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La strage dei Trinci (o eccidio di Nocera), avvenuta a partire dal 30 dicembre 1419, fu l'esecuzione sommaria di alcuni esponenti della famiglia nobile dei Trinci, signori di Foligno.
Strage dei Trinci strage | |
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Il Campanaccio di Nocera Umbra | |
Tipo | Strage |
Data | 30 dicembre 1419 |
Luogo | Nocera Umbra |
Stato | Italia |
Obiettivo | Famiglia Trinci |
Responsabili | Pietro da Rasiglia |
Motivazione | Adulterio |
Conseguenze | |
Morti | 5 |
Niccolò Trinci, signore di Foligno e vicario di Nocera, ebbe una relazione sentimentale con Orsolina, moglie di Pietro da Rasiglia, castellano di Nocera e uomo di fiducia dei Trinci. Costui, per vendicarsi del torto subito, invitò i tre fratelli Niccolò, Corrado e Bartolomeo Trinci e Berardo da Varano, scampato alla strage[1], ad una battuta di caccia nei dintorni di Nocera. Corrado non vi partecipò poiché si trovava a Trevi, mentre Niccolò e Bartolomeo, al termine della battuta, furono ospitati per la notte nella rocca della città. Niccolò fu il primo ad essere ucciso nel letto[2] e la stessa sorte toccò la mattina seguente a Bartolomeo. Il castellano cercò inoltre di incitare la popolazione locale a schierarsi contro i Trinci, invano.
Corrado, venuto a conoscenza dei delitti, chiese aiuto al capitano di ventura Braccio da Montone, col quale era imparentato[1], che assediò la città[3]. Pietro, rifugiatosi con la moglie nel Campanaccio, prima di morire, la buttò giù dalla torre. Corrado, non pago di quanto accaduto, giustiziò il padre del castellano, Pasquale da Rasiglia, tagliandolo a pezzi, e fece uccidere i parenti di quest'ultimo fino al terzo grado.
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