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romanzo di Andrea Camilleri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Riccardino è un romanzo scritto da Andrea Camilleri nel 2005, rimaneggiato nel 2016 e, su desiderio dell'autore, pubblicato postumo il 16 luglio 2020 dalla casa editrice Sellerio di Palermo. È l'ultimo romanzo della serie dedicata alle indagini del commissario Montalbano.
Riccardino | |
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Autore | Andrea Camilleri |
1ª ed. originale | 2020 |
Genere | romanzo |
Sottogenere | giallo |
Lingua originale | italiano |
Ambientazione | Vigata, giorni nostri |
Protagonisti | Salvo Montalbano |
Preceduto da | Il cuoco dell'Alcyon |
Inizialmente Camilleri aveva deciso, nella sequenza dei romanzi dedicati al commissario, di voler far invecchiare il protagonista fino alla fine naturale in modo da liberarsi di un personaggio ormai diventato troppo invadente nella sua fantasia. Ma, considerando che i suoi due amici scrittori di gialli Jean-Claude Izzo e Manuel Vázquez Montalbán, che avevano le stesse intenzioni dello scrittore siciliano, alla fine erano morti prima dei loro personaggi, a detta sua si è «fatto venire un’altra idea trovando in un certo senso la soluzione»: la pubblicazione postuma dell'ultimo romanzo in cui però Montalbano continua a vivere[1].
Contemporaneamente alla versione classica, viene pubblicata anche un'edizione speciale contenente ambedue le versioni del romanzo, ovvero quella del 2005 rimasta in attesa di pubblicazione e quella definitiva del 2020 con i rimaneggiamenti effettuati nel 2016. Secondo lo stesso Camilleri, in questo modo il lettore, confrontando le due versioni, avrebbe potuto seguire le evoluzioni di quella nuova lingua "vigatese" che egli aveva inventato:
«La fine di Montalbano l'ho già scritta più di 13 anni fa. Recentemente [nel 2016] l'ho rimaneggiata dal punto di vista stilistico, ma non del contenuto. Finirà Montalbano, quando finisco io, uscirà l'ultimo libro. Quello che posso dire è che non si tratta tanto di un romanzo, quanto di un metaromanzo dove il Commissario dialoga con me e anche con l'altro Montalbano, quello televisivo[2]»
Il commissario Montalbano, riuscito finalmente a prender sonno dopo una notte agitata, viene risvegliato bruscamente dal suono del telefono, dietro il quale a parlare è una voce giovanile che gli si presenta come Riccardino e gli dà appuntamento al bar Aurora. Ancora scombussolato dal sonno perso, Montalbano si chiede chi sia questo ignoto Riccardino (secondo lui, qualcuno che ha sbagliato numero) e prova a riaddormentarsi. Viene risvegliato, stavolta definitivamente, dalla consueta telefonata di Catarella che, nel suo classico stile ingarbugliato, gli annuncia che hanno sparato a un uomo e che Fazio lo stava cercando. Montalbano sta passando un periodo nero: «gli anni principiavano a pesargli», non sentiva più «il piacere indescrivibile della caccia solitaria» e «da qualichi tempo gli fagliava la gana», insomma non aveva più voglia di indagare perché «si era stuffato di aviri a chiffari coi cretini». Non riuscendo ad incaricare il suo vice Mimì Augello di condurre la nuova indagine, Montalbano accorre malvolentieri sul posto dell'omicidio e scopre che il morto è proprio Riccardino, freddato da un colpo di rivoltella alla presenza di suoi tre amici che lo stavano aspettando. A superare la cattiva volontà del commissario a occuparsi dell'indagine, interviene addirittura il vescovo di Montelusa che, in nome di uno degli amici di Riccardino, ossia il nipote Alfonso Licausi, fa pressioni, facendo intervenire anche personalità politiche affinché Montalbano si occupi del caso.
Intanto l'indagine si complica sempre più e il commissario appare così confuso e poco lucido al punto che lo stesso autore interviene nel romanzo per aiutare il suo personaggio dialogando con lui su modifiche alla trama e proponendo soluzioni e, infine, chiamando a partecipare alla discussione anche il Montalbano della serie televisiva[3]. Alla fine ci sarà una conclusione ma con la preponderanza scenica dell'autore che sta per lasciare il palcoscenico di Vigata e delle storie del commissario Montalbano.
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