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architetto italiano (1927-2001) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Sergio Lenci (Napoli, 11 maggio 1927 – Roma, 20 marzo 2001) è stato un architetto italiano.
«[...] i segni hanno sempre un’origine razionale, anche perché mirano a coinvolgere ogni fenomeno visivo nel gioco delle strutture. Di conseguenza, dominano gli accenti 'brutalisti' nella franca collisione tra episodi eterogenei, il che non preclude extrapolazioni di sapore metafisico [...]»
Nato a Napoli si laurea in architettura nel 1950 presso la facoltà di architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma. Nel 1977 vince il concorso di professore ordinario di composizione architettonica presso la facoltà di architettura dell'Università "La Sapienza" di Roma e ricoprirà l'incarico fino al 1999. Dal 1995 al 2000 è presidente del corso di laurea in architettura di via Gramsci.
Tra gli altri progetti si ricordano il quartiere Ina-Casa Tiburtino, Roma 1949-1954 (con Ludovico Quaroni e Mario Ridolfi, capigruppo, e con Carlo Aymonino, Mario Fiorentino, Carlo Melograni, Michele Valori ed altri), un edificio residenziale a torre a Ravenna, la sede della Cooperativa ITER, Lugo di Romagna, l'autorimessa a Venezia al Tronchetto, i Palazzi di Giustizia di Brindisi e di Lecce, le Case Circondariali di Roma Rebibbia, Spoleto, Livorno, Rimini. Nel 1989 ottiene la menzione d'Onore al concorso internazionale per Nuova Biblioteca Alessandrina, ad Alessandria d'Egitto con: Ruggero Lenci, Nilda Valentin, Stefano Catalano e Antonino Manzone.
Muore nel marzo 2001. L'Ordine degli architetti di Roma e l'Istituto Nazionale di Architettura - Sezione Lazio gli hanno intitolato il premio "IN/ARCH ad un'opera prima - premio Sergio Lenci" nel quadro della valorizzazione dell'architettura contemporanea nella regione Lazio.
Il 2 maggio 1980 subì un'aggressione da parte di un gruppo di terroristi di Prima Linea che avevano deciso di giustiziarlo. Quella mattina, in numero di otto, si recarono al suo studio per ucciderlo sparandogli un colpo di pistola alla nuca. Sopravvissuto all'attacco, ha vissuto per i restanti 21 anni con un proiettile nella nuca. Il gruppo terroristico lo aveva indicato come “tecnico dell'anti-guerriglia urbana”, scrivendo questa motivazione su un muro del suo studio romano. La sua “colpa” sarebbe stata quella di aver progettato il carcere di Roma-Rebibbia con criteri di rispetto dei diritti umani dei prigionieri, così da ridurre quel maggiore "potenziale rivoluzionario", tipicamente presente in una struttura detentiva, sul quale i terroristi avrebbero voluto poter contare nel momento della rivoluzione.
Nel 1987 ha vinto il primo premio della terza edizione del concorso letterario “Pieve Santo Stefano” (Arezzo), assegnato dall'Archivio Diaristico Nazionale, con il libro-diario intitolato Colpo alla nuca che narra la vicenda terroristica[1]. Il regista Mimmo Calopresti si ispirò al libro per la trama del film La seconda volta, interpretato da Valeria Bruni Tedeschi e Nanni Moretti. Originale l'incontro in carcere della vittima con una dei terroristi che avevano tentato di ucciderlo, Giulia Borelli, condannata.
Ha contribuito da architetto in modo determinante alla costruzione dell'Italia del secondo dopoguerra, con opere pubbliche o a servizio pubblico (tra cui Scuole, Ospedali, Palazzi di Giustizia, case per terremotati, ecc.) realizzate a Venezia, Chioggia, Torino, Rimini, Verona, Bologna, Vercelli, Livorno, Spoleto, Tuscania, Ancona, Brindisi, Lecce, Potenza, Agrigento, Matera, Assisi.
Nel 2001 è stato insignito dell'Honorary Fellowship da parte dell'American Institute of Architects. I progettisti romani che hanno avuto tale riconoscimento sono stati: Pier Luigi Nervi (1957), Luigi Moretti (1964), Bruno Zevi (1968), Carlo Aymonino (2000), Sergio Lenci (2001), Massimiliano Fuksas (2002), Paolo Portoghesi (2002), Manfredi Nicoletti (2009).
Nel 2007 il comune di Roma gli ha intitolato un viale all'ingresso di Villa Torlonia.
Incarichi
Concorsi realizzati
Incarichi urbanistici
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