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messa secondo il rito liturgico della Chiesa cattolica celebrata in memoria del defunto Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il termine "requiem", indica:[1]
La prima parola della preghiera d'invocazione per i defunti, "Requiem aeternam dona eis, Domine (L'eterno riposo dona loro, o Signore)" è usata per indicare la preghiera stessa: "dire, recitare un requiem".
Tale preghiera, chiamata anche "L'eterno riposo", è derivata dall'Apocalisse di Esdra[2] ("requiem aeternitatis dabit vobis, quoniam in proximo est ille, qui in finem saeculi adveniet").[6][2]
Il requiem nel senso liturgico è generalmente associato alla celebrazione della messa cattolica per i defunti, ma anche dell'analoga celebrazione protestante[7][8] o ortodosso.[9][10]
Nel rito romano il requiem o messa da requiem è una liturgia eucaristica in suffragio di uno o più defunti.[11] È celebrata sia come messa esequiale, sia in occasione di anniversari, sia nel giorno del 2 novembre, in cui la Chiesa commemora tutti i fedeli defunti, sia ancora come messa votiva. "Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti «che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati», affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo".[12]
Il Messale Romano del 1570 contiene un formulario di messa per i defunti nella Commemorazione dei defunti, uno per il giorno di morte o di sepoltura, uno nell'anniversario e uno per "messe quotidiane". L'edizione 1962 contiene tre distinti formulari per la Commemorazione dei defunti (2 novembre) e orazioni molto più numerose di quelle nel messale tridentino del 1570. Permette a quei sacerdoti che celebrano di seguito le tre messe della Commemorazione dei defunti di omettere la sequenza nella seconda e nella terza messa a condizione che queste non siano cantate. Come nell'edizione 1570 mantiene invariabili l'introito, il graduale, il tratto (liturgia), la sequenza (liturgia), l'offertorio e l'antifona o il responsorio alla comunione e, con l'eccezione menzionata, prevede obbligatoriamente la sequenza Dies irae, che fu poi rimossa nell'edizione 1970. La prima parola dell'introito è sempre requiem e include, come pure il graduale e il responsorio alla comunione tutta la preghiera Requiem.[13]
Le altre parti della liturgia tridentina dei defunti, fra cui la colletta, l'epistola, il vangelo, la secreta e la postcommunio, variano secondo la circostanza: ad esempio nel Messale Romano del 1920 vi sono tre messe diverse per il 2 novembre, una per le esequie, una per gli anniversari, una per la messa votiva quotidiana e 17 schemi di orazioni, colletta, secreta e postcommunio, per adattare la liturgia ai defunti da commemorare.[14]
Vi sono inoltre specificità testuali e rubricali che distinguono la Messa per i defunti dalle altre. Il Ritus servandus in celebratione Missae prescrive di omettere in tutte le messe per i defunti il salmo Iudica (conservandone però l'antifona); di fare il segno della croce sul messale, non su sé stesso, all'introito e di omettere la dossologia Gloria Patri; di non dire il Gloria né l'Alleluia né il Munda cor meum prima del Vangelo né il Credo; di non benedire l'acqua da infondere nel calice; di omettere il Gloria Patri alla fine del salmo Lavabo inter innocentes, di non battersi il petto alla recita dell'Agnus Dei e di modificarne il testo, dicendo dona eis requiem invece di miserere nobis e dona eis requiem aeternam invece di dona nobis pacem, di omettere il rito del bacio della pace e la precedente preghiera; invece del congedo normale Ite missa est di dire Requiescant in pace, al quale si risponde Amen invece di Deo gratias.[15]
Nel Messale Romano successivo alla riforma liturgica del rito romano (edizione 1970 e successive) vi sono diversi formulari per la messa celebrata nelle esequie, dei quali solo il primo ha per antifona d'ingresso la preghiera Requiem aeternam (tradotta nell'edizione italiana "L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua"[16]), né l'antifona Lux aeterna è l'unica ammessa come antifona alla comunione; come in ogni messa Novus Ordo, tali antifone sono peraltro sempre sostituibili con canti adatti fuori del messale o del graduale. Tutti i testi, specialmente le orazioni, si possono, secondo l'opportunità, scambiare con altri.[17] Inoltre, al di là dei cambiamenti generali introdotti dal Novus Ordo Missae per ogni forma di messa, sono state abolite le differenze rubricali tra le messe per i defunti e le altre messe, quali il testo diverso dell'Agnus Dei; è stata eliminata la sequenza Dies irae (che rimane solo come inno ad libitum per l'ultima settimana del tempo ordinario nella liturgia delle ore); e l'acclamazione al Vangelo, fuori della Quaresima, include la parola Alleluia.
