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Le medaglie, decorazioni e ordini cavallereschi italiani sia militari sia civili, comprendono i sistemi premiali ufficialmente adottati dalle varie espressioni istituzionali riconosciute nella definizione legittima di Stato Italiano (Regno d'Italia e Repubblica Italiana) o che si sono riconosciute illegittimamente come tali (Repubblica Sociale Italiana) a partire dal 1861. Sono incluse anche le medaglie commemorative di grandi Unità[1] in guerra o quelle relative a campagne militari che pur non essendo ufficiali (ossia non regolamentate da provvedimenti normativi) sono comunque state oggetto di ampia distribuzione e appaiono frequentemente nei medaglieri dei reduci. Ogni insegna è riconoscibile dal relativo nastrino.
In Italia non esiste una norma di legge che definisca e articoli in modo univoco e complessivo il sistema premiale nazionale. L'ordine di precedenza tra le insegne, cambiato più volte nel corso degli anni, risulta differentemente disciplinato in ambito civile[2] e militare, così come negli altri corpi dello Stato, dove è normato dai relativi regolamenti per la disciplina delle uniformi.[3]
La stessa suddivisione per categorie non è soggetta a una normativa vincolante ed esaustiva, anche se l'uso consolidato dalla tradizione indica una distinzione netta tra le onorificenze di tipo cavalleresco[4] e le altre, tra le quali spiccano quelle conferiti per atti di valore o di merito dal resto delle insegne concesse per altre motivazioni.[5]
È comunque possibile una suddivisione dei segni d'onore nelle seguenti categorie[6]:
Nota: la prima delle date che accompagnano ciascuna insegna si riferisce all'istituzione originale della medaglia, decorazione od ordine cavalleresco, anche quando precedente la costituzione dello Stato italiano unitario; la seconda, quando indicata, si riferisce invece alla sua estinzione, cioè quando la medaglia, decorazione o l'ordine cavalleresco è uscita dal sistema premiale dello Stato italiano; in entrambi i casi le date sono quelle di promulgazione del relativo provvedimento legislativo.
Il sistema premiale italiano si è sviluppato a partire da quello del Regno di Sardegna e dagli ordini dinastici di Casa Savoia,[7] con l'assorbimento di un limitatissimo numero di medaglie di origine eterogenea legate alle vicende risorgimentali.
A partire dalla istituzione del Regno d'Italia (1861), fino alla fine dell'Ottocento il sistema si caratterizzò per una marcata sobrietà nel numero di tipologie disponibili: essenzialmente due ordini dinastici (Santissima Annunziata e Santi Maurizio e Lazzaro), tre ordini statuali (Militare di Savoia, Ordine civile di Savoia e Corona d'Italia), quattro decorazioni (al valor militare, al valor civile, al valor di marina e al merito agrario ed industriale) e un limitatissimo numero di medaglie di lungo servizio, partecipazione e benemerenza.
Col Novecento iniziò una progressiva e rapida espansione delle tipologie disponibili, legata in larga parte al susseguirsi di eventi bellici[8] (guerra di Libia, prima guerra mondiale, guerra d'Etiopia, guerra civile spagnola, seconda guerra mondiale), alla creazione di riconoscimenti specifici legati al potenziamento di settori in espansione della macchina statale (in particolare istruzione e sanità), al riconoscimento dei meriti acquisiti nel campo del lavoro, alle anzianità di servizio e benemerenze maturate sia da civili sia da militari nell'amministrazione coloniale.[9]
Un numero consistente di insegne si aggiunse dagli anni venti con l'avvento del regime fascista (1922/1943) a seguito dell'integrazione delle organizzazioni politiche e combattentistiche del Partito Nazionale Fascista all'interno dell'organizzazione dello Stato.
Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, dopo la caduta del governo fascista e con l'armistizio di Cassibile, a seguito della istituzione della Repubblica Sociale Italiana in contrapposizione al Regno d'Italia vennero a crearsi per alcune onorificenze due distinti e paralleli sistemi premiali, tuttavia sostanzialmente identici a quelli preesistenti, con l'abolizione delle sole insegne più marcatamente fasciste da parte del Regno d'Italia e la sostituzione di quelle dinastiche con il gladio o con l'aquila repubblicana[10] da parte della R.S.I. Le onorificenze, decorazioni e medaglie istituite e conferite dalla Repubblica Sociale Italiana, decadute con essa nel 1945, non furono riconosciute né dal Regno d'Italia[11] né lo sono dalla Repubblica Italiana[12].
A seguito della scomparsa della monarchia e con la proclamazione della Repubblica Italiana (1946) si è avuta una meno omogenea espansione del sistema premiale, con un aumento marcato all'interno dei corpi dello Stato di medaglie di lungo servizio e decorazioni di merito e l'adozione di un numero consistente di medaglie legate a specifici interventi di tipo militare e umanitario da parte sia dello Stato sia da sue articolazioni periferiche (ministeri, dipartimenti, enti) con un insieme di norme incrociate tra i vari enti che hanno reso la legislazione autorizzativa spesso di difficile interpretazione.[13]
A questo si è successivamente aggiunta l'introduzione di sistemi premiali autonomi da parte di enti di governo territoriali (regioni, provincie e comuni) il cui profilo legale è ancora incerto e privo di una qualsiasi regolamentazione a livello nazionale.
