Figlio del veneziano Giovanni – sottufficiale dei Carabinieri e comandante della stazione di Guardistallo – e della maremmana, di San Martino sul Fiora, (Gr) Caterina Bulgarini,[1] si trasferisce dalla provincia di Pisa a Firenze nel 1924. Prosegue gli studi in ambito artistico-letterario all'Università di Firenze con l'obiettivo di diventare un critico d'arte[2]. Intorno agli anni trenta diventa agente segreto dell Servizio Informazioni Militare italiano. Aderisce al fascismo con la convinzione che solo un regime totalitario possa rivoluzionare il paese per renderlo migliore. Nel 1937 parte alla volta di Berlino – sotto la copertura di una borsa di studio in storia dell'arte – per raccogliere informazioni sul regime nazista.
Dopo l'8 settembre 1943 Siviero si schiera con il fronte antifascista. Si occupa prevalentemente di monitorare il corpo militare nazista detto Kunstschutz, corpo istituito originariamente con lo scopo di proteggere il patrimonio culturale dai danni della guerra, ma che sotto le direttive naziste si occupava di trafugare dall'Italia verso la Germania il maggior numero di opere d'arte. Nella casa dello storico dell'arte ebreo Giorgio Castelfranco sul lungarno Serristori di Firenze – oggi nota come Casa Siviero – Siviero si occupa di coordinare alcune delle attività partigiane di intelligence.
Dall'aprile al giugno 1944 viene imprigionato e torturato dalle milizie fasciste di Mario Carità nella nota Villa Triste di via Bolognese, a Firenze. Resiste agli interrogatori e, grazie all'interessamento di alcuni ufficiali repubblichini che in realtà collaborano con gli alleati, viene rilasciato. Una volta liberato, "riesce a monitorare le operazioni del reparto del ‘Kunstchutz’, addetto al trafugamento delle opere d’arte, impedisce a Goering di mettere le mani sull'Annunciazione del Beato Angelico" e annota "i contenitori e i vagoni per il trasporto dei 200 capolavori prelevati dagli Uffizi, dal Duomo di Firenze e da altri musei e siti archeologici italiani"[3].
Riportate in Italia la maggior parte delle opere, Siviero – a partire dagli anni cinquanta – si occupa sistematicamente di ricercare, per conto del Governo[4], tutte le opere d'arte che vengono rubate ed esportate dall'Italia. Questa intensa attività, che gli vale il soprannome di "007 dell'arte", dura fino alla sua morte nel 1983. In questo periodo Siviero spesso denuncia la poca attenzione che le istituzioni governative dedicano al problema del recupero del patrimonio artistico.
Durante l'occupazione nazista Siviero salva anche i quadri di proprietà di De Chirico prelevandoli con uno stratagemma dalla sua villa di Fiesole. De Chirico infatti è costretto a scappare insieme alla moglie a causa dei rastrellamenti nazisti. Tutti i dipinti vengono nascosti in un deposito della Soprintendenza.
Il 3 luglio 1944 i tedeschi trafugano in Alto Adige oltre 200 dipinti della Galleria degli Uffizi che erano stati spostati in varie località della campagna fiorentina.[6] Tra il 25 luglio e l'11 agosto 1944 i militari tedeschi evacuano le sculture degli Uffizi, del Museo dell'Opera di Santa Maria del Fiore e di altri musei fiorentini per portarle in Alto Adige nel castello di Campo Tures.[6] Il servizio informativo di Siviero controlla questi movimenti contribuendo così al loro ritrovamento da parte degli alleati, che nel 1945 restituiscono a Firenze tutte le opere.
Il 16 novembre 1948 Siviero riesce a riportare in Italia il Discobolo detto "Lancellotti" (copia dell'originale greco di Mirone già di proprietà del principe Lancellotti) insieme ad altre 38 opere esportate illegalmente in Germania tra il 1937 e il 1943 con la complicità del regime fascista. Tra le più importanti: la Leda del Tintoretto e il Ritratto di Giovanni Carlo Doria a cavallo del Rubens.
La Madonna con Bambino del Masaccio viene recuperata da Siviero una prima volta nel 1947 e successivamente il 9 aprile 1973 a seguito del suo furto avvenuto nel marzo 1971.
Il 16 dicembre 1953 a Bonn Siviero firma un accordo con Friedrich Jantz che gli consente di riportare in Italia tutte le altre opere che erano state trafugate in Germania durante la seconda guerra mondiale.
