Stringi i denti e vai!

Stringi i denti e vai! (Bite the Bullet) è un film d'avventura, ambientato nel West, del 1975.

Stringi i denti e vai!
Una scena del film
Titolo originale	Bite the Bullet
Lingua originale	inglese
Paese di produzione	Stati Uniti d'America
Anno	1975
Durata	131 min
Genere	avventura, western
Regia	Richard Brooks
Sceneggiatura	Richard Brooks
Produttore	Richard Brooks
Casa di produzione	Columbia Pictures, P/B, Vista
Fotografia	Harry Stradling Jr.
Montaggio	George Grenville
Musiche	Alex North
Scenografia	Robert Boyle
Costumi	Rita Riggs
Trucco	Fred Blau
Interpreti e personaggi
Gene Hackman: Sam Clayton Candice Bergen: Miss Jones James Coburn: Luke Matthews Ben Johnson: Mister Ian Bannen: Sir Harry Norfolk Jan-Michael Vincent: Carbo Robert Donner: Reporter Jean Willes: Rosie Mario Arteaga: Messicano Dabney Coleman: Jack Parker John McLiam: Gebhardt Robert Hoy: Lee Christie Jerry Gatlin: taglialegna Sally Kirkland: Honey Walter Scott Jr.: Steve Bill Burton: Billy Buddy Van Horn: Slim Joe Brooks: Dottore che leva le sanguisughe Lucia Canales Darwin Lamb
Doppiatori italiani
Renzo Montagnani: Sam Clayton[1][2]

È il terzo e ultimo film western di Richard Brooks, dopo L'ultima caccia (1956) e I professionisti (1966).

Trama

Ai primi del novecento, il giornale The Western Press organizza una corsa di resistenza a cavallo di settecento miglia nel Far West. Alla partenza, una decina di partecipanti, tra cui i due amici Sam Clayton e Luke Matthews, ex Rough Riders reduci della guerra ispano-americana, l'ex prostituta Miss Jones, un giovane ambizioso e arrogante, un vecchio e acciaccato cowboy, un gentiluomo britannico amante degli sport e un Messicano afflitto da mal di denti.

Riprese

Il film è stato girato in Nevada, New Mexico e Colorado.^[3]

Riconoscimenti

Il film ha ricevuto due candidature ai Premi Oscar 1976, per la migliore colonna sonora e il miglior sonoro.

Critica

Il Dizionario Mereghetti assegna un giudizio positivo di tre stelle su quattro, lodando il «gruppo di attori in stato di grazia» e «un finale commovente nella sua inattualità».^[4] Per il Dizionario Morandini «Brooks riesce a imporre le sue qualità di robusto e generoso narratore, in una intelligente metafora della vita».^[5]