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La proposizione infinitiva (o propositio ad infinitum) può essere tradotta in italiano con una proposizione soggettiva o con una proposizione oggettiva. Questo tipo di proposizione non utilizza congiunzioni. L'infinitiva presenta sempre:
Il tempo dell'infinito è determinato a seconda del rapporto proposizione subordinata/proposizione principale (temporalità relativa), secondo una peculiare consecutio temporum, di conseguenza:
contemporaneità | anteriorità | posteriorità |
---|---|---|
Infinito presente | Infinito perfetto | Infinito futuro |
La proposizione infinitiva è da considerarsi di genere neutro perciò l'eventuale predicato nominale della reggente va in genere neutro. "Iustum est Socratem damnari". "È giusto che Socrate venga condannato".
Contemporaneità (infinito presente)
Dico che il soldato vince - Dico militem (soggetto in accusativo) vincere
Dicevo che il soldato vinceva - Dicebam militem vincere
Dirò che il soldato vincerà - Dicam militem vincere
Anteriorità (infinito perfetto)
Dico che il soldato ha vinto - Dico militem (soggetto in accusativo) vicisse
Dicevo che il soldato aveva vinto - Dicebam militem vicisse
Dirò che il soldato avrà vinto - Dicam militem vicisse
Posteriorità (infinito futuro)
Dico che il soldato vincerà - Dico militem (soggetto in accusativo) victurum esse
Dicevo che il soldato avrebbe vinto - Dicebam militem victurum esse
Dirò che il soldato starà per vincere - Dicam militem victurum esse[1]
Se il soggetto dell'infinitiva è un pronome di terza persona, in latino si troverà:
Una proposizione infinitiva può assumere anche il valore di una subordinata dichiarativa o epesegetica, cioè chiarire il significato di un termine presente nella reggente. Funge così da complemento oggetto (che più semplicemente risponde alle domande chi?, che cosa?). Ad esempio :
«Illud me movet, in tanta militum paucitate abesse tres cohortes.» (Ces.) |
«Questo mi preoccupa, che in una così grave scarsità di truppe manchino tre coorti.» |
Molti verbi latini necessitano di costrutti diversi dalla proposizione infinitiva, di questi i principali sono i seguenti.
I verbi come dico, clamo, nuntio, respondeo, scribo, persuadeo, moneo, concedo richiedono l'accusativo e infinito quando esprimono semplicemente il fatto in questione.
«Haruspices responderunt nihil illo puero clarius fore» (Cic.) |
« Gli aruspici risposero che non ci sarebbe stato nulla più famoso di quel fanciullo.» |
Quando invece esprimono il desiderio o la volontà che avvenga l'azione espressa dal verbo reggono invece ut o ne seguiti dal congiuntivo.
«Deliberantibus Pytia respondit ut moenibus lignes se munirent.» (Nep.) |
«A coloro che la interrogavano la Pizia rispose che si difendessero con mura di legno.» |
Il verbo censeo vuole un'infinitiva quando significa "ritengo." vero o falso
«Stoici censent sapientes sapientibus esse amicos.» (Cic.) |
«Gli stoici ritengono che gli uomini saggi siano amici dei saggi.» |
Se invece il verbo significa "propongo" o "decreto" regge una subordinata con ut o ne e il congiuntivo.
«Senatus censuit ut, quicumque provinciam obtineret, Aeduos defenderet.» (Ces.) |
«Il senato decretò che chiunque governasse la provincia dovesse difendere gli Edui.» |
Infine, se nella frase è insita l'idea del dovere, il verbo può reggere una subordinata con una perifrastica passiva.
«Captivos reddendos non censuit.» (Cic.) |
«Espresse il parere di non restituire i prigionieri.» |
I verbi come audio, video, aspicio, conspicio ecc. richiedono un'infinitiva quando presentano semplicemente il fatto in questione.
«Eum vident sedere ad latus praetoris.» (Cic.) |
«Vedono che egli è seduto di fianco al pretore.» |
Quando invece si vuole mettere in evidenza la concomitanza della reggente con quella della subordinata si ricorre o al participio presente con valore predicativo o al cum e congiuntivo.
«Catonem vidi in bibliotheca sedentem» (Cic.) |
«Vidi Catone seduto in biblioteca» |
I verbi facio e fingo quando assumono il significato di rappresentare con la parola o con le arti figurative e il verbo induco quando indica l'azione di introdurre qualcosa in un discorso sono seguiti dal participio presente.
I verbi come doleo, gaudeo, miror, gratulor, ecc. sono costruiti con quod seguito da indicativo o congiuntivo quando si vuole evidenziare la causa del sentimento provato.
«Gratulor tibi, quod e provincia salvum te ad tuos recepisti.» (Cic.) |
«Mi congratulo con te per il fatto che sei tornato a casa sano e salvo dalla provincia.» |
Molto più frequente è però il costrutto con la proposizione infinitiva.
«Minime miramur te tuis praeclaris operibus laetari.» (Cic.) |
«Non ci stupiamo per niente che tu ti rallegri delle tue magnifiche opere.» |
i verbi statuo, constituo, decerno quando significano stabilire, decidere, sono costruiti con l'accusativo e l'infinito se il loro soggetto coincide con quello della subordinata, altrimenti richiedono ut o ne e il congiuntivo o la perifrastica passiva.
«Caesar bellum cum Germanis gerĕre constituit.» (Ces.) |
« Cesare decise di fare guerra contro i Germani.» |
«Constituunt ut ii, qui valetudine aut aetate inutiles sint bello, oppido excedant.» (Ces.) |
«(I Galli) stabiliscono che debbano lasciare la città quelli che per condizioni di salute o per età sono inutili alla guerra» |
i verbi iubeo (comando), veto (vieto), prohibeo (proibisco), sino (permetto), patior (sopporto) vogliono l'accusativo e l'infinito se quando la persona a cui si comanda, si vieta, si permette è espressa, altrimenti richiedono l'infinito passivo
«Caesar pontem iubet rescindi.» (Ces.) |
«Cesare comanda di tagliare il ponte» |
il verbo iubeo, quando si riferisce a ordini di autorità costituite, vuole ut e il congiuntivo, costrutto sempre richiesto dal verbo impero (comando).
Volo (voglio), nolo (non voglio) e malo (preferisco), sono 3 verbi latini molto frequenti nelle proposizioni infinitive. Questi verbi, come cupio e studeo, si costruiscono:
Le forme impersonali oportet, oportuit, oportebit (bisogna, conviene) e necesse est (è necessario) reggono sia l'accusativo e infinito sia il congiuntivo senza preposizione.
Esempi. Omnium interest recte facĕre = importa a tutti di agire rettamente. Tuā et meā maxime interest te valēre = a te e a me importa la tua salute.
Esempi. Pueros paenitebit suae neglegentiae = i ragazzi si pentiranno della loro negligenza. Puella, quam pertaesum erat studii, reprehensa est = la fanciulla, che s'era annoiata dello studio, fu rimproverata.
Esempio. Eum paenitet = egli si pente.
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