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botanico italiano (1860-1934) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ugolino Martelli (Firenze, 11 settembre 1860 – Montelupo Fiorentino, 25 novembre 1934) è stato un botanico italiano, noto soprattutto per i suoi approfonditi studi sulla famiglia delle Pandanaceae.
Ultimo di cinque figli di una famiglia appartenente all’aristocrazia agraria toscana, il conte Ugolino Martelli nacque a Firenze l’11 settembre 1860[1]. Giovane promettente studente di botanica, conobbe alla fine del 1878 Odoardo Beccari, allora direttore dell’Istituto Botanico Fiorentino, divenendone in breve tempo l’unico allievo[2][3]. Dal 1880 assiduo frequentatore dello studio ricavato dal Beccari in alcuni locali del Museo di Storia Naturale di Firenze, Martelli diede inizio alla sua carriera di ricercatore pubblicando alcune note di botanica applicata negli anni 1880- 83.
Negli anni immediatamente successivi crebbe grandemente nella considerazione del suo maestro Beccari, tanto che questi gli affidò l’analisi di una parte importante delle proprie collezioni ovvero un interessante gruppo di Asteraceae raccolte in Malaysia e in Nuova Guinea (1883), alcune piante provenienti dalla regione dei Bilen in Eritrea (1886) e alcune altre della regione di Massaua (1888)[4].
Negli studi di questi anni, grazie all’influenza di un grande maestro come Giovanni Arcangeli, si rende manifesto un sensibile allargamento dell'orizzonte degli studi scientifici di Martelli che lo porterà ad occuparsi di morfologia e biologia dei funghi, di biologia delle piante superiori, di sistematica delle spermatofite (1887-91)[5].
A partire dal 1902, abbandonando quasi del tutto gli altri ordini di ricerche, si dedicherà per oltre un trentennio allo studio sistematico e fitogeografico della famiglia delle Pandanaceae, venendone poi riconosciuto dalla comunità scientifica il massimo esperto a livello mondiale[6][7][8].
A questi anni di studio, con un lungo periodo di interruzione dal 1914 al 1920 dovuto al servizio militare prestato nel Regio Esercito[1], si devono le pubblicazioni di una serie di importanti monografie dedicate all’analisi di materiali portati in Europa da viaggiatori come Karl Rechinger (1867-1952), Otto Warburg, Hans Winkler (1877-1945) nonché la pubblicazione dell’enumerazione critica delle Pandanaceae nella rivista Webbia (1910-13), accompagnata dall'illustrazione di una notevole quantità di specie inedite e corredata di 43 tavole[9].
A questo periodo si data anche il formarsi del primo nucleo della raccolta di Pandanaceae che arriverà a contare oltre cento pacchi d’erbario con le corrispondenti infruttescenze cui si aggiungono, a mo’ di corredo bibliografico, una serie di memorie di floristica e di botanica applicata nonché relazioni di viaggi scientifici nel Sud-est asiatico, in Africa centrale e meridionale, Madagascar, India, Malaysia, Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda e Polinesia[10].
Nel corso della sua carriera poté analizzare materiali provenienti soprattutto dagli arcipelaghi dell’Asia sud-orientale, della Polinesia e dell’Australia grazie a una fitta corrispondenza con viaggiatori e missionari nonché ad una estesa rete di relazioni con i principali orti botanici del mondo come quelli di Parigi, Londra, Kew e Berlino, da lui personalmente e ripetutamente visitati[11].
Non meno rilevanti al fine dei suoi studi furono le campagne scientifiche che Martelli condusse in prima persona tra il 1888 e il 1923 e che lo portarono a percorrere per intero la Toscana e buona parte dell’Italia centro-meridionale, con spedizioni in Puglia, Sardegna, Emilia-Romagna, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria, Sicilia[12].
Dedicò l'ultima parte della sua vita anche all’edizione postuma di due monografie dedicate alla famiglia delle palme, la prima incentrata sulla tribù delle Borasseae (1924) e la seconda sulla tribù delle Corypheae (1931), entrambe opere lasciate incompiute dal suo maestro Odoardo Beccari morto nel 1920[13].
Ai vasti interessi scientifici sopra citati vanno a sovrapporsi alcune notevoli ricerche storico-erudite di cui non mancò di occuparsi, seppur saltuariamente, nell’arco di tutta la sua lunga carriera. Rientrano nel campo di questi studi le indagini sulla sepoltura di Pier Antonio Micheli (1884), quelle sull’Erbario Blanco (1902), sull’erbario e sulle collezioni di Georg Eberhard Rumphius acquistate a suo tempo dal Granduca Cosimo III (1902-1903), sui manoscritti di Giuseppe Raddi (1923) ed infine sull’origine botanica della spina ritenuta della corona di Gesù Cristo e venerata a Pisa (1933)[14].
Ritiratosi nella villa familiare di Sammontana nei pressi di Montelupo Fiorentino a causa delle malferme condizioni di salute, morì il 25 novembre 1934[1], lasciando incompiuta una vasta monografia sulle Pandanaceae alla quale lavorava fin dal 1910[15].
Socio della Società Toscana di Orticoltura fin dal 1879, Martelli fu nel 1888 tra i fondatori della Società botanica italiana, istituzione di cui a lungo rimase consigliere e segretario.
Fondatore della rivista Webbia nel 1905[12][16], fu attivo all’interno dell’Istituto Botanico Fiorentino negli anni 1880-1903, poi nuovamente dopo il 1924.
Tra il 1881 e 1915 operò anche all’interno dell’Istituto Botanico di Pisa al quale, nel 1922, venne aggregato come assistente volontario finché nel 1929 fu incaricato della direzione dell’istituto stesso.
Abilitato nel 1897 alla libera docenza in Botanica generale presso l’Università di Pisa, tenne in questo ateneo anche un corso di geografia botanica e di botanica coloniale dal 1901 e nell’Anno Accademico 1929-30 fu infine incaricato del corso di botanica.
Abbandonati gli incarichi ricevuti dall’Università di Pisa per motivi di salute, accettò nel 1933 quello di conservatore onorario delle collezioni botaniche dell’Istituto di Firenze che mantenne fino alla morte[17].
Fu socio anche della Società Toscana di Scienze Naturali e della Linnean Society di Londra.
Con legato testamentario Ugolino Martelli lasciò la collezione di palme già appartenuta ad Odoardo Beccari, poi divenuta sua proprietà, al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze sezione di Botanica così come la raccolta dei Pandanus, il suo ricco erbario personale e una corposa raccolta di lastre fotografiche (circa 530)[18][19].
Riservò al Museo e Orto Botanico di Pisa i suoi strumenti di lavoro, mentre divise la sua biblioteca personale tra le università di Pisa e di Firenze. In particolare il fondo a lui intitolato custodito presso la sede di Botanica della Biblioteca di Scienze dell’Università di Firenze[20], riordinato e inventariato nel 2013, comprende manoscritti, taccuini di viaggio, disegni e fotografie (in gran parte relativi alle Pandanaceae) ed un cospicuo nucleo di corrispondenza[3][21][22]. A questi documenti si aggiungono circa 4.000 estratti e 400 volumi a stampa di soggetto prevalentemente botanico e fitogeografico (fascia tropicale), attualmente in fase di recupero catalografico[23].
L’archivio familiare dei Martelli (Fondo Martelli), custodito presso l’Archivio di Stato di Firenze, conserva di Ugolino documenti di carattere anagrafico e patrimoniale[24].
Elenco di opere selezionate:
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