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istituto di ricerca a Napoli Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'Osservatorio astronomico di Capodimonte è la sezione napoletana dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, INAF, il principale ente italiano per la ricerca astronomica e astrofisica da terra e dallo spazio. L'Osservatorio di Napoli è impegnato nelle principali linee di ricerca della moderna astrofisica in collaborazione con le università e con altre istituzioni nazionali ed internazionali.
Osservatorio astronomico di Capodimonte | |
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Organizzazione | Ente pubblico di ricerca |
Codice | 044 |
Stato | Italia |
Coordinate | 40°51′46.3″N 14°15′18.2″E |
Altitudine | 150 m s.l.m. |
Fondazione | 4 novembre 1812 |
Sito | www.oacn.inaf.it/ |
Telescopi | |
Torre est | Ritchey-Chrétien da 40 cm[1] |
Mappa di localizzazione | |
A Capodimonte si studiano il Sole e il Sistema Solare attraverso l'analisi delle polveri cosmiche e la costruzione di strumenti per le principali missioni spaziali dell'ESA e dell'ASI. Con le osservazioni realizzate ai grandi telescopi dell'ESO, dislocati nel deserto di Atacama in Cile, si indaga la vita delle stelle, dalla loro formazione sino agli ultimi stadi evolutivi caratterizzati dalle grandi esplosioni di supernovae e di lampi gamma, questi associati, in qualche caso all'emissione di onde gravitazionali.
Con le osservazioni dei satelliti si studiano le proprietà fisiche di oggetti estremi come le stelle di neutroni e i buchi neri, mentre con le ricerche sull'evoluzione e sulla dinamica delle galassie si comprendono le proprietà della materia oscura. Si progettano strumenti di nuova generazione per i grandi telescopi del futuro come E-ELT. L'Osservatorio di Napoli, la più antica istituzione scientifica partenopea, svolge anche un importante ruolo per la promozione e diffusione sul territorio della cultura scientifica e delle conoscenze astronomiche.
L'Osservatorio astronomico di Napoli fu istituito da Giuseppe Bonaparte con un decreto del 29 gennaio 1807 presso l'antico monastero di san Gaudioso a Caponapoli. L'astronomo Giuseppe Cassella fu il primo direttore della specola partenopea. Con l'arrivo sul trono di Napoli di Gioacchino Murat, l'astronomo Federigo Zuccari ottenne dal re francese l'ordine che si costruisse un nuovo edificio dalle forme monumentali. Murat approvò l'impresa l'8 marzo del 1812 e il 4 novembre fu posta la prima pietra del nuovo osservatorio con una solenne cerimonia presieduta dal ministro Giuseppe Zurlo.[2]
Per l'edificazione dell'osservatorio astronomico si scelse la collina di Miradois[3], un'altura vicina alla reggia di Capodimonte a Napoli che prendeva il nome dalla villa cinquecentesca del marchese di Miradois, reggente della Gran Corte della Vicaria, da dove si può ammirare il panorama della città e del golfo di Napoli. Il progetto fu affidato all'architetto Stefano Gasse che realizzò un grandioso e monumentale edificio in stile neoclassico, il primo che si progettasse nella capitale del Regno di Napoli. I lavori terminarono nel 1819, quando sul trono era ritornato Ferdinando I di Borbone, sotto la supervisione dell'astronomo Giuseppe Piazzi e dell'architetto Pietro Bianchi. La sera del 17 dicembre 1819 l'astronomo[4] compì la prima osservazione dal nuovo osservatorio osservando la stella α Cassiopea[5].
Gli astronomi di Capodimonte si muovevano sul filone classico dell'astronomia di posizione e rispondevano alla vocazione pratica e quotidiana del tipico osservatorio ottocentesco: la misura e regolazione del tempo civile, ossia l'indicazione del tempo esatto, e le rilevazioni di carattere meteorologico. L'apertura verso altre scienze non fu favorita: eppure, è proprio dagli interscambi tra matematica, chimica e fisica che nacque e si sviluppò a livello internazionale il nuovo settore dell'astrofisica. La specola di Capodimonte s'inserì in un circuito di lavoro internazionale. Solo dal 1912, con la direzione di Azeglio Bemporad (1912-1932) ci si incominciò ad interessare di astrofisica.
