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famiglia nobiliare siciliana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I Trigona sono una casata nobiliare siciliana di derivazione sveva.
Trigona | |||||
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Stato | Ducato di Svevia Sacro Romano Impero Regno di Sicilia Regno delle Due Sicilie Regno d'Italia Italia | ||||
Casata di derivazione | Duchi dei Monti Chirii | ||||
Titoli |
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Fondatore | Salardo, duca dei Monti Chirii | ||||
Data di fondazione | VII secolo | ||||
Etnia | sveva-italiana | ||||
Rami cadetti |
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Grande arme Trigona | |
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Le origini della dinastia vengono fatte risalire al VIII secolo, e la sua fondazione attribuita ad un Salardo, duca dei Monti Chirii, in Svevia.[1] Il figlio di questi, Coraldo, milite al servizio di Pipino il Breve, acquistò molti castelli, tra cui il castello e la signoria di Trigonne, in Piccardia, da cui deriva il cognome.[2]
Un Ermanno di Trigona, capitano dell'esercito dell'imperatore Federico II di Svevia, giunse in Sicilia nel XIII secolo, dove si stabilì, e per i suoi servigi ebbe nel 1239 la castellania e la signoria di Mistretta, nel Val Demone.[2] Non si hanno notizie su esponenti della famiglia che abbiano preso parte alle Guerre del Vespro in Sicilia del 1282-1302, ma con la conquista dell'isola da parte degli Aragonesi, i Trigona furono al servizio di questi ultimi e vi si imparentarono attraverso il matrimonio di un Giacomo Trigona con Margherita d'Aragona, figlia di Sancho, a sua volta figlio naturale del re Pietro III di Aragona.[1]
Tra il XV e il XVIII secolo, i Trigona acquisirono numerosi feudi e vassallaggi, e investiti di diversi titoli, ebbero incarichi politici e militari di rilievo, in particolare nelle città di Caltagirone, Catania, Mazzarino, Noto, Palermo, Piazza Armerina e Siracusa, in cui essi si dimorarono e godetterò di nobiltà.
Dopo l'abolizione del feudalesimo avvenuto nel Regno di Sicilia nel 1812, a seguito della promulgazione della Costituzione siciliana concessa dal re Ferdinando III di Borbone, i Trigona ebbero quattro seggi alla Parìa di Sicilia come Principe di Calvaruso, Duca di Misterbianco, Barone di San Cono e Barone di Santo Stefano di Camastra.
I Trigona, stabilitisi in diverse zone della Sicilia, si divisero in più rami, dei quali il principale è stato quello dei Principi di Sant'Elia. Il ramo deriva da Berengario Trigona, governatore della città di Guastalla, che il 26 novembre 1749 fu investito dal duca Filippo I di Parma del titolo di conte, trasmissibile ai discendenti.[3] Fu suo figlio Bernardo, che sposò Aurora Starrabba, figlia di Gaetano principe di Giardinelli, da cui ebbe Romualdo.[3]
Romualdo sposò Rosa Salonia dei baroni di Bonfallura, la quale trasmise il titolo baronale al figlio Domenico.[3] Detto Domenico, sposò Agata Strazzeri Trigona, e attraverso questa unione pervenne alla famiglia il titolo di Principe di Sant'Elia, di cui ottenne investitura il 20 marzo 1775 il figlio Romualdo, che ereditò anche il titolo di barone di Santo Stefano di Mistretta.[3] Il nipote di questi, il principe Romualdo Trigona Gravina (1809-1877), attraverso il matrimonio con Laura Naselli Terrasini dei duchi di Gela, portò in dote alla sua famiglia il relativo titolo.[4]
Il ramo si estinse in linea maschile a inizio XX secolo con il principe Domenico Trigona Naselli (1828-1906), figlio di Romualdo, deputato e senatore del Regno d'Italia, che dal matrimonio con Maria Menabrea Richetta, figlia di Luigi Federico, marchese di Valdora, ebbe una sola figlia, Laura Romualda, che investita dei titoli paterni, e sposata con Carlo Trigona Favalli dei marchesi della Floresta, li trasmise a questi maritali nomine.[5] Da detta unione nacque una sola figlia, Maria Carlotta, che premorì ai genitori nel 1920 a soli 24 anni.[5]
Si estinse anche la linea cadetta derivata dal fratello Giovanni (1833-?), padre del conte Romualdo Trigona di Napoli (1870-1929), che dalla consorte Giulia Mastrogiovanni Tasca Filangieri ebbe due figlie, Clementina e Giovanna.[5] Giovanna Trigona Filangeri (1904-1994), sposò nel 1923 Giuseppe Albanese, comandante della Regia Aeronautica e pilota automobilistico.[6]
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