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movimento politico spagnolo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Carlismo, nella storia della Spagna, è un movimento conservatore di stampo cattolico-tradizionalista che sorse per difendere il diritto al trono dei discendenti di Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, primo pretendente carlista al trono di Spagna.[1] Il movimento svolse un ruolo determinante nella politica spagnola dal 1833 e nel XIX secolo, il movimento diede vita a diversi conflitti denominati guerre carliste.[2]
La storia del carlismo può essere divisa in tre fasi differenti:
Dopo il 1976 si può identificare solo una presenza carlista marginale nella scena politica iberica.
Il 13 maggio 1713 Filippo V di Spagna riformò le regole di successione di Spagna attraverso un "Auto Acordado", a favore della Lex Salica (già applicata per esempio in Francia). Questa riforma aveva il principale effetto di limitare il diritto di successione ai soli figli maschi dei regnanti e aveva lo scopo di scongiurare il pericolo dell'ascesa degli Asburgo al trono di Spagna attraverso una linea dinastica femminile.
Nel 1789 Carlo IV di Spagna approvò un ritorno alla precedente normativa Siete Partidas, concedendo alle donne l'ascesa al trono in caso di assenza di pretendenti maschi. Nel 1808, Napoleone costrinse Carlo IV e il suo primogenito Ferdinando a rinunciare ai loro diritti al trono spagnolo. Carlo Maria, secondogenito, rifiutò di rinunciare ai diritti, perché li considerava dati per grazia di Dio. Tornato sul trono Ferdinando, non avendo discendenti maschi, il 31 marzo 1830 rese effettiva la contrastata riforma di successione. Il 10 ottobre dello stesso anno nacque la futura Isabella II di Spagna, incoronata il 29 settembre 1833. Così Carlo di Spagna, fratello di Ferdinando e destinato a diventare regnante secondo la Lex Salica, si dichiarò derubato del trono e si ritirò in Portogallo.
Il nascente Carlismo si confrontò non soltanto con la questione su chi dovesse sedersi legittimamente sul trono spagnolo, ma anche con i principi su cui la società spagnola di allora era basata. La questione concerneva se la Spagna dovesse rimanere cattolica, con il potere considerato di origine divina, oppure se dovesse abbracciare i valori dell'illuminismo, considerando il potere proveniente dal consorzio umano.
Come molti paesi europei, in seguito all'occupazione napoleonica, la classe politica spagnola fu spaccata fra gli “assolutisti”, cioè i sostenitori dell'Ancien Régime, ed i liberali, influenzati dalle idee della rivoluzione francese e per questo chiamati afrancesados. Entrambi i partiti avevano combattuto parallelamente Napoleone nella Guerra d'indipendenza spagnola.
La lunga guerra inoltre lasciò in eredità una notevole conoscenza della tecnica militare della guerriglia e un esercito sovradimensionato per numero di ufficiali, soprattutto liberali. Il successo della rivolta, già percepito all'inizio del 1808, lasciò inoltre, seppur in modo inconscio, la diffusa opinione della validità del diritto di insurrezione, con effetti duraturi sulla politica della Spagna e dell'America latina per tutto il XIX secolo ed oltre.
Il regno di Fernando VII risultò incapace di stare sopra le divisioni politiche o di creare delle istituzioni stabili. Il cosiddetto Triennio liberale spagnolo (1820-1823), quando, dopo un pronunciamiento militare, i liberali reintegrarono la Costituzione del 1812 e il successivo Decennio nefasto spagnolo (1823-1833), dieci anni di potere assoluto del re, lasciarono amare memorie di persecuzione in entrambi gli schieramenti politici.
Intanto i due gruppi politici si erano divisi nei rami moderati e radicali. Il ramo radicale degli assolutisti (o realisti), conosciuto come Apostólicos, considerava l'erede presuntivo al trono, l'Infante Don Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna, come il proprio leader naturale, poiché era profondamente devoto e, soprattutto dopo il 1820, profondamente anti-liberale.
Nel 1827 la Catalogna fu scossa dalla ribellione del Agreujats o Agraviados ("I danneggiati"), un movimento di ultra assolutisti che, per un certo tempo, controllarono gran parte della regione. L'Infante fu per la prima volta proclamato re, ma egli rifiutò ogni coinvolgimento.