Prima dell'istituzione dell'Osservatorio, già nel 1751 si era pensato di istituire a Napoli un osservatorio, dapprima nel complesso militare di Pizzofalcone e poi, il 28 marzo 1791, Ferdinando IV acconsentì che si creasse una specola astronomica nell'ala nord est dell'attuale museo archeologico nazionale. Il sito non fu ritenuto idoneo e dell'antico progetto dell'architetto Pompeo Schiantarelli e dell'astronomo Cassella fu realizzata la sola meridiana nel salone centrale dell'edificio.[6]
La Specola di Capodimonte si può annoverare tra gli istituti internazionali più attivi e prestigiosi.
Nel 2012, in occasione dei 200 anni dalla fondazione dell'Osservatorio di Capodimonte, è stato emesso un francobollo per celebrare l'anniversario.[7] Sempre nel 2012, la collaborazione tra l'osservatorio di Capodimonte e l'ESO ha portato alla realizzazione del primo telescopio medio-grande progettato e realizzato in Italia, è il VLT survey telescope in Cile[8].
La ricerca dell'INAF-OAC si articola in progetti che rientrano nelle aree di interesse primario dell'INAF, quali lo studio del Sole, dei corpi del sistema solare, delle stelle, del mezzo interstellare e delle galassie, la cosmologia, lo sviluppo di tecnologie innovative per osservazioni dalla Terra e misure nello spazio. Le componenti dell'analisi teorica, delle osservazioni da terra e dallo spazio, della sperimentazione in laboratorio e delle relative analisi di dati contribuiscono a realizzare programmi che sempre più sono rivolti a studiare i processi astrofisici nella loro genesi ed evoluzione. Le ricerche sono caratterizzate da forte interdisciplinarità tra i vari settori dell'astrofisica teorica, osservativa e sperimentale e con settori scientifici contigui all'astrofisica (fisica fondamentale, chimica, biologia, elettronica, informatica, ingegneria, etc.). Le attività di sviluppo tecnologico per strumentazione astrofisica di terra e per lo spazio portano l'INAF-OAC a una particolare attenzione verso le potenzialità di ricadute nell'ambito del trasferimento tecnologico dei progetti svolti.
L'INAF-OAC è da considerare un unico laboratorio nel quale confluiscono attività sperimentali, teoriche ed osservative che, sia pur orientate a vari fini complementari per la ricerca astrofisica, convergono in un progetto: lo studio dell'universo nelle sue componenti costitutive.
Le ricerche in fisica solare dell'INAF-OAC si inseriscono nel contesto dell'evoluzione delle conoscenze sul Sole fortemente motivata dal progetto internazionale International Living With a Star – Vivere con una stella, attraverso studi dei processi dinamici e magnetici che avvengono nell'atmosfera solare. Questi processi sono in grado di influenzare in modo significativo le attività dell'uomo sulla Terra e nello spazio, e la loro conoscenza rappresenta un paradigma indispensabile per lo studio della fisica delle stelle.
I progetti di ricerca principali sono:
In ambito tecnologico, l'INAF-OAC svolge un ruolo-guida nel progetto CONCORDIASTRO/Italia. Il progetto prevede la realizzazione ed installazione del primo telescopio solare presso la base italo-francese Concordia a Dome C in Antartide. Lo scopo è svolgere un programma osservativo pilota, per poter definire la qualità del seeing solare in quel sito nella prospettiva di futuri e più ambizioni progetti osservativi.
Parallelamente, le attività sperimentali presso il Laboratorio di fisica solare dell'INAF-OAC si basano sull'utilizzo dello strumento VAMOS (Velocity And Magnetic Observations of the Sun) interamente progettato e realizzato presso l'INAF-OAC. Lo strumento, basato su filtri magneto-ottici è capace di acquisire immagini a Sole intero della dinamica e del campo magnetico fotosferici. È disponibile in laboratorio tutta la filiera per la manifattura delle celle a vapori di potassio in uso nel VAMOS e la verifica della loro banda passante, basata su sistema laser.
Presso l'INAF-OAC opera un Laboratorio di fisica cosmica e planetologia, riconosciuto a livello internazionale, anche dalle agenzie spaziali europea (ESA) ed americana (NASA). Il laboratorio è equipaggiato con una vasta gamma di strumenti sofisticati e di avanguardia dedicati all'analisi fisico-chimica di composti solidi e molecolari.
