Parco dell'Etna
Area naturale protetta italiana Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Il parco dell'Etna è un'area naturale protetta della Regione Siciliana istituita nel 1987[1].
Parco dell'Etna | |
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Tipo di area | Parco regionale |
Codice WDPA | 32712 |
Codice EUAP | EUAP0227 |
Class. internaz. | Categoria IUCN IV: area di conservazione di habitat/specie |
Stato | Italia |
Regioni | Sicilia |
Province | Catania |
Comuni | vedi elenco nel testo |
Superficie a terra | 58.095 ha |
Provvedimenti istitutivi | D.P.R.S. 37, del 17.03.87 |
Gestore | Ente Parco dell'Etna |
Presidente | Gabriele Ragusa (commissario) |
Mappa di localizzazione | |
Sito istituzionale | |
I primi propositi di istituzione di un Parco dell'Etna nacquero intorno agli anni sessanta quando cominciò ad affermarsi, fra gli appassionati della Montagna, la necessità di tutelare la natura dalla invasione del turismo di massa conseguente alla diffusione dei mezzi di trasporto personali.
L'argomento diede luogo a dibattiti fra la popolazione e in sede politica fino agli anni ottanta quando la Regione Sicilia istituì tre Parchi Regionali e fra questi quello dell'Etna con la legge n. 98 del maggio 1981. Per la reale costituzione del Parco passarono ancora sei anni, fino al 17 marzo 1987. Lo scopo del Parco è quello di tutelare il patrimonio boschivo e la conservazione e lo sviluppo delle specie floreali e faunistiche specifiche dei luoghi e di regolamentare e coordinare lo sviluppo di quelle attività turistiche che possano dare fruibilità ai luoghi e benessere alle popolazioni insediate nell'ambito territoriale[1].
Nella zona sommitale del vulcano non vi è alcun tipo di vegetazione in quanto sulla lava recente nessun seme può germogliare. Scendendo intorno ai 2500 metri si incontrano la saponaria (Saponaria sicula), l'astragalo siciliano (Astracantha sicula), il tanaceto (Tanacetum siculum), il cerastio (Cerastium tomentosum), il senecio (Senecio squalidus), la camomilla dell'Etna (Anthemis aetnensis), il caglio dell'Etna (Galium aetnicum), la romice (Rumex scutatus) e qualche muschio e lichene.
Già intorno ai 2000 metri si possono incontrare, su alcuni versanti, il pino loricato, la betulla dell’Etna e il faggio ed ancora più in basso anche castagno e ulivo. Assieme a questa vegetazione convive la ginestra dell'Etna che con i suoi fiori gialli crea, nel periodo della fioritura, un bel cromatismo con il nero della lava vulcanica.
Nella zona collinare delle falde si incontrano i vigneti di Nerello, dai quali si produce l'Etna vino DOC della zona pedemontana. Nel versante ovest del vulcano, dai 600 agli 850 metri di altitudine, prosperano i pistacchi (Bronte e Adrano) e le fragole (Maletto) unici per il loro sapore e colore dovuti alla tipicità del territorio e del microclima. Altra notevole produzione è quella delle mele "cola" e "gelata" e delle pere di vario tipo e delle pesche, tra cui la "tabacchiera dell'Etna".
La notevole ricchezza dei suoli ha permesso lo sviluppo di una ricchissima varietà agricola, soprattutto nella zona nord-orientale del vulcano rispetto agli altri territori, grazie al particolare microclima dovuto alla vicinanza con la costa ionica e numerose specialità arboree, tra le quali la ciliegia rossa dell'Etna (Comuni di Milo, Sant'Alfio, Mascali e Giarre) e le noci e nocciole di più alta quota (Comuni di Sant'Alfio, Milo, Piedimonte Etneo).
Le descrizioni più antiche della fauna dell'Etna raccontano della presenza di animali ormai scomparsi e rimasti solo nell'immaginario popolare: lupi, cinghiali, daini e caprioli. La progressiva urbanizzazione, con apertura di nuove strade, il disboscamento e l'esercizio incontrollato della caccia portarono all'estinzione di questi grandi mammiferi e minacciano ancora la vita delle altre specie[2].
Sul vulcano vivono tra l'altro l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio selvatico, la lepre oltre a specie più piccole tra cui la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topo, pipistrello e serpente. Diffusi su tutte le aree del vulcano gli uccelli e le varietà di rapaci, diurni, quali il falco pellegrino, lo sparviero, la poiana, il gheppio e l'aquila reale, e notturni quali barbagianni, allocco e gufo.
Il territorio del parco comprende oltre 200 grotte di scorrimento lavico conosciute in buona parte sin dai tempi più remoti e utilizzate in vario modo dall'uomo a scopo cultuale e di sepoltura. Un uso accertato quello dell'accumulo di neve invernale per l'uso in estate. Le grotte più note sono[3]:
I dicchi della Valle del Bove che costituiscono quanto resta del vulcano primordiale Trifoglietto.
Elenco dei 20 comuni che condividono la superficie del Parco ed estensione[1]:
Undici fra questi arrivano fino al cratere centrale.
I treni della Ferrovia Circumetnea circumnavigano le pendici lambendo l'anello inferiore del parco.
Da tutti i comuni il cui territorio è anche solo in parte compreso nell'area protetta è possibile accedere al Parco attraverso mulattiere o sentieri. Gli accessi più facili attraverso strade asfaltate si trovano nella parte più antropizzata e sono quelle dai comuni di:
In occasione di grandi eruzioni le possibilità di accesso possono subire notevoli variazioni.
L'"Ente Parco dell'Etna" è un ente di diritto pubblico sottoposto a controllo e vigilanza della Regione siciliana, con sede a Nicolosi presso l'antico monastero di San Nicolò l'Arena. È diretto da un presidente nominato con decreto del Presidente della Regione siciliana su delibera della giunta di governo quale rappresentante legale dell'Ente. È nominato anche un vicepresidente, un consiglio e un comitato esecutivo.
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