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Città fantasma Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Monterano (anche conosciuta come Antica Monterano o Monterano Vecchia; in latino quasi certamente Manturianum poi corrotto in Manturanum) è una città fantasma in Italia, situata nella provincia di Roma, nel territorio di Canale Monterano. Arroccata sulla spianata sommitale di un'altura tufacea, è attualmente inclusa nella Riserva naturale regionale Monterano. Le rovine dell'antico borgo, per la loro bellezza e la relativa vicinanza a Roma, sono state utilizzate come set per numerosi film sia italiani che stranieri.
Monterano | |
---|---|
Nome originale | Manturianum |
Cronologia | |
Fondazione | VII secolo a.C. |
Fine | 1799 |
Causa | Insorgenze antifrancesi |
Localizzazione | |
Stato attuale | Italia |
Località | Monterano |
Coordinate | 42°08′00.65″N 12°04′39.33″E |
Altitudine | 285 m s.l.m. |
Cartografia | |
La collina tufacea su cui sorge Monterano è lambita dal fiume Mignone a nord e a ovest e dal fosso del Bicione a sud. L'area sommitale occupa uno spazio di 5,3 ettari. Alla base della collina in direzione nord e sud-est si trovano le solfatare, seguite poco oltre dalla cascata della Diosilla. Il territorio circostante è scandito da sorgenti di acqua termale, tra cui le terme di Stigliano, attrezzate per la ricezione turistica, circa 3 km a sud-ovest.
Il territorio di Manziana e di Canale Monterano era consacrato dagli Etruschi al dio dell'oltretomba Manth (in latino Mantus): da questo prendeva il nome la silva Mantiana, grande area boscosa che dominava le colline ad occidente del Lago di Bracciano di cui sopravvive un settore oggi denominato Bosco Macchia Grande, a Sud-Ovest di Manziana[1]; lo stesso abitato di Manziana deriva quasi certamente il nome dalla foresta che lo cingeva; al dio Manth rimanda anche il toponimo di Manturianum/Manturanum, con il quale ormai di norma si identifica il sito di Monterano[2]. Essendo il nome formato dalla radice Mantur- cui è aggiunto il comune suffisso aggettivale -ianum/-anum, derivato presumibilmente dall'associazione con il termine neutro castrum presente nelle fonti altomedievali, se ne può dedurre che il nome etrusco dell'abitato potesse essere Manthuria o Manthura, divenuto castrum Manturianum in età tardo-antica per la presenza di una fortificazione, poi corrotto in Manturanum da cui in italiano Monterano. Un gentilizio derivato dal toponimo, come in altri casi, sembra riscontrabile nell'attestazione di un Larth Manthureie su un dolio rinvenuto a poche decine di chilometri da Monterano. L'associazione tra il bosco ed il dio degli Inferi Manth derivò probabilmente dall'aspetto tetro ed impenetrabile della foresta e dalla presenza diffusa di polle di acqua sulfurea, anticamente considerate un'emanazione del mondo sotterraneo.
La rocca tufacea su cui sorge Monterano fu sede di un villaggio dell'età del bronzo, di cui sono noti materiali archeologici riferibili alla fase del Bronzo finale (secolo XI a.C.). Dal VII secolo a.C. la presenza di un centro etrusco è attestata in primo luogo dal ritrovamento di numerose tombe che occupano i poggi circostanti: Casale Palombara, I Grottini, Franco, Gatta Pelosa (le Pestarole, con resti di tombe a pozzetto), largo della Bandita (con la grotta di Tabacco e il Grottino, tombe a camera del VI secolo a.C.) e Ara del Tufo. Considerata la vicinanza spaziale, l'abitato di Monterano rientrava probabilmente nell'area di influenza politica della città di Cerveteri.
Il territorio cominciò ad entrare sotto il controllo di Roma negli anni successivi alla conquista di Veio (396 a.C.) e al sacco gallico (390 a.C.): nel 383 a.C. la vicina Sutri cadeva definitivamente in mano ai Romani, ma un'occupazione dei centri minori come Monterano non si ebbe fino agli anni centrali del IV secolo, quando si mise fine all'antica amicizia tra Roma e Cerveteri. Nella seconda metà del III secolo il controllo romano sul territorio fu rafforzato dalla realizzazione della via Clodia da Roma a Saturnia, che transitava circa 3 km a est di Monterano, nel luogo in cui sorse il municipio di Forum Clodii, che dovette svolgere un ruolo di centro aggregante per la popolazione dell'area a danno degli abitati limitrofi tra cui Monterano. Tracce di un mausoleo romano a valle dell'abitato e le sepolture ad arcosolio scavate nella parete tufacea testimoniano che Monterano sopravvisse come piccolo borgo per tutta l'età romana. Numerose erano le ville diffuse nelle campagne circostanti.
Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, e la crisi economica, politica e demografica che ne seguì, Forum Clodii, che era divenuta almeno dal 313 sede vescovile, fu gradualmente abbandonata dalla popolazione in favore di siti meglio difesi, tra cui la vicina Manturanum. Tra il VI e la prima metà del VII secolo la sede vescovile fu trasferita proprio a Monterano: la diocesi comprendente le terre tra il Lago di Bracciano e i monti della Tolfa mutò così il nome da diocesi di Forum Clodii in diocesi di Monterano. Il primo vescovo di cui si ha memoria è Reparato, menzionato nel 649. Dal 590 circa Monterano fu incluso nel Ducato romano sotto amministrazione dell'Impero bizantino. Negli anni intorno al 730 Monterano fu al centro di un goffo tentativo di usurpazione del trono imperiale da parte di un tal Tiberio Petasio, che nel castello del borgo fu ucciso con i suoi sodali dai soldati guidati dall'esarca di Ravenna. Dal 752 Monterano entrò nel Patrimonio di San Pietro, primo nucleo dello Stato Pontificio. La diocesi è documentata fino al X secolo ed in seguito fu annessa a quella di Sutri. Nell'XI secolo il feudo divenne proprietà dell'abbazia di San Paolo in Roma, che dotò il borgo di una torre quadrangolare, le cui strutture furono poi inglobate nel palazzo ducale. L'abitato divenne feudo degli Anguillara nel XIV secolo, quindi ducato in mano a famiglie vicine al Papato che si succedettero nel tempo, tra cui i Colonna (dal 1424). Sisto IV la dette con titolo di contea a Mario Mellini[3], da cui la riacquistò per concederla al proprio nipote Bartolomeo Giuppo o Giubba[4] naturalizzato Della Rovere[5] il quale il 3 luglio 1487 rivendette Monterano (assieme a Cerveteri) a Franceschetto Cybo.