Nel laboratorio vengono svolte:
Gli studi moderni sono rivolti a comprendere origine, evoluzione e destino dell'universo. A tale scopo occorre esplorare i meccanismi fisici ed i tempi caratteristici che regolano formazione, evoluzione e distribuzione spaziale delle popolazioni stellari che costituiscono le galassie. Inoltre, per comprendere le condizioni fisiche che hanno favorito la nascita del sistema solare e lo sviluppo della vita sulla Terra è importante studiare i parametri fondamentali e i meccanismi di formazione dei sistemi planetari. Il laboratorio di fisica stellare dell'INAF-OAC è impegnato nello studio delle fasi fondamentali della storia di una stella. Il programma richiede lo svolgimento di osservazioni con grandi telescopi da terra e dallo spazio e lo sviluppo di modelli teorici per la loro interpretazione, al fine di caratterizzare le diverse popolazioni stellari e sub-stellari (oggetti con massa poco più grande di quella di Giove). Il fine è ricavare informazioni sui parametri fisici fondamentali e sui meccanismi di formazione di stelle e sistemi planetari, sulle distanze cosmiche e sulla storia di formazione delle galassie.
I programmi in corso presso l'INAF-OAC mirano a decifrare:
Più di dieci miliardi di anni fa, l'universo cominciava ad assumere un aspetto simile a quello attuale. Dopo una fase primordiale in cui prevaleva una sostanziale uniformità, la cosiddetta "materia luminosa" si rivelava in forma di galassie, principalmente costituite da stelle, raggruppate in strutture su larga scala, quali gli ammassi di galassie. La materia oscura, che rappresenta probabilmente la maggior parte della massa dell'universo, si rivelava invece in modo indiretto attraverso il suo effetto gravitazionale sulla materia luminosa.
Il laboratorio di fisica delle galassie e cosmologia dell'INAF-OAC è fortemente impegnato in studi mirati a fare chiarezza sugli aspetti salienti che hanno determinato l'evoluzione dell'universo fin dalle sue fasi iniziali. Per questi studi, gli astronomi dell'INAF-OAC hanno accesso ai più avanzati strumenti disponibili a livello internazionale, come i telescopi dalla classe dei 4 m (ESO-NTT) a quella degli 8 m (ESO-VLT), il Telescopio Nazionale Galileo (TNG), il Keck, il KPNO, il WHT ed il telescopio spaziale HST. Inoltre, l'elaborazione mediante teorie dei dati ottenuti da osservazioni consente di porre vincoli alle proprietà fisiche ed ai meccanismi di formazione ed evoluzione delle galassie.
I temi sui quali il laboratorio di fisica delle galassie e cosmologia dell'INAF-OAC sta concentrando le proprie energie sono:
Telescopi e strumentazione per osservazioni dalla Terra costituiscono lo strumento primario per svolgere attività di ricerca astronomica e, al contempo, permettono di sviluppare competenze tecnologiche di estremo valore applicabili anche ad altri settori applicativi. La progettazione di telescopi e strumentazione per telescopi ottici dalla Terra è una linea di ricerca tecnologica di punta del laboratorio di tecnologie per telescopi e strumentazione dalla Terra dell'INAF-OAC. Esso partecipa a progetti di interesse nazionale, come il Telescopio Nazionale Galileo (TNG), installato alle Isole Canarie, e la diretta responsabilità nella realizzazione di telescopi nazionali, come il Toppo Telescope no. 1 (TT1) installato a Castelgrande (PZ), ed internazionali, come il VLT Survey Telescope (VST)[9] ed il Visible MultiObject Spectrograph (VIMOS), realizzati per l'European Southern Observatory (ESO). Tali attività, in parte ancora in corso, hanno consentito l'acquisizione di competenze nei diversi settori della progettazione.
Le aree di competenza presenti sono:
Il progresso delle conoscenze sul nostro Sistema solare è basato sempre più su sistemi automatici spaziali in grado di visitare i corpi che lo costituiscono e di inviare a Terra informazioni altrimenti impossibili da ottenere. La nuova frontiera è rivolta anche alla possibilità di riportare a Terra campioni raccolti nello spazio per svolgere analisi accurate con strumentazione sofisticata per svelare i segreti delle caratteristiche fisiche-chimiche di corpi differenti dalla nostra Terra.