La concessione e l'accettazione di onorificenze e ordini cavallereschi in Italia è regolamentata dagli articoli 7 e 8 della legge n. 178 del 3 marzo 1951:[14]
«Articolo 7
I cittadini italiani non possono usare nel territorio della Repubblica onorificenze o distinzioni cavalleresche loro conferite in Ordini non nazionali o da Stati esteri, se non sono autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro per gli affari esteri.
I contravventori sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria sino a lire 2.500.000.[15]»
«Articolo 8
L'uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche della Santa Sede e dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro continua ad essere regolato dalle disposizioni vigenti.[16]
Nulla è parimenti innovato alle norme in vigore per l'uso delle onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche del Sovrano Militare Ordine di Malta.[17]
Salvo quanto è disposto dall'art. 7, è vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni o privati. I trasgressori sono puniti con la reclusione da sei mesi a due anni e con la multa da lire 1.250.000 a lire 2.500.000.[18]
Chiunque fa uso, in qualsiasi forma e modalità, di onorificenze, decorazioni o distinzioni di cui al precedente comma, anche se conferite prima dell'entrata in vigore della presente legge, è punito con la sanzione amministrativa da lire 250.000 a lire 1.750.000.[19]
La condanna per i reati previsti nei commi precedenti importa la pubblicazione della sentenza ai sensi dell'art. 36, ultimo comma, del Codice penale.
Le disposizioni del secondo e terzo comma si applicano anche quando il conferimento delle onorificenze, decorazioni o distinzioni sia avvenuto all'estero.»
Nel caso in cui un cittadino italiano usi nel territorio nazionale medaglie, decorazioni od onorificenze di ordini cavallereschi italiani cui non abbia titolo, si configura invece il reato di usurpazione di titoli e di onori, di cui all'art. 498 del codice penale.[20]
Per quanto riguarda gli appartenenti ai corpi dello Stato, l'uso di medaglie, decorazioni e onorificenze sulle uniformi è stabilito dai rispettivi regolamenti per la disciplina delle uniformi, e sono previste sanzioni in caso di uso improprio o illegittimo.
Il porto delle decorazioni e l'ordine di precedenza, nel tempo è variato notevolmente. Di seguito è riportata una serie (parziale, che copre il periodo 1926-1943) della normativa ufficiale al riguardo:
Ambedue gli ordini furono istituiti dalla Repubblica Albanese (1925-1928)[32]:
Essi, poi, furono conservati e riformati dal successivo Regno Albanese (1928-1939). A seguito dell'Invasione italiana dell'Albania (1939) e della proclamazione del Regno d'Albania, in unione personale con il Re d'Italia, Vittorio Emanuele III, essi furono nel 1940 conservati e riformati, rimanendone fino al 27 novembre 1943, ossia fino alla rinuncia al trono d'Albania da parte di Vittorio Emanuele III (delibera del Consiglio dei Ministri del 24 novembre 1943 e regio decreto-legge del 27 novembre 1943, n. 11/B). Essi rimasero nel sistema premiale del successivo Regno Albanese (1943-1944), per poi divenire un ordine dinastico del Casato di Zogu alla proclamazione, nel novembre 1944, del Governo Democratico d'Albania (1944-1946) che precedette la costituzione della Repubblica Popolare d'Albania (1946-1976).
legge 29 ottobre 1965, n. 1230)
Medaglia militare aeronautica poi Medaglia militare aeronautica di lunga navigazione aerea e ora Medaglia di lunga navigazione aerea:
Medaglia militare al merito di lungo comando per ufficiali e sottufficiali della Regia Guardia di Finanza poi Medaglia militare al merito di lungo comando per la Guardia di Finanza:
Croce al merito di servizio nella Regia Guardia di Finanza poi Croce al merito di servizio nella Guardia di Finanza:
Croce commemorativa per le operazioni militari nell'area del Golfo Persico (5 novembre 1991 – attuale):
Croce commemorativa per le operazioni militari in Somalia (23 novembre 1993 – attuale):
Croci commemorative delle operazioni in Afghanistan
Croce commemorativa delle operazioni di pace
Croce commemorativa per le operazioni di Cooperazione Internazionale (20 giugno 2017 – attuale):
seconda metà del XIX secolo – 18 settembre 1938:
Città Benemerite del Risorgimento nazionale (30 settembre 1898 – 16 dicembre 2010)
Medaglia ricordo della Real Casa (1902 – ?)
Benemeriti della redenzione sociale (19 ottobre 1922 – attuale)
Medaglia di benemerenza dell'Istituto nazionale per la guardia d'onore alle reali tombe del Pantheon (dal 1878)[45]
Medaglia del Senato della Repubblica
Attestato d'Onore di "Alfiere della Repubblica" (22 febbraio 2010 – attuale)
Attestato d'Onore "Alfiere del Lavoro" (2 giugno 1961 – attuale)
Distintivo d'onore
Medaglie commemorative
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