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La mummificazione è un processo, naturale o artificiale, in cui un cadavere subisce una disidratazione massiccia così veloce che i tessuti rimangono come "fissati". Servono particolari condizioni esterne e interne per ottenere questo processo. Il corpo mummificato ha un colore brunastro, con la pelle di consistenza del cuoio o della pergamena, e che aderisce alle ossa. I tratti della persona si conservano abbastanza bene.
Le condizioni ambientali favorevoli alla mummificazione sono[1]:
Mummificazioni parziali si hanno in persone decedute in ambienti chiusi, riscaldati e ben ventilati, quando il corpo giace su materiali che assorbono acqua.
I fattori che favoriscono i processi di mummificazione naturale sono la denutrizione, l'età avanzata, grosse emorragie. In media, un processo di mummificazione dura 6/12 mesi, ma ci sono prove e casi di mummificazioni avvenute in 2/3 mesi, eccezionalmente in 2/3 settimane. Anche condizioni di freddo intenso possono portare ad una mummificazione come nel caso della mummia del Similaun.
Durante l'evolversi della storia umana presso varie culture si è fatto ricorso, in modo più o meno ampio, a tecniche di mummificazione. La civiltà più nota per le sue mummie è senza dubbio quella egizia. Da fenomeno naturale la conservazione dei corpi divenne una vera arte la cui diffusione si estese da rituale riservato al sovrano ed alla sua famiglia e via via ai nobili ed ai ricchi in generale. Gli imbalsamatori, che univano conoscenze di anatomia umana e chimica a rituali religiosi, dovevano agire con rapidità per evitare che il cadavere iniziasse a decomporsi a causa del clima caldo dell'Egitto. Questo lavoro era affidato a specialisti che lavoravano in laboratori appositamente attrezzati, in prossimità del Nilo o di uno dei suoi canali (per i diversi lavaggi che subiva il corpo durante le diverse fasi del lavoro). Il completamento del processo di imbalsamazione richiedeva circa 70 giorni, circostanza che permetteva anche di completare la tomba del defunto.
Un esempio di tutto ciò è stato ritrovato nella sepoltura di Tutankhamon, un sovrano della XVIII dinastia, che ci è giunta praticamente intatta.
Alcuni uomini nel corso della storia dell'umanità hanno scelto di automummificarsi. La mummificazione del proprio corpo veniva infatti indotta da alcuni monaci buddhisti nel corso di un lungo rituale noto come sokushinbutsu. Questo rituale è stato probabilmente praticato sin dall'XI secolo e l'ultimo monaco che lo ha intrapreso è morto nel 1973[2]. Nel corso dei secoli diverse centinaia di monaci hanno svolto questa pratica. Le mummie pervenute fino ad oggi sono però solamente ventiquattro ritrovate.
Dal cadavere mummificato è possibile prendere le impronte digitali mediante tecniche che reidratano le parti molli delle dita. Per esempio, si possono immergere le dita in una soluzione di idrato di sodio fra il 3 e l'8%, a seconda del grado di essiccamento. Si lasciano in immersione per alcune ore – o alcuni giorni se necessario – poi si prendono le impronte su una superficie cosparsa di polvere d'alluminio o argento e si fotografa a luce radente.
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