Il Laboratorio di tecnologie spaziali dell'INAF-OAC è leader internazionale[senza fonte] nella progettazione, sviluppo e realizzazione di strumenti spaziali per l'esplorazione del Sistema solare. Il know-how acquisito ed in continuo sviluppo riguarda la realizzazione di strumenti per: rilevamento, cattura ed analisi di grani di polvere in vari ambienti spaziali, osservazioni ad elevatissima risoluzione spaziale, analisi biochimica di campioni di superfici planetarie.
I principali strumenti spaziali dei quali l'INAF-OAC è responsabile sono:
I progetti tecnologici per applicazioni astrofisiche, sia dalla Terra che dallo spazio, dell'INAF-OAC hanno condotto a sviluppare conoscenze e know-how di interesse per applicazioni in altri ambiti applicativi. Questa prospettiva si è già concretizzata nelle seguenti azioni:
L'INAF-OAC ha già una solida presenza, ed è fortemente motivato ad incrementare ulteriormente, nel percorso formativo universitario e di qualificazione post-universitaria dei giovani, attraverso convenzioni/collaborazioni con gli atenei della Campania e di altre regioni meridionali, in un contesto di interazione interdisciplinare.
I compiti sopra menzionati si sostanziano e trovano possibilità concrete di attuazione nei programmi di ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico che si svolgono presso l'INAF-OAC. Molti di essi sono proiettati in un contesto di responsabilità e collaborazioni nazionali ed internazionali, risultando, così, uno strumento estremamente qualificante per i giovani coinvolti.
Va rilevato che si svolgono corsi di perfezionamento[In che periodo?], convenzioni quadro tra l'INAF-OAC e le Università Federico II e "Parthenope" di Napoli, nonché con l'Università degli Studi di Lecce, per il coinvolgimento dell'INAF-OAC nei programmi di formazione a livello laurea e post laurea di tali atenei. Si prevede di promuovere analoghe iniziative con gli altri atenei campani.
L'attività di divulgazione è curata in maniera particolare e resta un elemento di particolare attenzione da parte dell'INAF-OAC.
La strategia seguita dall'INAF-OAC in questo settore si basa su una costante presenza nel tessuto sociale e culturale campano.
Alcune iniziative sono state organizzate in progetti sponsorizzate da varie istituzioni:
La biblioteca dell'INAF-OAC, voluta da Federigo Zuccari negli anni 1812-1815 contestualmente alla costruzione dell'osservatorio, è dotata di un considerevole patrimonio librario antico e moderno: oltre 36 000 volumi tra monografie e periodici di carattere specialistico e divulgativo.
La sezione antica rappresenta nel suo genere uno dei fondi più prestigiosi esistenti nel Sud Italia perché accoglie testi astronomici di indiscutibile valore storico-scientifico, quali ad esempio la prima edizione del De revolutionibus orbium coelestium di Niccolò Copernico. Incrementatasi nel corso degli anni per effetto di importanti donazioni, quale ad esempio quella cospicua effettuata nel 1964 dall'ing. Giuseppe Cenzato, la sua consistenza ammonta a 2659 volumi. Completano ed arricchiscono tale collezione 48 testate di periodici antichi, ossia testate di cui si possiedono annate anteriori al 1831 e circa 300 edite tra il 1831 e gli inizi del Novecento.
Nei circa due secoli di vita della biblioteca, nessun volume è stato mai sottoposto ad intervento di recupero e restauro. Pertanto negli ultimi anni l'INAF-OAC sta svolgendo progetti di conservazione, tutela e pubblico uso del patrimonio bibliografico. Inoltre, la dotazione bibliografica dell'INAF-OAC è in buona parte archiviata con procedure informatiche che ne consentono una consultazione anche via web, per garantire l'accesso al pubblico.
