Loading AI tools
materiale non voluto e/o non utilizzato Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I rifiuti sono materiali di scarto di svariate attività umane. Esempi tipici ne sono i rifiuti solidi urbani, le acque reflue (contenenti rifiuti corporei), il deflusso superficiale della pioggia in idrologia e in particolar modo nei sistemi di drenaggio urbano, i rifiuti radioattivi e altri.
Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) e in particolare secondo la Convenzione di Basilea del 1989, art.2(1), "I rifiuti sono sostanze o oggetti che sono smaltiti o che sono destinati a essere smaltiti o devono essere smaltiti in base alle disposizioni della legislazione nazionale".[1]
L'Unione europea, con la Direttiva n.2008/98/Ce del 19 novembre 2008 (Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L312 del 22 novembre 2008) li definisce "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi".[2] Non sono considerati rifiuti i "sottoprodotti", ossia i residui ottenuti da un ciclo produttivo che soddisfano i requisiti elencati nell'art. 184-bis del D.lgs. 152/2006:
È previsto che, dopo una determinata lavorazione, un rifiuto possa cessare di essere tale se vengono rispettate le condizioni elencate nell'art. 184-ter del D.lgs. 152/2006:
La definizione normativa in Italia è data dall'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cosiddetto Testo unico ambientale), modificata dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 "Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive". (10G0235) (GU n. 288 del 10-12-2010 - Suppl. Ordinario n.269):
«Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi»
L'atto di "disfarsi" va inteso indipendentemente dal fatto che il bene possa potenzialmente essere oggetto di riutilizzo, diretto o previo intervento manipolativo. Secondo la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 "disfarsi" equivale ad avviare un oggetto o sostanza ad operazioni di smaltimento o di recupero (rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006).
La produzione totale di rifiuti stimata in Canada è la più grande del mondo. Ha un totale annuo stimato di rifiuti è 1,325,480,289 tonnellate. Data la popolazione canadese di 36,7 milioni, si tratta di uno spreco annuo stimato pro capite di 36,1 tonnellate[3].
Sebbene la Bulgaria abbia una popolazione di circa 7 milioni di persone, genera un po' più di spazzatura rispetto agli Stati Uniti, che hanno una popolazione di oltre 325 milioni di persone. Lo spreco annuo stimato pro capite in Bulgaria è di 26.7 tonnellate e il totale annuo stimato dei rifiuti è di 189,141.945 tonnellate.
La grande impresa edile bulgara è il principale produttore dei rifiuti del paese: l'industria da sola produce 172 milioni di tonnellate di rifiuti. Tra il 2010 e il 2016, la costruzione di immobili ha visto un aumento dell'attività del 16,4% nel Paese.[3]
Gli Stati Uniti hanno la terza popolazione più grande di tutti i paesi e hanno prodotto il maggior numero di rifiuti solidi urbani al mondo: nel 2017 sono stati generati 258 milioni di tonnellate di RSU. Il paese più popoloso del mondo, la Cina, invece, ha generato 210 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani nel 2017. La produzione di rifiuti pro capite tra gli americani è aumentata da 4,5 libbre per persona al giorno nel 2017 a 4,9 libbre per persona al giorno nel 2018. Nel corso di un anno, ciò equivale a circa 0,8 tonnellate metriche pro capite all'anno. La Banca Mondiale ha una categoria speciale per rifiuti industriali, medici, rifiuti elettronici, pericolosi e agricoli. Gli Stati Uniti hanno generato circa 8,4 miliardi di tonnellate in questa categoria di rifiuti nel 2017[3].
La stima dei rifiuti annuali pro capite dell'Estonia era di 23,5 tonnellate e il totale stimato dei rifiuti annuali era di 30,912,409 tonnellate. Il paese genera oltre 35 volte la media UE di rifiuti pericolosi pro capite, quasi tutti provenienti dal settore degli scisti bituminosi. Quasi un terzo dei quasi 31 milioni di tonnellate di rifiuti del paese sono rifiuti pericolosi. La popolazione dell'Estonia è di circa 1,3 milioni[3].
La popolazione della Finlandia è di 5,5 milioni. I suoi rifiuti annuali stimati pro capite erano 16.6 tonnellate e il totale stimato dei rifiuti annuali del paese era 91,698.449 tonnellate in 2017. La Finlandia è uno dei paesi più ricchi del mondo. Il settore immobiliare ha registrato un enorme vantaggio grazie ai bassi tassi ipotecari e alla crescita dei centri urbani. In queste aree urbane è esplosa una crescente domanda di nuovi edifici, in particolare di piccoli appartamenti[3].
La Danimarca è il più grande produttore di rifiuti urbani pro capite nell'Unione europea, con ogni abitante che ha generato una media di 844 chilogrammi di rifiuti nel 2019. Seguono Lussemburgo e Malta[4].
I rifiuti possono essere classificati in base all'origine in:
in base alle loro caratteristiche di pericolosità, in (D.lgs 152/06 art.184 c.1):
in base al loro stato fisico:
I rifiuti solidi urbani sono una classe fortemente eterogenea; vengono abbreviati internazionalmente nell'acronimo MSW dall'inglese "Municipal Solid Waste" o dall'acronimo italiano RSU.
