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barriera eretta dal Marocco nel territorio conteso del Sahara Occidentale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il muro marocchino o muro del Sahara Occidentale (anche noto con il termine Berm) è una berma di lunghezza superiore ai 2720 km, costruita dal Marocco nel Sahara Occidentale, territorio che contende al Fronte Polisario. Tale struttura è a tutti gli effetti una zona militare dove sono stati costruiti appositi bunker, fossati, reticolati di filo spinato e campi minati.
Il campo minato che corre lungo la sua totale estensione è, per dimensioni, il più lungo al mondo.[1] Si tratta del muro più lungo del mondo, dopo la muraglia cinese.[2]
Secondo le mappe fornite dalla Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO)[3] e dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR),[4] una parte del muro marocchino si estende per diversi chilometri anche nel territorio riconosciuto a livello internazionale appartenente alla Mauritania.
La costruzione del muro marocchino si svolse in diverse fasi, ognuna delle quali ha lo scopo di ampliare il territorio controllato dal Marocco. In molti punti, la struttura comprende muri edificati in periodi diversi.[5]
Il muro marocchino è stato edificato in sei periodi differenti:[6]
Dopo l'aprile 1987, la costruzione dei muri finì dato che il Marocco non riuscì a inglobare altro territorio.[6] La guerra sanguinosa continuò però fino al 1991.
Queste strutture fortificate si trovano principalmente in un territorio disabitato o scarsamente abitato. Essi sono costituiti prevalentemente da sabbia e pareti in pietra o terrapieni alti circa tre metri. I campi minati che corrono lungo l'intera struttura rappresentano il più lungo campo minato continuo nel mondo.[7]
Lungo il muro, ogni quattro o cinque chilometri è stanziata una compagnia militare, formata in gran parte da truppe di fanteria e in misura inferiore da altri corpi militari, come ad esempio i paracadutisti. In totale circa 100.000 soldati marocchini sono stanziati a presidio della struttura.[8] Ogni 15 km è invece installato un radar AN/PPS-15 per fornire dati alle più vicine batterie di artiglieria. Oltre la linea militare vi è il muro vero e proprio, composto di ostacoli come muri di sabbia e di pietre di dimensione di solito inferiori al metro cubo. Il muro fisico è attorniato da campi minati. Si stima che intorno al muro siano presenti da uno a due milioni di mine.[7]
Secondo il governo marocchino il muro ha una ragione strategico-difensiva, mentre secondo la popolazione Sahrawi serve per mantenere il controllo su un territorio particolarmente redditizio e strategico.[9] La parte interna al muro racchiude infatti le miniere di fosfati del Sahara Occidentale e la costa sull'oceano Atlantico, considerata una delle più pescose al mondo. Un'importante ricchezza è anche quella dei giacimenti petroliferi costieri, sebbene le Nazioni Unite permettano solo la ricerca e non lo sfruttamento fino al celebrarsi del referendum di autodeterminazione.[10] La piccola zona controllata dalla Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi non ha invece alcuna importanza economica.[11][12]
I principali obiettivi hanno perso la loro ragion d'essere nel 1991, quando la RASD scelse la strada della legalità internazionale e dell'azione non violenta. Attualmente lo scontro è prevalentemente su un piano politico, nel quale i Saharawi cercano di arrivare al referendum mentre il Marocco ne ostacola la realizzazione al fine di consolidare lo status quo e annettere il territorio attualmente sotto il suo controllo.[11]
In Europa la maggior opposizione al muro e, contestualmente ad esso, alla sovranità marocchina sul territorio Saharawi, è portata avanti da associazioni impegnate nell'affermazione dei diritti umani e da associazioni culturali. Un appoggio politico moderato si ha principalmente dalla Spagna, dall'Italia e, a livello collettivo, dall'Unione europea. Si sono svolte anche manifestazioni a sostegno della causa Sahrawi nelle vicinanze del muro e a Tifariti. Questo muro viene generalmente definito come un "muro della vergogna".[10]
In Africa, l'Algeria è un alleato tradizionale dei Saharawi e un sostenitore della loro indipendenza, e pertanto molto critico rispetto al muro e alla occupazione da parte del Marocco. L'alleanza fra l'Algeria e i Saharawi poggia su più motivi:[13][14]
Al momento dell'indipendenza dell'Algeria nel 1962, il Marocco perseguiva l'obiettivo del Grande Marocco; desiderava quindi di ampliare il suo territorio nella zona sud ovest dell'Algeria, in particolare la zona dell'Hammada dove sorge Tindouf. Vi fu una breve guerra nel settembre-ottobre del 1963 e solo recentemente il Marocco ha rinunciato ufficialmente ed esplicitamente alle sue rivendicazioni territoriali.[15]
L'Organizzazione dell'Unità Africana (OUA) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) mediante la Missione delle Nazioni Unite per il Referendum nel Sahara Occidentale (MINURSO) lavorano per una soluzione pacifica del conflitto.
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