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individuo che a scopo di lucro compie azioni di natura militare per conto di altri Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Un mercenario è un individuo che, per profitto personale, si unisce a una guerra pur non appartenendo a nessuno degli schieramenti presenti sul campo[1][2].
A partire dal XX secolo, i mercenari iniziarono a diventare sempre più malvisti tanto che le Convenzioni di Ginevra dichiarano che non potevano essere riconosciuti come legittimi combattenti né potevano godere dello status di prigionieri di guerra (a differenza dei normali militari)[3].
L'utilizzo di truppe mercenarie fu molto in uso già in età antica, ad esempio presso i popoli delle civiltà orientali antiche. Già nell'antico Egitto il faraone Ramesse II si servì di mercenari shardana per combattere i suoi nemici Ittiti nel XIII secolo avanti Cristo. "Soldati" che prestano i loro servizi per mercede vennero indicati dai greci con nomi diversi (misthophóroi, misthōtoì, epíkouroi ecc.), presso i romani come mercenarii, peregrini milites. Anche Cartagine ha spesso utilizzato mercenari, e le truppe puniche erano composte da spagnoli (soprattutto frombolieri balearici), greci, liguri, sardi, libici, siculi, etruschi, celti e numidi.
Presso i greci apparvero per la prima volta quando, sulla fine dell'VIII secolo a.C., tiranni come Pisistrato e Policrate, per affermare il loro potere, si appoggiarono ad armi prezzolate. Di mercenari si servirono i re di Lidia; Milziade si impadronì del Chersoneso Tracico con l'aiuto di 500 mercenari.
Scomparsi con la caduta delle tirannidi, furono di nuovo largamente impiegati al tempo della guerra del Peloponneso. Grandiosa formazione di un esercito mercenario fu in quell'epoca, come tramandatoci nell'Anabasi di Senofonte, l'arruolamento dei diecimila greci che, partiti sotto il comando di Ciro il Giovane, si resero famosi per l'epica ritirata sotto la guida di Senofonte (401 a.C.). I superstiti, arruolati nell'esercito spartano sotto il comando del re di Sparta Agesilao II, passarono a combattere nell'Asia Minore contro il re di Persia. Da allora le milizie mercenarie entrarono normalmente nella costituzione degli eserciti greci, e si ebbero persino generali mercenari, come Ificrate, Cabria, Timoteo, Carete, i quali, detti egualmente strateghi, come quelli degli eserciti stabili, inviavano i loro capitani (lochagoí) a raccogliere gente in compagnie di 100 uomini ognuna (lóchoi). L'avvento dei mercenari cambiò notevolmente gli eserciti greci. Le armate delle città stato erano costituite da normali cittadini della polis che venivano richiamati in base alla necessità, quindi con un addestramento militare quasi nullo (l'unica eccezione è la città di Sparta). Questo si rifletteva sul campo di battaglia, dove era impossibile applicare una minima componente tattica. Coi mercenari, uomini che esercitavano la guerra come professione, la capacità bellica degli eserciti greci migliorò notevolmente.
Tali mercenari non militarono soltanto in Grecia: già fin dall'VIII-VII secolo a.C. s'erano posti al servizio della Lidia e della dinastia saitica d'Egitto. Più tardi furono numerosi anche nell'esercito persiano: nella battaglia del Granico, Alessandro Magno ne ebbe di fronte 20.000, in quella di Isso 30.000. Nell'età dei diadochi gli eserciti furono formati essenzialmente da mercenari, i quali passavano facilmente dall'uno all'altro campo. I tiranni di Sicilia ebbero truppe mercenarie; se ne trovano al principio del IV secolo a.C. al soldo di Dionisio I. Di solito, per l'arruolamento, gli stati interessati mandavano incettatori i quali, ottenuta licenza dalle autorità locali, percorrevano i diversi paesi offrendo il soldo e promettendo bottino. Cartagine faceva largo uso di mercenari, e preferiva usare le sue ingenti ricchezze per pagarli piuttosto che rischiare in guerra la sua popolazione cittadina. Sulla scia di quanto accadde in Oriente, dal 264 a.C. al 146 a.C. Cartagine impiegò mercenari di ogni sorta, armamento e provenienza: Celti, Numidi, Balearici, Sardi nuragici, Siculi, Liguri, Etruschi, Greci, Corsi e Iberi combatterono nelle tre guerre puniche contro Roma.
