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album di Mia Martini del 1982 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Quante volte... ho contato le stelle è l'undicesimo album di Mia Martini, pubblicato il 17 settembre 1982 su etichetta DDD.
Quante volte... ho contato le stelle album in studio | |
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Artista | Mia Martini |
Pubblicazione | 17 settembre 1982 |
Durata | 38:20 |
Dischi | 1 |
Tracce | 9 |
Genere | Pop progressivo New wave |
Etichetta | DDD (25108) |
Produttore | Shel Shapiro |
Registrazione | "Coral Studio" di Carimate, maggio-giugno-luglio 1982 |
Mia Martini - cronologia | |
Singoli | |
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«...Ho visto gente che lottava per un soldo di fortuna come tori caricati nell'arena quanti feriti e quanti osannati regine di plastica su troni di cera... Stella, stella che risplendi nello spazio di un incontro quando il buio tuo compagno ti nasconde, dove vai?...»
Un disco contenente brani scritti da Mogol, Gianni Bella, Riccardo Cocciante, Mimmo Cavallo e Maurizio Piccoli. Mia Martini firma l'intimista Stelle e il testo della splendida Quante volte, su musica di Shel Shapiro, che dell'album è anche produttore e arrangiatore.
Il brano Vecchio sole di pietra rappresenta un'eccezione poiché è stato firmato da Mia Martini per il testo e da Ivano Fossati per la musica. Infatti il cantautore genovese ha sempre per lo più composto interamente sia i testi sia le musiche delle sue canzoni.
L'album vende più di cinquantamila copie.
Durata totale: 38:20
Testo scritto da Mia Martini e musica di Shel Shapiro (produttore del disco), esso sposta i termini della canzone d'amore, coglie le contraddizioni dei sottili equilibri che facilmente confondono l'amore e l'amicizia, e, non si può mai evitare fino in fondo il rischio di una ambiguità troppo diffusa nel nostro tempo.
Testo scritto da Mogol e musica di Gianni Bella, è l'aspetto del rinnovamento, dell'amore non più legato a schemi e abitudini: il saper ricomporre di nuovo sé stessi, dopo essersi spezzati in una dolcissima lotta quotidiana. Nuove emozioni, magari destate solo dall'immaginazione.
La gelosia condimento indispensabile in ogni piatto d'amore, che può essere esorcizzata solo con l'umorismo. Riconoscerla certo, sapere che esiste e che scava dentro - ma anche impacchettarla e metterla in soffitta, tra capinere e ronde del piacere, tra sentieri nel bosco e kriminalità tzigana, tutto questo caratterizza questo brano, un tango naturalmente, interamente scritto testo e musica di Mia Martini, con una penna inzuppata nell'inchiostro rosso della letteratura d'amore. Tristano ed Isotta, Giulietta e Romeo, e magari anche Paperino e Paperina, infine non dimentichiamoci che gelosia fa rima con ironia.
Testo di Mia Martini e musica scritta da Shel Shapiro, è il più inquietante tra i testi scritti da Mimì. Su una melodia sottile ed interiore, si articola un testo dedicato all'umanità, ad una pazza chiusa in un manicomio, la follia rivolta al passato.
«Ho avuto diverse ricerche molto difficili nella mia vita, la prima è stata quella di mio padre e la seconda, che non è ancora terminata, è quella di mia madre. "Bambolina bambolina" è riferito a mia madre ed è una storia di follia molto triste. Ho immaginato questa madre, che è stata una donna bellissima, di una bellezza sconvolgente, che non riesce ad accettare né il fatto di invecchiare né il fatto di dover essere madre; non ha mai nemmeno accettato il fatto di essere moglie nei confronti di mio padre, però è mia madre, la persona che mi ha dato la vita, quindi l'unica maniera per me di superare questa cosa era di immaginarla come una malattia, una follia. È [una canzone] micidiale, un'arma terribile, un coltello che mi uccide.[1]»
Testo e musica scritti entrambi da Mimmo Cavallo, questo brano insieme a Bambolina bambolina rappresentano due brani nei quali sogno e realtà, passato e futuro si confondono in un presente da ridipingere con nuovi colori e nuove emozioni. Questo brano possiede le potenzialità del futuro, si trasforma in investigazione scientifica, in alchimia da Dr. Jeckyll a Mr. Hyde. Il grande sogno dell'uomo: poter modificare le leggi della vita e del suo sviluppo, potersi allungare ed allargare secondo le esigenze del momento. Si potrebbe inventare la SuperDonna del domani, e salvare il mondo da rapine, incendi, tragedie ecc...
