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categoria grammaticale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
In linguistica, il modo è una delle principali categorie grammaticali[1] che compongono il sistema di flessione verbale (assieme a tempo e aspetto).
Il modo di un verbo indica[2]:
In altri termini, il modo indica l'atteggiamento con cui il parlante presenta l'azione espressa nel verbo. L'azione può essere presentata come reale (indicativo), eventuale (congiuntivo), desiderabile (ottativo e desiderativo), soggetta a particolari condizioni (condizionale), e quindi rinviare al grado di realtà dell'evento o della situazione evocata[3]; l'azione può infine essere richiesta o demandata ad altri (imperativo).
Da un punto di vista sintattico, alcuni modi figurano particolarmente nella proposizione reggente, altri nella proposizione dipendente.[3]
A seconda delle lingue, tali modalità possono essere espresse da appositi suffissi o desinenze, o da prefissi e infissi che modificano il tema verbale, o da perifrasi ottenute con l'aggiunta di verbi modali o avverbi.
Il modo è una forma specializzata, evidenziata da materiale morfologico o organizzata in paradigmi di flessioni, per esprimere alcune fondamentali modalità della locuzione (comando, speranza, certezza, possibilità). La modalità dei verbi era un fenomeno noto già in epoca classica e riconosciuta in forme grammaticalizzate o lessicalizzate. Aristotele, ad esempio, distingueva tra discorsi "apofantici" (o "assertivi") e discorsi "semantici", dei quali è impossibile dire se siano veri o falsi, e tra questi ultimi menzionava la preghiera.[4]
Il valore di modalità che ciascun modo attribuisce all'azione è orientativo: non sono rari i casi in cui un modo esprime di fatto il valore caratteristico di un altro modo. L'indicativo di cortesia, ad esempio, dissimula il carattere conativo di una frase[5]:
Il condizionale può invece indicare un tempo e non una modalità:
Il condizionale composto esprime qui il "futuro del passato". In spagnolo, invece, per lo stesso scopo si usa il condizionale presente:
D'altra parte, lo stesso modo indicativo non serve solo per asserire: si potrebbe piuttosto dire che tale forma è modalmente non marcata, in quanto non sembra dire nulla di specifico sull'atteggiamento del parlante verso l'interlocutore o la propria locuzione.[4][7]
Non vi è insomma un rapporto di corrispondenza biunivoca tra modi e modalità. Per la precisione, va indicato come "modo" una flessione specializzata per esprimere una certa modalità. Così, ad esempio, in inglese la modalità condizionale non ha un modo dedicato, ma viene espressa perifrasticamente:
Sempre in inglese, l'imperativo e il congiuntivo hanno una forma fonologicamente identica all'infinito:
Ancora in inglese, una modalità che presenti un fatto non recisamente, in termini che indicherebbero l'utilizzo del congiuntivo in italiano, viene espressa lessicalmente:
I modi, oltre che esprimere modalità, possono avere un ruolo sintattico: così, ad esempio, il congiuntivo, in italiano, opera spesso come marca di subordinazione:
Inoltre, alcuni modi diversi dall'indicativo, nelle clausole subordinate, piuttosto che esprimere modalità, cercano di segnalare l'ordine cronologico tra due eventi. Così fanno, in italiano, congiuntivo e condizionale[9]:
Analogamente, quando la narrazione è successiva all'evento, avremo:
Si assiste insomma a un frequente scambio di funzione tra tempo e modo. Esiste anche il fenomeno inverso, per cui forme tipicamente temporali servono di fatto a marcare una specifica modalità.[10] Quella della possibilità è espressa dal futuro semplice e dal futuro anteriore:
Il futuro può esprimere anche un comando[10]:
Si dicono "finiti" i modi che forniscono indicazioni sulla persona (prima, seconda o terza) e sul numero (singolare o plurale) del soggetto a cui il verbo si riferisce. Sono detti invece "indefiniti" i modi che non danno queste indicazioni; per questa ragione, i modi indefiniti si usano in proposizioni subordinate, dalle quali è possibile desumere gli elementi mancanti.
I modi veri e propri sono quelli detti "finiti"[12]:
L'espressione "modo verbale" è estesa arbitrariamente (ma tradizionalmente) ai cosiddetti "modi indefiniti"[13]: infinito, participio e gerundio. L'arbitrarietà dell'attribuzione consiste nel fatto che queste tre forme non connotano la modalità dell'azione e anzi assumono il valore di modo della forma finita:
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