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strumento con cui una persona può recare danno ad un'altra o difendersi in caso di aggressione Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un'arma è un qualsiasi oggetto, dispositivo, strumento meccanico o elemento di natura chimica, nucleare o elettromagnetica che venga utilizzato allo scopo di offendere oppure sia progettato per la difesa personale dell'utilizzatore.[1]
In linea puramente teorica, qualunque oggetto può essere utilizzato come arma, anche se chiaramente alcuni possono risultare più efficaci o più idonei allo scopo, rispetto ad altri.
La clava, da molti storici viene ritenuta la prima arma e quindi la più antica arma fabbricata dall'uomo. Vennero ben presto la mazza un bastone appuntito con corno, e poi le scuri, i coltelli come le daghe, le lance, gli archi e le frecce costruite con selci lavorate o come in uso nelle civiltà precolombiane, in america, con schegge di ossidiana. Con l'uso dei metalli la varietà, tanto da offesa, quanto da difesa, si accrebbe rapidamente e ne nacque la prima suddivisione in difensive e offensive, le quali presero forme e i nomi più svariati. Nell'età della pietra si fabbricarono lame, coltelli, scuri di selce, e mazze semplici o formate di un bastone spaccato a una delle estremità, avente dentro lo spacco una pietra tenuta a posto con una legatura fatta di strisce di corteccia di albero o con una cordicella fatta di minugia attorcigliata.
Parecchi storici sostengono che le macchine da lancio o da getto (baliste, catapulte) furono usate per prime dalle civiltà orientali i quali già le adoperavano da parecchi secoli quando, poco prima di Pericle, i Greci ne appresero l'uso. Invece, secondo Plutarco la macchina da lancio sarebbe originaria della penisola italiana e risalirebbe al IV secolo a.C.; i Greci l'avrebbero importata dalla Sicilia, che era già allora centro di sviluppatissima civiltà, anche militare. Comunque è certo che Ciro, che fu uno dei più audaci e geniali condottieri della storia antica, adoperò ampiamente la balista.
Nell'antica Grecia le macchine da getto ebbero diffusione dopo la guerra contro Serse e quella del Peloponneso, e vennero perfezionate da Filippo II di Macedonia e Alessandro Magno, i quali adoperarono dei parchi costruiti e diretti da Polido e Diodato. Questi parchi servivano esclusivamente per gli assedi, soltanto Alessandro fece il primo tentativo per utilizzarli in operazioni di campagna contro i Traci e, nella spedizione asiatica, mise in campo un'artiglieria eccellente, baliste e catapulte, di cui erano totalmente sprovvisti i Persiani e che provò le sue alte qualità tecniche negli assedi di Alicarnasso e di Tiro. Traiano utilizzò ampiamente le macchine da guerra anche sul campo di battaglia, in particolare la carroballista.
Va rilevato che dalle macchine da getto gli Elleni trassero scarso rendimento; a ciò contribuì l'insuccesso della seconda battaglia di Mantinea, durante la guerra del Peloponneso. La hasta nella civiltà romana era lunga circa metri 1,75, quanto l'altezza di chi la portava il quale era chiamato hastatus. Nei secoli XV, XVI e XVII si chiamò picca ed era per la fanteria molto lunga, facendo riscontro all'antico contus, arma propria dei cavalieri o all'antica sarissa della fanteria dell'esercito macedone.
Durante il medioevo e nell'età moderna incominciarono ad apparire le macchine corazzate e le armi da lancio. Tra le armi di difesa, si ricordano scudi e armature: in particolare, si attribuisce al capitano di ventura Mostarda da Forlì (XIV-XV secolo) l'introduzione dell'uso di armature interamente di ferro, anziché in cuoio, come si faceva fino ad allora. Le milizie medioevali usavano anche le cosiddette chiaverine, nome dell'arma derivato da una parte di essa (l'asta) che portava in cima una cuspide di forma e materiale variabili. L'invenzione delle armi da fuoco e la loro applicazione alla guerra fece diminuire e quasi totalmente abbandonare le armi difensive personali.
