Tomba Regolini-Galassi

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La tomba Regolini-Galassi è una tomba etrusca a camera rinvenuta nella necropoli del Sorbo a Cerveteri, l'antica città di Caere, che prende il nome dai suoi scopritori: il generale Vincenzo Galassi e l'arciprete di Cerveteri Alessandro Regolini, che la ritrovarono completamente intatta nel 1836.[1]

Fatti in breve Localizzazione, Stato ...
Tomba Regolini-Galassi
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Grande fibula d'oro, 675-650 a.C.
Localizzazione
Stato Italia
ComuneCerveteri
Scavi
Data scoperta1836
ArcheologoAlessandro Regolini e Vincenzo Galassi
Amministrazione
PatrimonioNecropoli del Sorbo
VisitabileSi
Mappa di localizzazione
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Collana rinvenuta nella tomba Regolini-Galassi, 675-650 a.C
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Pettorale in oro dalla tomba Regolini-Galassi, ca. 650 a.C
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Vaso d'argento, 650 a.C

Descrizione

La tomba consta di un dromos, un corridoio lungo 37 m e largo 1.8 m, che termina nella camera funeraria principale di forma rettangolare; prima di questa, si trovano altre due camere funerarie, più piccole e di forma ovale.[2] La porzione inferiore della tomba è tagliata nel tufo, mentre la porzione superiore è costruita con blocchi di pietra squadrati, che hanno creato uno sbalzo risultante dallo sviluppo dei blocchi di pietra uno sopra l'altro.[2][1]

La tomba fu interamente ricoperta da un tumulo di 46 m., che inglobava altre cinque tombe probabilmente appartenute alla stessa famiglia, che le conferì una facciata monumentale.[2][1]

Stando all'architettura e gli oggetti rinvenuti, che comprendono un corredo di paioli di bronzo e monili in oro di origine etrusca di foggia orientale, la tomba è il luogo di sepoltura di una delle famiglie etrusche più ricche della città.[1][3][4]

Reperti

Riepilogo
Prospettiva

Gli scavi del sito hanno riportato alla luce i resti di tre corpi,[5] tra i quali quello di una donna aristocratica deposta nella cella finale, e quello di un uomo cremato nella cella di destra. Assieme a questi, sono stati ritrovati un ricco corredo funebre che include gioielli in oro, argenterie, oggetti in bronzo e oro, ceramiche di origine fenicia-cipriota e tre carri: una biga, un carro per passeggeri seduti e uno da trasporto pesante.[1] Una piccola anfora d'argento reca l'iscrizione etrusca mi larthia (io sono di Larth), indicando così il probabile nome del principe etrusco.[5]

La maggior parte degli oggetti mostra motivi decorativi riconducibili all'età villanoviana del VII secolo a.C., tra cui una grande fibula adornata con cinque piccoli leoni raffigurati in movimento[4] ed una placca di 25 cm decorata con animali di origine orientale.[6] La tecnica di forgia della fibula è stata definita maestosa, così come quella delle ciotole fenice in metallo.[senza fonte]

Le influenze orientali sono marcatamente presenti nella tomba, fondendo i costumi etruschi con quelli greci e delle popolazioni del Mediterraneo orientale.[4] L'impiego di una quantità variegata di materiali per la realizzazione dei suppellettili, come ferro, stagno, rame, argento e oro, è una dimostrazione dell'importanza mineraria dell'area, che ha visto gli insediamenti villanoviani svilupparsi passando dall'essere delle piccole comunità agricole a città che costituivano dei veri e propri centri nevralgici dell'economia.[7]

A seguito degli scavi archeologici della tomba, i reperti vennero inizialmente poste al sicuro in una stanza della residenza del Generale Galassi, figura di spicco dell'armata papale, per poi essere vendute al Vaticano,[8] dove oggi sono visibili nel Museo Gregoriano Etrusco.[9]

L'elenco dettagliato dei ritrovamenti della tomba fu pubblicato da Luigi Grifi nel 1841.[10]

Note

Altri progetti

Collegamenti esterni

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