Oltre alle messe esequiali, che possono essere celebrate ogni giorno fuori delle solennità di precetto (senza contare le domeniche), del Giovedì santo, del Triduo pasquale e delle domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua,[18][19] e per le quali si danno formulari particolari (anche per un bambino battezzato o, se l'Ordinario del luogo permette, per un bambino che i genitori volevano battezzare ma che muore prima di ricevere il sacramento), l'attuale Messale Romano offre formulari interi e orazioni in suffragio dei defunti in occasione dell'anniversario della morte e in diverse altre commemorazioni.[20]
Il rito parigino ha una Messa per i defunti che presenta alcune differenze con il Requiem del rito romano:
Il testo del Requiem secondo il rito parigino si ritrova in molte composizioni musicali francesi; non mancano neppure esempi di commistione fra i due messali. Tracce del messale parigino sono ancora presenti nei Requiem della fine del XVIII secolo e dell'inizio del XIX secolo.[21]
Anche il rito ambrosiano presenta alcune differenze con il Requiem del rito romano:
È curioso notare che il Requiem di Verdi (autore che pure conosceva il rito ambrosiano, composto in onore di Manzoni che pure frequentava assiduamente questo rito) dopo varie vicissitudini e compromessi fu rappresentato a Milano secondo la tradizione del rito romano.
Si chiamano requiem o messa da o di requiem anche le composizioni musicali, da eseguire anche senza celebrazione della messa, che utilizzano in tutto o in parte almeno alcuni dei seguenti testi della messa tridentina in lingua latina: introito (Requiem aeternam), Kyrie eleison, graduale, tratto, sequenza (Dies irae), offertorio, Sanctus et Benedictus, Agnus Dei, communio (Lux aeterna).[2] Di questi, il Kyrie eleison, il Sanctus e l'Agnus Dei sono dell'ordinario della messa, mentre gli altri sono del proprio delle messe per i defunti.
Alcune di queste composizioni non riguardano l'interezza dei testi. Per esempio, quelle di Gabriel Fauré e di Maurice Duruflé omettono del tutto il Dies Irae; altre, come Requiem Canticles di Igor' Fëdorovič Stravinskij, consistono quasi interamente di estratti della stessa sequenza.[22]
Alcune composizioni musicali estranee a questi testi sono anch'esse chiamate requiem, come Ein deutsches Requiem di Johannes Brahms del 1868, che è basato su estratti della Bibbia tedesca di Martin Lutero, e War Requiem di Benjamin Britten. Si impiega il termine "requiem" anche per altre composizioni musicali senza canto né testo, come la Sinfonia da requiem di Benjamin Britten.[23]
«Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis; Te decet hymnus Deus in Sion, et tibi reddetur votum in Jerusalem: exaudi orationem meam, ad te omnis caro veniet.»
«Dona loro eterno riposo, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. A Te si deve lode, o Dio, in Sion, a Te si sciolga il voto in Gerusalemme: a Te, che ascolti la preghiera, viene ogni mortale.»
Come nell'Ordinario della messa.
«Requiem aeternam dona eis, Domine, et lux perpetua luceat eis; In memoria aeterna erit iustus ab auditione mala non timebit.»
«Dona loro eterno riposo, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Il giusto sarà sempre ricordato, non temerà annunzio di sventura.»
«Absolve Domine animas omnium fidelium defunctorum ab omni vinculo delictorum, et gratia tua illis succurrente mereantur evadere iudicium ultionis, et lucis aeternae beatitudine perfrui.»
«Assolvi, Signore, le anime di tutti i fedeli defunti da tutti i vincoli dei loro peccati, possano meritare di evitare il giudizio finale per la tua grazia, e godano beati della luce eterna.»
Dies irae, dies illa
solvet saeclum in favilla,
teste David cum Sybilla.
Quantus tremor est futurus,
quando iudex est venturus,
cuncta stricte discussurus.
Tuba mirum spargens sonum
per sepulchra regionum,
coget omnes ante thronum.
Mors stupebit et natura,
cum resurget creatura,
iudicanti responsura.
Liber scriptus proferetur,
in quo totum continetur,
unde mundus iudicetur.
Iudex ergo cum sedebit,
quidquid latet apparebit,
nil inultum remanebit.
Quid sum miser tunc dicturus,
quem patronum rogaturus,
cum vix iustus sit securus.
