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movimento artistico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il neo-futurismo (scritto talvolta neofuturismo) è un movimento artistico diffusosi tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo nelle arti, nel design e nell'architettura[1][2] che utilizza, riadattando in chiave contemporanea e attuale, alcuni elementi del futurismo. Fondatore del neofuturismo è considerato Daniel Schinasi, che nel 1969 redasse il Manifesto del Neofuturismo.[3]
Questo movimento potrebbe essere visto come un allontanamento dall'atteggiamento del post-modernismo e raffigura la credenza idealistica in un futuro migliore e «un bisogno di periodizzare il rapporto moderno con la tecnologia».[4]
Questo movimento d'avanguardia[5] è un ripensamento futuristico dell'estetica e della funzionalità delle città che sono in rapida crescita. L'industrializzazione iniziata in tutto il mondo dopo la fine della seconda guerra mondiale ha dato il via a nuovi flussi di pensiero nella vita, nell'arte e nell'architettura, portando al postmodernismo, al neo-modernismo e poi al neo-futurismo.[6]
Nei paesi occidentali, l'architettura futurista si è evoluta in Art Deco, nel movimento Googie e nell'architettura high-tech e infine nel neo-futurismo.[7]
In Italia, infine, come espressioni del neofuturismo si segnalano, a partire dal secondo novecento: la rivista Futurismo Oggi curata da uno degli ultimi futuristi storici, Enzo Benedetto, attiva dagli anni 60 fino agli anni novanta, lo storico dell'arte Luigi Tallarico e a partire dal duemila i cosiddetti neofuturisti Antonio Saccoccio, Vitaldo Conte, Roberto Guerra e il futurologo Riccardo Campa, tra gli autori nel 2014, di "Marinetti 70. Sintesi della critica futurista" (Armando editore) con gli stessi Giordano Bruno Guerri, Gunther Berghaus, Giorgio Di Genova e altri.
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