«Se uno tiene lo Stato fondato sulle armi mercenarie non starà mai fermo né sicuro, perché le [esse] sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedeli... Non hanno altro amore né altra ragione che le tenga in campo che un poco di stipendio, il quale non è sufficiente che vogliano [perché vogliano] morire per te. Vogliono ben essere tuoi soldati, mentre che tu non fai guerra; ma, come la guerra viene, vogliono o fuggirsi o andarsene.»
«se uno [principe] tiene lo stato suo fondato in sulle armi mercenarie, non starà mai fermo né sicuro; perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedele.»
L'utilizzo di mercenari fu molto comune durante il Medioevo: ad esempio, durante questo periodo, le milizie mercenarie per antonomasia furono le cosiddette compagnie di ventura, costituite da soldati di ventura. Presso la corte bizantina furono, già dall'Alto Medioevo, reclutati come mercenari guerrieri di origine scandinava (Vichinghi), noti come Guardie Variaghe, che andavano a formare la guardia scelta dell'Imperatore d'Oriente.
Furono poi i cavalieri normanni della famiglia Drengot a proporsi inizialmente al soldo dei principi longobardi (contro le incursioni saracene a Napoli e Salerno) e poi degli insorti baresi nelle lotte antibizantine. Nell'Italia comunale, benché fin dalla fine del XII secolo furono occasionalmente arruolati piccoli gruppi di mercenari, solamente dalla seconda metà del Duecento il loro impiego divenne sempre più massiccio[4]. Tanto più che, proprio dalla seconda metà del XIII secolo, cominciò a diffondersi negli eserciti comunali la pratica delle "sostituzioni", che permetteva, a coloro che erano stati selezionati per partecipare ad operazioni militari, di farsi sostituire da un'altra persona, chiaramente pagandola[5]. Truppe mercenarie furono utilizzate nella battaglia di Campaldino nel 1289 a fianco dell'esercito fiorentino; ne fece uso anche il comune di Siena, stipulando contratti tra il 1327 e il 1351 con un condottiero ante litteram come Guidoriccio da Fogliano che si pose anche al soldo degli Scaligeri. A partire dai primi decenni del Trecento, l'uso di assoldare mercenari, soprattutto cavalieri, divenne sempre più frequente. La ricchezza economica delle città e dei signori italiani e le frequenti guerre, provocarono l'arrivo nella penisola di gruppi di mercenari provenienti da vari paesi europei, come la Francia, la Germania o l'Ungheria. Accanto ad essi, erano presenti numerosi mercenari italiani, soprattutto tra i ranghi della fanteria[6], senza dimenticare i balestrieri genovesi[7], molto richiesti in Italia ed anche all'estero. Comparvero poi le compagnie di ventura, guidate da un capitano di ventura, che stipulava veri e propri contratti con i signori e i regnanti interessati. Ebbero vasto impiego in Europa dal XIV secolo alla prima metà del XVII secolo.
Anche gli stati medievali usavano questo genere di truppe, tanto che Niccolò Machiavelli ne denuncia la pericolosità nei suoi scritti (arrivando almeno secondo, dato che già Polibio ne sconsigliava l'uso se non in quantità minime). I lanzichenecchi sono state le truppe mercenarie che compirono il Sacco di Roma nel 1527. Altre milizie di fanteria mercenaria molto note e apprezzate erano le falangi di mercenari svizzeri.
Nel corso del XX secolo, soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, si è fatto uso di mercenari in diversi conflitti, specialmente nelle guerre dei paesi del terzo e quarto mondo. A partire dal secondo dopoguerra e durante la guerra fredda, i mercenari vennero assoldati, oltre per partecipare a conflitti armati per conto di mandanti, anche per attuare colpi di stato, come per esempio nella crisi del Congo nella prima metà degli anni sessanta, la guerra civile in Nigeria, la guerra civile in Angola, la crisi in Benin nel 1977 o nelle Seychelles nel 1981.
