"Etenismo" è una italianizzazione dell'inglese Heathenism o Heathenry; l'aggettivo heathen, "eteno" o "etenista", venne usato a partire dall'Alto Medioevo per identificare i Germani non cristianizzati.[5] Già attestato nel goticohaiþno, usato per tradurre "elleno" nella Bibbia di Ulfila, è comunemente considerato una derivazione del termine germanico per "terre di brughiera" o "lande" (inglese moderno heath, dall'inglese anticohǣþ, da cui hǣþen, goticohaiþi, "abitante delle lande"; la radice proto-germanica è *haiduz, da cui deriva anche il norrenoheiðr, "radura" ma anche "onore") a indicare gli abitanti di luoghi isolati che avrebbero conservato più a lungo la religione pre-cristiana, sul modello del latino paganus (da pagus "zona rurale"). Oppure, heathen è un esito del grecoἔθνος (ethnos) per tramite dell'armenohethanos, a indicare "i popoli" non ebrei o cristiani, come il termine "gentili".[6]
Il termine "etenismo" è favorito dagli accademici che studiano il fenomeno[7] poiché inclusivo di tutte le varianti dello stesso.[8] Il termine è anche favorito dagli stessi seguaci[5] come migliore alternativa, germanica, rispetto al peggiorativo "paganesimo".[9]
«...è nella nostra razza, i principi codificati nei nostri geni...»
Studiosi come Stefanie von Schnurbein fanno notare come, al domandare agli aderenti eteni come percepiscano le divinità e quali siano le relazioni con essa, le risposte siano diverse e spesso contraddittorie o non compatibili con quelle fornite da altri aderenti.
All'interno dei movimenti eteni la concezione del divino tende ad essere indeterminata ed intima, a-dogmatica, lasciando quindi agli aderenti libertà di indagine e interpretazione.[11]
I modi in cui gli aderenti eteni si riferiscono al passato storico e archeologico differiscono notevolmente; alcuni adottano un approccio ricostruzistico cercando di recuperare le credenze e le pratiche del passato nel modo più accurato possibile mentre altri, partendo da tale materiale abbracciano nuove interpretazioni.[12]
Alcuni aderenti, ad esempio, adattano le loro pratiche secondo la gnosi personale non verificata (UPG) che hanno acquisito attraverso esperienze spirituali.[13][14][15]
Altri praticanti adottano concetti propri delle religioni etniche sopravvissute al mondo così come moderne tradizioni politeistiche come l'induismo e le religioni afroamericane, ritenendo che li aiuti a costruire visioni del mondo spirituali simili a quelle che esistevano in Europa prima della cristianizzazione.[16][17] Alcuni praticanti che sottolineano un approccio basato esclusivamente su fonti storiche e archeologiche criticano tali atteggiamenti, denigrando coloro che li praticano usando il termine peggiorativo "neo-eteno".[18]
Si possono identificare due punti di partenza, di "cristallizzazione", dei movimenti eteni: il primo è il nazionalismo romantico (nel caso della Germania il movimento völkisch) del XIX secolo con i suoi tentativi di riproposizione delle religioni germaniche pre-cristiane, mentre il secondo è la presupposizione che le divinità germaniche siano manifestazione dello spirito stesso del popolo germanico, nonché guida dello stesso. Tale idea di connubio tra religione e razza è stata esplorata da Carl Gustav Jung con la sua teoria dell'inconscio collettivo (dell'archetipo Wotan, Jung intravedeva la personificazione in Adolf Hitler).[19]
In seno a tale teoria, Jung elabora il concetto di "spirito del popolo", il quale fu utilizzato da esponenti eteni, tra cui Else Christensen,[10] sebbene abbia perso popolarità tra i nuovi aderenti dagli anni '90 del XX secolo.[11]
