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materiale di rifiuto solido emesso dagli esseri viventi del regno animale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le feci sono il materiale di rifiuto che viene emesso dagli esseri viventi del regno animale. Sono dette anche escrementi o deiezioni e sono prodotte dall'apparato digerente.
Molte specie superiori tendono a nutrirsi di escrementi per arricchire la dieta alimentare: è il caso dei conigli e degli ippopotami, che, oltre a nutrirsi dei propri escrementi, forniscono fonte di cibo ad alcune specie di Ciclidi africani.
Le feci e le urine sono inoltre importanti segnali di presenza o transito degli animali, sfruttati dall'uomo e da altri predatori per la caccia.
Nelle feci spesso si trovano anche i semi delle piante ingerite. I semi così dispersi hanno una buona probabilità di piantarsi, trovandosi a distanza dalla pianta madre e circondati da fertilizzante.
Le feci degli animali erbivori di medie dimensioni prendono il nome di letame e vengono utilizzate in agricoltura per arricchire il terreno di composti azotati e altri sali minerali. Lo stesso utilizzo ha il guano, costituito da escrementi di uccelli marini e pipistrelli. In Sudamerica vengono raccolte enormi quantità di guano. Gli scarabei stercorari sono abituati a trasportare una o più pallottole di sterco.
Sono composte in buona parte da residui alimentari non digeribili, come cellulosa e cheratina, da residui di acidi gastrici, da bile che agisce principalmente sul colore, da muco, da cellule morte e, in parte considerevole, da batteri e acqua.
La normale percentuale del peso totale delle feci umane è costituita dal 75% di acqua e il 25% di sostanze solide.
Le sostanze solide sono costituite prevalentemente da fibre che determinano la struttura e la consistenza delle feci: infatti, se le fibre sono poco presenti, la quantità di acqua presente nelle feci si riduce, determinando una consistenza delle stesse di tipo caprino (vedere Bristol stool scale). La presenza di fibre determina in modo prevalente la consistenza delle feci. Inoltre, il 30% del loro peso è costituito da batteri, normalmente saprofiti. Il 15% è rappresentato da sostanze inorganiche, in particolare fosfati e calcio che sono normalmente assunti in eccesso e quindi in parte eliminate con le feci. Il 5% è rappresentato da sostanze lipidiche e derivati; il resto è rappresentato da muco, cellule di desquamazione ed enzimi digestivi.
La composizione delle feci è quindi, eccezion fatta per le fibre assunte, indipendente dall'alimentazione; infatti una parte delle stesse non ha origine alimentare, tant'è che si continuano a formare anche in caso di digiuno.[1]
Le feci hanno un odore tipico assai sgradevole (sebbene esso sia talvolta tollerabile quando emesse da individuo in buone condizioni di salute), dovuto alla trasformazione e decomposizione da parte dei batteri intestinali del cibo nell'intestino crasso e alla trasformazione di alcuni composti in tioli, solfuro di idrogeno e indolo.
L'analisi macroscopica delle feci (odore, colore, composizione e consistenza) e il loro esame permette, oltre a capire la dieta dell'animale o essere umano che le ha espulse, di diagnosticarne eventuali malattie.[2]
A seconda della patologia o dello stato patologico le feci possono avere una composizione e aspetto differente: un esempio classico è la diarrea, che porta ad avere feci liquide e semiliquide, mentre nelle enteriti le feci sono gelatinose (ricche di muco), nelle insufficienze pancreatiche hanno una consistenza simile alla polenta (poltacee), mentre nelle insufficienze biliari, oltre ad essere poltacee, sono anche a mastice.[3]
La Bristol stool scale o Bristol stool chart o scala delle feci di Bristol è uno strumento medico diagnostico, usato sia in ambito clinico[4] sia in ambito sperimentale,[5][6] creato allo scopo di classificare in categorie la forma e consistenza delle feci umane; la scala prevede sette categorie distinte.
La forma e la consistenza delle feci dipendono dal tempo di permanenza delle stesse nel colon, con buona correlazione statistica.[7][8]
La consistenza delle feci viene determinata anche dal tipo di alimentazione: una dieta ricca di fibre e accompagnata da abbondante acqua porterà ad avere feci più molli ed abbondanti, mentre una dieta povera di fibre porterà ad avere feci più formate e concentrate.[3]
Un'altra caratteristica è il colore, che può descrivere lo stato di salute dell'individuo: infatti determinate colorazioni sono tipiche di determinate patologie.
Generalmente il colore normale delle feci varia dal nocciola chiaro al marrone scuro; questo dipende molto dal tipo di regime alimentare e dalla ripartizione dei macronutrienti e delle fonti alimentari, mentre altre colorazioni indicano uno squilibrio di tale regime o condizioni patologiche di tipo fisico o sono provocate da agenti infettivi:[9]
Dal greco kópros (= sterco) si sono sviluppati termini come:
In tutte le lingue sono presenti parole alternative che si riferiscono alle feci. Alcune vengono utilizzate come insulto o imprecazione volgare. Per esempio in italiano, nel linguaggio volgare, la parola merda. Sempre volgarmente, un singolo escremento è anche chiamato "stronzo" (dal longobardo strunz, sterco), da cui deriva l'insulto: «Sei uno stronzo!».
