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scacchista polacco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Miguel Najdorf (Varsavia, 15 aprile 1910 – Malaga, 4 luglio 1997) è stato un Grande maestro di scacchi argentino di origine polacca.
Nato in una famiglia ebrea con il nome Moishe Mieczysław Najdorf, impara a giocare a scacchi all'età di circa 13 anni sotto la guida di Dawid Przepiórka; successivamente il suo maestro fu Savelij Tartakover, che egli chiamerà sempre "il mio maestro".
Nel 1929[1] gioca a Lodz una famosa partita contro Glucksberg nota come « L'immortale Polacca » , in cui sacrifica prima l'alfiere camposcuro, un cavallo, l'alfiere campochiaro e poi l'altro cavallo, dando infine scacco matto con un pedone in una difesa olandese, vincendo in 22 mosse.[2]
Nel 1934 vince il campionato di Varsavia e nel 1936 partecipa alle Olimpiadi di Varsavia. Parteciperà in totale a ben 14 olimpiadi, tre con la Polonia e undici con l'Argentina, giocando ben 222 partite con il risultato complessivo di +93 –25 =104 (65,4 %). Vinse undici medaglie: tre d'oro e una d'argento individuali, quattro d'argento e tre di bronzo di squadra.
Mentre partecipava alle Olimpiadi di Buenos Aires 1939, il 1º settembre, giorno in cui cominciavano le finali, scoppiò la seconda guerra mondiale, con l'invasione della sua Polonia da parte della Germania nazista. Come diversi altri giocatori europei (anche tedeschi e austriaci) scelse di rimanere in Argentina, ottenendone la cittadinanza nel 1944. In seguito alla Shoah perpetrata dal regime nazista, tutti i componenti della sua famiglia vennero trucidati.
Vinse sette volte il Campionato argentino: nel 1949, 1951, 1952, 1955, 1960, 1967 e 1975.
Fu un fortissimo giocatore di scacchi alla cieca: nel 1943 a Rosario giocò una simultanea alla cieca su 40 scacchiere, con il risultato di +36 –3 =1. Venne considerato allora un record mondiale, ma non fu omologato per la mancanza dei requisiti di controllo previsti dai regolamenti. Nel 1947 giocò a San Paolo una simultanea alla cieca su 45 scacchiere, con il risultato di +39 –2 =4. Anche questo record non venne omologato per la mancanza dei requisiti di controllo.[3]
Nel 1950 fu tra i primi 27 giocatori che ottennero dalla FIDE il titolo di Grande maestro.
Partecipò ancora ai cicli di qualificazione per il titolo mondiale nell'Interzonale di Göteborg 1955 (vinto da Bronštejn), ma non si qualificò per il torneo dei candidati.[4]
In seguito, nonostante l'età avanzata, partecipò ancora con notevole successo a diversi tornei:
2º a Mar del Plata 1955 e 1957, = 1º con Luděk Pachman, davanti a Bobby Fischer a Mar del Plata 1959, 1º ad Amsterdam 1960, 1º a Mar del Plata 1961, 1º al Capablanca Memorial di L'Avana nel 1962 (questa vittoria è considerata il suo più grande successo di torneo, in quanto superò campioni del calibro di Boris Spasskij, Leŭ Paluhaeŭski, Vasilij Smyslov e Svetozar Gligorić), 1º a Mar del Plata 1965 e 1968 (pari con Oscar Panno).
Nel 1970 all'età di 60 anni partecipò al famoso match "URSS contro Resto del Mondo" in Jugoslavia, ottenendo un risultato di parità contro Michail Tal'.
Nel 1943 stabilì il record mondiale di partite in simultanea, giocando 202 partite con il risultato di +182 –8 =12.
Lo migliorò a San Paolo del Brasile nel 1950, con 250 partite (+226 –10 =14).
Il suo nome è legato alla variante Najdorf, una delle linee più giocate della difesa Siciliana:
Miguel Najdorf fu anche un grande dispensatore di battute sul mondo degli scacchi. Una in particolare fa parte della "storia" di questo gioco e dei suoi protagonisti. Riguarda l'allora campione del mondo, il sovietico (armeno) Tigran Petrosjan. Si era agli inizi dei Sessanta. Da poco aveva tolto il titolo allo scienziato della scacchiera, Michail Botvinnik. Tigran era noto per essere persona amabilissima (era mezzo sordo, quindi aveva un atteggiamento sempre un tantino da "beato") e assai amata, ma anche per essere paurosamente imbranato e che, all'infuori delle cose relative alla scacchiera, per il resto si occupava sua moglie, presente a tutti i tornei a cui partecipasse. Ebbene, in occasione di un torneo, Petrosyan in un incontro aveva i pezzi neri, dunque non apriva il gioco, ma rispondeva all'apertura. Inizia il match. Il suo avversario apre. Ma Petrosjan non c'è. Dopo un paio di minuti di attesa, comincia a montare il panico: essendo audioleso e non conoscendo la città in cui si gioca, forse si è perso, forse è finito sotto un tram che non ha sentito arrivare... Inservienti, organizzatori, colleghi si sguinzagliano alla ricerca del campione: polizia, ospedali, pompieri, in quindici minuti è allarmata tutta la città. Ma ecco improvvisamente che Petrosjan fa la sua entrata nel salone, preceduto dall'annuncio: "Non preoccupatevi, il Grande Maestro Tigran Petrosjan è qui, era andato in albergo a cambiarsi i pantaloni". Sospiro di sollievo dei presenti, quand'ecco che si sente la voce di Najdorf: "Cambiarsi i pantaloni? Casomai glieli ha cambiati sua moglie. Tigran al massimo può (s) cambiare un alfiere con un cavallo...".
Una volta, però, dovette subirla lui una battuta, il buon Najdorf: dalla jugoslava Milunka Lazarević, pluricampionessa del suo paese. Miguel le disse, di fronte ad una folta platea di scacchisti e relative consorti e compagne: "Ma perché voi donne vi ostinate a giocare a scacchi, tanto non ci raggiungerete mai!". E la Lazarević: "Non giochiamo mica per questo! Se lo volessimo, sarebbe sufficiente mandare voi, grandi scacchisti, in cucina a cucinare, al mercato a far le compere, per la casa a fare le pulizie, crescere i bambini e accudirci. Stia certo, caro collega, che vi supereremmo. E non solo negli scacchi". "Touché", fu la conclusione del Grande Vecchio dello scacchismo di fine secolo".
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