Il Museo degli strumenti astronomici - MuSA - dell'Osservatorio espone i principali strumenti della collezione storica, oltre centotrenta oggetti, ed è una testimonianza, unica in tutto il Mezzogiorno continentale, di quella che fu la strumentazione astronomica usata in tutto l'Ottocento e nei primi decenni del Novecento: teodoliti, cerchi meridiani, fotometri, spettrografi, cannocchiali, strumenti di calcolo, orologi, etc. Il percorso museale permette un viaggio affascinante negli oltre due secoli di vita dell'astronomia a Napoli. Tra gli strumenti scientifici presenti nelle sale espositive del MuSA fanno bella mostra II globo celeste (1589) e l'orologio astronomico (1567), provenienti dalla Collezione Famese, il telescopio equatoriale di Fraunhofer, con una lente da 17,5 cm di diametro, la più grande mai costruita fino al 1814, lo specchio di Herschel, tra i più grandi telescopi riflettori di fine Settecento. Cosi come rivestono una grande importanza storica e scientifica il telescopio equatoriale di Merz (1863)[11], il primo telescopio acquistato in Italia dopo l'Unità e il sestante equatoriale di Sisson (metà XVIII secolo), appartenuto al principe Spinelli di Tarsia e usato da Rizzi Zannoni per le prime osservazioni fatte da Castel Sant'Elmo, e il cerchio meridiano di Reichenbach, tra i primi e importanti strumenti dell'Osservatorio. Completano il percorso di visita il padiglione del cerchio meridiano di Repsold, strumento acquistato nel 1869 anche grazie al contributo finanziario del Comune di Napoli, e lo strumento dei passaggi di Bamberga. Questi strumenti costituiscono esempi autentici e originali degli ambienti di lavoro del periodo storico cui si riferisce il museo e forniscono, perciò, un'esatta e completa informazione su luoghi, strumenti, accessori e atmosfera in cui si faceva astronomia nel periodo che va dalla fondazione dell'osservatorio napoletano alla metà del XX secolo. La collezione si arricchisce anche di oltre 70 opere d'arte, come carte cosmografiche e geografiche, tra tutte la Mappa del Duca di Noja (1775), incisioni, ritratti, sculture, come il busto di Ernesto Capocci realizzato da Vincenzo Gemito, e opere di arte contemporanea. Inoltre, insieme a molti altri interessanti strumenti matematici e meteorologici, nel MuSA sono esposti alcuni tra i testi di maggior valore storico e scientifico della Biblioteca antica coma la prima edizione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico (1543), De Spaere mundi di Sacrobosco (1488), Sidereus nuncius di Galilei e l'Atlas Coelestis di Doppelmayer (1742).[12]
Il parco dell'osservatorio presenta diverse installazioni permanenti di arte contemporanea, tra le quali compare "Disco" di Bizhan Bassiri, "Visibile ed invisibile" di Giovanni Anselmo e "Orsa maggiore" di Quintino Scolavino.
Il 16 novembre 2017 viene inaugurato il busto di Jurij Gagarin, donato da un ente russo in memoria del primo uomo ad essere stato nello spazio. Il busto si trova all'esterno del nuovo planetario, intitolato proprio al cosmonauta.
L'INAF-OAC è fulcro di alcuni programmi per i quali riesce a convogliare presso la struttura fonti di finanziamento idonee a svolgere al meglio i programmi di ricerca di maggiore rilevanza. Per l'attuazione e la realizzazione delle proprie attività scientifiche, l'INAF-OAC può contare su un pool di personale tecnico-amministrativo di elevato profilo professionale.
L'INAF-OAC ha già ottime interazioni con università ed altri enti di ricerca della Campania e del sud che vanno ulteriormente approfondite e consolidate. Questo garantisce un bacino per fruttuose collaborazioni di ricerca e per la selezione di giovani ricercatori che possano formarsi, crescere e maturare nell'ambito dei programmi dell'INAF-OAC.
L'INAF-OAC insiste su un territorio nel quale realtà aziendali sono interessate a processi di collaborazione per ricerca e sviluppo e per trasferimento tecnologico di interesse per l'INAF-OAC, anche in combinazione con attività di promozione per il Mezzogiorno.
Infine, l'INAF-OAC è impegnato nella diffusione della cultura, la divulgazione e la comunicazione in tutte le occasioni offerte da eventi astronomici idonei a un'operazione di interazione col pubblico vasto. Ma l'INAF-OAC è anche attento ad ospitare occasioni di incontro col pubblico non necessariamente legate esclusivamente alle proprie attività istituzionali.
L'Istituto Nazionale di Astrofisica-Osservatorio Astronomico di Capodimonte è, inoltre, chiamato a:
L'INAF-OAC intende impegnarsi in maniera sempre più consistente in queste attività, consapevole che le eccellenze scientifiche e tecnologiche svolgono un ruolo essenziale per il progresso e la modernizzazione culturale, non solo nello specifico settore di pertinenza, ma – più in generale – della società con cui è a contatto.
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