Nel settembre del 1492 Gentile Virginio Orsini, già proprietario del Castello di Bracciano, acquistò da Franceschetto Cybo il castello di Monterano (assieme ad altri vicini tra cui la rocca di Anguillara) e i suoi terreni e l'anno successivo li concesse al figlio Carlo. Al tempo degli Orsini Monterano era particolarmente rinomata per la peculiare produzione vinicola[6]:
«VINO DI MONTERANO Si porta all'alma Roma per terra da un castello così chiamato, distante da Roma una grande e grossa giornata. Questo è un castello antico di casa Orsina et vi è una grandissima selva domandata La Mantiana. Questo vino è tanto buono, che a volere narrare la sua propria bontà et scrivere assai, sarei troppo lungo et non potrei tanto scriverne et laudarlo, quanto più merita essere laudato. Tale vino credo certo, secondo il mio giudizio et la mia esperienza, non habbi pari bevanda in tutta Italia. [...] Di tali vini molti Prelati voriiano bere, ma per essere il luogo picciolo, vi si fa poco vino, onde bisogna che habbino pazienza.»
Nell'ottobre del 1671 il feudo entrò nelle proprietà della famiglia Altieri grazie all'acquisto da parte di papa Clemente X (al secolo Emilio Altieri): non avendo gli Altieri alcun erede diretto di sesso maschile, ad eccezione del papa, fu da questi stabilito che gli esponenti della famiglia dei Paluzzi Albertoni, più volte nel passato imparentatisi con gli Altieri, acquisissero il cognome della sua famiglia, assieme allo stemma e ai titoli nobiliari. Gaspare Paluzzi Albertoni, divenuto ora Gaspare Altieri, fu quindi insignito, tra gli altri, del titolo di Duca di Monterano. Dopo aver acquisito il possesso del feudo gli Altieri intrapresero lavori volti al suo abbellimento e al miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti: gli anni immediatamente successivi al 1671 videro la realizzazione del maestoso acquedotto a due ordini di arcate nel tratto terminale e l'edificazione della chiesa di San Bonaventura, con annesso convento, sorta sulla parte inferiore del pianoro sommitale su cui insisteva il piccolo borgo. A Gaspare Altieri seguì nel 1720 il figlio Emilio e alla morte di questi, nel 1721, suo fratello Girolamo Antonio Altieri fino al 1762, quando il titolo passò al primogenito Emilio Carlo Altieri.
Durante il XVIII secolo gli Altieri trascurarono il feudo di Monterano, sfruttato principalmente per l'estrazione dello zolfo dalle sottostanti miniere, favorendo un graduale spopolamento del borgo, forse flagellato anche dalla malaria. Nel febbraio del 1798 le truppe francesi entrarono a Roma, mettendo provvisoriamente fine al potere temporale del papa e instaurando la Repubblica romana, che mantennero in piedi mediante l'occupazione militare del territorio fino al settembre del 1799[7]. Come si legge da più parti, la lite tra gli abitanti di Monterano e quelli di Tolfa circa un carico di grano fu usata a pretesto dalle truppe francesi per attaccare e saccheggiare il paese; in realtà, come è stato pure notato, il saccheggio e l'incendio di Monterano si pongono in un più ampio quadro di sollevazioni popolari delle comunità rurali ostili al nuovo ordine instaurato dalle milizie rivoluzionarie francesi, che portò anche all'incendio e al saccheggio della stessa Tolfa e di Allumiere nel marzo del 1799. Gli abitanti rimasti furono quindi spinti ad abbandonare il sito già in parziale rovina e a rifugiarsi nei centri vicini e in particolare nell'adiacente sito di Canale, dove nel tempo si sviluppò l'abitato di Canale Monterano.
Come detto l'importanza di Monterano nel '700 era legata allo sfruttamento delle miniere di zolfo intorno all'abitato; il cuore della produzione era presso la solfatara a sud della collina, ove scorre il Fosso del Bicione, attorno al quale sono state individuate 4 gallerie estrattive (Grotta del Taglio, Grotta del Pozzo, Grottavecchia e Grotta del Fuoco). La produzione dello zolfo, utilizzato per la disinfestazione delle viti e in varie attività industriali, continuò anche dopo l'abbandono del borgo, ma si arrestò poco dopo l'unità d'Italia.
Dal 1966 Monterano è una sede vescovile titolare della Chiesa cattolica, con il doppio titolo di Monterano/Forum Clodii. Una campagna di restauri è stata promossa dal comune di Canale Monterano a partire dal 1995.
Dal 1799 gli edifici di Monterano giacciono in uno stato di rovina che conferisce al luogo un grande fascino.
Monterano è stato set di quasi un centinaio[senza fonte] di film a partire dagli anni cinquanta[13], e ancora oggi arrivano le richieste d'uso, che vengono vagliate dall'ente gestore della Riserva.
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