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Il miracolo eucaristico di Torino avvenne il 6 giugno 1453 a Torino. Sul luogo fu eretta in seguito una chiesa, poi divenuta basilica del Corpus Domini.
Durante una guerra scoppiata nel 1453 tra il Delfinato e il Ducato di Savoia, la città di Exilles fu saccheggiata da truppe armate sabaude (come risulta da un riassunto conservato nell'archivio municipale di Torino, in una cassetta di cipresso costruita appositamente per questo). Secondo quanto tramandato dalla tradizione, della soldataglia, fatta irruzione nella chiesa del paese, sottrasse gli oggetti di valore, tra cui il Santissimo Sacramento. Per rivendere la refurtiva fu scelta Torino, raggiunta il 6 giugno 1453, giorno della ricorrenza del Corpus Domini di quell'anno.
Gli oggetti trafugati erano stati caricati su un mulo che, secondo il racconto, si fermò stranamente davanti alla chiesa di san Silvestro, sordo alle invettive dei soldati, che cercarono in tutti i modi di farlo proseguire. Padre Giovan Battista Semeria, che redasse una Storia della Chiesa Metropolitana di Torino, così ricorda ciò che avvenne immediatamente dopo:[1]
«Quando il mullo fu intrato in porta Sussina per gratia e volunttà de Dio nostro se fermò insino che innanci la Giesa di Santo Silvestro, e yvi se gittò a terra, e furono disligate le balle per voluntà de Dio senza adjuto humano ed usì fori il vero Corpus Domini cum il reliqujario in laere miraculosamente cum grande splendore et ragij che parìa il sole...»
In effetti, l'ostia non cadde a terra ma, secondo le testimonianze, sarebbe rimasta sospesa in aria per lungo tempo, tra l'ammirazione dei presenti.
La notizia fece scalpore e il vescovo Ludovico da Romagnano accorse di tutta fretta, organizzando una processione: alzato al cielo un calice, l'ostia vi si sarebbe depositata, per essere poi portata trionfalmente in Duomo.
Lo stesso Semeria riporta una lunga serie di testimoni dell'evento:[2]
«...fra li quali erano questi in testimonio, cioè Patrino Gorzano: Petrino Daero: Gasparino Miolero: Martino Bellanda: Filippo Valle: Georgio Gastaldo, il speciale M.r. Michaele Burry: Gioanni Falconino: Bonifatio Cassano: Bartolomeo Carrarino: il nobile M.r Murriero de Millano, e molti altri magnifici cittadini d'essa inclita città...»
Luigi Cibrario, dovendo raccogliere materiali per la sua Storia di Torino, nel commentare l'evento così si espresse:[3]
«Di questo fatto con tutte le circostanze narrate non risulta, ch'io sappia, da documenti contemporanei [...] Ma che un miracolo seguisse in occasione che fu rinvenuta l'ostia sacrosanta, lo dichiara un documento del 1454 [...] in cui si dice che Tommaso Solero di Rivarolo donò ai Canonici un grosso cero perché ardesse innanzi all'ostia miracolosamente trovata.»
Il documento di cui accenna il Cibrario è un atto capitolare (Archivio Capitolare, volume 20, f 1r); altre informazioni relative alla creazione di un tabernacolo per ricordare l'avvenimento vengono redatte almeno fino al 1459.
Il 5 gennaio 1509 il Comune di Torino ordina di dipingere, in ricordo dell'evento, il Santo Nome di Gesù sulle porte della città.
Un testo di Ferdinando Ughelli, l'Italia Sacra, racconta nel dettaglio la storia sopra citata, e le fonti riportate indirizzano a Enea Silvio Piccolomini, futuro papa Pio II - che passò da Torino nel 1458 - e precisamente ai Commentarii di quest'ultimo, nei quali però la vicenda non è citata.
Il 6 giugno 1659 viene murata una iscrizione in latino in piazza delle Erbe, l'odierna piazza Palazzo di Città.
Conviene ricordare che Exilles, in Valle di Susa, al tempo della guerra tra Ludovico di Savoia e la Francia, non era territorio sabaudo, bensì francese: era uno di quei paesi di confine che le vicende storiche portarono a fortificarsi per respingere gli assalti ora di una ora dell'altra fazione. Ecco perché le truppe piemontesi/savoiarde saccheggiarono la cittadina.
Un'imprecisione, riscontrabile in un altro documento coevo ai fatti, riporta la seguente frase: Alli 6 di giugno 1453 a hore 20 un giobbia apparse la sancta hostia. V'è da constatare che il 6 giugno di quell'anno non cadeva di giovedì, ma di mercoledì.
Lo stesso testo, così continua: Vedendo questo un certo prete chiamato Messer Bertholomeo Chochono presto se ne andò da Monsignor Reverendissimo Lodovicho Romagnano episcopo della presente città di Turino.... Monsignor Coccono, morto nel 1485, fu ordinato sacerdote solo nel 1470, il che non toglie che possa comunque aver avvertito l'arcivescovo.
Lo storico Giovanni Gallesio, scrivendo del fenomeno eucaristico, affermò che l'ostia fu portata in Duomo il 21 agosto, ma questo è in contraddizione coi fatti riportati dalla tradizione.
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