Rex tremendae maiestatis,
qui salvandos salvas gratis,
salva me, fons pietatis.
Recordare Iesu pie,
quod sum causa tuae viae,
ne me perdas illa die.
Quaerens me sedisti lassus,
redemisti crucem passus;
tantus labor non sit cassus.
Iuste iudex ultionis,
donum fac remissionis
ante diem rationis.
Ingemisco tamquam reus,
culpa rubet vultus meus:
supplicanti parce, Deus.
Qui Mariam absolvisti,
et latronem exaudisti,
mihi quoque spem dedisti.
Preces meae non sunt dignae,
sed tu, bonus, fac benigne,
ne perenni cremer igne.
Inter oves locum praesta,
et ab haedis me sequestra,
statuens in parte dextra.
Confutatis maledictis,
flammis acribus addictis,
voca me cum benedictis.
Oro supplex et acclinis,
cor contritum quasi cinis,
gere curam mei finis.
Lacrimosa dies illa,
qua resurget ex favilla
iudicandus homo reus.
Huic ergo parce, Deus.
Pie Iesu Domine,
dona eis requiem!
Amen!
Giorno d'ira, quel giorno
distruggerà il mondo nel fuoco,
come affermano Davide e la Sibilla.
Quanto terrore ci sarà,
quando verrà il giudice,
per giudicare ogni cosa.
Una tromba che diffonde un suono meraviglioso
nei sepolcri di tutto il mondo,
chiamerà tutti davanti al trono.
La morte e la natura stupiranno,
quando la creatura risorgerà,
per rispondere al giudice.
Verrà aperto il libro,
nel quale tutto è contenuto,
in base al quale il mondo sarà giudicato.
Non appena il giudice sarà seduto,
apparirà ciò che è nascosto,
nulla resterà ingiudicato.
E io che sono misero che dirò,
chi chiamerò in mia difesa,
se a mala pena il giusto è tranquillo?
Re di tremenda maestà,
tu che salvi per tua grazia,
salva me, o fonte di pietà.
Ricordati, o Gesù buono,
che sono il motivo della tua via,
non perdermi, in quel giorno.
Cercandomi ti sedesti stanco,
mi hai salvato morendo in croce;
fa' che tanta fatica non sia inutile.
O giudice che punisci giustamente,
donami la remissione dei peccati
prima del giorno del giudizio.
Piango perché sono colpevole,
il mio volto arrossisce per la colpa:
risparmia chi ti supplica, o Dio.
Tu che hai assolto Maria Maddalena,
e hai esaudito il ladrone,
hai dato speranza anche a me.
Le mie preghiere non sono degne,
ma tu, buono, fa' benignamente,
che io non bruci nel fuoco eterno.
Dammi un posto tra gli agnelli,
allontanami dai capri,
ponendomi alla tua destra.
Condannati i maledetti,
gettati nelle vive fiamme,
chiama me tra i benedetti.
Prego supplice e prostrato,
il cuore contrito come cenere,
abbi cura della mia sorte.
Giorno di lacrime, quel giorno,
quando risorgerà dalle braci
l'uomo reo per essere giudicato.
Ma tu risparmialo, o Dio.
Signore Gesù buono,
dona loro riposo!
Amen!
«Domine, Iesu Christe, Rex gloriae, libera animas omnium fidelium defunctorum de poenis inferni et de profundo lacu. Libera eas de ore leonis, ne absorbeat eas tartarus, ne cadant in obscurum; sed signifer sanctus Michael repraesentet eas in lucem sanctam, quam olim Abrahae promisisti et semini eius.»
«Signore Gesù Cristo! Re di gloria! Libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell'inferno e dalla fossa profonda! Liberale dalla bocca del leone, affinché non vengano inghiottite dal Tartaro, e non cadano nell'oscurità: ma l'alfiere san Michele le porti nella luce santa, che un tempo hai promesso ad Abramo e alla sua stirpe.»
«Hostias et preces tibi, Domine, laudis offerimus; tu suscipe pro animabus illis, quarum hodie memoriam facimus. Fac eas, Domine, de morte transire ad vitam. Quam olim Abrahae promisisti et semini eius.»
«A te, o Signore, offerte e preghiere offriamo con lodi. Ricevile in favore di quelle anime, delle quali oggi facciamo memoria: falle, o Signore, passare dalla morte alla vita, che un tempo hai promesso ad Abramo e alla sua stirpe.»
Come nell'Ordinario della Messa.
«In Missis Defunctorum non dicitur miserere nobis, sed eius loco dona eis requiem, et in tertio additur sempiternam.»