Gli ultimi anni di re Fernando videro un riallineamento politico dovuto ai problemi intorno alla sua successione. Nel mese di ottobre del 1832 il re formò un governo moderato di realisti sotto Francisco Cea Bermúdez, che provò, quasi con successo, a porre a freno il partito Apostòlicos e, con un'amnistia, a guadagnare il sostegno dei liberali per i diritti di successione dell'Infanta Isabella e alla reggenza della regina Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie. Non fosse altro che per sbarazzarsi politicamente di Don Carlos, i liberali accettarono la nuova Principessa delle Asturie. Inoltre, i primi anni del decennio furono influenzati dal fallimento della Restaurazione francese, che significò la fine del potere dei Borbone del ramo primogenito in Francia, e dalla guerra civile in Portogallo fra legittimisti e i liberali.
Nell'aprile 1833 Ferdinando chiamò il fratello a prestare un giuramento di fedeltà a Isabella come Principessa delle Asturie, titolo tradizionalmente dato all'erede al trono. In modo rispettoso ma fermo Carlo si rifiutò. Non aveva desiderio di salire al trono, ma era incrollabile nella convinzione di non poter rinunciare ai propri diritti, in quanto di origine divina.
Ferdinando VII morì il 29 settembre 1833. A Madrid sua moglie Cristina si proclamò reggente per la figlia Isabella, ma il 1º ottobre Carlo emise un manifesto dove annunciava la propria salita al trono come Carlo V di Spagna, informando al contempo i membri del governo di Cristina che li confermava nei loro incarichi e avvicinandosi al confine ispano-portoghese. Lì si scontrò con le forze leali a Cristina ed Isabella II che cercarono di arrestarlo. Iniziava così la prima guerra carlista.
A lato di questa evoluzione politica, gli anni precedenti le guerre carliste furono segnati da una crisi economica profonda in Spagna, messa in moto parzialmente dalla perdita delle province americane continentali e dalla bancarotta dello Stato. L'ultimo aumento della pressione fiscale infiammò il contesto sociale, favorendo la rivolta.
Determinate misure economiche proposte dai liberali (come la Desamortización, cioè il cambio di gestione, divisione e vendita dei terreni comunali e delle proprietà della Chiesa, iniziata nel 1821) stavano direttamente minacciando molti piccoli poderi, i cui proprietari potevano contare sulle terre comuni di pascolo, a poco o nessun costo, per dar da mangiare ai propri muli e buoi, e causò una povertà diffusa oltre alla chiusura di gran parte degli ospedali, scuole ed altre opere di carità gestite dalla chiesa.
Un fattore importante era il problema religioso. I liberali radicali (progresistas) dopo il 1820 divennero sempre più anticlericali, manifestando un odio speciale verso gli ordini religiosi e vennero così sospettati di essere agenti massonici. Questa politica li allontanò da gran parte del popolo spagnolo (principalmente profondamente cattolico), particolarmente nelle zone rurali.
Incidentalmente, l'unica istituzione abolita nel "Triennio liberale", che non fu poi ristabilita da Ferdinando VII, fu il Tribunale dell'Inquisizione Spagnola. Una delle richieste del partito assolutista era la sua reintroduzione.
Nell'esercizio del potere i liberali erano stati, abbastanza dottrinari ed in favore della centralizzazione ed uniformazione delle istituzioni politiche, danneggiando così quella sensibilità particolarista diffusa in molte parti della Spagna. Così allo scoppio della Prima Guerra, un elemento di scontro tutto sommato secondario, cioè l'anti-uniformismo esemplificato dalla difesa dei fueros, sarebbe col tempo divenuto una delle bandiere più importanti del Carlismo.
