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Prospettiva
Via dell'Anguillara
strada nel comune italiano di Firenze Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Via dell'Anguillara è una strada del centro storico di Firenze. Più o meno parallela all'Arno, va da piazza Santa Croce a piazza San Firenze. Lungo il tracciato si innestano via de' Bentaccordi, via Torta, via Filippina e via dell'Acqua.
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Storia
Riepilogo
Prospettiva
La strada nacque come direttrice secondaria che usciva dalle mura romane (da quella che nel medioevo era detta la postierla del Garbo, dal nome di una famiglia che aveva le case in quella zona) e che conduceva all'anfiteatro romano. Mentre le rovine di tale edificio diventavano case e palazzetti, verso il 1175 la zona venne inclusa nelle nuove mura e in fondo alla strada venne aperta la porta d'Isola d'Arno, con riferimento a un isolotto formato da due canali che convogliavano in Arno e che alimentavano i fossati delle mura, isolotto in cui nel 1226-1228 si installarono i Francescani fondando quello che poi diventerà il grande convento di Santa Croce. La porta era detta anche di San Simone, dalla vicina chiesa di San Simone. Eccezionale è la sopravvivenza, all'inizio della strada sul fianco di palazzo Cocchi Serristori, di un tratto della muratura dell'antica porta con ancora uno dei cardini su cui veniva installato il battente, risalente all'epoca di Dante Alighieri.
Anticamente la strada aveva più nomi: verso piazza Santa Croce a via de' Bentaccordi si chiamava via del Parlagio/Parlascio, in quanto attraversava l'antico anfiteatro romano, detto volgarmente così dal latino perilasium (a sua volta dal greco antico περιελάσον/perieláson, "spazio circolare"): oggi questo nome è dato a un'altra via poco distante. Nel Settecento questo stesso tratto è attestato come "via dei Cocchi", dal nome della famiglia che possedeva il palazzo Cocchi qui presente. Venne chiamato anche "via delle Tinte", con riferimento ai tintori della Lana, a cui è dedicato anche il vicino corso dei Tintori.
Il restante tratto sembra aver avuto da lungo tempo il nome di Anguillara, che attualmente si tende a spiegare con la presenza lungo il suo tracciato del palazzo donato nel 1435 dal Comune di Firenze al capitano di ventura Baldaccio d'Anghiari conte dell'Anguillara. È comunque da registrare come la denominazione appaia indicare il luogo ben prima del fatto, già agli inizi del Duecento, di modo che prenderebbe sempre più forza la tesi che ricorda come il termine "anguillare" indicasse i tralci delle viti raccolti a mazzo: tenendo presente come in questa stessa zona sia registrata una via della Vigna Vecchia, si può ipotizzare non solo una possibile origine del toponimo ma anche immaginare "che anche questa strada, una volta, non fosse che una viottola tra filari di viti"[1].
Rimane comunque evidente il diverso carattere dei due attuali tratti, dovuto appunto ai vincoli imposti alle costruzioni in fregio al primo dai ruderi dell'antico anfiteatro (il che spiega anche l'andamento irregolare del tracciato), ben leggibili in pianta per l'arco determinato senza soluzione di continuità da piazza de' Peruzzi, via de' Bentaccordi e via Torta.
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Descrizione
Riepilogo
Prospettiva
La strada è pavimentata a lastrico, e presenta ai lati due brevi marciapiedi. Il passaggio di pedoni (in particolare turisti) è oltremodo sostenuto, rappresentando la via un'importante arteria di collegamento tra piazza Santa Croce e piazza della Signoria.
Edifici
Lapidi
Nella via non sono presenti lapidi. L'unica iscrizione che vi si leggeva era posta sulla buca delle elemosine che ancora esiste sul muro del complesso di San Firenze (oggi completamente abrasa ma riportata da Francesco Bigazzi):
LIMOSINE PER IL LAVORIO E. |
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La congregazione di San Giovanni Battista aiutava i poveri ad uscire dalla mendicità avviandoli a un mestiere (il "lavorio") e sostenendo gli inabili.
Tabernacoli



Stranamente priva di lapidi, per una via lunga del centro antico, la strada è particolarmente ricca di tabernacoli.
Sulla cantonata con piazza San Firenze si trova una piccola ma elegante edicola, con cornice, timpano e mensole in pietra serena che ospita Cristo agonizzante sulla croce ai cui lati sono la Vergine Maria e san Giovanni Evangelista. L'opera, in terracotta policroma in altorilievo su fondo azzurro, è di manifattura fiorentina del XVII secolo, ispirata a un'opera molto riprodotta dell'Algardi, il Crocifisso Pallavicini, copiato anche da scultori fiorentini quali Giovan Battista Foggini e Massimiliano Soldani Benzi. Alla base del tempietto un cartiglio con la seguente iscrizione alquanto corrosa: CRISTUS OBLATUS EST / PRO NOBIS. Il tabernacolo venne posto dai monaci di Monte Oliveto, che possedettero questa casa e la vicina chiesa di Sant'Apollinare, poi soppressa nel 1785 e demolita.[8].
Al n. 16, all'angolo con via dell'Acqua, esiste un'edicola di modeste dimensioni, in pietra arenaria di stile barocco e di grazioso effetto, sormontata da una testa di Cherubino. In origine la nicchia doveva contenere un'immagine certamente di maggior formato e pregio di quella che ospita ora. Infatti, attualmente accoglie un bassorilievo in gesso policromo, recentemente restaurato, con l'immagine della Madonna col Bambino e San Giovannino: in secondo piano, quasi in una struttura piramidale, si stagliano due volti (uno raffigurante Sant'Anna, l'altro Gioacchino) attorno alla testa della Vergine la quale è assisa, con Gesù Bambino in grembo alla sua destra e dal lato opposto il libro aperto della sapienza, sorretto dalla mano sinistra del paffutello, sottostante San Giovannino in piedi. La formella, senza scomodare lo scultore Pierino da Vinci[9], è di una piacevole manifattura fiorentina del XVI secolo[8]. È stato restaurato nel 2002 per le cure di Gennaro Grosso.
Sulla cantonata opposta, sulla facciata del palazzo dell'Anguillara al 14, si trova una nicchia in pietra serena incorniciata da arco e lesene, protegge una statuetta marmorea della Madonna con il Bambino. Le proporzioni ed il bel panneggio morbido del manto della Vergine che in piedi tiene in braccio il piccolo figlio, fanno pensare ad un artista fiorentino del Cinquecento; da alcune tracce di lumeggiatura d'oro ancora esistenti, si può desumere che una volta l'edicola fosse tutta dorata. Ai piedi della Madonna un'incisione, quale supplica dei passanti che le invocano protezione: ITER PARA TVTVM ("assicuraci un cammino sicuro")[8]. È stato restaurato nel 1998 da Paola Rosa per le cure di Gennaro Grosso.
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Nella cultura di massa
Via dell'Anguillara n.2 è l'indirizzo (immaginario) dell'abitazione italiana di Martin Mystère, il detective dell'impossibile ideato dalla penna di Alfredo Castelli.
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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