Una prima grande svolta nella fabbricazione e nell'uso delle armi in Europa si ebbe nel XIV secolo con l'affermarsi dell'utilizzo bellico della polvere da sparo; vennero così costruite le prime armi da fuoco, che sfruttavano come forza propulsiva per il lancio di proiettili proprio i gas generati dalla deflagrazione della polvere da sparo quando questa veniva incendiata; uguale influsso ebbero gli approfondimenti degli studi sulla balistica. Il primo archibugio fu costruito in Spagna nel 1450.[senza fonte], altre armi che si diffusero nel periodo furono colubrine, archibugi, moschetti, spingarde, pistole.
Tra le artiglierie del periodo, oltre ai primi tipi di armi lanciate a mano come bombe e granate, ci furono le bombarde. Le armi da fuoco portatili presero fin dall'inizio vari nomi, a seconda dell'epoca di costruzione, della forma, dei meccanismi presenti. Lo stesso avvenne per le artiglierie.
Con le scoperte scientifiche del XIX secolo e del XX secolo, alle cosiddette armi convenzionali si sono via via aggiunte o sostituite armi più sofisticate che fanno ricorso a tecnologie avanzate basate sull'uso della chimica (armi chimiche, con veleni o tossine), della biologia (armi batteriologiche, con ceppi di batteri o di virus letali), dell'energia nucleare (armi nucleari, come ad esempio la bomba atomica e la bomba H).
Con il progredire e l'evolversi delle tecnologia si sono andate sviluppando e affermando diversi tipi di armi, che possono essere variamente classificate.
Sono delle armi - generalmente utilizzate nel combattimento corpo a corpo - solitamente in grado di infliggere ferite e lesioni, e solo in particolari casi di uccidere. Esse si basano sul principio dell'urto col bersaglio e per questo, sono chiamati anche armi da botta e ne sono tipici rappresentanti i bastoni, i martelli, le mazze, le clave. Altro esempio di tali armi, utilizzato in età antica e durante il medioevo, era il mazzafrusto.
Sono tali armi ma anche oggetti che provocano danni al bersaglio se impugnati e azionati dall'uomo con la sola forza fisica anch'esse solitamente utilizzate nel combattimento corpo a corpo. In tale categoria possono essere ricomprese anche le armi contundenti; ma specificamente rispetto a queste incorporano lame. Quest'ultima è un pezzo di metallo di forma adeguata che presenta una o più parti affilate chiamate "filo". Le lame possono essere più adatte a tagliare (in questo caso si parla di armi da taglio e ne sono tipici rappresentanti le spade, i coltelli, le sciabole e le asce) o a colpire di punta per penetrare nel bersaglio (da qui la nascita del termine armi da punta), come i pugnali o le lance, le picche e le baionette: a questo scopo, alcune armi da punta non prevedono nemmeno la presenza del filo sulla lama, ma hanno solamente la punta acuminata necessaria per penetrare e/o sfondare (come alcuni stiletti, i fioretti, i "centodieci", il "becco di corvo").
Si possono inoltre distinguere le armi bianche secondo la dimensione in corte, medie e lunghe. Le armi bianche corte sono occultabili e generalmente non superano la trentina di centimetri: in questa categoria si possono catalogare i coltelli, i pugnali, gli stiletti, le daghe corte, le accette da lancio. Le armi bianche medie erano le tipiche armi individuali da guerra da usare a corta distanza prima dell'avvento delle armi da fuoco: spade, sciabole, asce da guerra ecc.
Sono armi bianche lunghe, altrimenti dette inastate o immanicate, quelle poste al termine di un bastone (asta) che ne diventa il mezzo per impugnarle (manico) e per aumentare la distanza di efficacia delle armi stesse: la categoria ricomprende lance, picche, alabarde, giavellotti. Con armi d'asta o armi in asta si indicano appunto tutte le armi che hanno un manico lungo da due a più metri e permettono di colpire l'avversario a qualche distanza continuando a impugnarle (seppure alcune sia possibile anche lanciarle, come ad esempio il giavellotto). L'acquisto di tali armi è riservato solo a coloro in possesso di porto d'armi in corso di validità o in mancanza da nulla osta della questura. Si ricorda che qualsiasi lama con doppio filo è considerata arma da guerra pertanto non esistono autorizzazioni civili che permettano anche il solo acquisto di tali armi.
