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Monetazione di Costantino e dei Costantinidi
monetazione imperiale romana dal 324 al 363 d.C. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Per monetazione di Costantino e dei Costantinidi si intende l'insieme delle monete emesse dalle zecche romane durante che inizia quando Costantino I rimase unico Augusto (nel 324), fino alla morte di Giuliano (nel 363) e che vide la fine della dinastia costantiniana. Durante questo periodo, in seguito alla morte del primo sovrano Cristiano, furono combattute guerre fratricide come quella tra Costantino II e Costante I del 340;[1] o tra Costanzo II e l'usurpatore Magnenzio nel 351-352.[2]
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Zecche costantiniane
Oltre alle zecche tetrarchiche istituite da Diocleziano, ne furono aggiunte di nuove:
- come quella di Arelate (fondata nel 313 o 314, col personale proveniente dalla zecca di Ostia);
- la zecca di Sirmium (dal 320/326);[3]
- la zecca di Costantinopoli, nuova capitale imperiale dal 330 in poi;
- la zecca di Ambianum (dal 350 al 353);
chiuse altre:
- come quella di Ostia (nel 313, dopo la vittoria di Costantino su Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio);
- la zecca di Londinium nel 326;
- la zecca di Ticinum nel 326/327;[4]
- la zecca di Mediolanum nel 327.[5]
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Storia e tematiche principali per periodo
Riepilogo
Prospettiva

Monetazione costantiniana dall'unificazione alla morte (325-337)
La fase dalla riunificazione imperiale (dal 325) alla morte di Costantino il Grande (avvenuta nel 337), vide l'imperatore cristiano riordinare l'amministrazione interna e religiosa, oltre a consolidare l'intero sistema difensivo lungo i tratti renano e danubiano ed ottenendo importanti successi militari che portarono a "controllare" buona parte di quei territori ex-romani, che erano stati abbandonati da Gallieno ed Aureliano: dall'Alamannia (Agri decumates), alla Sarmatia (piana meridionale del Tibisco, ovvero il Banato) fino alla Gothia (Oltenia e Valacchia). E sempre a partire da questi anni, Costantino continuò ad utilizzare quali sue residenze imperiali preferite Serdica, Sirmium e Tessalonica, oltre alla diocelzianea Nicomedia.
Il 18 settembre 335, Costantino elevò il nipote Dalmazio al rango di cesare, assegnandogli la Thracia, l'Achaea e la Macedonia, con probabile capitale a Naisso[14] e compito principale la difesa di quelle province contro i Goti, che le minacciavano di incursioni.[15] Costantino divise così di fatto l'impero in quattro parti, tre per i figli e una per il nipote; la nomina di Dalmazio, però, dovette incontrare l'opposizione dell'esercito,[16] che aveva palesato la propria preferenza per l'accesso della linea dinastica diretta al trono.
Monetazione dei figli e nipoti di Costantino (337-363)
Morto Costantino (22 maggio del 337), mentre stava ancora preparando una campagna militare contro i Sasanidi, la situazione vedeva il potere spartito tra i suoi figli e nipoti, cesari: Costanzo II, che era impegnato in Mesopotamia settentrionale a supervisionare la costruzione delle fortificazioni frontaliere,[17] si affrettò a tornare a Costantinopoli, dove organizzò e presenziò alle cerimonie funebri del padre: con questo gesto rafforzò i suoi diritti come successore e ottenne il sostegno dell'esercito, componente fondamentale della politica di Costantino.
Durante l'estate del 337 si ebbe un eccidio, per mano dell'esercito, dei membri maschili della dinastia costantiniana e di altri esponenti di grande rilievo dello stato: solo i tre figli di Costantino e due suoi nipoti bambini (Gallo e Giuliano, figli del fratellastro Giulio Costanzo) furono risparmiati.[18] Le motivazioni dietro questa strage non sono chiare: secondo Eutropio Costanzo non fu tra i suoi promotori ma non tentò certo di opporvisi e condonò gli assassini;[19] Zosimo invece afferma che Costanzo fu l'organizzatore dell'eccidio.[20] Nel settembre dello stesso anno i tre cesari rimasti (Dalmazio era stato vittima della purga) si riunirono a Sirmio in Pannonia, dove il 9 settembre furono acclamati imperatori dall'esercito e si spartirono l'Impero: Costanzo si vide riconosciuta la sovranità sull'Oriente.
La divisione del potere tra i tre fratelli durò poco: Costantino II morì nel 340, mentre cercava di rovesciare Costante I; nel 350 Costante fu rovesciato dall'usurpatore Magnenzio, e poco dopo Costanzo II divenne unico imperatore, riunificando ancora una volta l'Impero (nel 353). Il periodo poi fu caratterizzato da un venticinquennio di guerre lungo il limes orientale contro le armate sasanidi, prima da parte di Costanzo II e poi del nipote Flavio Claudio Giuliano (tra il 337 ed il 363).[21]
Nel 361 venne proclamato augusto Giuliano, cesare in Gallia. Il suo governo durò solo tre anni, eppure ebbe grande importanza, sia per il tentativo di ristabilire un sistema religioso politeistico (per questo sarà detto l'Apostata), sia per la campagna militare condotta contro i Sasanidi.
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Note
Bibliografia
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