Il sostantivo cacca, un tempo volgare, è ora accettato nel linguaggio comune, mentre, al contrario, il verbo cacare (o cagare) è considerato un insulto se, nella forma di invito alla defecazione, viene rivolto ad una persona ("ma va' a cagare"). Secondo una interpretazione, il termine deriverebbe da cloacare (= imbrattare, inquinare). Altri, più recenti, ma forse non meno fantasiosi, lo legano a una radice sanscrita *kak- da cui deriva çaka (= letame, sterco). Per altri deriva dal greco Kakos che significa cattivo, brutto.[senza fonte]
Nel linguaggio infantile le feci sono chiamate comunemente popò, pupù o anche cacchina.
Da qualche anno la cultura occidentale sta cambiando il modo di rapportarsi alle deiezioni, con una conseguente trasformazione del tabù.
In Italia, per esempio, nel 2005, "La cacca. Storia naturale dell'innominabile" di Nicola Davies vinse il Premio Andersen come miglior libro di divulgazione. Qualche anno dopo, dal libro di Davies prese spunto la mostra itinerante Storia naturale dell'innominabile: la cacca. La mostra è stata ospitata dall'Urban Center di Ravenna e dalla Biblioteca “De Amicis” di Genova nel 2007, dal “Parco Oltremare” di Riccione, dall'Exmà di Cagliari, dal Museo tridentino di Storia Naturale di Trento e dall'Officina dei Piccoli della Città della Scienza di Napoli nel 2008.[10]
Per quanto riguarda l'Occidente in generale, nel 2008 ha fatto il giro del mondo la voce, data da alcuni blog o siti internet, che affermano l'esistenza del Japanese Poop Museum collegandolo al Himeji City Museum of Literature. Le foto allegate lasciano intendere una classificazione scientifica delle feci animali e indicano un interesse per l'aspetto fisiologico e non solo ludico delle feci. Più documentato il sito Poopreport.com,[11] una sorta di museo online che cerca di raccogliere informazioni scatologiche e categorizzarle.
Altri musei presentati su internet assolvono alla funzione comica popolare da sempre legata all'argomento: per esempio, di carattere triviale e popolaresco il Lucifer's Shit Museum è ancora inserito nella tradizione del tabù, di cui si può parlare solo esagerandolo o esorcizzandolo simbolicamente, ossia carnevalizzandolo. Internet ha avuto un ruolo fondamentale nel mettere in evidenza e pubblicizzare argomenti fino a pochi decenni fa considerati privati.
Negli anni sessanta un precedente importante nel cambiamento culturale occidentale si ebbe con il libro divulgativo La scimmia nuda (1967) di Desmond Morris, che destò interesse per il suo approccio scientifico anti-umanistico: l'uomo veniva osservato come un animale tra gli altri e analizzato nei suoi aspetti sociali e biologici. Il libro, dal contenuto ormai datato, era ancora velato di ironia, indizio della difficoltà sociale ad accettare l'approccio scelto dall'autore, e con cui comunque doveva fare i conti l'autore stesso per non offendere il suo pubblico.
Invece la famosa opera di Piero Manzoni, di pochi anni precedente, per la polemica implicita nell'opera stessa non può considerarsi un superamento del tabù, in quanto la Merda d'artista coinvolge le feci solo nel loro aspetto simbolico, connotata negativamente come una degenerazione, a rappresentare la degenerazione dell'arte o la bassezza morale degli artisti, e non viene vista come una funzione fisiologica. Non a caso, il barattolo in cui viene contenuta ricorda una scatola per alimenti e l'accostamento mangiare-defecare è un tema tipico tra le oscenità apotropaiche che costellano la cultura popolare.[12]
Le feci possono essere utilizzate per ricavarne risorse o come fonte energetica.
In un gran numero di aree del mondo, caratterizzate da penuria di carburante vegetale o fossile, lo sterco di animali erbivori (dromedari, bovini, equini) trova un importante utilizzo come carburante.
Per lo più esso viene fatto disseccare al sole dopo averlo mescolato con paglia, dandogli forme che ne consentano un più facile trasporto. Per esempio in Arabia o in Egitto, caratterizzati da una scarsità eccezionale di legname e di altro materiale utile ad essere bruciato per ricavarne calore, allo sterco viene fatta assumere una forma discoidale ed è chiamato aqrāṣ ǧilla.[13]
Con i processi di filtrazione e purificazione delle acque reflue sia cittadine che industriali sorgono agli inizi degli anni 2000 i primi chiarificatori delle acque, adatti a desabbiare, filtrare e separare dalle feci le acque fognarie delle città e le acque di provenienza industriale. Nei principali agglomerati urbani i processi di trattamento delle acque reflue riescono a perfezionarsi costituendo con i miglioramenti tecnologici e le automazioni una vera e propria "fabbrica delle feci", dove la separazione intermedia delle sostanze solide fecali riesce con accorgimenti e stoccaggi particolari ad accumulare la sostanza fecale umana, separata, e a ricavarne da essa del gas metano che nello stesso processo viene usato per alimentare caldaie ad acqua e quindi energia naturale. Il gas ricavato viene anche convogliato e riutilizzato per agglomerati industriali o abitativi vicini. Negli ultimi anni la politica ambientale ha incentivato la produzione e l'uso di questi gas, aumentando le strutture di trattamento dei reflui provenienti dalle città italiane, e potenziando la canalizzazione fognaria verso i trattamenti delle feci.
La parte solida o biosolidi o fanghi di depurazione ricavata dalla filtrazione dei liquami fognari può essere utilizzata per la produzione dei laterizi, con una concentrazione del 10 al 25%, migliorandone l'isolamento termico.[14] Si hanno alcuni esempi di tale soluzione in Italia già dal 2009 e con una composizione dei laterizi con circa il 15% di liquami,[15] alcune aziende hanno anche ricevuto l'approvazione Europea per i relativi brevetti di produzione.[16]
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