Sono armi da lancio quelle armi che, sempre grazie alla forza fisica dell'uomo e in abbinamento a dispositivi meccanici (ma sempre caricati dalla forza del lanciatore) servono per lanciare - anche a distanze considerevoli - proiettili di vario tipo come pietre, frecce, quadrella (arco, balestra, trabucco, fionda, scorpione, balista, carroballista), o che vengono esse stesse lanciate (giavellotto, asce da lancio, coltelli da lancio).
A seconda delle dimensioni e del numero di persone necessarie al proficuo utilizzo di queste armi, si ha la distinzione tra armi da lancio individuali (tutte quelle lanciate direttamente come giavellotto, asce da lancio, coltelli da lancio, nonché quelle che lanciano proiettili come arco, fionda, balestra, cerbottana) e armi di artiglieria (ballista, catapulta, trabucco, onagro e carroballista).
Le armi da fuoco si possono dividere, anche in rapporto alle loro dimensioni e alla loro tipologia, in armi portatili (o leggere) (ad esempio pistola, fucile), armi di artiglieria (cannone, mortaio) e in armi esplodenti (bombe, mine, granate).
Nella categoria rientrano le armi che lanciano proiettili contenenti in sé energia propulsiva (lanciarazzi come il bazooka o il sistema MLRS, lanciamissili come il FIM-92 Stinger): tali armi sono sostanzialmente dei supporti di lancio per armi esplodenti che usano il principio del razzo per la loro stessa propulsione, altre armi da fuoco non tradizionali sono quelle elettriche, dove tramite una corrente si genera un campo elettromagnetico che accelera il proiettile, come nel caso del cannone a rotaia e del cannone di Gauss.
Le armi non letali (in inglese non-lethal weapon) o inabilitanti sono particolari tipi di armi, atte a fermare o comunque bloccare persone, masse di persone, materiali o mezzi. Spesso sono usate in operazioni anti-sommossa. Questo tipo di armi colpiscono, puniscono e scoraggiano i bersagli, ma in teoria non dovrebbero uccidere. Solitamente questo tipo di armi utilizzano le moderne tecnologie nel campo dell'elettronica, l'optoelettronica, l'acustica, la chimica, la biologica, la medicina e la meccanica.
Alcuni tipi di queste armi sono:
Sono armi che sfruttano la potenza generata dalla carica di esplosivo che incorporano, per generare danni a persone e cose. Questa particolare categoria di armi da fuoco, costituita da armi esplodenti, nasce per danneggiare bersagli molto estesi o molto grandi, come edifici, macchinari, automezzi, mezzi corazzati, navi eccetera: generalmente non vengono usate da singoli uomini (ci sono eccezioni, come le bombe a mano, i lanciarazzi RPG e alcuni lanciamissili SAM spalleggiabili), ma lanciate da cannoni o sganciate da aerei o navi, o da appositi veicoli di terra e si differenziano tra di loro soprattutto per i diversi modi di arrivare sul bersaglio; per tale differenziazione avremo quindi:
Sono armi progettate per causare distruzione in un ampio raggio geografico; In italiano è d'uso la dizione armi NBC dalle iniziali Nucleari, Batteriologiche, Chimiche. In inglese la sigla più usata è WMD, Weapon of Mass Destruction (arma di distruzione di massa), ma sono usati anche NBC e ABC (dove "A" sta per Atomic).
Lo scopo di queste armi non è tanto quello di colpire un obiettivo preciso quanto di distruggere quanti più edifici e mezzi e/o uccidere quante più persone possibile, indiscriminatamente e senza alcuna distinzione fra militari e civili: l'area colpita da esse è infatti tanto vasta, e gli effetti tanto duraturi nel tempo, da impedire il ritorno a una vita normale nell'area colpita per anni o per decenni, da parte di chiunque. Vengono anche definite armi della fine del mondo, perché un loro uso massiccio su vasta scala, per esempio in un'ipotetica terza guerra mondiale, avrebbe una buona probabilità di provocare l'estinzione della specie umana e di buona parte delle piante e degli animali superiori dal pianeta. L'utilizzo più comune di tali armi è la deterrenza, ovvero non sono fatte per essere usate ma per minacciare ritorsioni o attacchi.
