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in linguistica è un sostantivo che ha per referente una classe di individui Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
In linguistica, si dice nome comune un sostantivo che ha per referente una classe di individui (siano essi persone, oggetti o concetti) e talvolta, con il concorso di uno specificatore, anche singoli individui. Si oppone tipicamente al nome proprio, che invece indica singoli individui o gruppi di individui intesi nella loro unicità.[1]
Il diverso statuto di nomi comuni e nomi propri si riflette anche sul piano morfosintattico. Tipicamente i nomi comuni possiedono un plurale e sono accompagnati da uno specificatore. Di contro, i nomi propri non hanno plurale e lo specificatore che li accompagna è fisso o del tutto assente.[1]
Si vedano alcuni esempi:
L'uso dei determinatori può sfumare l'opposizione tra nomi propri e comuni. Così, nell'espressione I Vermeer di New York, l'articolo i determina un riferimento non più ad un singolo individuo (il pittore olandese Jan Vermeer) ma ad un insieme numerabile di individui (i dipinti di Vermeer a New York).[1] Un importante punto di contatto tra nomi comuni e nomi propri sono, in effetti, le figure di antonomasia (le "sineddoche d'individuo", come le ha chiamate Pierre Fontanier), dove un uso particolare dei determinatori trasforma un nome proprio in nome comune o viceversa (un Attila, il Poeta).[3]
I nomi comuni vengono tipicamente distinti in nomi astratti e nomi concreti. Questa opposizione non è sempre definita univocamente.[1]
I nomi comuni si distinguono poi tra numerabili e non numerabili. I secondi sono detti anche "nomi massa".[1]
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