Testo come nell'Ordinario della messa, con le invocazioni miserere nobis modificate in dona eis requiem, e dona nobis pacem in dona eis requiem sempiternam ("Dona loro la pace (eterna).")
«Lux aeterna luceat eis, Domine, cum sanctis tuis in aeternum, quia Pius es. Requiem aeternam dona eis, Domine; et lux perpetua luceat eis.»
«Splenda ad essi la luce perpetua, Signore, con i tuoi santi in eterno, poiché tu sei Pietoso. L'eterno riposo dona loro, Signore, e splenda ad essi la luce perpetua.»
Per molti secoli i testi del requiem venivano cantati su melodie gregoriane. La prima impostazione polifonica viene generalmente attribuita al compositore Johannes Ockeghem, intorno al 1460; si suppone che il suo requiem attingesse molto dal più anziano Guillaume Dufay, ma la partitura di Dufay è andata perduta. Molti dei primi requiem utilizzano dei testi diversi da quelli della liturgia ufficiale, probabilmente perché prima del Concilio di Trento diverse erano le impostazioni liturgiche in molti paesi europei. I requiem di Engarandus Juvenis, contenuto nel codice di Staffarda della fine del XV secolo, e quello di Antoine Brumel, datato intorno al 1500, sono i primi che comprendono il Dies irae.
Oltre 2.000 requiem sono stati composti fino ad oggi. Molte delle versioni rinascimentali venivano eseguite senza strumenti musicali, di solito con il canto a cappella, mentre a partire dal XVII secolo i compositori preferirono sempre più spesso l'uso di strumenti per accompagnare il coro, includendo anche voci soliste. Si registrano sovente delle modifiche tra le varie composizioni su quali parti dei testi liturgici sono musicate: molti compositori omettono il Graduale; una scuola di compositori francesi (capeggiata dal Fauré) omette il Dies iræ per ragioni stilistiche, mentre lo stesso testo era spesso al centro di composizioni di artisti francesi nei secoli precedenti.
Alcuni compositori hanno aggiunto al Requiem parti che sono proprie dell'ufficio della sepoltura, non facendo parte del rito liturgico vero e proprio, ma nel caso del funerale segue dopo la messa, altri ancora hanno aggiunto dei movimenti supplementari da cantarsi nel corso del requiem, come il mottetto devozionale Pie Iesu nel requiem di Fauré, Duruflé, e Lloyd Webber. I due testi aggiuntivi per il pio ufficio della sepoltura sono:
«Libera me, Domine, de morte æterna, in die illa tremenda, quando coeli movendi sunt et terra. Dum veneris iudicare sæculum per ignem. Tremens factus sum ego et timeo, dum discussio venerit atque ventura ira. Dies illa, dies iræ, calamitatis et miseriæ, dies magna et amara valde. Requiem æternam dona eis, Domine: et lux perpetua luceat eis.»
«Liberami, o Signore, dalla morte eterna, in quel giorno tremendo quando la terra e il cielo si muoveranno, quando tu verrai a giudicare il mondo con il fuoco. Sono tremante pieno di timore, in considerazione del giudizio che verrà. Quel giorno è un giorno di ira, di calamità e miseria, un giorno molto triste. Dona loro l'eterno riposo, Signore: li illumini la luce perpetua.»
«In paradisum deducant te Angeli; in tuo adventu suscipiant te martyres, et perducant te in civitatem sanctam Ierusalem. Chorus angelorum te suscipiat, et cum Lazaro quondam paupere æternam habeas requiem.»
«In paradiso ti accompagnino gli Angeli, al tuo arrivo ti accolgano i martiri e ti conducano nella santa Gerusalemme. Ti accolga il coro degli Angeli e con Lazzaro, povero in terra, tu possa godere il riposo eterno nel cielo.»
Il Pie Iesu combina una parafrasi del versetto finale del Lacrimosa e dell' Agnus Dei.
«Pie Iesu Domine, dona eis requiem. Dona eis requiem sempiternam.»
«O Gesù buono, dona loro il riposo; dona loro il riposo eterno.»
A partire dal XVIII secolo e per buona parte del secolo successivo, furono in molti tra i compositori coloro che scrissero dei veri e propri concerti da requiem, dal momento che l'organico richiesto era notevole, o la durata troppo estesa. Ciò non rendeva possibile l'esecuzione di tali opere in una cerimonia funebre; i requiem di Gossec, Berlioz, Verdi, e Dvořák sono in pratica dei concerti drammatici, resi in forma di oratori. Una controreazione a questa tendenza fu iniziata dal movimento ceciliano, che raccomandava di limitare il requiem ad un sobrio accompagnamento a musiche di carattere liturgico evitando l'utilizzo di voci soliste di tipo operistico.