Come detto, sono considerati armi improprie oggetti costruiti con uno scopo utilitario, diverso da quello dell'offesa alla persona.
L'età contemporanea offre molti oggetti che posseggono un potenziale offensivo, e che quindi si prestano a diventare armi improprie. Si possono citare coltelli e altri arnesi da cucina, sostanze chimiche sia di sintesi sia naturali, utilizzate per i motivi più vari e che possono essere usate per nuocere a una persona, automobili e altri mezzi di trasporto con i quali è possibile provocare volontariamente incidenti, elettrodomestici, l'energia elettrica sia domestica sia industriale: in breve è un'arma impropria qualunque strumento costruito per uno scopo non offensivo ma che può essere usato come arma qualora lo si voglia.
Vengono chiamati impropriamente armi (visto che non servono per offendere) difensive passive quegli oggetti indossabili atti a proteggere l'indossatore, per cui sono chiamate anche protezioni individuali. Quelle antiche, sono la corazza, l'elmo, lo scudo e tutte le altre parti che difendevano la persona da capo a piedi. Esse erano di forme svariatissime a seconda dell'epoca di costruzione e della nazione.
Quelle moderne si riducono all'elmetto, adottato per la prima volta nella prima guerra mondiale da tutte le nazioni. Durante quel conflitto, vennero usati anche "scudi" individuali che proteggevano gli uomini che avevano il compito di avvicinarsi alle trincee nemiche per tagliare il filo spinato che le proteggeva, oltre a venire impiegate anche corazze metalliche a forma di corpetto per proteggere "Arditi assaltatori" e "guastatori": da queste corazze, impiegando nuovi materiali quali Kevlar e piastre in ceramica balistica, si è giunti ai moderni giubbotti antischegge e ai giubbotti antiproiettile.
Altro elemento importante è stato il sacchetto a terra che si trasporta vuoto e si riempie sul posto per creare una postazione difensiva fissa, utilizzato nelle trincee e nelle fortificazioni.
Sono armi concepite per attività sportiva, quali il tiro a segno. Queste armi si contraddistinguono da quelle da guerra o quelle comuni per la loro meccanica più sofisticata, i sistemi di mira più precisi, le impugnature regolabili e altri accorgimenti che ne fanno delle armi adatte all'esercizio dello sport del tiro. Esempio tipico sono le armi ad aria compressa.
Le armi da caccia in Italia possono essere detenute con regolare denuncia in numero illimitato. Sono armi da caccia solo alcune tipologie di armi lunghe, che possono essere a canna rigata in calibro uguale a 5,6 mm e bossolo lungo almeno 40 mm, a canna rigata in calibro superiore a 5,6 mm senza limite alla lunghezza del bossolo, a canna liscia in calibro non superiore al 12. Non sono armi da caccia le armi corte, le armi lunghe a canna rigata in calibro inferiore a 5,6 mm, le armi lunghe a canna rigata somiglianti ad armi da guerra.
Il recente sviluppo dell'intelligenza artificiale e della robotica ha portato alla creazione di armi autonome cioè dotate di una maggiore o minor autonomia decisionale ad esempio le mine navali intelligenti e i robot killer .Trattandosi di tecnologie recenti in forte sviluppo non sono sottoposte ancora a limitazioni legislative.Nel luglio 2015 scienziati di fama internazionale come Stephen Hawking, Elon Musk, Max Tegmark hanno pubblicato una lettera aperta per denunciare i pericoli della corsa agli armamenti di armi autonome che scelgono e colpiscono i loro bersagli senza l'intervento umano.
Sono armi che sono proibite in base a trattati internazionali, la cui violazione è considerata un crimine di guerra, punibile da un tribunale internazionale alla fine delle ostilità.
