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Il sarcofago di Audasia Calès è opera locale di età severiana (III secolo), nel Museo Serpero di Monza. È conservato nel chiostro del piccolo cimitero del Duomo.
Il sarcofago fu dedicato da un liberto ellenico, Quinto Audasio Acmazòn, alla figlioletta Audasia, morta all'età di cinque anni[1], secondo quanto si può tuttora leggere ricostruendo l'epigrafe, scalpellata in epoca medievale:
D(is) M(anibus)
AUDASIAE Q(uinti) F(iliae) Calesìì
Q(uintus) AUDASIUS ACMAZON
(sex)VIR AUG(ustalis) C(reatus) D(ecreto) D(ecorionum)
MEDIOL(anensium) ET FORO POPIL(iorum)
PATER QUAE VIXIT
ANN(os) V M(enses) IIII D III
"Agli dei Mani
di Audasia Calès figlia di Quinto
(dedica) il padre Quinto Audasio Acmazòn
seviro augustale, nominato per decreto dei decurioni
di Mediolanum e di Forum Populi
ella visse cinque anni, quattro mesi, tre giorni"
Il piccolo sarcofago è in pietra di Angera, del tipo a cassapanca e misura cm 159x62,5x74.
Ha fronte e fianchi decorati a rilievo: sulla fronte due figure di Eroti reggono la tabella centrale con l'epigrafe, sui fianchi sono scolpiti dei festoni appesi a dei ganci.
In età medievale (almeno dagli inizi dell'XI fino al XIV secolo) il sarcofago fu usato come custodia di reliquie e base della mensa dell'altare maggiore del primo Duomo di Monza.
A questo riutilizzo per il culto cristiano è probabilmente dovuta la scalpellatura della dedica originaria, che invece ha lasciato integra la dedica D M poiché interpretabile come dedica a Dio Onnipotente.
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