Testo e musica scritti entrambi da Mia Martini, testo con parole che sciolgono il trucco, l'altra faccia di un lavoro che forse è il più bello del mondo ma anche uno dei più spietati Stelle è l'autoritratto, l'autobiografia di Mia Martini del 1982, resa possibile solo da quell'umanità di Shapiro, ha voluto sottolineare e che solo la passione, le sconfitte, il desiderio, e la fantasia rendono possibile. Mimì disse una volta che scrisse questo brano mentre attendeva un volo alle 5 del mattino all'Aeroporto di Catania, e vide un famoso artista statunitense che faceva premura al suo manager per vedere all'edicola se il suo disco era ancora in classifica!
Strano per Ivano Fossati scrivere solo la musica di un brano, accompagnato da qualche artista che scriverà il testo, però nel caso di questo brano è possibile. Mia Martini scrive il testo e fa realizzare la sua idea della musica da Ivano Fossati (Mimì affermava che Fossati non doveva mancare mai in un suo disco). In questo brano possiamo inventare un mondo futuro che possieda aspetti simili ai nostri panorami interiori, è la donna-natura che parla in simbiosi totale con i cicli dell'universo, proiezione sulla terra di grandi forze dell'universo, meteora luminosa fatta di musica.
Testo e musica scritti entrambi da Maurizio Piccoli, in questo brano quando gli incastri combaciano, tutto diventa più facile: i pensieri vanno a ruota libera, associazioni di sensazioni, i gesti disegnano passioni di sempre, le parole acquistano nuovi significati, basta un fiore tra i capelli una sera. Ma l'amore è anche paura, il vento freddo che divide due persone, i momenti della fine, l'inevitabile aprirsi agli altri e a se stessi dopo l'ubriacatura in due. C'è quasi la sorpresa di trovarsi a fianco di un corpo diventato estraneo, di seguire nuovi profili, di immaginare nuovi giochi. E allora il passato diventa un bagaglio ingombrante.
È il primo brano in assoluto scritto sia testo che musica da Riccardo Cocciante, ed interpretato naturalmente come tutti i brani di Mimì in una maniera formidabile ed irripetibile. Lo spettacolo deve andare sempre avanti, anche a rischio della vita, anche quando ogni sera si mette in gioco qualcosa di più di un respiro: la propria libertà. L'equilibrista è sul filo, vicino a Dio e alle stelle, il sogno di immortalità, può sconvolgere la mente. Eppure anche questo è "solo" un lavoro che stanca, fa sudare, rovina le mani. La ricompensa per l'equilibrista però è grande: l'applauso della folla, il grido entusiasta di un bambino, l'emozione di sentirsi forte e potente anche se nessuno conosce il suo vero volto, troppo lontano lassù, e una volta finita l'esibizione il pubblico dimenticherà anche il suo nome. Tutto questo per lo spettacolo.
Inizialmente il 45 giri Quante volte/Solo noi fu distribuito in poche migliaia di copie, ma dopo il suo ingresso in hit-parade, la DDD si affrettò a ristamparlo con una copertina differente.
Ringrazio: Shel, le sue tenere Mariolindi's e la sua barba geniale. Ruggero, per i suoi incensi d'Oriente. Hare Krishna, per le sue barchette di riso. Daniela, Anna, Elena, per la loro assistenza morale profumata di caffè. Lu Carossi per l'assistenza tecnica e l'amore che invano ha tentato di infonderci per la sua gloriosa causa (il trionfo assoluto della teoria sulla pratica!). Il Professore, Virginia, Milly, Roberto, per la loro assistenza letteraria. I nostri gentili castellani, Lando Lanni Della Quara, Antonio Casetta. Tutti i musicisti e gli autori, per avermi regalato un po' di fantasia. L'inventore dell'apricastello, Luciano Tallarini, Mauro Balletti, Stefano Anselmo, Tiziano Borciani, Gino Sgarbi e tutto lo staff grafico di Tallarini, per aver colorato il mio viaggio con i loro pennelli fatati. La strega buona di Gallarate. Il caro, vecchio, cattivo fantasma del castello. Questo disco è dedicato a mio padre.
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