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storico, politico e giornalista italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Roberto Gremmo (Biella, 22 dicembre 1950) è uno storico, politico e giornalista italiano.
Biellese di nascita, nel 1964, si iscrive, giovanissimo, alla Federazione Giovanile Comunista divenendo quasi subito membro della segreteria provinciale e della Commissione per la storia del PCI biellese, con Pietro Secchia ed altri.[1] Nel 1966 si dimette per aderire alla "Lega dei Comunisti marxisti-leninisti d'Italia".[2] Dal gennaio del 1968 all'estate del 1969 pubblica a Biella il mensile La Voce Comunista, unico periodico maoista in Piemonte.[3] Sin da giovane si dedica all'insegnamento nella scuola primaria. All'inizio degli anni settanta sposa Anna Sartoris.
Attivista politico d'ispirazione maoista, negli anni settanta alterna lo studio delle figure e dei movimenti più rilevanti del comunismo e dell'anarchismo italiano della prima metà del XX secolo all'analisi della storia locale del Piemonte.
Nel 1973 fonda insieme alla moglie Alp, il primo giornale d'ispirazione autonomista e indipendentista piemontese[4]. Dal 1982 è iscritto come giornalista pubblicista all'Ordine dei Giornalisti del Piemonte.
Portato dalla propria formazione politica ad una completa adesione a gruppi comunisti marxisti-leninisti[5], alla fine degli anni settanta, contemporaneamente Gremmo inizia a maturare idee autonomiste. Secondo un articolo del 2017[6], nel 1973 avrebbe rappresentato gli autonomisti piemontesi in un vertice svoltosi a Lovanio, nel quale l'ETA basca sigla un patto di fratellanza con gli indipendentisti valdostani, sardi, con l'IRA irlandese e i patrioti fiamminghi. Quattro anni più tardi fondò il movimento Arnàssita Piemontèisa, che assunse successivamente il nome di Union Piemontèisa.
Nel 1981 iniziò a pubblicare con Marcello Braccini La Fattoria degli Animali, periodico che affrontava i casi di comunisti italiani vittime di persecuzioni staliniste. Da quell'anno fu anche direttore responsabile del periodico di cultura ebraica Ha Merkas-Il Centro. Nel 1985 venne eletto consigliere alla Provincia di Torino e consigliere regionale della Valle d'Aosta. Poco dopo ottenne un seggio anche al consiglio comunale di Santhià, carica da cui successivamente si dimise[7]. Nel 1988 venne eletto alle elezioni regionali della Valle d'Aosta; nel 1989 consigliere comunale a Bussoleno e nel 1990 a Torino[8].
In occasione delle elezioni politiche del 1987, dal momento che l'allora Lega Lombarda, che aveva accomunato la propria causa alle istanze delle altre ideologie autonomiste settentrionali, non avrebbe rispettato l'accordo di collaborazione paritetica con l'Union Piemontèisa e Liga Veneta, Gremmo ritirò la firma di direttore responsabile di Lombardia Autonomista dissociandosi dalle idee della Lega, che mal si sposavano con le sue posizioni di emancipazione del Piemonte. Gremmo maturò totale scetticismo nei confronti della via padana a cui non riconobbe un fondamento storico.
Ormai isolato, alle elezioni del 1992, pur senza candidarsi direttamente, promosse la presentazione delle liste Lega Alpina Piemont e Lega Alpina Lumbarda[9]. Nell'autunno del 1992 Gabriele Gremmo, figlio di Roberto, fu eletto nel consiglio provinciale di Mantova per la Lega Alpina Lumbarda[10] e in quello comunale di Varese. Successivamente i Gremmo interruppero la collaborazione con De Paoli, rimasto unico depositario del simbolo.
Gremmo si candidò alle elezioni provinciali di Vercelli nel 2007 con la lista Partito della Montagna per la Valsesia e alle comunali di Pinerolo, come candidato sindaco, con la lista Piemont e Libertà.
Gremmo è stato un prolifico storico locale ed un apprezzato ricercatore della storia dei movimenti anarchici, comunisti e socialisti del Novecento italiano. Si è dedicato agli studi relativi al movimento clandestino Bandiera Rossa, che lo ha condotto a pubblicare più di un volume.[11] Nel suo studio egli analizza l'ipotesi di una responsabilità del movimento relativamente all'attentato di via Rasella[11], nonché la diffusa comparazione tra Bandiera Rossa e il Partido Obrero de Unificación Marxista (POUM) del tempo della guerra civile spagnola.[12]
Una peculiarità della sua ricerca storica consiste nella conduzione della stessa attraverso un uso massiccio di documenti frequentemente inediti. In occasione del suo libro sull'anarchico Camillo Berneri (Bombe, soldi e anarchia: l'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani in Spagna), Gremmo suggerì l'ipotesi che ad uccidere Berneri e Barbieri fossero stati degli agenti al soldo di Ángel Galarza Gago, allora ministro degli Interni della Repubblica spagnola.[13]
Nel 2005 pubblica una monografia intitolata Il Processo Moranino in cui descrive attraverso fonti archivistiche giudiziarie[14] le vicende processuali che tra gli anni cinquanta e sessanta coinvolsero l'allora latitante Francesco Moranino, accusato e successivamente condannato per la strage della missione Strasserra del novembre 1944;[14] una sezione del libro, inoltre, è dedicata al coinvolgimento di Moranino nei procedimenti istruttori per l'eccidio dell'ospedale psichiatrico di Vercelli avvenuta nel maggio 1945.[15].
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