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concetto cristiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il regno dei cieli (in greco: ἡ βασιλεία τῶν οὐρανῶν, he basileia tōn ouranōn) oppure il regno di Dio (in greco: ἡ βασιλεία τοῦ Θεοῦ, he basileia tou Theou) è un concetto chiave del cristianesimo basato su un'espressione attribuita a Gesù e riportata nei Vangeli.
A volte è indicato anche come regno di Cristo o, più semplicemente, il Regno. A Dio Padre nel regno dei cieli è riservata l'invocazione iniziale del Padre nostro[1][2]. Sia per la seconda parusia di Cristo che per il progredire del Regno di Dio nel tempo presente (Catechismo della Chiesa cattolica (CCC), 2859)[3].
La parola regno ricorre nel Nuovo Testamento più di 100 volte ed è utilizzata soprattutto dai Vangeli sinottici. Il termine greco "basileia", come quello italiano "regno" indica sia la potestà e dignità regia, la regalità, sia concretamente il reame su cui è esercitata la signoria. L'ampiezza semantica del termine originario e di quello tradotto rende talvolta possibile utilizzi ed interpretazioni differenziate del termine "regno di Dio". Perciò nel Nuovo Dizionario Teologico di Herbert Vorgrimler (EDB 2004) la voce "regno di Dio" è sostituita dalla voce "signoria di Dio".
L'evangelista Matteo nel suo vangelo preferisce il termine basileia tōn ouranōn, che è stato comunemente tradotto come regno dei cieli, mentre Luca e Marco nei loro vangeli preferiscono l'espressione Basileia tou Theou, che viene comunemente tradotto in italiano come regno di Dio.
In ebraico l'espressione "i cieli" è un comune eufemismo per indicare Dio senza nominarlo esplicitamente. L'uso si è trasmesso anche all'italiano in espressioni come "se il ciel lo vuole..." ecc. Perciò l'espressione di Matteo, il cui vangelo è indirizzato prevalentemente a cristiani di origine ebraica, è equivalente a quelle di Luca e Marco.
Soprattutto all'inizio della sua predicazione Gesù sottolinea l'imminenza di questo regno dei cieli (o di Dio). All'inizio del Vangelo di Marco Gesù dice:
All'inizio del Vangelo di Matteo Giovanni il Battista dice:
Sempre nel Vangelo di Matteo Gesù stesso dice:
In molte parabole Gesù cerca di illustrare le caratteristiche di questo regno. Ecco un elenco di parabole di Matteo in cui si illustra il regno dei cieli:
Queste parabole vengono chiamate allora Parabole del regno.
Con questa espressione Gesù si riferiva al regno o alla sovranità di Dio su tutte le cose. Questo concetto era in contrapposizione a quello di regno dei poteri terreni, specialmente l'Impero romano, che aveva occupato le città di Nazaret e Cafarnao, dove Gesù viveva, ma anche la città più importante della Giudea, Gerusalemme.
Nella tradizione cristiana il Regno dei Cieli (o di Dio) è stato accostato al concetto di Paradiso.
Il concetto di Regno dei Cieli o Regno di Dio, si può esprimere in questi termini: "la diffusione e la pratica dei Principi cristiani nella società umana, con i quali Principi inizia la realizzazione, già in questa terra, della vita eterna."
Nel rivolgersi a Ponzio Pilato, Gesù ha affermato :
In molte occasioni precedenti il Cristo aveva parlato del Regno che sarebbe venuto:
Non è tuttavia evidente cosa intendesse Gesù per "morire" in questa affermazione, poiché egli si rivolgeva non solo agli apostoli ma anche "alla folla" (Mc 8:34[14]), a cui aveva detto anche:
In alcune occasioni, Gesù parlerà del Regno anche come di una realtà presente:
Nell'udienza generale del 4 settembre 1991[15], Papa Giovanni Paolo II dirà:
«Il nuovo regno ha un carattere eminentemente spirituale... La natura spirituale e trascendente di questo regno è espressa anche nell’equivalente linguistico che troviamo nei testi evangelici: “Regno dei cieli”...Ma pur attuandosi e sviluppandosi in questo mondo, il Regno di Dio ha la sua finalità nei “cieli”. Trascendente nella sua origine, lo è anche nel suo fine, che si raggiunge nell’eternità... È il regno del Padre, entrato nel mondo con Cristo; è il regno messianico che per opera dello Spirito Santo si sviluppa nell’uomo e nel mondo per risalire nel seno del Padre, nella gloria dei cieli.»
Nel Nuovo Testamento viene descritto l'annuncio della consegna delle chiavi del Regno dei Cieli da Gesù al suo apostolo Pietro:
Per la tradizione ebraica con le locuzioni Regno di Dio e Regno celeste si intende il legame stretto con Dio nell'ascolto e nell'osservanza dei precetti della Torah che i maestri ebrei hanno sempre insegnato venga rivelata ogni giorno: si parla di giogo del Regno di Dio con riferimento all'accettazione della Volontà divina nell'attaccamento a Dio, solo modo attraverso cui la libertà spirituale e la libertà materiale sono possibili e vissute unitamente; analogo è il giogo della Torah. Esistono differenti motivazioni per accettare il giogo del Regno dei Cieli (in ebraico Qabalat ol Malkhut Shamayim) iniziando con le forme più semplici di fede del timore e dell'amore per Dio, per le punizioni ed i meriti, quella dell'apporto spirituale migliorativo di sé e del Mondo ed infine, quella più elevata, per eseguire l'ordine impartito da Dio ed attenersi al Suo volere: la linea e lo scopo di ciò è ottenere o mantenere il legame e l'attaccamento a Dio nel servizio spirituale anche tramite l'osservanza dei precetti vivendo le Sue vie nell'assunzione consapevole delle norme etiche e spirituali.
«Sia benedetto il grande nome del Suo regno, d'eternità in eternità»
La Qabbalah ebraica narra della connessione di questo principio con quelli del Mondo Superiore, quello spirituale, e del Mondo Inferiore, quello materiale, che nel loro legame rivelano anche la vicinanza tra la Gerusalemme Celeste e la Gerusalemme Terrena.
«...il Suo regno e la Sua verità durano in eterno»
Diffusa l'espressione leShem Shamayim che significa In nome del Cielo e che si riferisce ad un'azione o una volontà compiute con bontà ed integrità secondo un'intenzione eticamente e moralmente alta e santa ed eseguite in modo disinteressato per volontà divina. Per esempio è scritto che un fastidio/conflittualità in nome del Cielo pone una separazione in nome del Cielo; altra cosa, sempre in nome del Cielo, furono le opinioni divergenti tra Shammai ed Hillel.
Di Regno celeste si parla anche a proposito degli angeli quando ne accettano il giogo proclamando la Qedushah di Dio assieme al popolo d'Israele.
Analoga è la locuzione Cieli superni.
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