La visione di eredità culturale, religione e identità etnica come un unicuum ha diversi risvolti all'interno del movimento eteno. In parallelo alla etnicizzazione della religione, si può osservare la sacralizzazione della cultura,[11] testimoniata ad esempio dall'introduzione nei riti di elementi tratti dalle opere di Wagner.[20][21]
Se gli aderenti al movimento völkisch del primo XX secolo rifiutavano la visione politeistica della divinità, e preferivano concezioni panteistiche (Guido von List),[22] tale tendenza è cambiata verso gli anni '70 del XX secolo. I nuovi aderenti tendono ad enfatizzare il politeismo, pur riconoscendo un principio sorgente dell'universo e di tutte le divinità, identificato come Odino (Wotan) nella maggior parte delle correnti, oppure con lo stesso termine "Dio" (God), o Thiuth (il "Bene", l'Uno) nella Chiesa Gotica di Dio.[23] Inoltre, con l'eccezione dei gruppi odinisti-wotanici, nella maggior parte delle correnti l'identità etnica tende a non essere più intesa in termini meramente biologici, per essere equiparata piuttosto al concetto di volkstum, l'essenza del gruppo etnico data dalla partecipazione all'eredità culturale, e alla sua relazione con la terra natìa e l'ambiente circostante.[11]
Cosmologia
L'idea di unità religione–etnia si inserisce nella concezione secondo cui gli uomini e gli dèi siano inestricabilmente interconnessi fra loro, e parte integrante del mondo. In altre parole uomini, dèi e mondo circostante vengono concepiti come parti di un tutto complesso e interconnesso. Questa idea di cosmo è espressa nel concetto del Wyrd, l'universo concepito come rete di azioni e interrelazioni tra gli esseri.[24] Il wyrd di un singolo essere, ossia il complesso di azioni e interrelazioni che lo costituiscono e partono da lui stesso, è chiamato örlög.[25]
All'interno dei vari movimenti riconducibili all'etenismo sono utilizzati altri termini per designare particolari preferenze spirituali, culturali o ideologiche. L'utilizzo di uno di tali termini non è caratterizzato da esclusività: ad esempio, l'accademico etenista statunitense Stephen Flowers, prima di professarsi "odiano", fece parte sia di gruppi "odinisti" sia "ásatrú".
Termini che fanno riferimento alle tradizioni etnico-religiose germaniche in relazione alla categoria di divinità venerate sono:
Ásatrú — Significa "fedeltà agli asi" ed è popolare nell'America settentrionale[26] e in Scandinavia, a definire quegli eteni che si rifanno in generale alle fonti e agli dèi della cultura scandinava.[27]
Vanatrú — Significa "fedeltà ai vani", variante del culto che rende onore alle divinità della terra.[28]
Dísitrú — Significa "fedeltà alle dee", analogamente a Vanatrú, variante del culto che rende onore alle dísir.[28]
Rökkatrú — Significa "fede crepuscolare", da rökkr, "crepuscolo", ed è anche nota come Thursatrú e Jötnatrú, in quanto variante che rende onore agli spiriti elementari o primordiali, gli jǫtnar o þursar.[29]
Termini che fanno riferimento alle tradizioni religiose germaniche in senso etno-nazionale sono:
Forn Siðr (norreno) o Forn Sed (scandinavo moderno), etenismo scandinavo — Significa "usanza antica", attestato nello Heimskringla, ed è usato da associazioni etene in Scandinavia.[30]
Fyrnsidu, etenismo anglosassone/inglese — Associazioni etene in Inghilterra hanno usato tale termine, che è l'equivalente inglese antico di Forn Sed.[31]
Frankisk Aldsido, etenismo franco/francese — Usato dall'organizzazione etena franco-canadese Allodium Francorum guidata da Erik Lacharity, nota per aver inviato il 25 dicembre 2016 a Papa Francesco in Vaticano una Dichiarazione di reversione dei Franchi all'etenismo, scritta in latino classico, francese e inglese.[32]
Etenismo gotico — Rappresentato dalla "Chiesa Gotica di Dio" (Gothic Church of God) fondata nel 2007 da Stephen Flowers, anche noto come Edred Thorsson.[23]
