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dicastero del Governo Italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Ministero della giustizia è un dicastero del governo italiano. È preposto all'organizzazione dell'amministrazione giudiziaria civile, penale e minorile, dei magistrati e di quella penitenziaria.
Ministero della giustizia | |
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Sede del Ministero a Roma, via Arenula. | |
Sigla | MiG |
Stato | Italia |
Tipo | Ministero |
Dipartimenti | |
Istituito | 1861 |
da | Governo Cavour IV |
Predecessore | Ministero di grazia e giustizia del Regno d'Italia |
Riforme | 1999 |
Ministro | Carlo Nordio |
Sottosegretario | |
Sede | Palazzo Piacentini, Roma |
Indirizzo | Via Arenula, 70 |
Sito web | giustizia.it |
L'attuale ministro è Carlo Nordio, in carica dal 22 ottobre 2022.
Il Ministero è presente sin dal Governo Cavour IV nel 1861, e si occupava anche degli affari del culto, ossia delle attività legate all'ambito religioso ed ecclesiastico. Infatti la denominazione varia col tempo in relazione a tale attività. A far data dal 1932, col Governo Mussolini, le attività ecclesiastiche e del culto passano al Ministero dell'Interno, più legato all'esecutivo, ove sono tuttora, e il ministero assunse la denominazione "di Grazia e Giustizia".
Molte competenze sono variate con l'istituzione del Consiglio superiore della magistratura nel 1958, che ha sottratto al ministro tutti i poteri in relazione al reclutamento, nomina, trasferimento, promozioni, sanzioni disciplinari e dimissioni dei magistrati, tanto ordinari che onorari. Dal 1990, assume anche le competenze sulla Polizia penitenziaria. Viene pertanto creato il DAP, o Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria.
Ha assunto l'attuale denominazione nel 1999 anticipando in parte l'entrata in vigore della Riforma Bassanini sull'organizzazione del Governo nonché la sentenza n. 200 del 2006 della Corte costituzionale, con cui il potere di grazia è stato riservato al Presidente della Repubblica.
Il Ministero della Giustizia ha come compito precipuo quello di:
A capo del Ministero vi è il Ministro della giustizia nominato dal Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri; questi è l'unico a essere citato direttamente nella Costituzione. Essa ne prevede, all'art. 110, le due funzioni fondamentali: l'organizzazione dei servizi e la titolarità dell'azione disciplinare nei confronti dei magistrati. Le altre funzioni sono definite con legge ordinaria. Ai sensi dell'art. 107 della Costituzione ha anche facoltà di promuovere azione disciplinare nei confronti dei membri togati della magistratura italiana.
L'Organizzazione del Ministero è disciplinata dal decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 2001 n. 55[1] e dal d.p.c.m. 29 maggio 2024, n. 78[2].
Esso è organizzato in Uffici di diretta collaborazione del ministro e in cinque Dipartimenti. A capo di ciascun dipartimento è posto un dirigente generale, affiancato da un vice.
Sono uffici di staff i seguenti:
Questa l'articolazione del dicastero:
Dal DAP dipende anche la Polizia penitenziaria.
Il Ministero sovraintende al personale e all'organizzazione di tutti gli Uffici giudiziari ordinari, in qualità di uffici territoriali del ministero, e fermo restando le funzioni sui magistrati del Consiglio superiore della magistratura. Gli uffici giudiziari di giudici speciali dipendono da amministrazioni e ministeri diversi (i Tribunali militari dipendono dal Ministero della Difesa, le Commissioni Tributarie dipendono dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, la Corte dei conti, il Consiglio di Stato e i Tribunali amministrativi regionali dipendono dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Questa l'organizzazione degli uffici:
Le amministrazioni degli uffici requirenti si definiscono Segreterie e quelle degli uffici giudicanti Cancellerie.
Dal dicastero dipendono le strutture minorili territorialmente articolate in 12 centri presenti in tutta Italia su base regionale o raggruppando due o più regioni. Ogni centro opera sul territorio attraverso i servizi Minorili della Giustizia previsti dall'art. 8 del D. Lgs. 28 luglio 1989 n. 272:
La formazione del personale della giustizia minorile è curata dall'Istituto centrale di formazione del personale con sede centrale in Roma. L'Istituto ha proprie sedi decentrate a Castiglione delle Stiviere (Mantova) e a Messina.