La Spagna fu dunque divisa in due opposte fazioni: da una parte i neonati Carlisti, sostenitori di Don Carlos che si autoproclamò re con il titolo di Carlo V, appoggiato dai monarchici legittimisti, dai cattolici tradizionalisti e soprattutto dai reazionari antiliberali; dall'altro lato troviamo gli Isabelinos, cioè i liberali, i massoni, i "cattolici" costituzionalisti e le frange più progressiste della società spagnola, che speravano di strappare a Maria Cristina di Borbone-Due Sicilie - divenuta reggente a causa della giovane età di sua figlia Isabella – alcune riforme in cambio del loro appoggio
Il periodo delle guerre carliste, in cui il movimento provò a raggiungere il potere principalmente attraverso la guerra, è sicuramente quello maggiormente significativo del movimento perché con le guerre - o la minaccia di esse – il carlismo fu al centro della storia politica spagnola e ne scaturirono gli elementi formativi poiché fu in questi anni che il mondo culturale e sociologico del carlismo, che sarebbe durato oltre un secolo, si è definito.
I momenti culminanti di questo periodo sono:
Tutte e tre le guerre mostrano un modello comune di sviluppo:
È da notare che all'inizio di ciascuna guerra non fosse presente alcuna unità regolare dell'esercito a fianco dei carlisti e che soltanto la terza sia stata il risultato di una rivolta programmata.
La prima guerra si distinse per essere stata, da entrambe le parti, estremamente brutale: l'esercito liberale terrorizzò gli strati più umili della popolazione, la maggior parte sospettata di simpatizzare per i Carlisti, al punto che si giunse a dei veri e propri eccidi; i Carlisti, molto spesso, trattarono i liberali non certo meglio di come avrebbero trattato i soldati e gli agenti napoleonici. Si giunse ad un punto in cui si rese necessario da parte degli stati esteri spingere i due partiti in guerra a riconoscere alcune regole di condotta, il cosiddetto "Lord Eliot Agreement". In ogni caso le brutalità non sparirono completamente.
Le regioni della Spagna in cui il carlismo poté stabilire durante la Prima Guerra una sorta di autorità territoriale simile a quella statale (in Navarra, Rioja, Paesi Baschi, interno della Catalogna e zona settentrionale di Valencia) rimasero le basi principali del movimento per tutta la sua storia, benché sia stato comunque attivamente sostenuto in tutta la Spagna. Particolarmente nella Navarra, nelle Asturie e in parte dei Paesi Baschi, il carlismo fu una forza politica importante fino alla fine degli anni sessanta.
In una situazione dominata dalle azioni militari, si distinsero:
La Comunión Tradicionalista divenne l'organizzazione politica del movimento carlista, legalmente costituita nel 1869. Nel tempo ebbe diversi nomi. Dagli anni 30 del '900 fu anche conosciuta come Comunione tradizionalista carlista, nome dato da Alfonso Carlos de Borbón y Austria-Este.
La perdita di prestigio e la successiva caduta di Isabella II nel 1868, oltre al sicuro supporto al Carlismo di Papa Pio IX, spinse un numero considerevole di ex cattolici conservatori ed ex isabellini (Francisco Navarro Villoslada, Antonio Aparisi, Cándido Nocedal, Alejandro Pidal ..) verso la causa che per un certo tempo, anche dopo l'inizio della terza guerra (1872), si trasformò nel più importante e meglio organizzato gruppo di opposizione di destra nel Parlamento spagnolo, con circa 90 parlamentari nel 1871.
Dopo la sconfitta, un gruppo di essi (condotto da Alejandro Pidal) lasciò il Carlismo per formare un partito cattolico moderato e non dinastico in Spagna, che poi si fuse con i conservatori di Antonio Cánovas del Castillo.
Nel 1879 Cándido Nocedal fu incaricato della riorganizzazione del partito. La sua arma principale fu una campagna di stampa molto aggressiva (nel 1882 per moderarla Papa Leone XIII pubblicò l'enciclica Cum Multa Sint) e la sua posizione si distingueva per una stretta osservanza intransigente ai principi politici e, in particolare, religiosi cattolici, e alla loro integrità (da cui il termine "integristi"). Questa tendenza divenne così radicale che nel 1888 Carlo VII dovette espellere il gruppo legato a Ramón Nocedal, figlio di Cándido, che diede vita al piccolo, ma influente nei circoli clericali, Partido Integrista.
