Colors Arti Multimediali
Compagnia sviluppatrice di videogame operante dal 1994 al 1999 fondata da Ivan Venturi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Compagnia sviluppatrice di videogame operante dal 1994 al 1999 fondata da Ivan Venturi Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Colors Arti Multimediali era un'azienda sviluppatrice di videogiochi italiana, fondata nel 1994 a Bologna e attiva fino al 1999. Sviluppò molti giochi a basso budget per PC (MS-DOS e Windows) per il mercato italiano, pubblicati prevalentemente nelle edicole.
Colors Arti Multimediali | |
---|---|
Stato | Italia |
Forma societaria | Società a responsabilità limitata |
Fondazione | 1994 |
Fondata da | Ivan Venturi e 4 soci di minoranza |
Chiusura | 1999 |
Sede principale | Bologna |
Persone chiave | Ivan Venturi (direttore di produzione) |
Settore | Informatico |
Prodotti | Videogiochi per computer |
Colors s.r.l. nacque a primavera 1994, con sede a Casteldebole di Bologna. Fu fondata da Ivan Venturi, che l'anno precedente aveva lasciato la Simulmondo, come socio di maggioranza, insieme a quattro soci di minoranza: uno era suo fratello maggiore Mirko Venturi e gli altri ex collaboratori di Simulmondo. Poco tempo dopo Mirko Venturi acquistò anche le quote degli altri soci di minoranza[1]. Ivan Venturi assunse il ruolo di direttore di produzione[2].
L'azienda fece dall'inizio alcune scelte alternative, come quella di puntare al mercato delle edicole o di realizzare giochi di accompagnamento ad altri prodotti[2]. Colors si dava l'obiettivo della multimedialità del prodotto finale, cercando di integrare organicamente un'anima tecnico-softwaristica e un'anima specializzata nelle realizzazioni di grafica/creative[3]. Si voleva arricchire il medium del videogioco nella forma espressiva, rendendolo avventura interattiva, e per questo era necessaria un'interazione più qualificata con l'ambito editoriale, in particolare per soggetti e sceneggiature[3]. Colors avviò collaborazioni con realtà del mondo della produzione video e audio e dell'editoria. L'azienda comunque puntava all'autonomia gestionale e finanziaria: dopo aver realizzato un proprio software per produrre impianti grafici in maniera seriale, si mosse sul mercato proponendo progetti editoriali articolati e di largo respiro in vari settori[3].
I primi due progetti nel 1995 erano un platform chiamato Gas Gas, realizzato per una ditta di occhialeria, che ebbe successo nell'incrementarne le vendite nella linea ragazzi; e Neverworld, inizialmente previsto come ambientazione futuristica di una rivista cartacea multimediale con floppy disk allegato chiamata Raven[2][3] (mai realizzata, ma poi uscì un videogioco di Neverworld).
Nel 1995-1996 ci fu una collaborazione con la rivista K per la realizzazione di un inserto periodico a cura di Colors sullo sviluppo di videogiochi[4].
A metà 1996 un progetto avanzato di Raven, evolutosi nel formato CD-ROM, era ancora in sviluppo[5]. Secondo Venturi, il progetto di Neverworld-Raven si rivelò troppo lungo e costoso e rischiò di mandare in fallimento l'azienda. L'impegno su di esso finiva per togliere risorse ad altri lavori su commissione, tra cui uno piuttosto grosso con la De Agostini[6]. L'idea di produrre una serie di videogiochi in edicola come editori venne infine abbandonata. Il progetto di Raven era costato molto, ma l'azienda sopravvisse e verso la fine del 1996 le cose non andavano proprio male[7].
In quel periodo nelle edicole italiane circolavano molti prodotti su CD-ROM di ogni tipo, dallo shovelware alle edizioni economiche di giochi famosi, e la Colors si dedicò alla realizzazione di videogiochi solo per conto terzi. Secondo Venturi i clienti di solito erano favorevolmente impressionati da come l'azienda riuscisse a sviluppare in tempi piuttosto rapidi dei videogiochi che, in proporzione al loro basso budget, erano notevoli[7]. Colors lavorò per almeno una dozzina di editori, tra cui Jackson Libri, Hobby & Work e simili, nonché molti piccoli editori che pubblicavano materiale di bassa qualità in edicola. Venturi sostiene che con le stesse cifre che questi di solito spendevano per realizzare prodotti di basso livello, la Colors riusciva bene o male a sviluppare un vero videogioco completo, con un'idea di fondo, trama, grafica 3D e doppiaggio[7].
Il suo principale motore grafico, quasi completamente basato sul Visual Basic, consentiva all'azienda di produrre rapidamente avventure 2D, ma realizzate con grafica 3D renderizzata. Furono sviluppati anche diversi titoli totalmente d'azione, strategici, o di simulazione. Invece il 3D generato in tempo reale fu approcciato solo verso la fine della vita dell'azienda, quando ormai era troppo tardi[7].
In totale, dal 1996 al 1998 fu sviluppata oltre una cinquantina di titoli, a suo dire tutti più o meno ideati e diretti da Ivan Venturi. Col tempo ci si concentrò sui videogiochi didattici o educativi; anche le avventure erano basate su un preciso spessore storico o scientifico, al quale si dedicava appositamente una persona della squadra, e il programma includeva sempre una sezione ipertestuale di consultazione[7]. Ad esempio si produssero i titoli sul robottino Byko per la Finson, giochi didattici per bambini di 6-10 anni sulla matematica o sull'italiano; o I maestri del gioco, serie di quattro CD-ROM per Clementoni e Paravia, realizzati in collaborazione con le loro redazioni[7].
Colors lavorò poi a molte produzioni non necessariamente videoludiche, come video in 3D per la pubblicità, illustrazioni 2D o 3D per la Henkel (per prodotti come le colle), video interattivi per macchine da luna park, CD-ROM di cataloghi aziendali, giochi di formazione per le banche, siti web, software di amministrazione[7].
L'apparato amministrativo dell'azienda era composto da Mirko Venturi e da un loro amico laureato in legge. Ivan Venturi era ideatore, direttore di produzione e commerciale primario, incaricato di presentare i progetti ai clienti e gestire i contatti produttivi. Tuttavia mancava un vero responsabile finanziario, e la cattiva gestione economica portò l'azienda al declino. Il fatturato di ogni titolo venduto era di 15-30 milioni di lire, ma le spese erano troppo elevate. Per compensare gli scarsi margini si avviavano molti progetti, anticipando sui futuri guadagni, ma l'accumulo di indebitamento e rischio non si resse a lungo. A inizio 1998 ci si rese conto della cattiva situazione, ma era difficile riorganizzarsi. Il colpo decisivo venne da un cliente che garantì l'acquisto di un certo numero di progetti, avviati dall'azienda, ma poi si tirò indietro[7]. La Colors chiuse nel 1999[8].
Elenco, forse non esaustivo, dei giochi sviluppati da Colors Arti Multimediali (tra parentesi l'editore, dove noto)[8][9]:
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