Dal 1994 al 2002 il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti ha stipulato più di 3000 contratti con delle cosiddette compagnie militari private statunitensi, per un giro d'affari da 100 miliardi di euro l'anno, con 15.000 uomini impiegati in missione che guadagnano fino a mille euro al giorno.[8]
A partire dagli anni 2000 si è avuto un ulteriore incremento, ad esempio durante la guerra in Iraq nel 2003 ed anche negli anni a seguire, a causa del loro coinvolgimento nei combattimenti e negli interrogatori della prigione di Abu Ghraib divenuta famosa per le denunce dei casi di tortura. Durante il conflitto i mercenari in Iraq rappresentarono la seconda forza in campo subito dopo gli Stati Uniti d'America e prima della Gran Bretagna.[9] L'utilizzo di truppe mercenarie è stato segnalato nel 2011, anche durante la guerra civile in Libia e nella guerra civile siriana.[senza fonte] Nel corso del 2015, dopo la fine della guerra in Iraq, il numero di personale combattente impiegato nelle compagnie militari private statunitensi in Iraq ha continuato ad incrementarsi.[10]
Il 47° articolo del protocollo addizionale 8 giugno 1977 (APGC77) delle Convenzioni di Ginevra (relativo alla protezione delle vittime nei conflitti armati internazionali) è stato ratificato da 167 Stati e afferma:
«1. Un mercenario non ha diritto di essere un combattente o prigioniero di guerra.
2. Un mercenario è un combattente:
a) espressamente reclutato nel Paese o all'estero per combattere in un conflitto armato;
b) di fatto prende parte diretta alle ostilità;
c) che partecipa alle ostilità essenzialmente in vista di ottenere un vantaggio personale ed al quale è stata effettivamente promessa, da una parte al conflitto o a nome di quest'ultima, una remunerazione materiale nettamente superiore a quella promessa o pagata a combattenti aventi rango e funzioni analoghe nelle forze armate di detta parte;
d) che non è cittadino di una parte al conflitto, né residente del territorio controllato da una parte al conflitto;
e) che non è membro delle forze armate di una parte al conflitto;
f) che non è stato inviato da uno Stato diverso da una parte al conflitto, in missione ufficiale come membro delle forze armate di tale Stato.»
Tutti i criteri (a - f), devono essere rispettati, secondo la Convenzione di Ginevra, affinché un combattente possa essere definito mercenario.
Secondo la Terza convenzione di Ginevra, un soldato catturato deve godere dello status di prigioniero di guerra fino al giudizio di un tribunale competente che può decidere se il soldato è un mercenario; intanto, il mercenario diventa un combattente illegale ma deve comunque essere "trattato con umanità e, in caso di processo, non deve essere privato dei diritti di giusto e regolare processo". Se (dopo un processo regolare) un soldato catturato risulta essere un mercenario, allora, può aspettarsi di essere trattato come un criminale e rischiare l'esecuzione; inoltre, poiché i soldati mercenari non possono essere considerati prigionieri di guerra, non possono aspettarsi il rimpatrio alla fine della guerra. Per quanto riguardi lo status giuridico dei civili, se non hanno "di fatto, preso parte diretta alle ostilità", non sono mercenari ma civili che hanno ruoli non di supporto al combattimento e hanno diritto alla protezione ai sensi della Terza Convenzione di Ginevra.
Il 4 dicembre 1989, le Nazioni Unite approvarono la risoluzione 44/34 (la Convenzione internazionale contro il reclutamento, l'uso, il finanziamento e l'addestramento di mercenari) che entrò in vigore il 20 ottobre 2001 ed è nota come "Convenzione sui mercenari delle Nazioni Unite":
I critici della convenzione sostengono che essa sia progettata per coprire le attività dei mercenari nell'Africa postcoloniale e che non affronti adeguatamente l'uso di compagnie militari private da parte degli stati sovrani.
A livello nazionale invece molti stati hanno una legislazione particolare per questo genere di attività, ad esempio:
Le compagnie militari private sono enti, formalmente estranei alle parti in un conflitto, scelte da un committente (un governo, un'impresa o altra organizzazione), operando spesso all'estero, per la fornitura di svariati servizi di tipo militare. I suoi doveri sono generalmente stabiliti da un contratto con il suo committente, al contrario degli appartenenti alle forze armate regolari, che rispondono esclusivamente allo Stato di appartenenza, né possiede status di militare e i relativi doveri, poteri e diritti giuridici. In tal modo spesso i mercenari non agiscono secondo il diritto internazionale umanitario e, se catturati, non hanno le tutele di cui gode un prigioniero di guerra.
In età contemporanea i servizi riconducibili a tali attività sono spesso svolti da compagnie militari private, ossia delle imprese che forniscono anche consulenze e servizi specialistici, anche se in molti paesi del mondo questa attività è espressamente vietata e sanzionata dalla legge. Sebbene in vari paesi del mondo l'attività mercenaria sia formalmente illegale, le truppe mercenarie - organizzate da compagnie militari private - vengono comunemente usate anche nei conflitti contemporanei, sia come supporto alle truppe regolari, sia per compiere operazioni belliche non ufficiali.
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