Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il monastero di San Barbaro di Demenna era un monastero basiliano che sorgeva nel territorio dell'odierno comune di Alcara li Fusi (Messina), allora Turiano, e precisamente nel feudo San Giorgio, contrada Pascì.[senza fonte]
Il monastero, di cui si ignora l'anno preciso di fondazione, dev'essere stato molto probabilmente costruito verso la fine dell'VIII secolo o il principio del IX secolo, giacché dagli atti risulta preesistente all'invasione araba della Sicilia[1]. Durante la dominazione saracena il cenobio, già molto fiorente, si ridusse a pochi monaci e, pur costretto a un'esistenza difficoltosa a causa dell'appropriazione dei suoi beni fondiari da parte degli abitanti della zona, riuscì a sopravvivere[2].
Dopo la conquista normanna della Sicilia San Barbaro, ridotto in condizioni quanto mai pietose, fu affidato nel 1097 dal conte Ruggero al monastero di San Teodoro di Mirto[3]. All'epoca della reggenza di Adelasia del Vasto per il figlio Ruggero (1107-1112 circa) recuperò le sue proprietà[4] e probabilmente divenne una dipendenza dell'abbazia di San Filippo di Demenna[5], il cui abate Gregorio ne curò le opere di restauro, facendolo rifiorire in pochi anni. Dopo essere entrato fra i possessi dell'Archimandritato del Santissimo Salvatore di Messina nel 1133, il monastero venne ceduto nel 1343 ad un potente signore, un certo Giovanni di Forlì, per due salme - cioè circa cinque quintali e mezzo - di frumento all'anno[6]: dopo oltre 5 secoli di vita, cessò così di esistere.
Seamless Wikipedia browsing. On steroids.