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Samekh, samech o simketh è la quindicesima lettera di molti alfabeti semitici, tra cui il fenicio, l'ebraico e quello aramaico, nella rappresentazione /s/. L'alfabeto arabo, tuttavia, usa una lettera basata sul fenicio šin per rappresentare la /s/: questo glifo prende il posto del samekh nel tradizionale ordine abjad dell'alfabeto arabo.[1]
La lettera fenicia ha dato origine al greco Xi (Ξ, ξ)[2] e alla lettera latina X[3].
L'origine di samekh non è chiara. La lettera fenicia potrebbe essere nata da un glifo degli alfabeti protosinaitici dell'Età del bronzo, forse basato su un geroglifico che indicava un picchetto da tenda, o un qualche tipo di sostegno (s`mikhah, ebraico: סמיכה, o t`mikhah, ebraico: תמיכה – in ebraico moderno significa "sostenere"), e quindi potrebbe essere derivato dal geroglifico egizio djed :[4]
Varianti ortografiche | ||||
---|---|---|---|---|
Vari font tipografici | Corsivo ebraico |
Carattere Rashi | ||
Serif | Sans-serif | Monospazio | ||
ס | ס | ס |
Ortografia ebraica compitata: סָמֶךְ
Samekh rappresenta una fricativa alveolare sorda /s/. Diversamente dalla maggior parte delle consonanti semitiche, la pronuncia di /s/ rimane costante tra vocali e prima di consonanti sonore.[5]
Nella ghematria, il valore numerico di samekh è 60.
Samekh e mem formano l'abbreviazione dell'Angelo della morte, il cui nome in ebraico è Samael. La parola significa anche centimetro.
In alcune leggende, samekh si dice che sia stato un miracolo dei Dieci Comandamenti. Esodo 32:15[6] narra che le tavolette "fossero scritte su entrambi i rispettivi lati". Il Talmud gerosolimitano interpreta ciò nel senso che l'iscrizione avesse penetrato l'intero spessore delle tavolette. La pietra nelle parti centrali delle lettere ajin e teth avrebbe dovuto spezzarsi, in quanto non era collegata al resto della tavoletta, ma rimase invece miracolosamente al suo posto, intatta. Il Talmud babilonese (Trattato Shabbat 104a) invece attribuisce ciò a samekh, ma samekh non aveva una tale forma cava nel sacro alfabeto paleoebraico che presumibilmente era stato utilizzato per le tavolette dei comandamenti. Tuttavia, questo sarebbe stato giusto – e corretto nell'interpretazione – per quei rabbini che sostenevano che la Torah o i Dieci Comandamenti erano stati dati nella scrittura "assiro-ebraica" (Sanhedrin 21b-22a).[7]
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