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segno tipografico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le virgolette sono un segno tipografico usato per contraddistinguere una parola o una frase come citazione, discorso diretto, per evidenziarne la natura gergale, tecnica, metaforica, figurativa, ironica o dialettale, o per parole e frasi straniere non ancora entrate nell'uso comune della lingua. Possono anche essere usate, in alternativa al corsivo, nei riferimenti bibliografici per citare il titolo di un periodico[1][2] e vengono inoltre utilizzate da numerosi linguaggi di programmazione per delimitare le stringhe.
Le virgolette si usano sempre in coppia, in modo analogo alle parentesi, e perciò compaiono anch'esse sempre come «aperte» e «chiuse», rispettivamente prima e dopo la parola o la frase di pertinenza.
Ve ne sono di tre tipi:
C'è inoltre un quarto tipo, scarsamente usato in Italia, ma che viene usato in Svizzera per citazioni all'interno di altre citazioni:
Le virgolette alte vengono utilizzate per riportare un discorso diretto, quindi le parole dei vari interlocutori.
Talvolta può capitare che un discorso venga riportato all'interno di una citazione: in questo caso la citazione esterna sta tra le virgolette basse, il discorso interno tra le virgolette alte. Esempio:
Possono anche essere usate per dire che la parola va intesa con riserva, anche ironicamente. Se si parla figuratamente e si sta facendo una metafora è inutile utilizzare le virgolette. Sarà sbagliato, per esempio, scrivere: «I due rivali stavano combattendo una "guerra di nervi"».[5]
Le virgolette sono la traduzione dal latino signum citationis. La presenza delle virgolette in un testo a stampa a caratteri latini è attestata per la prima volta nell'edizione aldina del 1502 dei Dictorum et factorum memorabilium libri novem di Valerio Massimo, dove furono adoperate per segnalare i passi del testo ritenuti importanti; come segno di citazione sono presenti nel manoscritto S de Il Cesano di Claudio Tolomei (1525-1529) e nell'editio princeps de Il castellano di Gian Giorgio Trissino (1528).
In questi testi la virgoletta è sempre una coppia di virgole situate lateralmente, al margine sinistro del testo e ad altezza di rigo: probabilmente deriva dal diplé («>»), già adoperato per segnalare i passaggi dei testi riportati dalle Sacre Scritture, mentre la virgoletta al testo è attestata a partire dal XVII secolo (per Nina Catach, dal XVI secolo).[1][6]
In informatica, nessuna delle tre coppie principali di caratteri è presente come tale nelle tastiere italiane, le quali dispongono solo delle virgolette "indifferenziate" (cioè senza distinzione tra aperta e chiusa) a uno (') e due apici (") e la prima coincide con l'apostrofo. I sistemi operativi che supportano Unicode (tra cui Linux, macOS, Windows NT e successivi) permettono di inserire i caratteri speciali con delle sequenze di tasti o cambiando la mappatura della tastiera, molti programmi sono in grado di prevedere quale tipo di virgolette occorra a seconda dei casi (per esempio l'opzione "virgolette intelligenti" di molti programmi di videoscrittura).
L'uso delle virgolette basse (« ») – indicate indifferentemente come "aguzze", "acute", "uncinate", "caporali" (meno correttamente) oppure "sergenti"[7] – ha conosciuto un periodo di crisi dapprima nella stampa litografica tratta da testi dattiloscritti (non esistendo il relativo tasto nelle macchine per scrivere) e poi con l'avvento del desktop publishing negli anni 1980, in quanto nelle prime versioni dei programmi non erano presenti i caratteri adeguati: un semplice segno di apice doppio (") sostituiva tutti i tipi doppi (sia aperti, sia chiusi) e il segno di secondo, mentre l'apice singolo (') sostituiva l'apostrofo, entrambi gli apici singoli (aperto e chiuso) e anche il segno di primo.
Lingua | Normali | Alternative | Distanza | ||
---|---|---|---|---|---|
primarie | secondarie[N 1] | primarie | secondarie[N 1] | ||
Afrikaans | “…” | ‘…’ | „…” | ‚…’ | |
Albanese | „…“ | ‘…’ | |||
Arabo | «…» | “…” | |||
Bielorusso | «…» | “…” | 1 pt | ||
Bulgaro | „…“ | ’…’/‚…‘ | «…» | ’…’/‚…‘ | |
Ceco | „…“ | ‚…‘ | »…« | ›…‹ | |
Cinese semplificato | “…” | ‘…’[N 2] | |||
Cinese tradizionale | 「…」 | 『…』 | |||
Croato | „…” | ‘…’ | »…« | ||
Danese | »…«/„…“ | ›…‹/‚…‘ | ”…” | ’…’ | |
Ebraico | “…” | ‘…’ | |||
Esperanto | “…” | ‘…’ | «…»/„…“ | ‹…›/‚…‘ | |
Estone | „…” | «…» | |||
Finlandese | ”…” | ’…’ | »…» | ›…› | |
Francese[N 3] | « … » | « … »/“…”[N 4] | “ … ” | ‘ … ’ | ¼ em |
Giapponese | 「…」 | 『…』 | |||
Greco | «…» | “…” | 1 pt | ||
Inglese | “…” 1 | ‘…’ | ‘…’ | “…” | 1-2 pt |
Irlandese | “…” | ‘…’ | 1-2 pt | ||
Islandese | „…“ | ‚…‘ | |||
Italiano[N 3] | «…» | “…” | “…” | ‘…’ | 0 pt[8] |
Lèttone | „…“ | ||||
Lituano | „…“ | ||||
Lingue lusaziane | „…“ | ‚…‘ | |||
Nederlandese[N 5] | „…” | ‚…’ | ‘…’ | “…” | |
Norvegese | «…» | ‘…’ | „…“ | ‚…‘ | |
Polacco | „…” | «…»/»…«[N 6] | «…»/»…« | ||
Portoghese | «…» | “…” | “…” | ‘…’ | 0-1 pt |
Portoghese (in Brasile) | “…” | ‘…’ | 0-1 pt | ||
Romeno | „…” | «…» | |||
Russo | «…» | „…“ | „…“ | ||
Serbo | „…” | ’…’ | |||
Slovacco | „…“ | ‚…‘ | »…« | ›…‹ | |
Sloveno | „…“ | ‚…‘ | »…« | ›…‹ | |
Spagnolo | «…» | “…”[9] | “…” | ‘…’ | 0-1 pt |
Svedese | ”…” | ’…’ | »…»/»…« | ’…’ | |
Lingue svizzere[N 3] | «…» | ‹…› | „…“ risp. “…” | ‚…‘ risp. ‘…’ | |
Tedesco[N 3] | „…“ | ‚…‘ | »…« | ›…‹ | |
Turco | «…» | ‹…› | “…” | ‘…’ | 0-1 pt |
Ucraino | «…» | „…“ | „…“ | ‚…‘ | |
Ungherese | „…” | »…« |
In molte lingue, alfabeti e paesi vengono di regola usate le doppie virgolette, mentre le altre vengono usate come alternative o per casi speciali, come all'interno di una citazione, per concetti specifici o titoli cubitali. Ci sono tuttavia delle eccezioni come per esempio in inglese: gli statunitensi usano per lo più le doppie, mentre gli inglesi e gli australiani usano più spesso le singole, riservando le doppie per la citazione nella citazione.
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