Nel frattempo il marchese di Cerralbo sviluppò un moderno partito di massa, incentrato su assemblee locali (chiamate "Círculos", di cui diverse centinaia esistevano ancora in Spagna nel 1936) in linea con l'antico particolarismo degli antichi regni iberici e contrapposte al centralismo di stampo francese del regno di Isabella II e dei suoi successori, su una diffusa politica sociale e sostenuto da una partecipazione attiva nell'opposizione al sistema politico nato dall'ultima restaurazione borbonica. Il movimento arrivò a partecipare anche alle coalizioni politiche, molto ampie, come quella del 1907, la "Solidaritat Catalana", con i regionalisti e repubblicani.
Dal 1893 al 1918 Juan Vázquez de Mella fu il principale leader parlamentare ed ideologo del movimento, assieme a Víctor Pradera, che influenzò gran parte dei pensatori conservatori spagnoli, ben oltre i limiti del proprio partito.
La prima guerra mondiale ebbe una particolare influenza sul movimento. Poiché il pretendente carlista, Don Giacomo Pio di Borbone-Spagna, che viveva in Spagna, aveva avuto dei contatti sotterranei con la Casa Imperiale Russa, era Capo della Casa di Borbone-Francia e parteggiava per gli Alleati, venne ben presto messo agli arresti domiciliari senza quasi alcuna comunicazione con la direzione politica in Spagna. Finita la guerra, Don Jaime poté di nuovo mettersi in contatto con la Spagna, scoppiò una crisi in seguito alla quale Vázquez de Mella ed altri dovettero lasciare la direzione del partito (i cosiddetti "mellisti").
Nel 1920 il carlismo aiutò a fondare i "Sindicatos Libres" (sindacati dei lavoratori cattolici).
La dittatura di Miguel Primo de Rivera (1923-1930) fu contestata, ma in modo ambiguo, dai carlisti che, come la maggior parte dei partiti, entrarono in un periodo di inattività, presto troncato dalla proclamazione della seconda Repubblica spagnola nel 1931.
Integristi e "mellisti" presto si riunirono e un nuovo flusso di cattolici, spaventati dagli atteggiamenti del governo repubblicano, iniziò ad affluire. I due primi anni della repubblica videro tentativi di breve durata di coalizione con i nazionalisti baschi e o con i monarchici sostenitori di Alfonso XIII di Spagna. Nel 1933 il loro partito, la Comunión Tradicionalista formò una coalizione elettorale con i monarchici di Renovación Española, che ottenne alle Cortes 36 seggi (21 carlisti e 15 di RE).
Dopo la rivoluzione di ottobre del 1934 il carlismo cominciò a prepararsi per un'insurrezione armata in opposizione alla repubblica.
Nelle elezioni del febbraio 1936, nella coalizione Frente Nacional, insieme a CEDA e Renovación, furono eletti 15 deputati tradizionalisti, ma furono ridotti a 9 dopo l'annullamento di diversi atti. La vittoria del Fronte Popolare e il conseguente clima di tensione sociale accelerarono i preparativi per l'insurrezione contro la Repubblica.
Le milizie carliste, i Requetés, avevano già ricevuto una prima formazione militare durante gli anni della seconda repubblica, ma nonostante questo le trattative con i generali che meditavano il golpe non erano agevoli. Nonostante questo dal luglio 1936 il carlismo sostenne all'unanimità il fronte nazionalista nella Guerra civile spagnola. I requetes furono inquadrati nel Bando nacional. In settembre morì il pretendente carlista al trono Alfonso Carlo di Borbone-Spagna.
Presto però si svilupparono serie difficoltà e divergenze fra i carlisti, in particolar modo tra il loro leader politico Manuel Fal Conde e la giunta di difesa nazionale: l'8 dicembre 1936 Manuel Fal Conde dovette rifugiarsi temporaneamente in Portogallo, dopo un grave disaccordo con il generale Francisco Franco.
Il 19 aprile 1937 il ramo politico del movimento fu "unificato" con la Falange nella FET y de las JONS.[3] Così anche i volontari carlisti furono inglobati nella Milicia Nacional.