Dal Ministero della Giustizia dipendono anche tutte le strutture carcerarie della Repubblica. Esse sono organizzate, ai sensi dell'art. 59 Legge 26 luglio 1975 n. 354, la legge sull'Ordinamento penitenziario, in:
Strutture territoriali dell'amministrazione penitenziaria sono anche gli "Uffici locali di esecuzione penale esterna" (UEPE), così denominati dalla legge 27 luglio 2005, n. 154 che ha modificato l'art. 72 della legge 26 luglio 1975, n. 354 che costituiva i centri di servizio sociale per adulti dell'amministrazione penitenziaria. Gli UEPE curano l'applicazione, la modificazione, la proroga e la revoca delle misure di sicurezza nonché il trattamento dei condannati e degli internati e seguono il reinserimento nella vita libera dei sottoposti a misure di sicurezza non detentive.
Le varie strutture sono gestite dalle rispettive direzioni che operano nel rispetto delle direttive dei "Provveditorati Regionali dell'amministrazione penitenziaria", che assicurano l'uniformità dell'azione penitenziaria nell'ambito regionale. I Provveditorati Regionali esercitano le competenze relative ad affari di rilevanza regionale, secondo le direttive del DAP, che assicura l'uniformità dell'azione penitenziaria sul territorio nazionale, pur nel rispetto delle prerogative regionali. I Provveditorati Regionali sono in numero di 16.
Alle Dipendenze del 'Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria (DAP), opera il Corpo di Polizia Penitenziaria come organo di polizia a ordinamento civile, come disposto dalla legge di riforma del 1990, che ha smilitarizzato il Corpo degli agenti di custodia. Il Corpo si occupa prevalentemente della tutela della sicurezza delle strutture penitenziarie secondo un'organizzazione gerarchica che vede a capo della singola sede un Comandante di Reparto, appartenente ai ruoli dei Funzionari Direttivi o dei Funzionari Dirigenti di Polizia Penitenziaria, che a sua volta risponde al Dirigente penitenziario che svolge le funzioni di Direttore.
Nel quadro delle riforme sull'ordinamento giudiziario, è stato promulgato il decreto legislativo 25 luglio 2006, n. 240 recante: «Individuazione delle competenze dei magistrati capi e dei dirigenti amministrativi degli uffici giudiziari nonché decentramento su base regionale di talune competenze del Ministero della giustizia». Esso contiene importanti, quasi rivoluzionarie innovazioni organizzative, in quanto:
La riforma non è stata ancora attuata, anche per le resistenze della magistratura associata, timorosa di perdere il controllo che essa ha sull'amministrazione.
L'informatica nel Ministero della Giustizia viene organizzata dalla Direzione Generale Sistemi Informativi Automatizzati (DGSIA) che opera territorialmente attraverso i CISIA e gli esperti informatici ministeriali. Tuttavia la stragrande maggioranza delle attività informatiche (compreso il trattamento dei dati sensibili) viene espletata da tecnici esternalizzati che operano come fossero dipendenti pubblici (con un costo doppio pagato alle ditte) nella commessa ATU (Assistenza Tecnica Unificata) aggiudicata da molti anni sostanzialmente alle stesse società di assistenza.
Negli ultimi anni, complice un progressivo taglio finanziario alle spese di giustizia, è esploso un grave problema di irregolarità diffusa e precariato ai danni degli informatici esterni. La vicenda è approdata sui media e in Parlamento[3][4] a cui finalmente è stata data una risposta che però non venne messa in pratica. All'inizio del 2008, tramite contratto CNIPA, il servizio viene posto sotto il controllo di un RTI formato da Telecom Italia, ElsagDatamat, Engineering. Un ulteriore passaggio di mano concretizzatosi in uno degli sbocchi del cosiddetto "SPC" (Sistema pubblico di connettività) che di fatto rappresenta una "involuzione" del tutto, maggiormente burocratizzato e meno efficiente, nonostante i lavoratori e le società ATU già operanti (passate in subappalto per SPC) siano gli stessi.[5].
I dirigenti informatici formati all'interno del Ministero sono stati accantonati in favore di soggetti esterni.
A fine 2006 i debiti dichiarati dal Ministero della Giustizia ammontavano a 394,5 milioni di euro. Di questi, 251 milioni pertinenti all'amministrazione giudiziaria, 132 milioni a quella penitenziaria, e 11,4 milioni a quella della Giustizia Minorile. Ciò a fronte di un fabbisogno stimato per l'anno 2007 di 279,9 milioni di euro (154,4 milioni per l'amministrazione giudiziaria, 103,5 milioni per quella penitenziaria, e 22 milioni per la giustizia minorile). La Corte dei Conti ha dichiarato che non è realistica una soluzione nel breve periodo al problema dei debiti pregressi.
È raggiungibile dalla fermata Arenula/Min. Giustizia | del tram 8 |
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