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pittore e scultore italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Pasquale Avallone (Salerno, 1884 – 1965) è stato un pittore e scultore italiano.
Nato a Salerno nel 1884[1], fratello di Mario Avallone, riceve le prime lezioni dal padre Giuseppe. Nel 1903 si iscrive all'Accademia di belle arti di Napoli. Tra i suoi insegnanti avrà Vincenzo Volpe, Michele Cammarano[2] e Stanislao Lista[3]. Tornato a Salerno, si dedica allo studio della pittura e della scultura. Nel 1909, alla LXVIII mostra della Società promotrice di Belle Arti a Torino espone un Autoritratto, valutato all'epoca 300 lire[4] e nello stesso anno viene richiesta la sua iscrizione a L'Union Internationale des Beaux Arts et des lettres di Parigi: il comitato esecutivo gli chiede di aderire all'organizzazione entro il 16 luglio 1909.[5] Con Pasquale Avallone l'eredità della "pittura di storia" si fa neomonumentalismo[6]: nel 1910 gli viene affidato l'incarico per la creazione del plafond e del sipario del Teatro Municipale Luciani; due anni dopo decora la chiesa restaurata di Sant'Antonio Abate e poco dopo, la chiesa dell'Ave Gratia Plena; anni più tardi, si dedicherà alla chiesa dell'Annunziata. Nel 1917 è premiato alla mostra della Promotrice "Salvator Rosa" di Napoli per il trittico Le madri, acquistato subito dalla Camera di Commercio di Napoli.[7] Affianca alla sempre più apprezzata attività artistica quella di insegnante e di membro della commissione per la conservazione dei monumenti antichi della provincia di Salerno dal 1923.[8]
Nel 1924 partecipa a Milano all'Esposizione Annuale, organizzata dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente, dove espone le opere Giovinetta e Salerno - Vecchie case.[9] Nel 1922 gli viene commissionato un cofano in ebano e bronzo per l'incrociatore Campania, prima importante opera in bronzo dell'Avallone, che così si rivela anche abile scultore: il capolavoro gli vale il conferimento del titolo di cavaliere della Corona d'Italia da parte del Ministro della Marina Roberto De Vito. La rivista delle arti illustrate Cimento e il giornale newyorkese Il progresso italo-americano ne pubblicano le riproduzioni fotografiche.[10][11]
Nel 1929 gli viene chiesto di elaborare lo stemma del neonato comune di Battipaglia.
Alla II Mostra salernitana d'arte, nel 1933, espone le opere Mia madre, Ultimo sole e Bagnanti.[12]
Si afferma come maestro e punto di riferimento per i pittori salernitani degli anni Trenta del Novecento, fra cui Olga Schiavo, di cui dipinse un ritratto[13], così descritta, agli esordi del rapporto con il maestro, sulla rivista milanese Fiamma Italica: "Olga Schiavo giovanissima, allieva di Pasquale Avallone, frena il suo impeto ardente nella ricerca costante di assomigliare al Maestro".[14]
Nel 1948 alcuni suoi dipinti sono esposti alla "Prima Annuale Nazionale d'Arte"[15], un'occasione di confronto fra artisti di diverse generazioni e di diversa provenienza culturale e geografica, da Carrà a de Chirico, da Pia Galise a Mario Carotenuto, da Guttuso a Olga Napoli[16]. Nello stesso anno un articolo dello storico d'arte Aurelio Tommaso Prete su Aldebaran: rivista internazionale d'arte così lo descrive: «L'anima, lo spirito, il cuore di Salerno palpita nel pennello di Pasquale Avallone.… Molte sono le opere dalle quali traspare limpida e saggia la sua arte, il San Francesco (palazzo Arcivescovile), Le Madri, Al Cimitero, gli affreschi del Municipio, della Banca d'Italia… e per la scultura, il Monumento ai Caduti di Baronissi.»
Molti suoi quadri sono esposti in maniera permanente presso la Pinacoteca provinciale di Salerno[17] e nell'area museale del Palazzo storico della Camera di Commercio[18], insieme ad altri artisti come Olga Napoli, Alfonso Gatto, Olga Schiavo.[19][20]
Numerose saranno le opere che Avallone realizzerà per enti, amministrazioni cittadine e chiese della provincia salernitana, fra le quali:
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