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re mitologico sueune Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Vanlandi, o Vanlande (norreno antico "l'uomo della terra del Vanir"[1]), (... – Gamla Uppsala, I secolo), è stato un re leggendario sueone della casata dei Yngling, di Uppsala. Era figlio di Sveigðir e a lui succedette Vísburr.
Vanlandi | |
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L'incubo, di Henry Fuseli. In questa saga è impersonificato nel goblin-succubus Mara | |
Re mitologico della Svezia | |
In carica | I secolo |
Predecessore | Sveigðir |
Successore | Vísburr |
Signore di Uppsala | |
Nome completo | Vanlandi Sveigðirsson |
Morte | Gamla Uppsala, I secolo |
Dinastia | Yngling |
Padre | Sveigðir |
Madre | Vana di Vanaheimr |
Consorte | Driva |
Figli | Vísburr |
Religione | norrena |
La Saga degli Ynglingar (Ynglinga saga) racconta come sia morto per un sortilegio:
«Vanlandi hét son Svegðis, er ríki tók eptir hann ok réð fyrir Uppsala auð; hann var hermaðr mikill, ok hann fór víða um lönd. Hann þá vetrvist á Finnlandi með Snjá hinum gamla, ok fékk þar dóttr hans Drífu. En at vári fór hann á brott, en Drífa var eptir, ok hét hann at koma aptr á þriggja vetra fresti; en hann kom eigi á 10 vetrum. Þá sendi Drífa eptir Huld seiðkonu, en sendi Vísbur, son þeirra Vanlanda, til Svíþjóðar. Drífa keypti at Huld seiðkonu, at hon skyldi síða Vanlanda til Finnlands, eða deyða hann at öðrum kosti. En er seiðr var framiðr, þá var Vanlandi at Uppsölum; þá gerði hann fúsan at fara til Finnlands, en vinir hans ok ráðamenn bönnuðu honum, ok sögðu at vera mundi fjölkyngi Finna í farfýsi hans. Þá gerðist honum svefnhöfugt, ok lagðist hann till svefns. En er hann hafði lítt sofnat, kallaði hann ok sagði, at mara trað hann. Menn hans fóru til ok vildu hjálpa honum; en er þeir tóku uppi til höfuðsins, þá trað hon fótleggina, svá at nær brotnuðu; þá tóku þeir til fótanna, þá kafði hon höfuðit, svá at þar dó hann. Svíar tóku lík hans, ok var hann brendr við á þá er Skúta heitir. Þar váru settir bautasteinar hans.[2]»
«Vanlandi, figlio di Sveigðir, successe al padre, regnando sui domini di Uppsala. Fu un grande guerriero, e andò lontano in diverse terre. Una volta prese la sua dimora invernale in Finlandia presso Sniō il Vecchio, ed ottenne sua figlia Driva in sposa. Ma in primavera partì lasciando Driva dietro, e benché promise di tornare entro tre anni, non era ancora tornato a dieci. Quindi Driva spedì un messaggio alla vǫlva Hulð; e spedì Vísburr, suo figlio da Vanlandi, in Svezia. Driva fece un patto moglie-strega con Huld per incantare Vanlandi per farlo tornare in Finlandia o, altrimenti, per ucciderlo. Quando la stregoneria fu emessa, Vanlandi era a Uppsala, e un grande desiderio venne a lui di tornare in Finlandia; ma i suoi amici e consiglieri lo avvertirono altrimenti, e dissero che il maleficio del popolo finlandese si manifestava nel suo desiderio di tornare là. In seguito divenne molto stanco, e si distese per dormire. Ma quando aveva giusto dormito un poco urlò, dicendo che Mara lo stava calpestando. I suoi uomini accorsero a lui per aiutarlo. Tuttavia quando prendevano la sua testa, lei calpestava le sue gambe fino a quasi romperle, e quando afferravano le sue gambe lei premeva sulla sua testa e così morì. Gli svedesi presero il suo corpo e lo bruciarono presso il fiume chiamato Skytaa, dove fu eretta una pietra sopra di lui.[3]»
Sniō il Vecchio è una figura riconducibile all'impersonificazione della neve, Huld è una potente vǫlva, mentre Mara è lo spirito degli incubi (dal proto-germano marōn, tuttora in Svedese Mara significa incubo), il cui malefico, danzare sul corpo di chi è alle porte del sonno, opprimendolo, ricorda la paralisi ipnagogica.
Senza la prosa di Snorri la Saga degli Ynglingar, l'Ynglingatal, sarebbe ben più difficile da interpretare.
(NON)
En á vit
Vilja bróður
vitta véttr
Vanlanda kom,
þá er trollkund
of troða skyldi
liðs grímhildr
ljóna bága;
ok sá brann
á beði Skútu
menglötuðr,
er mara kvalði
(IT)
Ma ad incontrare
il fratello di Vili[=Odino]
il demone del sortilegio
portò Vanlandi,
quando il nato dalla strega
Grìmhildr della notte
calpestò sopra;
il nemico degli uomini[=guerriero],
E fu bruciato
sulla sponda dello Skytaa
colui che perde la collana[=il generoso?],
colui che Mara asfissiò.
(Þjóðólfr ór Hvíni - Ynglingatal, Stanze 4 e 5)
Qui l'interpretazione è più oscura e tende a variare in base all'autore. Chiaramente il kenning fratello di Víli è Odino. Trollkund potrebbe significare nato dalla strega, come troll della stregoneria, ma il senso complessivo non cambia. Piuttosto, grìmhildr è più problematico. Se grìm è l'oscurità, considerato che -hildur, -hildr è elemento comune nei nomi femminili, a volte è stato associato alle valchirie[5] o a una dea dei liquori forti[6] ma, leggendolo come grím hildr è più semplice che si riferisse al succubus Mara[7], citata nell'ultima strofa,[8] o al più a colei che lanciò il maleficio quindi al grimmr (in norreno: malevolo) di Hild (Huld, la vǫlva).
L'Historia Norvegiæ presenta un sunto del Ynglingatal in latino, più antico delle citazioni di Snorri.
«Iste [Swegthir] genuit
Wanlanda, qui in somno
a dæmone suffocatus interiit,
quod genus
dæmoniorum norwegico
sermone mara vocatur.
Hic genuit Wisbur [...].»
«Lui [Swegthir] generò
Walanda, che morì nel sonno
soffocato da un demone,
uno della specie
demoniaca norvegese,
invocato come 'Mara',
Fu il padre di Visbur [...]»
Vanlandi è altresì citato nel Íslendingabók quale successore di Svegðir e predecessore di Visbur[9].
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