Fal Conde, con il reggente del movimento Don Saverio di Borbone-Parma, insieme a buona parte dei capi Falangisti protestarono duramente per questa azione voluta da Franco: dopo una riunione con Francisco Franco stesso, il principe Saverio fu espulso dalla Spagna e l'unificazione, non ostacolata significativamente per le necessità della guerra, proseguì con la perdita di tutta la ricchezza materiale del partito (edifici, giornali e così via). Il numero due carlista, Tomás Domínguez Arévalo, conte di Rodezno, invece aderì e nel 1938 fu nominato da Franco ministro della giustizia. I requetè furono circa 60 000, comandati da José Luis Zamanillo, ed ebbero al termine della guerra nel 1939 seimila morti in combattimento.
Alla morte di Alfonso Carlo nel 1936, ultimo discendente secondo primogenitura maschile di Carlo V di Borbone, gran parte dei carlisti appoggiò Saverio di Borbone-Parma, nominato da Alfonso Carlo reggente della "Comunione Carlista". Una frangia minoritaria invece supportò Alfonso XIII di Spagna, l'esiliato sovrano costituzionale di Spagna, poiché era il primo discendente maschile di Carlo IV di Spagna in vita. La maggioranza dei carlisti gli si oppose perché non seguiva i loro ideali e c'era il sospetto che suo padre fosse figlio non di Francesco d'Assisi di Borbone, ma dell'amante di Isabella II, Puig-Molto. Pochi carlisti appoggiarono infine Carlo Pio d'Asburgo-Toscana, nipote per via femminile di Carlo VII.
Nel 1939 Franco nominò un esponente carlista, il generale José Enrique Varela ministro dell'Esercito, fino al 1942, quando lo rimosse, in seguito a scontri tra falangisti e carlisti il 16 agosto, nel corso di una cerimonia religiosa carlista a Bilbao. Da allora il movimento mantenne una posizione scomoda di minoranza all'interno del regime franchista, a volte in disaccordo con la politica ufficiale, benché per tre volte il Ministero della Giustizia fosse stato assegnato ad un Carlista "leale", che venne automaticamente espulso dalla Comunione Tradizionalista Carlista[senza fonte].
Nel 1947 il caudillo Francisco Franco dichiarò formalmente il ritorno in Spagna della monarchia e si autonominò reggente.
Dal 1943 al 1965 al leader di Comunione Tradizionalista, Esteban Bilbao fu assegnata la presidenza delle Cortes Españolas.
Dagli anni '60 inoltre ci furono svariati problemi legati alla successione dinastica e alla disputa interna su come comportarsi con il Franchismo. Ciononostante, il Carlismo si guadagnò importanti sostenitori nel mondo accademico, come il docente universitario statunitense Frederick D. Wilhelmsen (1923-1996)[4]. L'annuale raduno carlista di Montejurra del 1967 attirò un gran numero di partecipanti e venne considerato il maggiore della storia del Carlismo[5].
Nel giugno 1969 ci fu la scelta di Franco del re destinato a succedergli. Indicò la famiglia Borbone-Spagna e non il pretendente carlista Borbone-Parma, scegliendo però Juan Carlos invece del padre Giovanni di Borbone, come erede della corona spagnola e la nomina fu poi ratificata dalle Cortes Españolas. Franco comunque riconobbe come legittimi sia i titoli nobiliari concessi dai pretendenti carlisti che quelli concessi dal ramo di Isabella.
Nel 1971 Don Carlo Ugo di Borbone-Parma aveva intanto fondato un altro Partito Carlista basato sulla vista di confederalist di Las Españas per la Spagna ed l'autogestione di stampo socialista (allora promossa in Jugoslavia). Così alla morte di Franco alla fine del 1975, e l'incoronazione di Juan Carlos I, il movimento fu gravemente spaccato in due e perse l'occasione di ottenere ancora l'attenzione della pubblica opinione.
In occasione del raduno di Montejurra per commemorare i requeté caduti nella guerra civile, il 9 maggio 1976, due sostenitori di Carlo Ugo furono uccisi da militanti di estrema destra. Questi accusò la fazione del fratello, Sisto Enrico di Borbone-Parma, di aiutare i militanti di estrema destra.[6][7] Altri carlisti furono vittime dell'Eta come José María Arrizabalaga, capo dei giovani di Comunión Tradicionalista a Vizcaya ucciso nel 1978.
