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Oceano (divinità)

titano dell'acqua e del fulmine nella mitologia greca Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Oceano (divinità)
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Nella mitologia greca, Oceano (in greco antico: Ὠκεανός?, Ōkeanós) è un titano, figlio di Urano (il cielo) e di Gea (la terra)[1][2], sposo della sorella Teti, con cui generò le tremila ninfe marine o Oceanine e i tremila fiumi o Potamoi[3].

Dati rapidi Nome orig., Caratteristiche immaginarie ...
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Etimologia

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Oceano (Museo nazionale del Bardo, Tunisi)

Secondo il linguista olandese Robert S. P. Beekes, il nome Oceano deriva da una proto-forma pre-ellenica -kay-an-.[4]

Mitologia

Riepilogo
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Oceano
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Oceano (Museo archeologico nazionale delle Marche, Ancona)

Omero chiama Oceano l'origine degli dei (θεῶν γένεσις)[5] e l'origine di tutti (γένεσις πάντεσσι)[6]; egli era una divinità fluviale e con lo stesso nome veniva designato sia il fiume (o corso d'acqua) che il dio, ciò che del resto si usava fare anche per le altre divinità fluviali[7]. Esiodo pare distinguere le acque fluviali dalle acque salate introducendo per quest'ultime Ponto, divinità non menzionata da Omero e in generale raramente citata.

Oceano aveva un'inesauribile potenza generatrice, non diversamente dai fiumi, nelle cui acque si bagnavano le fanciulle greche prima delle nozze, e che perciò erano considerati come i capostipiti di antiche famiglie. Oceano però non era un dio fluviale comune, perché il suo non era un fiume comune. Quando tutto aveva avuto già origine da lui, esso continuò a scorrere agli estremi margini della terra, rifluendo in se stesso, in un circolo ininterrotto. I fiumi, i torrenti e le sorgenti, anzi il mare stesso, continuavano a scaturire dal suo corso vasto e potente[8]. Anche quando il mondo stava già sotto il dominio di Zeus, egli solo poté rimanere al suo posto primitivo, oltre al quale si credeva si estendesse solo il buio, conosciuto col nome di Erebo.

Tuttavia non fu solo Oceano a rimanere nel suo luogo primitivo. Ad esso era legata la dea Teti, che giustamente veniva chiamata madre. Possiamo dunque capire perché Omero dice che questa prima coppia già da molto tempo si asteneva dal procreare[9]. Che i due lo facessero per ira reciproca, è una motivazione naturale in quel genere di racconti antichissimi; ma se la procreazione primordiale non avesse avuto fine, neanche il nostro mondo avrebbe avuto consistenza, né un limite rotondo, né un corso circolare che rifluiva in se stesso. Ad Oceano rimase dunque soltanto la facoltà di fluire in circolo, di alimentare le sorgenti, i fiumi e il mare - e la subordinazione al potere di Zeus.

Oltre che da Omero e da Esiodo, Oceano è ricordato da diversi autori classici greci, tra i quali Pindaro ed Eschilo[10]. Oceano è anche uno dei protagonisti del poema La Trasimenide di Matteo dall'Isola.

Un ramo della mitologia moderna (meno approfondita ma anche più conosciuta) attribuisce a Oceano e Teti anche la discendenza di Stige e Asopo (anch'esso dio fluviale) e attribuisce a Oceano il ruolo di "più antico dei titani". In questo ruolo, è a volte assimilato a Ofione, primo re dei titani in alcune versioni della mitologia[11].

A differenza dei suoi fratelli, Oceano non prese parte alla titanomachia, e non fu quindi imprigionato nel Tartaro.

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Iconografia

Oceano è raffigurato nei mosaici romani come un uomo barbuto e anziano a torso nudo, semicoperto da un manto e con due chele di granchio tra i capelli bagnati. A volte è accompagnato dalla sposa Teti. La testa di Oceano con la bocca aperta è spesso raffigurata nei tombini di raccolta delle acque, di cui il più famoso rimasto è la romana bocca della verità[12]. Oceano persiste anche nell'iconografia cristiano-bizantina del battesimo di Cristo, di cui un esempio è la cupola del Battistero degli ariani a Ravenna, Oceano era di solito raffigurato presso i piedi immersi del Cristo, come simbolo del fiume Giordano e di tutte le acque fluviali.

Genealogia (Esiodo)

Secondo Esiodo, Oceano e Teti ebbero i tremila fiumi (tra i quali nomina il Nilo, il Po, il Danubio e diversi fiumi greci più corti), e le tremila Oceanine[13][14].

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Note

Bibliografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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