Divieti analoghi esistevano fin nelle più antiche usanze di guerra, come risulta dai codici indiani ed ebraici. Quei codici consideravano da proibirsi le frecce dentate e le armi con la punta avvelenata e facevano divieto di uccidere gli inermi o coloro che si arrendevano, e di incendiare o distruggere senza assoluta necessità.[senza fonte]. Era inoltre, nel medioevo, proibito l'utilizzo dell'arbalesta, o comunque lo si riteneva scorretto, in quanto poteva uccidere facilmente un cavaliere con molta più esperienza del tiratore.[senza fonte]
Per sistema d'arma si intende l'associazione tra l'arma vera e propria e un dispositivo servente, ad esempio, un veicolo (anche convenzionale), contenitore, apparecchiatura di osservazione (radar) o personale di servizio, adatti alle condizioni di battaglia, che permettono di aumentare le prestazioni dell'arma, rendendola ad esempio mobile o aumentando il numero di colpi. Ad esempio, un cavaliere con la corazza, il suo scudiero e rispettivi cavalli costituiscono un sistema d'arma.
Altrettanto lo sono un cannone, il camion che lo traina, altri camion con le munizioni, le munizioni, gli addetti ad un pezzo d'artiglieria ed eventuali elicotteri o jeep di avvistamento nella prima linea, e le radio per comunicare. Un sommergibile nucleare, con i suoi missili SLBM sono un sistema d'arma. Lo sono anche missili come l'SS-26 Stone e il suo lanciatore, così come anche il laser Boeing YAL-1 e l'aereo che lo contiene, derivato dal convenzionale Boeing 747.
Nel secondo decennio del XXI secolo, Stati Uniti, Russia, Cina, Corea del Sud e Unione Europea hanno realizzato i primi droni e sistemi d'arma completamente autonomi. Il diritto internazionale umanitario e di guerra non regolamentano l'uso etico di questi dispositivi né l'eventuale responsabilità dei comandanti che li impiegano, per garantire la protezione dei civili, la limitazione dei danni da combattimento e un uso della forza proporzionale agli obbiettivi militari.[2]
In base a diversi trattati, accordi e convenzioni internazionali, l'utilizzo di particolari armi può essere limitato oppure vietato. Ricordiamo in proposito la dichiarazione di San Pietroburgo del 1868, proibisce i proiettili esplodenti di peso inferiore a quattrocento grammi. Tra i trattati più famosi abbiamo la convenzione dell'Aia del 1899, la convenzione dell'Aia del 1907, le varie convenzioni di Ginevra, nel trattato navale di Washington del 1922 ed il protocollo di Ginevra del 1925 sul divieto dell'impiego di gas asfissianti, velenosi o simili e di mezzi batteriologici in guerra. Nella seconda metà del XX secolo dopo la guerra del Vietnam è stato proibito anche l'uso del napalm; si ricordino poi la convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali del 1980, della convenzione sulle armi chimiche del 1993 e del trattato di Ottawa del 1997 sull'utilizzo delle mine antiuomo e, in tema di traffico di armi, la convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale stipulata a Palermo nel dicembre del 2000.
Le armi generalmente sono usate dalle forze armate e dalle forze di polizia, con specifiche previsioni, ma tutti gli Stati nel mondo posseggono legislazione in materia; come ad esempio in tema di possesso illegale di armi, traffico di armi e per la possibilità di utilizzo da parte di privati, previo rilascio di una particolare autorizzazione, detta genericamente licenza di porto d'armi.
Le principali norme in tema sono il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza del 1933 e la legge 18 aprile 1975, n. 110; quest' ultima qualifica come tale tipologia di armi - definendole armi da sparo tutte quelle armi in grado di lanciare un proiettile attraverso una canna, indipendentemente dall'utilizzo della combustione di polvere da sparo, comprese le armi ad aria compressa, ad eccezione di quelle con potenza inferiore a 7.5 joule.
La legislazione in materia non attribuisce al cittadino Ipso iure il diritto di portare o detenere armi, ma consente al Prefetto ed al Questore di autorizzarne l'acquisto, la detenzione o il porto in casi specifici; la giurisprudenza riconosce, in tale attività amministrativa, un alto grado di discrezionalità, in nome della tutela della sicurezza pubblica. Il rilascio delle autorizzazioni è subordinato all'accertamento della idoneità psichica del richiedente, certificata dal servizio sanitario nazionale.
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