Nelle prime elezioni democratiche il 15 giugno 1977, soltanto un senatore carlista fu eletto, il giornalista e scrittore Fidel Carazo da Soria, presentatosi come candidato indipendente.
Nelle elezioni parlamentari del 1979, i carlisti di destra fecero parte della coalizione di estrema destra Unión Nacional, che conquistò un seggio nelle Cortes di Madrid, ma l'unico eletto, Blas Piñar, non era un carlista. Da allora il Carlismo è rimasto un movimento extra parlamentare, ottenendo soltanto seggi nei consigli comunali. Il cambiamento ideologico verso sinistra interpretato da Carlos Hugo, le cinque divisioni degli anni 70 e il fallimento elettorale nelle prime elezioni democratiche della transizione, ha portato il carlismo alla marginalità e a dispute interne tra i diversi pretendenti al titolo, ormai onorifico.
Negli anni 80, separata dal Partito Carlista (di tendenze marxiste), è stata nata la Comunione Tradizionalista Carlista, legata ai successori di Carlo Ugo e rimasta marginale. La maggioranza dei carlisti si riconoscono invece in un terzo gruppo: la Comunione Tradizionalista, fedele a Don Sisto.
I numeri ordinali vennero usati dai carlisti. Benché questi principi non fossero ufficialmente Re, essi disposero di alcuni dei titoli collaterali al sovrano spagnolo.
Carlo Maria Isidoro di Borbone-Spagna (29 marzo 1788 – 10 marzo 1855) fu il pretendente carlista dal 1833 al 1845, durante la Prima guerra carlista. Conosciuto anche come Conte di Molina, abdicò in favore del figlio.
Carlo Luigi di Borbone-Spagna (31 gennaio 1818 – 13 gennaio 1861) era figlio di Carlo V: pretendente dal 1845 al 1861, portava anche il titolo di Conte di Montemolin. Nel 1860, in seguito alla sua cattura da parte delle truppe di Isabella II, abdicò a Tortosa: una volta liberato, negò la validità dell'abdicazione, in quanto estorta
Giovanni Carlo di Borbone-Spagna (15 maggio 1822 – 21 novembre 1887) era fratello di Carlo VI: pretendente carlista dal 1860 al 1868 (quando fu costretto ad abdicare come il fratello), portava il titolo di Conte di Montizon. Nel 1883 alla morte di Enrico V divenne il pretendente legittimista al trono di Francia.
Carlo Maria di Borbone-Spagna (30 marzo 1848 – 18 luglio 1909), figlio di Giovanni III, fu il pretendente dal 1868 al 1909, e durante la Terza guerra carlista. Portava il titolo di Duca di Madrid e, come pretendente legittimista al trono di Francia, di Duca di Angiò.
Giacomo Pio di Borbone-Spagna (27 giugno 1870 – 9 ottobre 1931), figlio di Carlo VII, fu il pretendente dal 1909 al 1931. Portava il titolo di Duca di Madrid e, come pretendente legittimista al trono di Francia, di Duca di Angiò.
Alfonso Carlo di Borbone-Spagna (12 settembre 1849 - 29 settembre 1936) era zio di Giacomo III, in quanto fratello minore di Carlo VII. Pretendente dal 1931 al 1936. Nel 1931 in Spagna fu proclamata la repubblica, e il re Alfonso XIII andò in esilio. Portava il titolo di Duca di San Jaime e, come pretendente legittimista al trono di Francia, di Duca di Angiò. Era l'ultimo discendente secondo primogenitura maschile di Carlo V.
La monarchia in Spagna dopo la parentesi della Repubblica, dal 1931 al 1939, e il periodo franchista (1939-1975) tornò con l'incoronazione nel novembre 1975 di re Juan Carlos I di Spagna. I pretendenti carlisti dal 1936, con la morte Alfonso Carlo, furono diversi.
