Vere Papa mortuus est

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Vere Papa mortuus est

Vere Papa mortuus est ("Il Papa è veramente morto") è la frase adoperata dal cardinale camerlengo per decretare la morte del papa regnante.

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Illustrazione raffigurante il cardinale camerlengo nell'atto di certificare la morte del papa (1903)

Storia

Riepilogo
Prospettiva

La formula costituiva l'atto conclusivo del complesso cerimoniale, canonizzatosi tra XVIII e XIX secolo, che veniva posto in essere alla morte del papa. Esso rispondeva a due esigenze, una pratica e l'altra spirituale: decretare al di là del ragionevole dubbio il decesso del pontefice in mancanza di standard medico-scientifici, e al tempo stesso inquadrare questo evento terreno in un'ottica sacrale. Pur riportato da molti teologi[1], data la sua natura solenne questo rituale non è comprovato da alcun documento, né è normato dal diritto canonico; la tradizione della procedura è dunque soggetta a significative varianti.

Secondo la forma più nota del rituale, esso doveva svolgersi necessariamente nella camera del pontefice; il camerlengo doveva chiamarlo per tre volte col nome secolare al vocativo, domandandogli "Tu dormis?" oppure "Tu vivis?" ("Dormi?" o "Sei vivo?" in latino); al tempo stesso ne percuoteva lievemente la fronte con un martelletto. Se il papa non rispondeva né manifestava alcuna reazione fisica, il camerlengo ne copriva il volto con un velo, poi si rivolgeva ai presenti e pronunciava la frase Vere Papa mortuus est, decretando ufficialmente l'avvenuto decesso e, incidentalmente, l'inizio della sede vacante e del novendiale.

Forti dubbi sussistono in realtà sull'utilizzo del martelletto: quelli che vengono mostrato a riprova di questa pratica erano in realtà adoperati per cassare l'anello piscatorio. Sembra decisamente più probabile che il camerlengo provvedesse ad auscultare il cuore del pontefice, o che verificasse la presenza del respiro avvicinando alla bocca del papa un fiammifero o una candela accesa: quest'ultima pratica avrebbe peraltro un forte valore simbolico, poiché rimanderebbe a quella del Sic Transit, con la quale il pontificato iniziava[2].

Il rituale cadde in disuso all'indomani dell'annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia. Si ritiene che l'ultimo camerlengo a compiere il rituale nella sua interezza sia stato Gioacchino Pecci (futuro papa Leone XIII) sulla salma di papa Pio IX. La costituzione apostolica Universi Dominici Gregis del 1996 abbandona del tutto la ritualità dell'evento, decretando che il camerlengo abbia il compito di accertare la morte del pontefice senza specificare in che modo, e che ne copra il volto con un velo, provvedendo infine a sigillare gli appartamenti papali: questo atto pone ufficialmente termine al pontificato[2]. Nel 2022 Papa Francesco ha inoltre disposto che la constatazione della morte avvenga non nella camera del defunto, ma nella sua cappella privata[3]. Gli annunci della morte di Giovanni Paolo II e Papa Francesco, preceduti dall'esame scientifico da parte di un medico, sono stati dati in forma di comunicato ufficiale da parte del direttore della Sala stampa della Santa Sede.

La frase Vere Papa Mortuus Est compare comunque sul certificato di morte del pontefice redatto dalla Cancelleria Apostolica in lingua latina in seguito all'annuncio dell'avvenuto decesso da parte del camerlengo: la pubblicazione di tale atto costituisce in effetti l'inizio del periodo di sede vacante.

Nella cultura di massa

Nel film Rapito viene mostrata la scena in cui il camerlengo Pecci pronuncia la frase in seguito alla morte di Pio IX.

Note

Voci correlate

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