Sono rifiuti urbani (D.Lgs. 152/2006, art. 184, c. 2):
1. rifiuti organici;
2. carta e cartone;
3. plastica;
4. legno;
5. metallo;
6. imballaggi compositi;
7. multimateriale;
8. vetro;
9. tessili;
10. toner non contenenti sostanze pericolose;
11. ingombranti;
12. vernici, inchiostri, adesivi, resine non contenenti sostanze pericolose;
13. detergenti non contenenti sostanze pericolose;
14. altri rifiuti non biodegradabili;
15. rifiuti urbani indifferenziati
prodotti dalle seguenti attività:
1. musei, biblioteche, scuole, associazioni, luoghi di culto;
2. cinematografi e teatri;
3. autorimesse e magazzini senza alcuna vendita diretta;
4. campeggi, distributori carburanti, impianti sportivi;
5. stabilimenti balneari;
6. esposizioni, autosaloni;
7. alberghi con ristorante;
8. alberghi senza ristorante;
9. case di cura e riposo;
10. ospedali;
11. uffici, agenzie, studi professionali;
12. banche ed istituti di credito;
13. negozi abbigliamento, calzature, libreria, cartoleria, ferramenta, e altri beni durevoli;
14. edicole, farmacie, tabaccai, plurilicenze;
15. negozi particolari quali filatelia, tende e tessuti, tappeti, cappelli e ombrelli, antiquariato;
16. banchi di mercato beni durevoli;
17. attività artigianali tipo botteghe: parrucchiere, barbiere, estetista;
18. attività artigianali tipo botteghe: falegname, idraulico, fabbro, elettricista;
19. carrozzerie, autofficine, elettrauti;
20. attività artigianali di produzione beni specifici;
21. ristoranti, trattorie, osterie, pizzerie, pub;
22. mense, birrerie, hamburgerie;
23. bar, caffè, pasticcerie;
24. supermercati, pane e pasta, macelleria, salumi e formaggi, generi alimentari;
25. plurilicenze alimentari e/o miste;
26. ortofrutta, pescherie fiori e piante, pizza al taglio;
27. ipermercati di generi misti;
28. banchi di mercato generi alimentari;
29. discoteche, night club;
Rimangono escluse le attività agricole e connesse di cui all'articolo 2135 del codice civile;
Attività non elencate, ma ad esse simili per loro natura e per tipologia di rifiuti prodotti, si considerano comprese nel punto a cui sono analoghe;
Gli RSU, contengono vari sali inorganici e composti alogenati organici che contribuiscono in modo differente alla produzione di diossine durante un processo di combustione e nello stesso tempo sono responsabili di fenomeni di degrado delle strutture di contenimento delle discariche. Vari autori[senza fonte] riportano un contenuto salino inorganico molto elevato negli RSU, formato essenzialmente da:
I sali lisciviabili del rifiuto solido urbano possono superare i 5 g/litro. Tali sali, pressoché tutti di tipo inorganico, contribuiscono alla formazione di vari composti aggressivi nel percolato.
Sono rifiuti speciali (D.Lgs. 152/06, art. 184, c. 3):
Sono rifiuti pericolosi (D.Lgs. 152/06, art. 184, c. 5):
Le classi di pericolo dei rifiuti sono le seguenti:
Il Catalogo europeo dei rifiuti (allegato D del Testo Unico), istituito conformemente alla normativa comunitaria e suscettibile di periodiche revisioni, assegna ad ogni tipologia di rifiuto un codice a 6 cifre (così detto codice CER) che ne consente una più facile identificazione.
I rifiuti tossici sono quei materiali di scarto che possono causare dei danni o la morte a creature viventi, o che possono porre a rischio l'ambiente circostante. Generalmente si tratta di prodotti di provenienza industriale e commerciale, ma anche di uso domestico (prodotti delle pulizie, batterie, cosmetici, prodotti di giardinaggio), in agricoltura (fertilizzanti chimici, pesticidi), militare (armi nucleari e chimiche), servizi medici (prodotti farmaceutici), fonti radioattive, industria leggera (impianti di lavaggio a secco). Possono presentarsi in forma liquida, solida o liquame e contenere agenti chimici, metalli pesanti, radioisotopi e altre tossine. Si diffondono facilmente e possono contaminare laghi, fiumi, falde acquifere[5].
Come per l'inquinamento, il problema dei rifiuti tossici cominciò a presentarsi significativamente durante la rivoluzione industriale.[6]
Diverse organizzazioni e gruppi ambientalisti, hanno posto all'attenzione dei media la gestione spesso inadeguata dei rifiuti tossici, rivelando le frequenti collusioni della mafia, nel sud come nel nord Italia.[7]
Per quanto riguarda il problema attuale della gestione (trattamento o recupero) dei rifiuti si rimanda alla voce specifica:
Il decreto legislativo 205/2010, art. 1, modifica l'articolo 177 del decreto legislativo 152/2006 come segue:
«L'articolo 177 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, è sostituito dal seguente: Articolo 177 (Campo di applicazione e finalità)
1. La parte quarta del presente decreto disciplina la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati, anche in attuazione delle direttive comunitarie, in particolare della direttiva 2008/98/CE, prevedendo misure volte a proteggere l'ambiente e la salute umana, prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell'uso delle risorse e migliorandone l'efficacia.
2. La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse.
3. Sono fatte salve disposizioni specifiche, particolari o complementari, conformi ai principi di cui alla parte quarta del presente decreto adottate in attuazione di direttive comunitarie che disciplinano la gestione di determinate categorie di rifiuti.
4. I rifiuti sono gestiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente e in particolare: a) senza determinare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, nonché per la fauna e la flora; b) senza causare inconvenienti da rumori o odori; c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse, tutelati in base alla normativa vigente.»
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.
Every time you click a link to Wikipedia, Wiktionary or Wikiquote in your browser's search results, it will show the modern Wikiwand interface.
Wikiwand extension is a five stars, simple, with minimum permission required to keep your browsing private, safe and transparent.