Saverio di Borbone-Parma (Saverio I come duca di Parma) era stato nominato nel 1936 reggente della Comunione carlista da Alfonso Carlo I, come più prossimo agnato maschio dei Borbone che sosteneva gli ideali carlisti. Durante la seconda guerra mondiale, il principe Saverio tornò nell'esercito belga, dove aveva già militato durante la prima guerra mondiale: passato tra i maquis francesi fu fatto prigioniero dai tedeschi e mandato prima a Natzweiler e poi a Dachau, venendo liberato nel 1945 quando arrivarono le truppe alleate. Nel 1952 si autoproclamò re carlista: noto anche come conte di Molina, abdicò nel 1975.
Il movimento carlista subì tra gli anni sessanta e settanta una spaccatura, dividendo i sostenitori tra i due figli di Saverio, Carlo Ugo e Sisto Enrico. Carlo Ugo iniziò a trasformare il carlismo in un movimento socialista, mentre suo fratello Sisto Enrique (sostenuto dalla madre Maddalena di Borbone-Busset) continuava a mantenere la tradizionale linea politica di destra. Nel 1977 i sostenitori di Sisto Enrico resero pubblico un documento di Saverio I, che condannava le scelte politiche di Carlo Ugo; pochi giorni dopo i sostenitori di quest'ultimo resero pubblico un documento con cui sempre Saverio I riconosceva il figlio primogenito come erede.
Carlo Ugo di Borbone-Parma (Carlo IV Ugo come duca di Parma), conosciuto anche come duca di Madrid, era il primogenito di Saverio I. Dopo essersi alienato molti sostenitori per i suoi tentativi di accordo con Franco (1965 – 1967), Carlo Hugo passò a trasformare il movimento tradizionalista carlista in uno di sinistra socialista. Nel 1979 accettò la cittadinanza spagnola, atto che per alcuni è un riconoscimento ipso facto della sovranità del re Juan Carlos di Spagna, che comunque si rifiutò di concedergli il titolo di infante. Nel 1980 rinunciò a guidare il Partito carlista che aveva creato, sebbene ne abbia mantenuto il supporto. Si è trasferito a Sala Baganza in provincia di Parma, utilizzando il suo titolo di duca di Parma, Piacenza e Guastalla. Nel 2002 ha donato gli archivi della propria dinastia all'Archivo histórico nacional, causando proteste da parte della Comunione carlista. Morto nel 2010 è sepolto con i suoi antenati nella chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma.
Il principe Carlo Saverio, duca di Parma, è il primogenito di Carlo Ugo. Ha ereditato la pretesa carlista sulla morte di suo padre nel 2010. Carlos ha il sostegno di una minoranza di carlisti compreso il Partido Carlista.
Sisto Enrico di Borbone-Parma, conosciuto anche come duca di Aranjuez, è l'attuale reggente per questo ramo della Comunione carlista: questo movimento ritiene, infatti, che il legittimo erede sia il fratello Carlo Ugo, ma che questi abbia tradito gli ideali del movimento per la sua vicinanza con gli ideali del socialismo. Sisto Enrico non si è mai proclamato re carlista nella speranza che i due figli maschi di Carlo Ugo un giorno vogliano accettare e seguire i tradizionali valori carlisti. Sisto Enrico ha pubblicato il 17 luglio 2001 un manifesto programmatico nel quale si stabiliscono i seguenti principi guida:
In base ai principi su esposti, Sisto Enrico si è duramente opposto nel corso di questi anni all'attuale governo spagnolo ed ha intessuto rapporti coi paesi del Sudamerica in base al principio della hispanidad.
La figlia più anziana di Carlo VII era Bianca di Borbone-Spagna (1868-1949), sposata all'arciduca Leopoldo Salvatore d'Asburgo-Lorena (1863-1931). Nel 1943 uno dei loro figli si proclamò pretendente come erede del prozio Alfonso Carlo e del nonno Carlo VII. Poiché questo reclamo del trono proveniva da un erede per via femminile, il cui rifiuto era stata causa della nascita dei diritti carlisti, fu rifiutato dalla maggior parte del movimento.
Queste quattro parole (traducibili in "Dio, Patria, Governo locale e Re") possono essere considerate il motto e la pietra angolare del Carlismo fin dalla sua nascita.
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