verificavano eventi "reali". Ma come poteva esistere un simile mondo? Come facciamo ad avere conoscenza di qualcosa, se non attraverso la nostra mente? Tutte le cose che accadono sono contenute nella mente e accade veramente solo ciò che è nella mente di tutti.
Si addormentò mormorando fra sé: «L'integrità mentale non ha alcun rapporto con la statistica», con la sensazione che in questa frase si celasse una profonda saggezza.
Alzò lo sguardo verso quel volto enorme. Ci aveva messo quarant'anni per capire il sorriso che si celava dietro quei baffi neri. Che crudele, vana inettitudine! Quale volontario e ostinato esilio da quel petto amoroso! Due lacrime maleodoranti di gin gli sgocciolarono ai lati del naso. Ma tutto era a posto adesso, tutto era a posto, la lotta era finita. Era riuscito a trionfare su se stesso. Ora amava il Grande Fratello.
1984, di George Orwell era un'ottima proiezione nel futuro di un presente che conteneva lo stalinismo, e di un passato prossimo che aveva visto il fiorire del nazismo. Il nuovo mondo fu scritto prima che Hitler salisse al potere in Germania, e quando il tiranno russo non si era ancora avviato sulla sua strada. (Aldous Huxley)
Furono insomma quei sorrisi a convincermi che Orwell ha sbagliato il suo 1984, mostrandoci, sotto la dittatura, un'umanità tetra e spaurita. Non è così: nelle dittature popolari tutti sorridono, sempre. Si può obiettare: Meglio! – Nient'affatto. La condanna a sorridere è più feroce, insopportabile, agghiacciante di quella ideata dallo scrittore inglese, che ci permetterebbe almeno di restare seri. Se ne può dedurre che Orwell non aveva grande immaginazione, tale da superare la realtà di una dittatura. Non ha saputo vedere quel che un semplice funzionario della Propaganda sovietica ha realizzato: i «suoi» personaggi costretti a dormire con la paura che il loro sorriso possa spegnersi nel sonno. (Ennio Flaiano)
George Orwell ha spiegato meglio e prima di ogni altro quel che c'era da spiegare, e quella lezione vale più che mai oggi. In 1984, una delle pagine più toccanti e cariche di inquietudine è quella dei "Due minuti d'Odio": il quotidiano momento di furia, di isteria collettiva, di sfogo della folla, contro il mitico Goldstein, il leggendario nemico del Partito. Nessuno, nella mischia urlante, sa bene chi sia Goldstein e cos'abbia fatto davvero: però, bisogna odiarlo e inveire contro di lui. (Daniele Capezzone)
Il vecchio George Orwell aveva capito tutto, ma al rovescio. Il Grande Fratello non ci osserva. Il Grande Fratello canta e balla. Tira fuori conigli dal cappello. Il Grande Fratello si dà da fare per tenere viva la tua attenzione in ogni singolo istante di veglia. Fa in modo che tu possa sempre distrarti. Che sia completamente assorbito. (Chuck Palahniuk)
L'aspetto più inquietante del romanzo orwelliano non è tanto l'onniscienza del Grande Fratello, quanto il controllo e la distorsione della lingua, in particolare mediante l'invenzione della "neolingua". Le parole assumono significati completamente opposti, quelle che esprimono idee non approvate vengono eliminate e il pensiero stesso viene ottenebrato dalla riduzione e semplificazione del vocabolario. Questa volontà di deformare la realtà attraverso il controllo dell'informazione non è fantascienza per chi è cresciuto leggendo la Pravda in Unione Sovietica o per chiunque viva oggi nella Russia di Putin. (Garri Kasparov)
La società descritta in 1984 è una società controllata quasi esclusivamente dal castigo e dal timore di esso. Nel mondo immaginario della mia favola il castigo è raro e di solito mite. (Aldous Huxley)
Lo stato nordcoreano nacque più o meno contemporaneamente alla pubblicazione di 1984, e si può quasi pensare che al sacro padre dello stato Kim Il Sung, fosse stata omaggiata una copia del romanzo e gli fosse stato chiesto se potesse metterlo in pratica. E tuttavia nemmeno Orwell osò immaginare che la nascita del «Grande Fratello» fosse accompagnata da portenti e segni miracolosi - come gli uccelli che salutano il glorioso evento cantando con parole umane. Né il Partito Interno o Pista Prima/Oceania spendono miliardi di preziosi dollari, in frangenti di tremenda carestia, per dimostrare che il ridicolo mammifero Kim Il Sung e il suo patetico cucciolo, Kim Jong Il, sono due diverse incarnazioni della stessa persona. (Christopher Hitchens)
Pochi uomini hanno abbastanza fantasia per potersi rappresentare la vita in una società moderna non democratica. George Orwell possedeva la fantasia necessaria. Il suo libro 1984 è forse un po' esagerato, ma non nella sostanza. Ed è certo che lo Stato nazionalsocialista era ancora più disumano di quanto lo descrivesse Orwell; solo che era tecnologicamente meno sviluppato. (Karl Popper)
↑ Dal 1950 al 1987 tutte le edizioni inglesi di 1984 riportavano la versione "2 + 2 =". La differenza tra le due formule è, come s'intende, fondamentale. Questa riga contribuisce in modo decisivo all'interpretazione del testo: se Winston lascia in sospeso il risultato dell'operazione aritmetica si aprono infatti spazi per speculare su una sua residua resistenza al Partito. In caso contrario si configura invece la sua sconfitta e accettazione. I fatti erano andati così: nel corso dell'edizione Secker del 1951 la forma di stampa si era allentata, provocando la caduta dell'ultimo carattere che in tal modo sparì per sedici anni da tutte le edizioni britanniche di 1984. Con un tocco di perfidia, Peter Davison sottolinea che apparentemente nessun critico si avvide del cambiamento (Peter Davison, George Orwell. A Literary Life, Macmillan, Londra, 1996, p. 134).
George Orwell, 1984, traduzione di Gabriele Baldini, Oscar Mondadori, Milano, 1950.
George Orwell, 1984, traduzione di Stefano Manferlotti, ne Il peggiore dei mondi possibili, a cura di Massimo Scorsone, Mondadori, Milano, 2020.
George Orwell, 1984, traduzione di Enrico Terrinoni, Newton Compton Editori, 2021. ASIN B08PCGCP92