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L'Ume (梅? lett. "Albicocca")[1] è stato un cacciatorpediniere della Marina imperiale giapponese, quarta unità della classe Matsu. Fu varato nell'aprile 1944 dai cantieri navali Fujinagata, a Osaka.
Ume | |
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Pianta e profilo della classe d'appartenenza | |
Descrizione generale | |
Tipo | Cacciatorpediniere |
Classe | Matsu |
Proprietà | Marina imperiale giapponese |
Ordine | 1942 |
Cantiere | Fujinagata (Osaka) |
Impostazione | 1º dicembre 1943 |
Varo | 24 aprile 1944 |
Completamento | 28 giugno 1944 |
Destino finale | Affondato il 31 gennaio 1945 da attacco aereo a sud di Formosa |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 1 282 t A pieno carico: 1 676 t |
Lunghezza | 100 m |
Larghezza | 9,35 m |
Pescaggio | 3,3 m |
Propulsione | 2 caldaie Kampon e 2 turbine a ingranaggi a vapore Kampon; 2 alberi motore con elica (19 000 shp) |
Velocità | 27,75 nodi (52,73 km/h) |
Autonomia | 4 680 miglia a 16 nodi (8 667 chilometri a 30,4 km/h) |
Equipaggio | 210 |
Equipaggiamento | |
Sensori di bordo | Sonar Type 93 Radar Type 22 |
Armamento | |
Armamento |
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Note | |
Dati riferiti all'entrata in servizio secondo il progetto iniziale | |
Fonti citate nel corpo del testo | |
voci di cacciatorpediniere presenti su Wikipedia |
Appartenente alla 43ª Divisione, operò in compiti di protezione al naviglio mercantile e a importanti scaglioni della flotta da battaglia nel Mar Cinese Meridionale; ebbe anche modo di partecipare a una delle ultime missioni di trasporto truppe a Leyte, prima di subire danni nel porto di Manila. Inviato a Hong Kong per le riparazioni, il 31 gennaio 1945 fu colato a picco a sud di Formosa da bombardieri statunitensi, poco dopo aver abbandonato una missione di recupero personale dalle Filippine.
L'Ume presentava una lunghezza fuori tutto di 100 metri, una larghezza massima di 9,35 metri e un pescaggio di 3,30 metri; il dislocamento a pieno carico ammontava a 1 676 tonnellate. L'apparato motore era formato da due caldaie Kampon, due turbine a ingranaggi a vapore Kampon, due alberi motore con elica: erano erogati 19 000 shp, sufficienti per una velocità massima di 27,75 nodi (52,73 km/h); l'autonomia massima era di 4 680 miglia nautiche a 16 nodi (circa 8 667 chilometri a 30,4 km/h). L'armamento era articolato su tre cannoni Type 89 da 127 mm L/40 in due affusti pressoché scoperti; quattro tubi lanciasiluri da 610 mm raggruppati in un impianto Type 92 e senza ricarica; venti cannoni automatici Type 96 da 25 mm L/60 e due lanciatori Type 94 per bombe di profondità (36 a bordo). Infine erano stati forniti un sonar Type 93 e un radar Type 22. All'entrata in servizio l'equipaggio era formato da 210 uomini.[2][3][4]
Il cacciatorpediniere Ume fu ordinato nell'anno fiscale edito dal governo giapponese nel 1944. La sua chiglia fu impostata nel cantiere navale della ditta Fujinagata a Osaka il 1º dicembre 1943 e il varo avvenne il 24 aprile 1944; fu completato il 28 giugno seguente[5] e il comando fu affidato al capitano di corvetta Yoshiharu Ōnishi. Fu immediatamente assegnato all'11ª Squadriglia cacciatorpediniere, dipendente dalla Flotta Combinata e demandata all'addestramento delle nuove unità in tempo di guerra.[6]
Il 15 luglio fu ufficialmente inserito nell'organico della 43ª Divisione cacciatorpediniere con i gemelli Matsu, Momo e Take; il 20 agosto il reparto, privato del Matsu perduto in combattimento un paio di settimane prima, passò agli ordini della 31ª Squadriglia di scorta, a sua volta parte della 5ª Flotta, ma già da luglio era coinvolto in regolari missioni di difesa al traffico navale da e per il Giappone.[6] È molto probabile che risalga a questo periodo l'aggiunta di un radar Type 13 per la ricerca aerea, assicurato all'albero di maestra, e di cinque cannoni Type 96 da 25 mm in postazioni singole.[7] Assieme al Momo, l'Ume partecipò tra il 25 ottobre e il 2 novembre alla scorta delle due portaerei Ryuho e Kaiyo, le quali salparono da Sasebo per trasferire a Kīrun rifornimenti e aeroplani: sia l'andata che il ritorno a Kure si svolsero senza incidenti. Il 9 novembre la 43ª Divisione al completo, i cacciatorpediniere Momo, Ume, Shimotsuki e l'incrociatore leggero contraereo Isuzu (nave ammiraglia della 31ª Squadriglia di scorta) accompagnarono le navi da battaglia ibride Ise e Hyuga alla base di Mako; questa formazione salpò alla volta di Manila, carica di equipaggiamenti, materiali e scorte, ma la sera del 13 novembre l'alto comando la dirottò nella zona fittamente ricoperta di isole a ovest di Palawan, dopo aver appreso dei ripetuti attacchi sul porto dei gruppi imbarcati statunitensi. Qui rimasero, dal 16, le corazzate e alcuni cacciatorpediniere in attesa di navi da trasporto veloci, ma l'Isuzu con il Kuwa, il Momo e il Sugi misero nuovamente la prua sulla città filippina. L'Ume ebbe il nuovo incarico di rafforzare lo schermo difensivo a una parte importante della 2ª Flotta, in ripiegamento dopo la disfatta nella battaglia del Golfo di Leyte, e rimase di pattuglia tra Brunei e Mako fino al 20 novembre. In seguito fu richiamato nelle Filippine e, il 5 dicembre, lasciò il porto di Manila in funzione di nave comando per la scorta del convoglio numero 8 diretto a Ormoc – il porto occidentale di Leyte dove approdavano i rinforzi per la guarnigione, impegnata a combattere contro gli americani. Due giorni più tardi le navi nipponiche subirono un attacco aereo americano e il cacciatorpediniere lamentò danni superficiali. Avarie più serie subì il 15 dicembre, nel corso di un massiccio raid aereo statunitense sugli impianti portuali della capitale filippina, tanto che fu inviato a Hong Kong per le riparazioni.[6]
Scelto dal capitano di vascello Sugama quale propria nave ammiraglia per la 43ª Divisione, tra il 20 e il 29 gennaio 1945 l'Ume completò due viaggi da Hong a Takao, che lasciò il 30 assieme ai cacciatorpediniere Kaede e Shiokaze: avevano l'ordine di raggiungere Aparri, recuperare gli equipaggi aeronautici rimasti laggiù e riportarli al sicuro in territori in mano giapponese. Il giorno successivo, tuttavia, le unità furono avvistate da velivoli statunitensi e la missione fu annullata; l'affrettato rientro alla colonia di Formosa fu segnato da un pesante attacco condotto dalle United States Army Air Forces: l'Ume incassò in rapida sequenza tre bombe da bimotori North American B-25 Mitchell e affondò 20 miglia a sud dell'isola con settantasette cadaveri a bordo (22°30′N 120°00′E ); i naufraghi, tra i quali trentasei feriti e i capitani Ōnishi e Sugama, furono soccorsi dallo Shiokaze e fatti sbarcare a Formosa.[6]
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