L'etenismo inquadrato in senso etno-nazionale, o tribale, è chiamato anche teodismo ("religione del þeod", termine inglese antico per "popolo"), termine che in origine si riferiva solo ai gruppi Fyrnsidu anglosassoni nell'America settentrionale e si è poi esteso a definire tutti i gruppi eteni che enfatizzano le tradizioni nazionali.[31]
Termini che fanno riferimento in generale alle tradizioni etnico-religiose mitteleuropee sono:
Wolfsangismo — Neologismo coniato dalla Comunità Etenista Italiana (Tempio del Lupo) dal nome del simbolo germanico wolfsangel. Indica quegli eteni che vogliono sottolineare l'appartenenza religiosa alla tradizione germanica e che riconoscono il Wolfbuch come manuale spirituale.[33]
Termini che si riferiscono a correnti che pongono enfasi sull'identità razziale intesa in senso genetico e sull'azione politica sono:[34][35]
Odinismo — Utilizzato per la prima volta da Alexander Rud Mills in Australia con la pubblicazione di The Odinist Religion Overcoming Jewish Christianity nel 1936.[36] Una figura chiave del movimento fu la danese Else Christensen, che agli inizi degli anni settanta del XX secolo fondò la rivista The Odinist,[37] e più tardi un'organizzazione chiamata Odinist Community o Odinist Fellowship. Un'altra organizzazione, nata in Inghilterra ma presente in più paesi, è l'Odinic Rite.[38] In Italia opera la Comunità Odinista.
Odalismo — Coniato da Varg Vikernes e riferentesi al concetto runico di oþalan, "eredità".[42] I gruppi che lo utilizzano danno grande rilevanza alla "eredità" tradizionale, di appartenenza a una terra e a un gruppo etnico. Gli odalisti rifuggono le forze globaliste/internazionaliste e la civiltà moderna.[43]
Scuole di matrice esoterica sono:
Odianesimo — Si riferisce a un sistema di magia runica elaborato da Stephen Flowers; egli distingue tra "odinismo" inteso come culto a Odino e "odianesimo" inteso come emulazione di Odino.[44][45]
Irminismo (Irminenschaft) — Derivato dalla parola tedesca irmin ("potenza"), che nelle teorie ariosofiche dell'austriaco Karl Maria Wiligut[46] era un nome del divino nella religione germanica. Le teorie di Wiligut ebbero un discreto ascendente su Heinrich Himmler.[47][48] Sviluppato tra la fine del XIX secolo e la prima metà del XX secolo, l'irminismo consisteva in una indagine delle vie mistiche, magiche e religiose degli ariani. Unitamente al movimento völkisch, ebbe una influenza primaria nel misticismo nazista e costituì la base del nazismo esoterico.[48] Tale termine ritrova uso presso alcuni gruppi statunitensi che fanno riferimento alle tradizioni tedesche.[31][38]
Vrilologia — Promulgata dalla "Chiesa della Vrilologia" (Church of Vrilology), fondata dall'italo-americano Robert Blumetti. Si basa sull'idea che ogni cosa sia formata da un flusso di energia vitale, il Vril (termine coniato da Edward Bulwer-Lytton), governato dalle forze divine dell'ordine (asiche e vaniche) per mantenere domate le forze "lokiane" del caos (gli jǫtnar). La vrilologia è anche una tecnica di disciplinamento del Vril per giungere a superiori stati di evoluzione spirituale psico-fisica. Sulla base di una definizione del filosofo Alain de Benoist, la vrilologia si identifica come una religione "faustiana", ossia votata alla costruzione del futuro più che alla ricostruzione del passato. Contiene un elemento escatologico, sostenendo che il mondo stia attraversando un Ragnarǫk, per cui nel ventesimo secolo le forze del caos giunsero a completo dominio del mondo, mentre nel ventunesimo le forze dell'ordine si starebbero risvegliando.[49]
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