Requiem è utilizzato anche per indicare composizioni sacre che utilizzano testi religiosi appropriati per un rito funebre, o per designare composizioni per liturgie diverse da quella cattolica. Tra i primi esempi di questo tipo ci sono i requiem tedeschi composti nel XVII secolo da Schütz e Praetorius, adattamenti del requiem cattolico alla liturgia luterana, che fornirono ispirazione al Requiem tedesco di Brahms.
I requiem non cattolici includono:
Il Book of Common Prayer ("Libro della preghiera comune") degli Anglicani contiene sette testi che insieme costituiscono il materiale per le orazioni per il servizio funebre; molti compositori hanno arrangiato della musica su questi testi, tra questi Thomas Morley, Orlando Gibbons ed Henry Purcell.
Nel XX secolo il requiem si è evoluto verso nuove diverse direzioni. Il genere del requiem di guerra è probabilmente il più alto e comprende alcune composizioni dedicate alla memoria delle persone morte in tempo di guerra. Sempre più spesso il requiem include delle liriche di carattere non liturgico, includendo ad esempio poesie di pacifisti, come nel caso del Requiem di guerra di Benjamin Britten che giustappone il testo in latino con la poesia di Wilfred Owen. I diversi requiem incentrati sull'olocausto possono essere considerati all'interno di questo genere.
Infine, lo sviluppo del requiem di carattere squisitamente secolare, scritto per l'esecuzione pubblica senza specifica osservanza religiosa. Alcuni compositori hanno anche scritto delle opere esclusivamente strumentali che portano il titolo di requiem, come ad esempio la Sinfonia da Requiem di Britten.
Al contrario, il più recente Requiem del maestro Vieri Tosatti (1920-1999) è una grande composizione per coro, orchestra e 2 solisti, sul testo canonico.
In tempi più recenti numerosi artisti hanno partecipato alla commemorazione e reso omaggio alla memoria dei defunti in talune occasioni pubbliche e private. Anche gli interpreti della musica moderna ed i cantanti rock hanno prestato la propria voce o brani da loro scritti o adattati in occasione di funerali. Una vasta eco ha avuto Candle in the Wind, cantata da Elton John il 6 settembre 1997 in occasione del funerale solenne di Diana Spencer, ex moglie del principe Carlo del Galles.
In quest'ambito del tutto particolare la singolare reinterpretazione di Giovanni Lindo Ferretti, frontman dei CCCP - Fedeli alla linea che inserisce alcuni brevi pezzi del Requiem all'inizio della versione live di Militanz, contenuta nell'album Live in Punkow. Singolare il contrasto tra il ritmo solenne del requiem ed il velocissimo pezzo punk-rock filosovietico che segue: ma le due parti si abbinano concettualmente in un mondo dove, come canta Ferretti nel finale, "il passato è afflosciato, il presente è un mercato". Il testo esatto è:
«Rex tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis. Oro supplex et acclinis, cor contritum quasi cinis, gere curam mei finis. Lacrimosa dies illa, qua resurget ex favilla judicandus homo reus, judicandus homo reus.»
«Re di tremenda maestà, tu che salvi chi deve essere salvato per la tua grazia, salva me, fonte di pietà. Prego supplice e prostrato, il cuore contrito come cenere, abbi cura della mia sorte. Giorno di lacrime, quel giorno, quando risorgerà dal fuoco l'uomo reo per essere giudicato.»
Presente nell'album Socialismo e Barbarie dei CCCP - Fedeli alla linea anche il testo aggiuntivo del rito della sepoltura: "Libera me Domine".
L'album The Final Cut del gruppo rock britannico Pink Floyd è un Requiem di guerra che il bassista e cantante del gruppo Roger Waters dedica al padre, Eric Fletcher Waters, ufficiale britannico morto in guerra durante lo Sbarco di Anzio nel 1944, ora seppellito a Cassino, in Lazio. L'album è in genere considerato di Roger Waters, e non del gruppo Pink Floyd (dimostrato anche dalla scritta sul retro dell'album: "By Roger Waters, performed by Pink Floyd", "Da Roger Waters, eseguito dai Pink Floyd").
Alan Menken e Stephen Schwartz hanno preso vari versi di questo testo sacro per la colonna sonora del film Il gobbo di Notre Dame.
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