Nel 1963 Siviero recupera a Los Angeles le due tavolette raffiguranti le Fatiche di Ercole (Ercole e l'idra ed Ercole e Anteo) di Antonio del Pollaiolo, che non erano state ritrovate insieme agli altri capolavori degli Uffizi portati in Alto Adige, perché dei soldati tedeschi le avevano nascoste e poi erano state trafugate negli Stati Uniti.
Tra le opere ritrovate da Siviero, la cui scomparsa non era legata agli eventi della seconda guerra mondiale, si ricordano i mosaici della basilica di Giunio Basso e l'Efebo di Selinunte rubato dal municipio di Castelvetrano da una banda di ladri e dopo molte peripezie ritrovato a Foligno.
Poesie
Siviero, R. (1936) La selva oscura, Firenze, Le Monnier
Monografie
Siviero, R. (1948) Sulle opere d'arte italiane recuperate in Germania, Roma, Accademia nazionale dei Lincei
Siviero, R. (a cura di) (1954) Gli ori e le ambre del museo nazionale di Napoli, Firenze, Sansoni
Siviero, R. (1960) Viaggio nella Russia di Krusciov, Firenze, Sansoni
Siviero, R. (1976) La difesa delle opere d'arte: testimonianza su Bruno Becchi, Firenze, Accademia delle Arti del Disegno (s.d.)
Siviero, R. (1984) L'arte e il nazismo: esodo e ritrovo delle opere d'arte italiane, 1938-1963, Firenze, Cantini
Cataloghi curati
Siviero, R. (a cura di) (1950) Seconda Mostra Nazionale delle opere d'arte recuperate in Germania, Firenze, Sansoni
Siviero, R. (a cura di) (1950) Second national exhibition of the works of art recovered in Germany, Firenze, Sansoni
Siviero, R. (1964) Le statue dell'Universita inaugurate nel secondo centenario della restaurazione dell'Ateneo, 1764-1964, Sansoni, Firenze
Rodolfo Siviero lascia, per disposizione testamentaria, la sua casa e tutti i beni in essa contenuti alla Regione Toscana la quale, dopo 8 anni dalla sua morte, la trasforma in un museo. Dal 1998 il museo Casa Siviero è gestito dalla Regione Toscana in collaborazione con l'associazione "Amici dei Musei e dei Monumenti Fiorentini".
Il primo piano è aperto al pubblico mentre il secondo, che per volontà dello stesso Siviero era stato dato in usufrutto alla sorella, non è ancora agibile.
Sull'attività della Delegazione per le restituzioni delle opere d'arte trafugate durante l'ultima guerra, v. La politica internazionale in Parlamento, Rivista di Studi Politici Internazionali, Vol. 41, No. 1 (161) (Gennaio-Marzo 1974), § 12, p. 141.
Bravi, F. (1965) Fiorentini in Alto Adige nell'età di Dante, Bolzano, Centro Studi Atesini
Collotti, E.; Mariani, R. (s.d.) The water colours of Hitler. L'opera ritrovata. Omaggio a Rodolfo Siviero, Firenze, Alinari I.D.E.A., ISBN 978-88-7292-368-9
Rodolfo Siviero, L'arte e il nazismo: esodo e ritorno delle opere d'arte italiane. 1938-1963, a cura di Mario Ursino, 1984.
Paolucci, F. (2003) Catalogo del Museo Casa Rodolfo Siviero di Firenze. La raccolta archeologica, Firenze, Olschki, ISBN 978-88-222-5237-1
Sanna, A. (2006) Catalogo del Museo Casa Rodolfo Siviero di Firenze. Pitture e sculture dal Medioevo al Settecento, Firenze, Olschki, ISBN 978-88-222-5498-6
Sanna, A. (2003) Catalogo del Museo Casa Rodolfo Siviero di Firenze. La raccolta novecentesca, Firenze, Olschki, ISBN 88-222-5223-3
Scarlini, L. (2014) Siviero contro Hitler. La battaglia per l’arte, Skira
Martinelli, M. (2007) L'immagine del guerriero attraverso Europa, Africa, Asia, Firenze, Centro stampa Giunta Regione Toscana
Sanna, A. (2007) Quando penso a te che sei mio amico. Rodolfo Siviero e Giacomo Manzù, Firenze, Centro stampa Giunta Regione Toscana
F. Bottari (2013) Rodolfo Siviero, avventure e recuperi del più grande agente segreto dell'arte, Roma, ed. Castelvecchi
Daniela De Angelis, Rodolfo Siviero: un agente segreto per il recupero delle opere d'arte, Giornale di Storia Contemporanea, Anno XI, n. 2, dicembre 2008.
Andrea Pestelli, La "Primavera" del Botticelli nel castello di Montegufoni durante la Guerra (1942-45), Amazon, 2017, ISBN9781544616896.